domenica 31 luglio 2011

il segnapagine del 31.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Alcuni aneddoti dal mio futuro, Giusto: Il maestro Giusto una volta suonava anche jazz. Ma negli anni dell’hard bop, del free e del jazz modale dalle nostre parti si era ancora arenati su un mainstream swingato, dove il massimo dell’avanguardia da emulare poteva essere un tempo dispari di Time Out.
unradiologo.net, Lettera aperta a un primario ospedalieroMa c’è una cosa che non hai capito, quella che, qualora esista per davvero, ti farà guadagnare l’inferno per direttissima: tu puoi aver mollato, e millantare da anni un falso credito o esserti nascosto in un ospedaletto di provincia a dormire i tuoi anni migliori, ma sotto di te lavorano uomini giovani, menti fresche, caratteri appassionati.
Ufficio Reclami, Vita da call center...: Utonto: - Senta, io tra un mese compio 65 anni. Devo andare in pensione di vecchiaia. Operatore: - Sì…Utonto: - Però non ho mai versato contributi.
Brotture, Penati: Quel che appare in piena luce è questo: la Sinistra italiana organizzata non può più accampare alcuna pretesa di differenza morale sui suoi avversari della Destra. Si tratta di gemelli rivali, ormai:

La cucina e la sala

del Disagiato

Sul canale RealTime c’è un programma che mi piace tantissimo guardare e che mi piace così tanto che non mi annoiano neppure le ennesime repliche che stanno mandando in onda in questi giorni. Il programma è Fuori menù, condotto da Alessandro Borghese e che vede, per chi non lo sapesse, gli sfidanti preparare un pranzo o una cena per venti persone. Due sfidanti contro due sfidanti, nulla di più complesso. C’è da inventarsi un menù, i nomi dei piatti, cucinare, allestire la sala e servire in tavola. Vince chi incassa di più e l’incasso dipende da chi sta seduto in sala e mangia le pietanze che arrivano dalla cucina. Insomma, mi piace vedere degli inesperti alle prese con una cucina seria e una sala importante.

Ma c’è una cosa che più di tutto mi piace di questo programma. Il programma si svolge in cucina e poi in sala. La regia si sofferma su quello che accade sopra e intorno alle pentole e poi su quello che accade sopra e intorno ai tavoli. Come fossero due cose nettamente scollegate, due film diversi, due partite di calcio differenti. E quello che accade in cucina, cioè la disorganizzazione, la fatica, l’ordine, la tensione, non rispecchia quasi mai l’aria che aleggia in sala. Se in cucina il cuoco sta facendo affondare la nave ecco che in sala gli invitanti sono soddisfatti del pesce spada; se in cucina il cuoco è stato capace di governare le padelle, la pulizia e l'estetica dei piatti, ecco che in sala gli invitati sono tutti scontenti. Come può essere? Cos’è questa cosa che in cucina il cuoco sfoggia tranquillità e perizia e nello stesso momento a tavola c’è chi vorrebbe andarsene? Sta di fatto che è così: in cucina le cose vanno in un modo e in sala vanno in un altro. Qualcuno al mio posto, adesso, direbbe: Fuori menù è come la vita. Ma io non lo dico, perché una cucina non è la vita.

Fuori menù è come la vita. Scusatemi, non ce l’ho fatta a trattenermi.

Discolparsi con la colpa

del Disagiato

Idee che l'europarlamentare continua a difendere come «legittime». Intervistato dal Tg3, prima che arrivasse la sospensione a tempo decisa dal vertice della Lega, Borghezio nega che proprio quelle idee si possano liquidare come «aberranti»: «No - spiega - se sono considerate sulla base dei testi come quelli della Fallaci, per esempio, un esempio di critica dura e forte al fondamentalismo».
C’è una cosa che mi andrebbe di sottolineare e cioè che le esternazioni di Borghezio non sono esternazioni contro il fondamentalismo religioso o di altro tipo. “Fondamentalismo”, quando usata dalle persone non colte come Borghezio, è una parola farlocca, assimettrica, un accumulo di lettere che non fanno realmente il loro dovere. Il libro “La rabbia e l’orgoglio” di Oriana Fallaci non è un esempio di critica dura e forte al fondamentalismo, ma un esempio di critica dura e forte agli esseri umani in generale. Questa la linea intellettuale, se così si può chiamare, di Borghezio e di Oriana Fallaci. Utilizzare come scudo “La rabbia e l’orgoglio” significa discolparsi con la colpa. “Se lo ha scritto la signora Fallaci, grande giornalista e bla bla bla, allora posso dire che le mie parole sono una riflessione, non un’ingiuria”, ci sta dicendo Borghezio. Ecco, io allora mi ci metto d’impegno ad offendermi ulteriormente. 

sabato 30 luglio 2011

il segnapagine del 30.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Il nuovo mondo di Galatea, Il blogger come individuo...: Il blogger, infatti, è un singolo che scrive come tale, ed in proprio. Che sia seguito da millemila persone o da due, non fa differenza: è un tizio, che nella vita può fare un lavoro anche diversissimo da quello dei professionisti dell’informazione, non ha mai scritto nella maggioranza dei casi per un “giornale” vecchia maniera e spesso non fa neppure parte di alcuna organizzazione politica o partito. È, in pratica, un “cittadino puro”.
Lo SciacquaLingua, Chiamarsi fuori: Da qui si vede che il “chiamarsi fori” è un atto di accortezza, e di lestezza, che non fatto a tempo fa perdere tutto il merito o il guadagno dell’opera. Questo motto quindi trasportato ai tanti casi della vita, in cui potrebbe corrersi qualche pericolo per ignavia o trascuratezza, vale a significare: ‘Io mi metto in salvo’; ‘Mi dichiaro innocente’; ‘Non ne so nulla’; ‘non me n’impaccio’ e cose simili.
Tempo Reale, Mi regali una tangentopoli rossa?: Forse questo Pasini, il grande accusatore già candidato trombè al Comune di Sesto San Giovanni, doveva semplicemente avere una vecchia sveglia che restava un po’ indietro e ha squillato con anni di ritardo, se ha aspettato tanto tempo per denunciare gli avversari politici soltanto ora.
Doppiozero, Interesse pubblico: I libri si difendono facendoli conoscere e circolare di più e meglio e la difesa a oltranza di un modello che oltretutto vede i margini per editori e librai divorati dai costi di distribuzione e non certo da pericolosi sconti, non serve ad altro che a rinviare una crisi di fatto già in corso.

"Perché non chiediamo a lui?"

del Disagiato

La scorsa settimana una signora, accompagnata dal figlio mi ha chiesto alcuni titoli per la scuola, libri classici: “Chiedo a lei, altrimenti sto qua due ore”. Allora in mano mi ha messo un fogliettino con scritta una lista di sei o sette libri e io, con scaltrezza, sono andato a cercarli. “Mio figlio deve leggere tre di questi libri. Lei cosa mi consiglia?”, mi ha domandato una volta finita la ricerca. E allora ho guardato suo figlio un po’ più in là, a farsi i fatti suoi, totalmente disinteressato delle richieste della madre, della mia ricerca e della successiva selezione. Questo atteggiamento, questo modo distaccato di stare al mondo, è all’ordine del giorno in una libreria. Una madre chiede libri per il figlio e il libraio pensa che il figlio non sia quello lì al telefono con un’amica o quello là in fondo intento a sfogliare il dizionario dei calciatori. No, il libraio pensa che il figlio sia un altro. Però ora so che non è così.

