Si apre un blog per lo stesso motivo per cui ci si sposa e cioè per noia, per stanchezza di fare altro. Badate che lo dico con l’autorità del fallimento che spesso è un’autorità più capiente e impermeabile di quella di chi le cose le ha fatte con giustezza. Avete presente le ultime pagine di Alta fedeltà di Nick Hornby? Insomma, approfittando di un momento di crisi con la sua ragazza il protagonista si incontra con una Caroline conosciuta per caso e proprio quando la vede si mette a pensare che non ne può più di inizi, di nuovi amori, di cercare di passare il guado saltando da una pietra all’altra, finché non ce ne saranno più. Non ne può più di correre ogni volta che si sente bruciare i piedi e non ne può più di ragionare con le viscere. Perché, per dirla tutta, ma che resti fra voi e me, ho capito che nelle viscere c’è merda. E così, piegati dalla stanchezza, ci si sposa.
O si apre un blog come ho fatto io. Sicuramente il compare Scorfano ha motivi ben più saggi dei miei, ma a me è capitato di volermi sistemare ben bene su una seggiola, di voler far finta di essere uomo un po’ intelligente e di mettermi a scrivere quello che mi capita su un marciapiede perché troppo stanco di fare altro. Mi sono preso una cassetta di legno, ci sono salito sopra e ho cominciato a parlare, come si fa in quel parco di Londra. Poi la smetto con l’accostamento, ma ho fatto come quelli che si sposano per amore ma che invece si sposano perché non ne possono più di andare al bar con gli amici o di ascoltare accanto alla finestra dischi dei Prefab Sprout. Motivo valido, anzi validissimo.
Ma poi la vita ritorna a metterti i sassolini in tasca, a farsi sentire con il suo peso che non ferma ma rallenta e come succede a tutti si parte per staccare la spina. Non so quante volte l’avrò detta questa cosa: “Ho bisogno di staccare la spina”. Bisogno di distanza, di ritrovare quello che mi è naturale, di riprendermi la lucidità spesa in libreria e su questa dannata tastiera. E allora sono partito per staccare la spina.
Solo che, porco di un cane, quando sono in riva al mare, a fissare quella linea che tiene il cielo stretto all'acqua, mi arriva un messaggio che dice che ci sono novità, che il Corriere e Sky, strano ma vero, hanno citato il nostro blog, che lo Scorfano ha detto cose giuste al momento giusto e che, insomma, laggiù, vicino alla tastiera, stanno succedendo un sacco di cose. Mentre tu non ci sei. Mentre tu ti sei sentito stanco ancora una volta. Poco dopo aver letto questa cosa ho fatto una telefonata, ho camminato su e giù per una camera d’albergo, mi sono sentito un po’ in colpa per la mia distanza e poi, infine, mi sono detto da solo, sempre in una camera d’albergo, che mi sono sposato per amore. Che in realtà scrivo in un blog (male, ma ci scrivo) non perché sono stanco di fare altro ma perché sono incapace di fare altro. Non ditelo a nessuno, per favore, ma sono sempre stato incapace di fare altro.
Scusate se vi parlo delle mie emozioni, perdonatemi, ma mi sono sentito per qualche secondo felice. Faccio addirittura fatica a pronunciarla questa parola, così tanta fatica che voglio riprovarci: Felice. Felice semplicemente per come stanno andando le cose. Soddisfatto della tana che mi sono scavato, dei pochi compagni di viaggio che mi sono scelto o, voglio pensarlo, che mi hanno scelto e di come ci siamo organizzati. Come se mi fossi sposato per amore e non per stanchezza. Lo voglio credere ancora per un po’.
La riuscita di un viaggio dipende molto dai compagni di viaggio.
RispondiElimina(vale sia per te, sia per LoSco')
Io, a tal proposito, mi sento tanto tranquillo in questo periodo. E in ottima compagnia.
RispondiEliminaLo stesso vale per me, anche se questo l'ho già detto.
RispondiEliminaquoto Thu', che non è la mia altra identità... è solo che ci intendiamo delle stesse cose e ci piacciono glli stessi compagni di viaggio. :-)
RispondiElimina(mi piacciono tutti i vostri commenti)
RispondiEliminaBentornato gentile Disagiato,
RispondiEliminaanche a me fa piacere leggerti e capire dal tuo scrivere che la felicità tocca ancora le persone sensibili con il suo vellutato sfioramento.
E' sicuramente una bella soddisfazione quella di scrivere in un blog e di avere la diretta conferma ed apprezzamento dei lettori online, giuria ultima che ciò che si semina vale la pena del lavoro svolto.
Quindi bentornato online (magari direttamente dalle coste spagnole) ed a presto rileggerti nel tuo blog.
Sono sicuro che i vostri (tuoi e di LoSco) lettori sono alquanto aumentati in questi ultimi giorni. Potenza della rete di Internet.
Marco
Bellissima soddisfazione, anche se richiede parecchia fatica. Grazie delle parole.
RispondiElimina«Che in realtà scrivo in un blog (male, ma ci scrivo) non perché sono stanco di fare altro ma perché sono incapace di fare altro.»
RispondiEliminaOh Disagiato, perché per una volta non pensi meno in negativo e non scrivi qualcosa tipo
«Che in realtà scrivo in un blog (male, ma ci scrivo) non perché io non abbia voglia di fare altro ma perché mi piace fare questo e non altro»?
E dire che considero questo post il più ottimista tra quelli scritti fino ad ora. Ho addirittura inserito la parola "felicità".
RispondiEliminaE comunque a me piace fare questo e altro, ma questo al momento è quello che mi riesce meglio (figuriamoci il resto).