Ora, invece, so che è la madre ad occuparsi di tutto e il figlio a disinteressarsi di quello accade e si sceglie. Perché? Boh, non saprei dirvelo il perché. Io mi limito, quando si presentano queste occasioni, a chiedere alla madre: “Scusi, ma il figlio di cui stiamo parlando è quello là che ora sta guardando il soffitto?” e lo chiedo con un mezzo sorriso, tanto per sottolineare in modo educato che il libro da scegliere dovrebbe essere scelto dall’interessato, cioè il ragazzino che è lì vicino a noi e che fa finta di niente. Anche la settimana scorsa, quindi, alla mamma dolce e ansiosa (le mamme che si occupano dei figli in questo modo sono quasi tutte dolci e ansiose) ho chiesto se il figlio fosse quello lì, e lei mi ha risposto che sì, il figlio era quello lì e allora io, da bravo ficcanaso, ho detto: “Perché non chiediamo a lui?”. Già, perché non chiediamo a lui? E allora la madre con dolcezza e con timore ha chiamato Giorgio e con dolcezza e timore gli ha detto: “Giorgio, dovresti decidere tu quali libri leggere”. 

venerdì 29 luglio 2011

il segnapagine del 29.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Contaminazioni, Uno sguardo diverso: Penso alle maschere che ci imponiamo e imponiamo agli altri, ai ruoli che recitiamo nel teatrino della convenzioni sociali nel tentativo di convincerci che la nostra presenza non sia poi irrilevante.Penso che ho voglia di fare altro, scrivere altro, ascoltare altro.
Istituto Bruno Leoni, Disciplina del prezzo dei libri: Petizione al Presidente della Repubblica: Il libro è un bene di uso comune e non vitale. Non è né un bene scarso né sottoposto a un regime di monopolio naturale come le fonti energetiche, né essenziale alla sopravvivenza fisica come un medicinale salvavita.
Distanti saluti, Qualche riflessione sul manifesto di Breivik: La cosa che mi ha colpito di più è quanto questo documento assomigli a quelli di Hamas. Naturalmente ha dei tratti in comune con tutte le destre del mondo, ma l’equivalenza con Hamas è davvero notevole. Il suprematismo religioso, l’ultraconservatorismo sociale, il vincolo alla propria – statica – cultura, l’ossessione complottista.
minima&moralia, Non è vero che non si parla di libri e di letteratura: Sul Corriere della Sera del 27 luglio ci sono vari luoghi in cui si parla esplicitamente di libri: basta farci caso. E – a partire da questi indizi – farsi qualche idea su che tipo di autorialità, di editoria, di critica letteraria si ricava da questo tipo di “discorso” sui libri. 

Ci si abitua

del Disagiato

Napolitano ha fatto cosa sensata a dire e a scrivere che i ministeri di Monza vanno contro la Costituzione però se se ne fosse stato zitto e avesse proseguito il suo luglio a testa bassa io mica me ne sarei accorto del suo silenzio. Sui ministeri di Monza avrò letto un paio di articoli e visto un paio di servizi dei telegiornali di mezzogiorno e, ripeto, non ricordo di aver avuto una qualsiasi reazione alla notizia dei distaccamenti ministeriali nel nord Italia, cioè dove abito io, non troppo distante dalla mia scrivania. Colpa mia, mi dico. Troppo concentrato a scrivere di quello che capita in una libreria di provincia, però c’è dell’altro. C’è che ad essere incostituzionali sono gli uomini stessi che rappresentano e incarnano la Lega, partito di governo, e con il tempo mi sono detto questa cosa così tante volte che ormai mi sono stancato di ripeterla. Anzi, non è che mi sono stancato, io mi sono abituato. Che è peggio. 

Ci si abitua anche alla miseria, scriveva Raymond Carver in una poesia. E allora pure io mi sono addormentato comodo comodo sulla miseria che respira dalle mie parti.

giovedì 28 luglio 2011

il segnapagine del 28.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

nonunacosaseria, A criticare il Pd non si sbaglia mai: il PD è l’unico soggetto giuridico italiano al quale puoi dire di tutto, ma proprio di tutto e di più, anche robe pese e false – e, anzi, più son pese e false e meglio è – e che se osa protestare si becca pure ulteriori critiche perché, invece di star zitto e incassare, ha avuto l’ardire di alzare la testa.
Non leggere questo blog!: Il nostro nuovo Ministro della Giustizia: ecco la foto simbolo: Forza Italia non ha dubbi, a difendere il corruttore sarà l'Onorevole Nitto Palma: nessuno come lui, negli ultimi tempi, si è speso tanto per reintrodurre l'impunità parlamentare, una determinazione unica, tra fiumi di interviste e leggi "salva-Previti".
DIS.AMB.IGUANDO, Lo spot BP per le Olimpiadi: ci vuole un bel coraggio: La British Petroleum (BP) – il colosso petrolifero responsabile l’anno scorso del disastro ecologico nel Golfo del Messico (ne abbiamo parlato QUI) – ha diffuso uno spot autocelebrativo sulla sponsorizzazione delle Olimpiadi di Londra 2012.

All'ultimo momento quando tutto sarà perduto

del Disagiato

Volevo segnalare l’articolo di oggi di Vittorio Feltri sia per il titolo espressionista, Gli illusi da Obama che ci facevano prediche, (se c'è la minaccia di default è colpa di Obama), sia per un manciata di righe che sono un capolavoro stilistico senza paragoni e che non sarebbero male per una sceneggiatura. Feltri così descrive la rivalità politica tra Obama e il repubblicano John Boehner:
Figuriamoci se il leader dell’opposizione conservatrice, John Boehner, non cederà alle pressioni di Barack Obama. Ma non subito. Intanto tiene sulla corda il presidente, lo innervosisce nella speranza, fondata, di fargli commettere altre sciocchezze politiche, di rovinargli ulteriormente la propria reputazione, di ridurre i suoi consensi. Mai e poi mai si spingerà a danneggiare il suo paese per danneggiare chi lo guida (…) Boehner e la sua compagnia, all’ultimo momento, quando tutto sarà perduto, probabilmente compiranno un bel gesto. E diranno sì all’innalzamento del tetto. Cosicchè faranno un figurone, quelli dei salvatori della Patria. E si garantiranno ottime chance di vincere le prossime elezioni presidenziali.
Questa è la crisi economica americana secondo Vittorio Feltri.

Per altezza e per genere

del Disagiato

Ho conosciuto quelli che i libri li compravano per passare il tempo e poi ho conosciuto quelli che vendevano il proprio tempo per comprare i libri. Generalmente i secondi sono persone noiose. Ho conosciuto quelli che una volta finito, il libro lo regalano a un amico o alla biblioteca comunale e poi ho conosciuto quelli che un volta finito, il libro lo guardano, se lo girano e rigirano in mano e poi lo mettono su una mensola, dentro una libreria. 

Libri catalogati per colore e questa è gente che ho conosciuto ma che poi ho smesso di conoscere; libri messi per altezza e questa è gente che anche nella vita bada alle altezze e solitamente mi stanno simpatici; poi ci sono quelli che i libri li mettono in ordine alfabetico, quelli che i libri li mettono per autore e quelli che i libri li mettono per genere e allora con una mano, davanti alla loro libreria, ti indicano dove sono le poesie, dove sono i gialli, dove sono i classici e dove sono i libri che Lei o Lui ha lasciato prima di andarsene via per sempre; ci sono poi quelli più pericolosi e sono quelli che mettono i libri per casa editrice e solo a scriverla, questa cosa del mettere libri per casa editrice, mi viene da uscire dal mio appartamento e non tornare più. “Ma come si fa a ordinare i libri per casa editrice?”, mi chiesi qualche anno fa guardando una fotografia di Moravia davanti ai suoi libri raggruppati per casa editrice.

mercoledì 27 luglio 2011

il segnapagine del 27.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Notiziole di .mau., Facciaculismo: Quello che è successo ieri è proprio questo. La legge contro l'omofobia è stata bocciata alla Camera: ma non con un voto esplicito, sia mai che qualcuno debba metterci la faccia, bensì con le pregiudiziali di incostituzionalità, il modo più semplice per lavarsene le mani.
Questione della decisione, La Lega e i Ministeri al Nord: quanto costa?: Potrebbero, gli esponenti della Lega che hanno deciso questo decentramento, dire quale sarà l'onere per lo Stato di questo spostamento e poi verificare se gli allevatori bergamaschi (ma non solo loro) sono ancora interessati ai ministeri?
Il nuovo mondo di Galatea, La Carlucci è una sola, per fortuna: Secondo l’onorevole Gabriella Carlucci: «Con la Sinistra al potere ci sarebbero migliaia di casi Winehouse.»
Francesco Costa, Abbiamo bisogno di persone normali: I campeggiatori di Utvika non sono “eroi”: sono persone normali che si trovavano in vacanza, come me e come voi, e che hanno semplicemente fatto quello che in quella circostanza era giusto fare.

"Un po' di umanità", disse Borghezio

del Disagiato

Quando Borghezio apre bocca per dire le solite scemenze io, ormai, non mi arrabbio più con lui ma semmai con chi gli ha concesso la possibilità di dire quello che pensa. Perché quello che pare essere necessario, in Italia, è dare la possibilità a uno scemo di dire una scemenza, più che dare la possibilità a un intelligente di dire una cosa intelligente. Vale per Borghezio così come vale, ad esempio, per Moggi e lo spazio televisivo concessogli in questi ultimi anni quando si vuole discutere di calcio. Cos’è, questa, libertà di espressione? Se è liberta di espressione, beh, vediamo di scegliere l’espressione migliore. Che rimanga pure a fare i suoi discorsi ombelicali in tutta intimità con i suoi sodali, che dia del negro a chi gli pare, però il volume della sua voce dipende esclusivamente da noi.

Mentre ascoltavo Borghezio a Radio 24 dire quello che ha detto, il naso mi è cascato a terra per le ironie da studio di Giuseppe Cruciani o di chi, a un certo punto, dice a proposito delle parole di Borghezio: “Siamo al delirio, qui”. E che cosa diavolo vi aspettavate da Borghezio? Vi aspettavate che cercasse di interpretare il fenomeno dell’immigrazione per mezzo degli Scritti di sociologia della letteratura di Lukacs o un capitoletto intelligente e profondo di La natura del potere di Canfora? No, vi aspettavate che dicesse quello che poi ha detto: aspettavate che facesse il razzista. Perché un razzista non può che fare il razzista. 

martedì 26 luglio 2011

il segnapagine del 26.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

nonunacosaseria, Questione morale e dintorni: Se l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto Filippo Penati fosse venuta alla luce nel 2008, quanti fulmini e saette avrei indirizzato contro il partito che voto? Cosa è successo, nel frattempo? Mi sono ammorbidito, mi sono rassegnato al peggio?
la versione di chamberlain, ronzii: Vittorio feltri, in un mirabile editoriale, ha spiegato in sostanza che la colpa di quanto accaduto è la deboscia, la debolezza morale di quei ragazzi che, cinquecento contro uno, non sono riusciti nemmeno a disarmarlo (che in fondo è un po’ come dire che se tutti quelli che occupavano le torri l’undici settembre si fossero buttati di sotto, sarebbero morti lo stesso, ma almeno gli avremmo tolto tutta la soddisfazione).
Kein Pfusch, La piquattro: I faccendieri ebbero vita dura durante il periodo craxiano per una ragione: poiche' i politici gestivano direttamente ogni affare e i partiti erano ovunque, questi cani sciolti che avevano parte del potere senza offrire nulla apparivano inutili e costosi.
Malvino, La strategia della tensione: Certo, c’è una grande differenza tra un cristiano come Cardia e un cristiano come Breivik, ma è la stessa differenza che passa tra uno statista democristiano e un agente dei servizi deviati addetto alla strategia della tensione: entrambi vogliono lo stesso ordine, ma il primo non sarebbe mai capace di sporcarsi le mani.

Di cosa si vive

del Disagiato

Quello che penso io è che Amy Winehouse non è morta d’amore e che d’amore non si muore e penso addirittura che il titolo della sua bellissima canzone, Love is a Losing Game, è un titolo buono per darsi carezze in macchina e che qualcuno, tempo fa, alla cantante doveva dire: “Amy, si perde per droga e alcool, non per amore”. E invece in molti, in troppi, abbiamo applaudito quando non bisognava applaudire. Già, perché sarò un disilluso, ma penso che l’amore non è né causa né conseguenza di nulla, ma solo una cosa bella che accade nel frattempo e che magari finisce e magari no. Chissà. Ma l’amore non c’entra con un cuore che smette di battere. Nel 2011 si muore di droga, eccome, e non credete, per favore, a chi dice il contrario. Si muore per mala gestione della propria vita, si muore perché andiamo a tavoletta fino a bruciare il motore e perché, eccoci, si va a letto troppo tardi. Questo vale per la Winehouse, per Cobain e per i ragazzi tossicodipendenti giovani e meno giovani che ho sentito morire nelle stanze accanto durante il mio servizio civile.

Accade che diventando famosi si entra in un frullatore che, se non sei capace a comprenderlo e a manovrarlo, ti spappola in breve tempo. Succede che scrivendo belle canzoni, e avendo una bella voce, guadagni tanti soldi e così puoi avere tutto quello che vuoi e sempre di più e sempre di più e sempre di più, fino a quando pretendi ancora di più e non capisci il senso di quello che stai facendo. E allora sì, una volta, quando il mondo intero non ti conosceva, si era più poveri ma più sereni e tra il desiderio e il suo soddisfacimento ci stava un po’ di percorso, come dicono i preti, e durante la noia di quel percorso si imparavano tante cose belle e brutte, si imparava la propria grammatica interiore e tante altre banalità. Magari si era dei pirla, ma un po’ di fatica e di sudore li si conosceva.

lunedì 25 luglio 2011

il segnapagine del 25.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Federica Sgaggio, Ipocrisia moralista: E perché se i partiti non son capaci di espellere coloro che ritengono incompatibili con la loro pratica politica, ma cionondimeno continuano ad avere elettori, vorrà ben dire qualcosa.
in coma è meglio, Sondaggismo psicologico: Non sto a dire tutte le cose positive del Tg La7, già ci pensa il Corriere della Sera a parlarne bene tutti i giorni, ed è molto bello che anche il Tg La7 ogni tanto parli bene del Corriere, mi piacciono le persone che si vogliono bene in modo così aperto e disinteressato.
Piovono rane, Quando si dice: un magna magna: Gli abusi e i privilegi sul cibo – insieme a quelli sulla casa – sono fra quelli che più fanno venire il sangue caldo. Ci dev’essere una ragione atavica, suppongo: probabilmente irrazionale.
Radio Free Mouth, Non so se capita anche a voi: Ogni volta tengo il cellulare a vista nel caso debba chiamarmi perché Le hanno spostato il volo o che so io. Però stavolta mentre ero in auto, in fila per rientrare sul GRA dalla Roma-Fiumicino (quindi praticamente fermo), l'ho chiamata. Così, solo per sentire la sua voce, perché volevo ancora tenermi un pezzettino di Lei.
Francesco Costa, Il modello norvegeseOvviamente i norvegesi non sono scemi, né irresponsabili: se una persona è considerata pericolosa per la società, le autorità la trattengono in custodia per tutto il tempo necessario, anche oltre i 21 anni. Così sarà probabilmente per Anders Breivik. Ma la pena quella rimane: 21 anni al massimo.

Quanti anni mi dai?

indel Disagiato

Quando sono entrato in negozio per cominciare il mio turno, ho capito immediatamente che per Alessandra, la mia collega, non era giornata. L’ho capito dal fatto che pur vedendomi entrare non mi ha salutato, che al mio saluto mi ha risposto con un ciao debole e freddo e che i suoi occhi, al mio passaggio davanti alla cassa, si sono abbassati come per sfuggirmi o per evitare che io intuissi il suo stato d’animo. “Bene”, ho pensato, “cominciamo molto bene la giornata”. Così sono entrato in magazzino, ho posato il portafogli e le chiavi della macchina, mi sono dato una rinfrescata alla faccia e poi ho cominciato a fare il mio mestiere. Io non so se Alessandra racconti bugie però so che non è capace a nascondere quello che le passa per la testa o che tiene dentro lo stomaco e ciò la rende particolarmente fragile e vulnerabile. Se fuori dal negozio le è capitato qualcosa di spiacevole o di particolarmente piacevole e lei non vuole raccontarlo, ecco che i muscoli della sua faccia, e il taglio di suoi occhi (occhi bellissimi, ve lo assicuro) assumono una forma diversa rispetto al solito: glielo si legge in faccia, come si suol dire.

Quando mi avvicino a lei, le chiedo se la mattinata è stata tranquilla o meno o se c’è qualche novità particolare che io debba sapere e lei mi risponde che non c’è stata tanta gente, che ha telefonato un rappresentante, che è passato un mio amico a cercarmi e che sono arrivate le copie di quel libro che tanto aspettavamo. Mi dice queste cose di fretta, come se in fondo queste cose, per il negozio, non fossero così importanti, come se il cuore della questione fosse un altro. “Tu stai bene Alessandra?”, le chiedo. “Bene, perché?”. “Perché mi sembra che hai qualcosa”. Allora lei, finalmente, riesce a guardarmi negli occhi. “È successo qualcosa o no?”, “Guarda, è successo che un cliente mi ha fatto incazzare tanto”. “Incazzare? E per quale motivo?”.

domenica 24 luglio 2011

il segnapagine del 24.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

diciottobrumaio, Fondamentalismi: C’è qualcosa di meno fondamentalista di Ratzinger o del democratico Obama? È il compito degli specialisti del travisamento e dell’intossicazione mediatica esercitarsi in tema di fondamentalismo e di terrorismo.
Wittgenstein, Gli orari di Libero: Oggi Maurizio Belpietro scrive un prevedibile editoriale di presunte spiegazioni della cantonata di ieri di Libero su Oslo, in cui finge di non capire che il problema non è aver sospettato che i responsabili delle stragi fossero terroristi islamisti (lo abbiamo sospettato tutti, ma guarda caso lo hanno messo in prima pagina con tanta fretta e certezza solo Libero e il Giornale, i giornali che ne avrebbero avuto confermati i loro allarmismi antislamici).
Alcuni aneddoti dal mio futuro, Errata corrige: Ciascuno di noi, provate a guardarvi dentro, si porta appresso questa scatola nera con tutte le esperienze fatte nei primi venti o poco meno anni della sua vita, tutti i dialoghi registrati, tutti i gesti fatti o lo spazio vuoto per quelli mancanti, tutti i no che aiutano a crescere e tutti i si che danno un più uno in sicurezza.
Il nuovo mondo di Galatea, Il pericoloso multiculturalismo di Magdi Cristiano: Magdi Cristiano Allam, sul Giornale di stamattina, dà una pittoresca definizione di multiculturalismo, fenomeno che aborre e considera fonte di ogni male, compreso l’attentato del folle norvegese

Chi sbaglia?

del Disagiato

Un paio di giorni fa ho visto un film di Giuseppe Piccioni, La vita che vorrei. Il film è di sette anni fa e l’ho visto quasi per caso su Rai Movie, con i piedi sul tavolo e un spremuta in mano subito dopo cena. Il film racconta dell'attore di successo Stefano che incontra sul set del suo prossimo film Laura, una donna passionale e insicura e alla sua prima esperienza davanti alla macchina da presa. I due si conoscono alle prove di un film in costume che li vedrà inpegnati per tutto il film (il nostro, quello che stiamo vedendo noi). Si conoscono, dicevo, e si avvicinano. Provano il copione anche al di fuori del set, in solitudine, a casa di lei, su un divano e bevendo caffè. Quello che risulta chiaro è che Stefano è una persona schiva e riservata, mentre lei è più espansiva e diretta. E qui sta il nocciolo della questione. 

Piccioni cerca di spostare la nostra simpatia dalla parte di Laura, che non ha un soldo, che è ricattata da un amico che in cambio di soldi vuole prestazioni sessuali (lei a un certo punto dice basta) e che, per finire, è sola. Solo lo è anche Stefano, però Stefano è famoso, antipatico e freddo e quindi, per questo, verso la sua solitudine noi spettatori dovremmo essere spietati. A me è successa questa cosa e cioè è cominciato a starmi simpatico lui, Stefano, con le sua faccia di pietra e le sue poche parole. Quando ho capito questa cosa, e cioè di aver sbagliato squadra, mi sono chiesto se non era il caso di spegnere il televisore. Però per pigrizia, per non dovermi alzare dal divano, sono andato avanti.

sabato 23 luglio 2011

il segnapagine del 23.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato


Darwin, Un Cicchitto: Poi qualcuno mi deve spiegare perchè le intercettazioni no, ma le chattate su faccialibro sì, quelle si possono pubblicare.
Ufficio Reclami, Strane usanze: A me suona strano, però da quando sono entrata nel mondo del lavoro ho visto un sacco di cose strane che invece poi si sono rivelate normali, roba che ti guardavano tutti stupiti dicendo ma come? non lo sai che funziona così?
un tal Lucas, La forza delle fedeChiamate Dio all'appello, o fedeli, chiedetegli spiegazioni, domandate Lui se tutto questo ha un senso, se dietro questa potente volontà omicida si nasconda un disegno.
Alcuni aneddoti dal mio futuro, Raggira la moda: Quanto vi apprestate a leggere è il manifesto del Movimento Attivista del non-Shopping. Ci ribelliamo contro l’abbigliamento cheap, che è cheap solo nella qualità, nella fattura, nella composizione e nei dettagli ma non nel prezzo, perché comunque costa, i saldi sono farlocchi, e dopo una stagione è impresentabile e lo devi gettare via.

L'isola felice

del Disagiato

Questa tabella (elezioni del 2009) spiega che la Norvegia non è l'isola felice che telegiornali e giornali dicono. Il secondo partito del paese è un partito di destra, che si batte contro l'alto livello delle tasse e per contrastare l'immigrazione. L'inquietudine in Norvegia non è sociale e sotterranea ma è pure politica. Ripeto: questo non vuole spiegare le bombe e le sparatorie. In Norvegia ci sono molti cittadini insoddisfatti e questi votano per il Partito del Progresso. 

Noi e loro

del Disagiato

A me, l'altro giorno, è dispiaciuto tantissimo dire alla signora circondata da due bambini musoni che noi, in quanto libreria tal dei tali, non accettiamo i Buoni Dote Scuola. Mi dispiace tutte le volte che devo dire “noi non aderiamo” e tutte le volte che la persona che ha fatto la sua richiesta mi vorrebbe non dico sputare in faccia, ma quasi. NOI, in realtà, sono loro; NOI, in realtà, non siamo noi che lavoriamo dentro questa maledetta libreria (a forza di parlarne sta diventando anche patetica) ma loro che in questo momento, probabilmente, sono a godersi il gruzzolo guadagnato con i nostri “ci dispiace signora, ma noi non accettiamo il suo Buono”. 

“Dove posso spenderlo?”, mi chiedono le mamme o i papà e io tutte le volte dico: "Provi in città, dove ci stanno le altre librerie". “No, anche in città mi hanno dato la sua risposta”, ribattono e allora, a questo punto, dico seccamente che di più non so che fare e che sarebbe cosa saggia informarsi presso un ufficio del Comune o il sito della Regione. Così, imprecando a bassissima voce, se ne vanno. 

Ieri sera sono stato alla Coop vicino a casa mia,

venerdì 22 luglio 2011

il segnapagine del 22.VII.2011

del Disagiato e dello Scorfano


Non ne so abbastanza, Due o tre cose che ho capito di Odifreddi:(c)dimostrare di avere una cultura generale quantomeno zoppicante, dal momento che l'aggettivo «medievale» vicino a «San Pietro» sarebbe da matita blu perfino per un ragazzino delle medie.
Piovono rane, Non ci sarà una terza chance: Quello che sappiamo però è che anche il «secondo tempo» di cui parlava qualche mese fa Bersani, ormai, volge al termine. Tuttavia, sappiamo anche questo, quando finisce un establishment non si è mai certi di ciò che verrà dopo.
Metilparaben, Il più grande torto che si possa fare alle donne:Perché è questo, che piaccia o no, il più grande torto che si possa fare alle donne: considerare i delitti che vengono commessi contro di loro un problema di ordine pubblico, anziché la punta dell'iceberg di una questione culturale radicata e drammatica che appartiene profondamente alla nostra cultura.
Federico Platania, Attenzione, pericolo di arte: A quanto pare, in un cinema di Stamford (Connecticut) è apparso un curioso avviso alla clientela. L’avviso dice, più o meno: “Gentili clienti, vi ricordiamo che The tree of life è un film d’autore, visionario e profondamente filosofico. La trama non segue un approccio narrativo lineare e tradizionale.
Distanti saluti, Perché i radicali (e tutti gli altri) hanno fatto bene: Una delle conseguenze dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Papa è stata la nascita di una piccola polemica rispetto alla scelta dei radicali di votare a favore del procedimento. L’accusa è quella di aver tradito il costitutivo garantismo che, da sempre, contraddistingue la “galassia radicale”. Secondo me, invece, hanno fatto bene.

La piscia dei gatti

del Disagiato

Il fatto che Silvio Berlusconi abbia detto con non so quanta serenità che la situazione non è drammatica, che la Lega (adesso che scrivo intende la segreteria della Lega) lo ha rassicurato sulla stabilità della maggioranza, che noi siamo la terza economia europea, il secondo Paese manifatturiero e abbiamo un sistema bancario solidissimo, il 75% delle famiglie italiane possiede una casa e abbiamo un sistema pensionistico correlato all'incremento dell'età media e siamo detentori del 60 per cento del debito pubblico e che, sentite il tatto di questo uomo, lo Stato ha un debito forte ma i cittadini sono benestanti, ecco, questo strano modo di stare al mondo non è altro che l’ennesimo tentativo di SB di esserci ancora e sempre, di non mollare, di non soffermarsi un attimo per il bene della sua maggioranza e della mia minoranza. Rilanciare, si dice. E significa, se si vuole essere un po’ rompi palle, non badare al proprio dolore. Come voler tirare un calcio di rigore nonostante la caviglia rotta.

Non vuole sparire, dicevo. Allora, e scusate la citazione da autobus, mi è venuto in mente quanto diceva il democristiano Sandro Fontana del democristiano Salvo Lima: “È come la pipì dei gatti: non sai mai dove l’hanno fatta ma dall’odore senti che c’è”.

Il prezzo dei libri

del Disagiato

Sulla legge che vorrebbe limitare o regolamentare i prezzi dei libri già scrissi tempo fa. Ora che anche il Senato ha licenziato il ddl vedo di spendere ancora e brevemente due parole. Il testo sarebbe questo
Nella seduta antimeridiana del 20 luglio l'Assemblea ha approvato definitivamente il ddl 2281-B, che prevede la nuova disciplina del prezzo dei libri, ponendo un argine a una situazione di deregolamentazione che ha finora nuociuto alla cultura e all'editoria media e piccola, alle librerie di medie e piccole dimensioni. In particolare viene affidato all'editore o all'importatore la determinazione del prezzo del libro e viene disposto che il prezzo effettivo di vendita al consumatore finale non contempli sconti superiori al 15 per cento, tranne per alcune categorie di libri; le nuove disposizioni si applicheranno dal 1° settembre 2011. A distanza di dodici mesi dovrà essere elaborata una relazione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca sugli effetti delle nuove disposizioni sul settore del libro.
Aggungo, visto che qua non sta scritto, che lo sconto sui libri può raggiungere il 25% in caso di campagne promozionali degli stessi editori. Bene, vediamo cosa succede nella mia libreria che appartiene alla suddetta fascia medio piccola e che convive giornalmente all’interno del centro commerciale con un supermercato che vende anche libri.

giovedì 21 luglio 2011

il segnapagine del 21.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

La versione di chamberlain, Proiezioni: mi sono chiesto dove fosse cicchitto quando il governo sostenuto dal suo partito (per usare un eufemismo e non dire posseduto) ha approvato la serie inarrestabile di provvedimenti che hanno contribuito a trasformare le carceri italiane in una discarica sociale, le leggi che vietano la concessione degli arresti domiciliari per certi reati (quelli che destano particolare allarme sociale, per parlare come un sottosegretario democristiano degli anni settanta).
In coma è meglio, Le risposte a tutte le domande che contano: Qual è il film più bello del mondo? Guida galattica per autostoppisti, se l’avesse diretto Woody Allen. Qual è il film più brutto del mondo? Guida galattica per autostoppisti.
L'estinto, L'autorità è fatta da piccole cose: Arrivo alla stazione internazionale di Chiasso. Scendo dal treno elvetico e, visto che il regionale per Milano è lì, davanti a me, con le porte aperte, salgo, mi accomodo su una delle poltroncine e mi immergo nella lettura di un libro. Neppure un minuto dopo, arriva una guardia di finanza, che con gentilezza mi invita, o forse sarebbe più corretto dire: mi intima, di scendere dal treno...
Tempo reale, Verso il disgelo: Molti domandano, a volte anche in buona fede, come faranno i giornalisti che si sono accanitamente opposti a Berlusconi e al berlusconismo, e magari hanno fatto fortuna sull’antiberlusconismo, a campare quando la lunga agonia del suo tempo politico finira’.

"Come nel dentro di una perla"

del Disagiato

Non so esattamente cosa significhi sentirsi maggiorenni, ma io mi sono sentito maggiorenne ancora prima di compiere i diciotto anni o parecchio dopo averli compiuti. Una sensazione di adultezza (lo so, non esiste questa parola), una sensazione di grandezza tutta anagrafica e senza via di ritorno. Mi sono sentito adulto non la prima volta che sono andato in vacanza con gli amici ma la prima volta che sono andato al cinema da solo, non la prima volta che ho amato ma la prima volta che ho smesso di amare. E poi mi sono sentito adulto per motivi banali, come pagare una bolletta, pagare l’assicurazione e, più di tutto, pagare un affitto. Cose che possono fare anche i non adulti, i vili, gli uomini stupidi, però, insomma, a me queste cose puramente materiali mi hanno fatto sentire adulto.

E poi mi sento adulto, grande, ogni volta che non cedo alla tentazione di  raccontare, quando tengo le cose per me. “Come va?”, mi chiede qualcuno e allora mi sento adulto e responsabile quando rispondo “Bene, grazie”. E magari le cose non vanno proprio bene grazie. Però questa cosa mi fa sentire integro, inamovibile, costante. Non cedo all’impulso di parlare e descrive e confidarmi. Una volta cedevo ma adesso, certe questioni, mi riesce più facile scriverle che raccontarle. Perché adesso sono diventato grande. 

un post d'amore

di lo Scorfano

C’è soltanto che non ho più il tempo di fare molte cose, amore mio. Ci penso e mi sento male, davvero; e allora non dormo, mi alzo, fumo di nascosto, di notte, sul terrazzo. Non ho più il tempo di diventare un grande poeta, per esempio: a vent’anni avevo tempo, a vent’anni pensavo che sì, sarei diventato un grande poeta. Ora so che no, tutto qui. E non ho nemmeno il tempo per fare, in sostituzione, il calciatore o l’astronauta o il cardiologo o il veterinario, o tutti quei mestieri che dicevo quando ero piccolo e mi chiedevano cosa volevo fare da grande… e ora non ho più il tempo, perché sono già grande.

E così, un giorno dietro l’altro, un anno dietro l’altro, adesso che sono parecchio grande, non ho più il tempo di fare tante cose e il non poter più farle mi spaventa e mi tiene sveglio e mi fa fumare questa notte una sigaretta di più, che mi accorcia il tempo.

mercoledì 20 luglio 2011

il segnapagine del 20.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Squonk,"This is embarassing"-"Indeed": Ci sono state parecchie battute memorabili durante gli interrogatori ai protagonisti di questa straordinaria serie televisiva che è il phone hacking scandal – un’altra è stata “We were advised fundamentally to tell the truth”; per non parlare delle bibliche pause di silenzio che Rupert Murdoch si prendeva prima di rispondere a Tom Watson.
La vita è sogno, Internet et circenses: Basta la parola precario e tutta la rete salta su, si infiamma: i precari dietro lo schermo sono migliaia, la crisi è dura per tutti, e per i precari ancora di più, e la nostra classe politica fa schifo, ma davvero schifo: questo lo si sa, i particolari si sanno - esiste una sterminata bibliografia in proposito - ma i libri, si sa, costano e leggere è una fatica e una noia, e poi dopo chi ha più tempo di caricare le foto di gattini su Friendfeed e mettere like di qua e di là su Facebook?
Leonardo, Ok, disperdiamoci: Genova non è stata la “fine” di un bel niente – ma anche in un qualche modo consolatoria. Perché se è vero che ci siamo dispersi, non sono state le mazzate a farlo. Ci siamo dispersi da soli, con calma, negli anni successivi.  
nonunacosaseria, Di quanto ridurre i parlamentari, secondo me: Il primo passo, a mio avviso, è invece capire cosa vogliamo fare delle due Camere e, in particolare, del Senato. Se quest’ultimo deve essere una sorta di Bundesrat, la Camera potrebbe anche mantenere i suoi 630 eletti, ma 250 senatori sarebbero davvero troppi. Una sessantina basterebbero e avanzerebbero. Ma, attenzione, la Germania è un Paese federale organizzato in una certa maniera e per questo ha il Bundesrat.

Anche nella vita

del Disagiato

Non tanto tempo fa, durante una partita di calcio tra amici, di quelle che assomigliano a scapoli contro ammogliati, è successo che un mio compagno di squadra si è diretto verso la fascia per effettuare una rimessa laterale. Quando l’avversario gli ha passato la palla che era andata oltre la riga, questo mio compagno di squadra gli ha detto: “Grazie e arrivederci”. Ecco, questa cosa, detta con il sudore in faccia, è stato una frasetta istintiva, un ringraziamento che il mio compagno fa mille volte al giorno durante il suo lavoro di commesso in un negozio di vestiti. Io mi sono messo a ridere e lui, guardandomi affranto, mi ha detto: “Cavolo, sono proprio commesso dentro”.

Racconto questa cosa perché ieri, parlando della sua professione, un conoscente ingegnere ha voluto sostenere che è difficile che un commesso sia commesso anche nella vita. Gli ingegneri, invece, lo sono con la loro precisione e magari lo sono gli avvocati e magari lo sono anche quelle persone che, ha detto lui con una terribile espressione, “si sono sposati con il proprio lavoro”. Allora gli ho raccontato questo aneddoto non so quanto convincente.

La tenerezza che se ne va

del Disagiato

Le signore che fanno le pulizie all’interno del centro commerciale a noi commessi fanno tenerezza. Fanno tenerezza principalmente perché sappiamo che alle cinque del mattino sono già a lì a pulire i cessi, perché poi staccano e poi ritornano e poi staccano e poi ritornano e, insomma, devono seguire dei turni, è vero, però questi turni toccassero ai commessi non so come andrebbero le cose. Non ricordo più chi, ma qualcuno una volta disse questa cosa: Turni infami. Insomma, c’è forse qualcosa di atavico e molto sotterraneo, ma pulire i cessi di un centro commerciale non piace alla maggior parte di noi che sta tra i libri. E sono sicuro che non piace neppure alle commessine del negozio affianco al nostro. Poi io devo dire anche questa cosa: sono straniere. Allora, cosa vuol dire? Non lo so cosa voglia dire, però sono straniere.

E quando qualcuno parla degli stranieri che vengono qua e ci rubano le ragazze (o i ragazzi in questo caso) e che non lavorano e che non pagano le tasse e che non hanno voglia di far niente, ecco, quando qualcuno dice queste cose mi verrebbe voglia di indicargli con il mio ditino quelle signore che tutto il giorno devono raccogliere le carte per terra, pulire i tavolini, i vetri e i water. “Guarda come si danno da fare queste donne che arrivano dall’est, guarda la voglia di lavorare, guarda la fatica e l’integrazione”. Lo so, è patetico, ma cosa volete farci, io sono fatto così. Guardo la straniera che ramazza il pavimento e io divento subito un comunistello sensibile e un po’ poeta.

martedì 19 luglio 2011

il segnapagine del 19. VII. 2011

dello Scorfano e del Disagiato

ManteblogL'arte di tacereSono indeciso: è più tamarro e fragorosamente inopportuno chiedere agli italiani di stringere la cinghia in camicia a fiori con le barche di Porto Cervo come sfondo o...
Non leggere questo blog!3 anni di governo: ecco la foto simbolo: Sessanta pagine di famiglie sorridenti, imprenditori raggianti, obiettivi raggiunti. Avevo provato a sfogliarlo circa una settimana fa, ma stordito dall'eccesso di falso, e dal tripudio tarocco, mi era sfuggito il cuore del documento, il simbolo ultimo, la taroccata cardine. L'immagine perfetta, per raccontare questi 3 anni di Governo. I capelli di Papi.
RangleDi blog, social cosi ed elettrolibri: C'è una cosa però di cui sono convinto e cioè che questo sia un momento buono per i blog, che proprio l'esplosione incontrollata della condivisione usa e getta possa far tornare di moda quel tipo di comunicazione, più meditata e varia.
DIS.AMB.IGUANDODove porta la rabbia che gli italiani sfogano in rete?: La rete, cara Blue, «salverà» l’Italia solo se ci alziamo dalla sedia per fare cose concrete. Per organizzare, anche usando la rete, azioni collettive e milioni di azioni individuali coordinate e convergenti. Il che non implica per forza la protesta di piazza (che in Italia, l’ho detto tante volte, di solito finisce in niente), ma può tradursi in petizioni, comitati di protesta, azioni di class action e solidarietà sociale.
La versione di chamberlain, c'è qualcosa: C’è qualcosa nel fatto che adesso, in questo preciso momento, uno degli uomini più potenti della terra se ne debba stare seduto dietro a un anonimo banco di legno, in un’anonima stanza del parlamento inglese, a rispondere alle domande, incalzanti, pertinenti, e incisive, di rappresentanti eletti dal popolo

Tatuaggi

del Disagiato

Oggi pomeriggio guardavo la croce celtica tatuata sul braccio di una delle guardie del centro commerciale e mi sono chiesto perché mai nessun commesso ha protestato per quella croce. Mi sono chiesto anche perché mai nessun cliente non abbia mai pronunciato una sola parola infastidita e perché mai il direttore non abbia mai mosso un dito per far sì che quel richiamo fascista (fosse solo quello) sparisse dalla circolazione. E allora mi sono risposto che alla gente, ai commessi, ai clienti e al direttore, dei richiami al fascismo non gliene frega proprio una mazza. Forse manco li vedono.

E poi, se devo dirla tutta, io questa riflessione la faccio dopo aver letto che un tizio ha fatto notare a Michelle Hunziker che la sua guardia del corpo ha (ora si può dire aveva) sul braccio un tatuaggio di stampo neonazista. Ecco, questo per dire che anche a me non era mai passato per la mente di lamentarmi o offendermi. 

I fessi

del Disagiato


La società Blue Energy, nel Cda dell'ospedale San Raffaele fino al dicembre 2009, è quella società che venne costituita da don Verzè e da Giuseppe Grossi e che si mise in testa di fornire energia elettrica allo stesso San Raffaele a costi contenuti. I costi contenuti, però, non ci furono mai. All’ospedale, infatti, ha fatto lievitare i costi da 11 milioni a 41 milioni di euro. Questa è uno delle cause del grave indebitamento che oggi conosciamo. Indebitamento e poi risanamento a cui Formigoni cercherà, anche per venerazione, di partecipare con un aiuto morale e materiale e cioè con i soldi della Regione Lombardia (cioè i nostri soldi).

Per chi non lo sapesse, Giuseppe Grossi è un imprenditore che nel 2007 si occupò della bonifica dell’area Montecity, a sud di Milano, per costruirci il quartiere Santa Giulia e giurando di non voler ricevere un soldo dalla Cosa Pubblica. Siccome le cose si spingono fino al 2009 e siccome i lavori vanno a rilento e siccome la Commissione Europea minaccia multe salate, ecco che Formigoni deve, o vuole, intervenire con i soldi della Regione (cioè i nostri soldi). Mette i soldi che erano stati stabiliti all’inizio dei lavori? Figuriamoci. Nel frattempo Grossi fa lievitare i costi e quindi da una trentina si passa a una quarantina di milioni di euri. 

facciamo che noi due vi raggiungiamo più tardi

(Spartaco è un lettore del nostro blog; fa l’avvocato – di successo, si dice – e vive a Roma, anche se non è romano. Spartaco ci ha spedito un post, perché aveva voglia di raccontare a quale punto è arrivato lui, nella sua strada cominciata con una scelta universitaria che si chiama Giurisprudenza e proseguita con una professione che si chiama Avvocatura. Noi lo pubblichiamo volentieri.)
Facciamo che noi due vi raggiungiamo più tardi. Uno è portato a mettersi nella prospettiva del Disagiato e dello Scorfano e si chiede: «Ma mentre io vado, loro due che fanno? Quando arrivano? Perché non vengono con me, con noi?». Ma soprattutto: «Che avranno mai da fare?». E così, in quest’illusione prospettica, non guardi dove TU stai andando.Ecco, io ad un certo punto me lo sono chiesto e, accettando l’ospitalità del D. e dello S., ve ne vorrei parlare.

Io sono uno che corre, eccome se corre. Ogni mattina. La mia però non è la corsa pantaloncini-maglietta e IPod che fa tanto bene. Vivo a Roma, abito a 22,4 km di distanza dal mio lavoro, tutti di traffico. Lascio mia figlia a scuola, reprimo il senso di colpa che mi prende sapendo che la rivedrò solo la sera, ormai addormentata, mi rificco in macchina e volo (si fa per dire) fino a San Pietro, dove in garage mi aspetta la moto. Che moto è una parola grossa.

lunedì 18 luglio 2011

il necessario

di lo Scorfano


«Allora, io sono a posto, ho preso tutto, la valigia è pronta, possiamo partire» le dico io.
«Le medicine, le hai prese?» mi chiede lei.
«Sì, ho preso tutto. Se dico tutto, vuol dire tutto.»
«Hai preso il Maalox, che poi ti viene mal di stomaco?»
«Sì»
«Quanti ne hai presi?»
«Boh, ho preso la scatola che c’era in bagno…»
«Quella è la scatola vecchia… C’è la scatola nuova nell’armadio. Prendi quella, ché altrimenti non ti bastano e poi stai male.»
«Ah, va bene.»
«E la pomata per il ginocchio, l’hai presa? E la benda per fasciarlo, se ti farà male?» 
«Ah già, la benda… la benda non l’ho mica trovata…»

Decrescita infelice (per il libraio)

del Disagiato

Sul sito di Minimum Fax, Minima & Moralia, qualche giorno fa Marco Cassino ha proposto, seguendo un’idea di Simone Barillari, la cosiddetta decrescita felice per i libri e cioè produrre meno per affogare meno le librerie, dare tempo ai librai e ai lettori (ma anche ai critici letterari e alle pagine culturali) di “assorbire” con i giusti tempi la produzione delle case editrici. Con molta abilità Cassino ricostruisce il rapporto nato in questi anni tra le case editrici e il mercato. Cos’è il mercato? Il mercato è quel percorso che porta alla promozione di un libro. Solo? No, il mercato è anche il lettore. Solo che, sottolinea sempre Cassini, con i lettori il dialogo non c’è più. Colpa delle eccessive uscite giornaliere di libri, colpa della quantità a discapito della qualità. E io, che in libreria ci sto ogni giorno, questo lo posso confermare.

il passo e la gamba

di lo Scorfano

«Vedrai, tempo due settimane e quelli hanno finito i soldi», così si mormorava in paese, scuotendo la testa, al bar e dal tabacchino. E poi: «Hanno fatto il passo più lungo della gamba, quelli lì»; e ancora: «Vengono dalla città, si stancheranno presto e venderanno tutto», con altre teste che annuivano, sapute. Io ascoltavo con attenzione, perché sapevo di chi parlavano, perché sapevo bene chi sono, quelli lì.

Sono venuti qui, marito, moglie e una figlia piccola, circa sei mesi fa; hanno visto il rudere da ristrutturare che c’era qui accanto, forse si sono spaventati, poi hanno visto il lago e il panorama che si vede da qui, e forse si sono guardati l’un l’altro meravigliati. E poi, hanno comprato tutto: il rudere, il terreno, la vista, il panorama. Hanno staccato il cartello «Vendesi» che stava di lì da più di tre anni e hanno cominciato i lavori.

Chi ne sapeva più di qualcosa, in paese, ha cominciato a mormorare: «Vedrai, tempo due settimane e quelli lì hanno finito i soldi». E infatti, dopo poco, hanno finito i soldi. 

domenica 17 luglio 2011

il segnapagine del 17.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Il "segnapagine" di oggi si apre con questo blog nuovo di zecca: "i segreti della casta di Montecitorio". Si tratta del blog di una persona che sostiene di essere un ex precario, che ha lavorato a Montecitorio per 15 anni, che è stato licenziato e che ha quindi deciso di svelare segreti e privilegi della "casta" dei politici. A noi non piace la parola "casta" e nemmeno ci piace molto l'indignazione generica, senza neppure un nome e cognome. Però è un fenomeno interessante, di cui già stamane parlavano i quotidiani on line, e su cui sono state scritte alcune righe interessanti da Dis.amb.iguando e da ilNichilista. Staremo a vedere. A noi non pare un bel segno, ma staremo a vedere.

Crescere creativamente, Turista cafone non sarò tuo compliceLe spiagge di Piscinas, con il loro entroterra desertico di dune vive (le più alte d'Europa) sono uno dei più bei paesaggi della Sardegna. Se altrove trovate le belle case, gli agriturismo, i resort sia pure immersi nella vegetazione, qui c'è la natura, ancora selvaggia, intatta.
Barabba, Son fatto così (11): Son fatto che sono uno di quelli che puoi considerare ancora amici, e che ti considerano ancora amico, senza che l'amicizia venga minimamente scalfita d'un decimo di millimetro, anche se per dei giorni, dei mesi, degli anni, perfino, non ci vediamo e non ci sentiamo...

la concessione dei punti

di lo Scorfano

Facciamo un’ipotesi teorica. Un nostro amico (o il figlio di un nostro amico) è arrivato in quinta liceo scientifico. Non ha avuto una carriera scolastica brillante: diciamo qualche debito tutti gli anni. Alla fine del ciclo di studi c’è l’esame di Stato, a cui viene ammesso seppure con un’insufficienza in matematica, e gli viene assegnato un credito che si aggira intorno ai 14 punti (diciamo proprio 14, visto che ha la media appena superiore al 6 nell’ultimo anno e dunque ha certamente ottenuto 6 punti; nei due anni precedenti aveva avuto dei debiti scolastici e quindi ne aveva raccolti solo 8, come da tabella del suo liceo, alla pag. 30).

Dunque questo vostro amico si presenta all’esame e non fa bene gli scritti. Diciamo che il punteggio complessivo dei tre scritti (prova di italiano, prova di matematica, terza prova) è 25, mentre la sufficienza è 30 (e il massimo è 45): un risultato sotto la soglia dell’accettabilità. Il totale dei punti con cui il ragazzo si presenta all’orale è quindi di 39 (questa non è un’ipotesi, questo è l’unico dato certo che abbiamo: 39 punti sui 70 a disposizione). 

Posso aiutarla?

del Disagiato

“Scusi, lei lavora qua?”.
“Sì, lavoro qua. Posso aiutarla?”.
“Guardi, mi servirebbero due libri: Bianca come il latte e poi Rossa come il sangue”.
“No, guardi che si tratta di un libro solo: Bianca come il latte, rossa come il sangue”.
“Impossibile”.
“È un titolo solo, mi creda. Lei l’ha spezzato in due”.
“Impossibile”.

Io e la collega che sta vicino a me scoppiamo in una risata per nulla soffocata e la cliente si offende. Un po’.

                                                                            ***

“Ciao, siccome sono troppo stanca per girare come una scema, volevo chiederti un consiglio per un regalo da fare a una amica. Mi raccomando, un bel libro”.
"Un bel libro…fammi pensare…ecco, questo secondo me è un bel libro”.
“Mmmm. Oppure?”.
“Oppure…oppure questo. Parla di amicizia, tra l’altro”.
“Mmm, non so. Ma ce l’avete I love shopping?”. 

sabato 16 luglio 2011

il segnapagine del 16.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Sasaki Fujika, È un MI, picio: Niente, è che Allevi s'è trovato a rilasciare un'intervista e dal nulla, anziché rispondere alla domanda, decide di dire che quel rintocco di campana, quello lì che sta sotto le loro parole in quell'istante di fronte alle telecamere, è un fa, dice così: "questo è un Fa”, lo dice due volte. Ma è un Mi.
Totentanz, L'assenza del dolore: Io e mia nonna da soli. In quasi ogni ricordo che ho di lei, eravamo io e lei da soli. Mi parlava molto, mi parlava  come a un adulto, usando parole napoletane antiche che non ho sentito mai più da nessun altro, e che ho conservato in un patrimonio personale che è fatto di queste cose qui, di parole.
Lo SciacquaLingua, Ma che lingua è: Ma il meglio si trova nell’articolo, a firma di Maria Luisa Agnese. Questa signora fa pensare a un cieco che dia lezioni di pittura. Infatti gli errori sono tanti che è necessario riportarli sinteticamente.
Piovono rane, Il Giornale, vent''anni fa: Le disillusioni arrivarono presto, anche se oggi non si deve dire, lo so, Montanelli è diventato un mezzo idolo per noi di sinistra dopo la ribellione al Cavaliere, La Voce e il resto. Ma qui sto parlando di diversi anni prima, l’editore e il direttore non avevano ancora litigato, anzi mi accorsi presto che sul Giornale c’era stata di fatto una spartizione, un tacito – suppongo – accordo.

La cultura riempie

del Disagiato

Quando la ragazza mi chiede se abbiamo una Divina Commedia “perché mi serve per una libreria”, io non mi stupisco più di tanto. Non mi stupisco perché tale richiesta non dico che sia all’ordine del giorno, però è capitato tante di quelle volte che due mani non bastano. Il cliente entra in negozio, prende una pila di libri, appoggia i libri sul bancone della cassa ed estratto un metro si mette a prendere le misure. Il cliente, capiamo noi commessi, ha acquistato una libreria gigantesca e ora vuole riempirla, togliere spazi e buchi. “Che una libreria vuota”, mi disse un giorno uno di questi clienti, “mette tristezza”. Mentre un essere umano che compra libri al metro invece no.

Insomma, la ragazza mi chiede tutte le edizioni della Divina Commedia e poi le valuta. Solo che si mette a valutare l’interno, i caratteri delle parole, il colore dell’inchiostro e l’impaginazione. Valutando le varie edizioni vedo che fa delle smorfiette, si porta una mano al mento e poi mi guarda. “Non ne hai altre?”, mi chiede. “No, ho solo queste tre edizioni”, le rispondo. E io, che diversamente da voi sono un fesso, impiego molto tempo prima di capire quello che dovrei capire. Anzi, per capirlo devo chiederle perché mai le interessi l’interno di un libro quando un libro serve solo a riempire la libreria. E allora lei mi risponde che la libreria vuole proprio “tappezzarla con le pagine della Divina Commedia”. “Oppure”, mi domanda ancora, “non avete un bel libro illustrato di cantanti e attori?”. E io allora le faccio vedere libri con cantanti e attori e lei li guarda e fa smorfiette e si porta una mano al mento.

la manovra economica definitiva

di lo Scorfano

Una legge di iniziativa popolare senza possibilità né di sconti né di deroghe. Un tributo forzato da versarsi seduta stante allo Stato padrone e onnivedente. Una tassa ingiusta ma necessaria, in modo da affondare insieme al Titanic mentre l’orchestrina suona: altrimenti si affonda senza nemmeno la musica, che è peggio. Questa è la mia proposta. Ma naturalmente è aperta a ogni vostra aggiunta e ogni vostra antipatia. Chissenefrega, insomma. Unica regola: il tributo è di dieci euro, fissi. Non siamo uno stato taglieggiatore: cerchiamo di premiare il merito e di punire il demerito. Come il buon dio degli Ebrei, tanti anni fa, che, lui sì, la sapeva obiettivamente lunga; e come Brunetta e la Gelmini, anche.

Pertanto:

ticket di 10 euro a tutti quelli che pronunciano l’espressione «una mano lava l’altra»;
ticket di 10 euro a tutti quelli che si comprano l’auto di colore bianco «perlato»;
ticket di 10 euro a tutti quelli che in qualsivoglia contesto di qualsivoglia scuola di qualsivoglia ordine e grado pronunciano o scrivono o pensano l’espressione «portfolio delle competenze»;
ticket di 10 euro a tutti quelli che tifano Juventus; 

venerdì 15 luglio 2011

il segnapagine del 15.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Layos, Il silenzio di Berlusconi: In molti si interrogano sul significato del silenzio di Berlusconi, del suo non comparire in pubblico. E’ depresso, è prudente, è responsabile, è spaventato, è stato commissariato dai suoi… Si sprecano le interpretazioni più disparate. Io ho la mia.
Pop serietà, C'è tempo: Poi un bel giorno, la nonna si ammala e il tempo non c’è più. Finito, scaduto. E non è come a scuola, quando finiva il tempo per i compiti in classe e magari potevi straforare nei minuti d’intervallo. No. Non c’è una nonna di riserva.
Distanti saluti, Tutti i modi per perdere automaticamente in una discussione: Ho deciso di fare una tassonomia delle risposte stupide a una discussione. Quella delle risposte intelligenti non si può fare: si possono dare infinite risposte intelligenti, avendo ragione o sbagliando. C’è però una regola aurea che stabilisce quando una risposta è stupida, e fa perdere automaticamente una discussione...
Attualizzando la foschia, Listen and read: In una manovra che colpisce famiglie, sanità, istruzione, asili, non si è fatto niente per coinvolgere nel sacrificio dato dal debito sovrano le classi più protette. Il paese non cresce, dicono. Eppure oltre ad aumentare i poveri, aumentano anche i ricchi.

un altro bonus (e un po' di scoperte)

di lo Scorfano

La mia ragazza è celiaca. Significa che soffre di una grave intolleranza al glutine, un insieme di proteine che si trova principalmente nel frumento, nell’orzo e nel farro. Dunque la mia ragazza non può mangiare pane, pasta, pizza, biscotti, non può bere birra, deve stare attenta anche agli insaccati e a tutto ciò che, in qualche modo, nel corso delle filiera industriale, può essere entrato in contatto con il glutine. La celiachia è infatti una malattia seria, che interessa quasi l’1% della popolazione italiana e da cui peraltro non si guarisce mai.

Quando l’abbiamo scoperto, non molto tempo fa, ne siamo stati quasi contenti: perché era da molto tempo che lei stava male in modo misterioso e poi, cambiando drasticamente dieta, non è più stata male; il che è un gran bene, obiettivamente, e ci ha dato molto sollievo (soprattutto a lei). Abbiamo anche fatto anche una seconda scoperta, poco dopo: che esiste una gamma piuttosto ampia di prodotti regolarmente certificati in quanto privi di glutine: paste particolari (meno buone, ma pazienza), farine, biscotti, merendine, ecc. Sono prodotti utilissimi, che si trovano anche nei supermercati; certo, costano un po’ di più di quelli normali, diciamo il doppio.
 
Ma la mia ragazza non si è molto preoccupata.

Assuppaviddrano

del Disagiato

E alla fine la mia collega se ne va. Non ora, non in questi giorni, ma comunque presto. “Questione di una manciata di mesi”, mi ha detto. E mi ha confidato che non ne può più della gente che circola in negozio, che non ne può più degli orari imbecilli del centro commerciale e che se tutto va bene ha intenzione di aprirsi una cosa tutta sua. Una cartolibreria dalle sue parti, distante dalle tangenziali e dalla città. Io sono rimasto un po’ così, a metà tra il dispiaciuto e l’incredulo. Lavoriamo insieme da cinque anni, ma la conosco da due. Almeno questo è quello che penso io. Non so cosa sia successo, ma a un certo punto ci siamo messi a tirare la fune dalla stessa parte. Siamo diventati amici o comunque non più semplici colleghi di libreria. Ho conosciuto suo marito, abbiamo scoperto insieme ottimi posti dove mangiare e abbiamo cominciato a raccontarci cosa ci succede là fuori dal negozio, nelle nostre case e nelle nostre vie. Però, porco cane, adesso mi dice che se ne va. “E io? Cosa fai, mi lasci solo?”, le ho detto. Lei allora ha riso.

Ridi, ridi pure, ho pensato, però io rimango solo per davvero. Non che non vada d’accordo con le altre colleghe, no, non è questo. È solo che… È solo che con lei in negozio non mi sento così ridicolo a consigliare un bel libro e a spiegare (perdonate il verbo) a un cliente perché dovrebbe leggerlo quel libro. A voi sembrerà strano, ma uno che passa la sua intera esistenza a dire agli altri cosa sarebbe meglio leggere un po’ si sente fuori luogo. Torna a casa e si ritrova un mondo che non è proprio così. Non so se mi capite. Ecco, se va via lei non sarà più la stessa cosa. Comincerò pian piano a diventare un po’ fiacco. Comincerò a pensare che vendere libri è un lavoro come un altro. Ecco, lei mi ha fatto sentire come una persona che fa bene il suo mestiere. Guardate che mi sto trattenendo dall’utilizzare la parola “valorizzare”. Non so perché, ma non mi piace questa parola.

giovedì 14 luglio 2011

il segnapagine del 14.VII.2011

dello Scorfano e del Disagiato

ilNichilista, Manovra, da 47 a 79 miliardi in due settimane: L’importo della manovra del governo è salito dalle iniziali previsioni di 40 miliardi a quelle attuali, che raggiungono quota 79 miliardi. Solo nelle ultime due settimane la cifra è aumentata di 32 miliardi.
Livefast, Le persone: Questa frase che sta nella pubblicità radiofonica di BNL-BNP Paribas. La persona che l’ha scritta. Quella che l’ha approvata. Quella che l’ha recitata. Quella che l’ha montata su un soffice sottofondo musicale...
Piovono rane, L'alibi e le gaffe dei doppi poltronisti: E’ un problema molto basico di ecologia della rappresentanza. Se io delego un tizio a rappresentarmi in una istituzione, vorrei che lo facesse con il massimo del suo tempo e del suo impegno. Non è difficile.
Un tal Lucas, Farfalle e scarafaggi: Se la poesia non producesse suono attraverso il ritmo del verso sarebbe cosa muta, priva di senso e significato. Così come la canzone, se non avesse dentro lo spartito la parola, non sarebbe altro che un misero giro di accordi anch'esso privo di significanza.

I librai che leggono e i librai

del Disagiato

Quando cinque anni fa cominciai a lavorare in libreria, cioè quel posto dove arrivano libri, bisogna sistemare libri, vendere libri e magari capirci qualcosa di libri, c’erano due mie colleghe che capito il mio andazzo interiore presero a sfottermi perché leggevo libri. “Cosa fai stasera, esci o stai a casa a leggere poesie?”, mi chiese una volta una delle due ridendo e guardando l’altra. Si divertivano un mondo a prendermi per il culo e così tanto che un giorno, all’ennesima loro battuta innocente, io mi offesi seriamente. A quel tempo forgiai su misura questa espressione un po’ sciocca: contraddizioni del capitalismo. Mi sembrava un’espressione buona per spiegare la cosa: il sistema capitalistico non ritiene necessario che il lavoratore conosca il materiale che lavora o che vende. Non serve leggere i poeti per vendere i poeti, insomma. E in effetti le cose stavano e stanno così: non serve aver letto Neruda per vendere un libro di Neruda.

Adesso però trovo questa espressione molto sciocca e sgraziata, come ho già detto. È la reazione di chi tenta di schiacciare il ronzio della mosca anziché la mosca. Quello che penso adesso è che ci sono i librai che leggono e che fanno bene il loro mestiere e i librai che non leggono e che fanno male il loro mestiere. Ci sono i librai che sanno consigliare libri e i librai che se ne stanno muti e impilano volumi. Insomma, come in tutti i lavori, ci sono quelli che fanno ritornare il cliente e quelli che non fanno ritornare il cliente. Vero che la maggior parte dei clienti non ha bisogno del libraio che legge poesie, però, insomma, se il libraio legge poesie è facile che abbia in se, dentro il proprio petto, un po’ di educazione, sentimento e garbo. Molto di più del libraio che di sera guarda una trasmissione condotta da Alfonso Signorini. Se il libraio legge romanzi è facile che sia un po’ aperto di mente, affabile e gentile. Adriano era uno dei più bravi giocatori al mondo ma dal momento in cui ha cominciato a uscire di sera per andare in discoteca non lo è più stato. Sembrerà presuntuoso, ma ci sono i librai bravi e i librai non bravi. E i librai bravi sono bravi perché molte volte, la maggior parte delle volte, invece di uscire stanno a casa a leggere poesie. Fottendosene altamente dei colleghi che lo prenderanno per il culo.