Ieri mattina una mia collega mi ha scritto un sms: “Non ci crederai mai ma davanti al nostro negozio c’è un banco di arancini. Ci vediamo più tardi”. E io sono stato subito contento. Contento perché a me gli arancini piacciono tanto e contento perché finalmente, durante la mia pausa di venti minuti, avrei saputo senza ombra di dubbio cosa mangiare: arancini. La mattina, quindi, si è trasformata nell’attesa di entrare nel centro commerciale, dirigermi verso il negozio, vedere che la mia collega non mi avesse fatto un cattivo scherzo (lei sa bene quanto mi piacciono gli arancini), entrare in negozio, lavorare e, finalmente, godermi la pausa al sapore di arancino
E quando qualche ora più tardi sono entrato nel centro commerciale ho avuta la prova che tanto desideravo: corridoi popolati da stand e banchi di squisitezze regionali. Davanti alla libreria specialità del sud, tra le quali, eccoli, i miei arancini. A ridurre il dispiacere di avere in negozio odori pungenti però è stato anche il fatto che attorno al negozio si sentivano quei dialetti che mi muovono il sangue: siciliano, napoletano e romano. “A signò, e assagi sta primizia”, diceva uno e il sorriso immediatamente mi si è allargato. Magari è un po’ razzista quello che sto dicendo, ma a me la gente che vive laggiù, al sud, mi mette il buon umore. Mi pare che laggiù i pensieri, se paragonati a quelli che stanno quassù, si muovano con più facilità e ironia, che la parola sia più accurata e, insomma, sarà legato a questioni personali, ma a me i meridionali piacciono. La dico tutta: vorrei vivere al sud e magari in Sicilia.
Sta di fatto che ieri, in negozio, è arrivato un bancale di libri da contare, pulire, prezzare e sistemare ma con la prospettiva di un arancino per la pausa. Sta di fatto che ho lavorato con la quasi puzza sotto il naso ma con una piacevole babele linguistica nelle orecchie. “A signò, venite che vi faccio assaggiare na squisitezza”, urlava uno. “Gennà, passami u sacchet”, urlava un altro proprio vicino all’ingresso del negozio e per tutto il giorno, mentre contavo, pulivo, prezzavo, sistemavo e facevo cassa i meridionali accanto al negozio facevano il loro mestiere intervallato da qualche risata e battuta. Simpatici i meridionali, pensavo. Poi, finalmente, la pausa. Mi sono lavato le mani, sono uscito dal negozio, ho comprato un arancino da un giovanotto cabarettista e poi mi sono infilato nel nostro magazzino per mangiarlo. Buono, l’arancino, ma un po’ freddo. Doveva essere scaldato ancora un po’.
E poi sono tornato a svolgere il mio lavoro con l’arancino qui nel petto, che faticava a scendere. I libri da sistemare continuavano ad essere tantissimi, sembrava si moltiplicassero, i clienti, neanche a farlo apposta, aumentavano e intanto fuori, mentre noi commessi pulivamo e prezzavamo e sistemavamo, i meridionali gridavano, vendevano, scherzavano e facevano tutto questo con una tale scioltezza e ironia che un cliente a un certo punto ha detto questa cosa: “Eccoli qua, i terroni”. Io l’ho guardato come per rimproverarlo. Perché terroni è brutto e poi i terroni, se vogliamo essere sinceri, sono simpatici. Urlano, è vero, però sono gente viva, solare, divertente. Non come noi musoni bresciani.
Questa mattina sono tornato in negozio per continuare a pulire, prezzare e sistemare e sempre accompagnato dalla puzza e dalle urla dei meridionali. Nel frattempo, con le mani sporche, ho anche cercato di soddisfare le richieste dei clienti. Ho fatto tutto velocemente perché intanto arrivavano nuovi libri da sistemare e poi c’erano quelli vecchi e i computer, proprio stamattina, hanno smesso di andare e i conti, mentre fuori i terroni urlavano e scherzavano, noi commessi bresciani ci è toccato di farli con la calcolatrice e mentre con la nausea nello stomaco facevo tutto questo ripensavo a quanto bella è San Sebastian, città piovosa e solare del nord della Spagna e pensavo che volevo andarmene da quel negozio, da quei libri e dai clienti.
Prezzavo e sistemavo, prezzavo e sistemavo e intanto fuori i terroni scherzavano, mangiavano, fermavano le belle commesse (hanno fermato anche quella che piace a me, li ho visti) e più il tempo passava e più non ne potevo più di tutta quella fiera temporanea. “Quand’è che se ne vanno?”, ho chiesto alla mia collega. “Chi?”, mi ha detto lei. E io dentro di me, mentre contavo, prezzavo, sistemavo, cercavo e camminavo e mentre fuori uno urlava “Ettore, anvedi quella che bona”, ecco, durante tutto questo ho pensato dentro di me: “I terroni. Quand’è che se ne vanno questi terroni?”. E poi ho pensato a San Sebastian, città del nord della Spagna. Dove non ci sono gli arancini ma c'è il mare.
Io sono di Trieste, ho vissuto a Genova e sto da vent'anni a Bari.
RispondiEliminaMadre romana, padre della campagna viterbese. Mia Zia vive in provincia di Novara. Con questo, credo di essere una sintesi quasi unica di italianita'.
La mia esperienza del Meridione, cominciata quando avevo 13 anni e' questa: un luogo gioviale e aperto, ma che non sa cosa sia l'individualismo. Ed e' una cosa negativa.
Il meridionale medio ti si piglia in casa con una ospitalita' omerica e ti fara' sentire parte della famiglia in 5 minuti, ma ha difficolta', secondo me, a capire le differenze e le distanze.
Sono anni che non mi riesce di trovare una palestra aperta di domenica, ad esempio (oddio, magari anche al Nord...non saprei), ma quando faccio notare questa mia esigenza, l'atteggiamento e' di sorpresa: "Ma come, la domenica si mangia e si sta in famiglia!". Che le mie esigenze possano essere diverse non viene semplicemente considerato. Non per cattiveria, ma per disabitudine all'idea che ognuno fa caso a se': esiste il gruppo, non l'individuo.
L'idea che io mangi alle 7 di sera e non alle 9 o alle 10 lascia ancora interdetti: le cose si fanno in un solo modo, e gli altri modi sono considerati con "sospetto".
Quando ho detto di voler diventare vegetariano, e' stato come fare outing: "meglio frocio", perche' come ci si puo' ritrarre di fronte al ragu' di nonna (cosa effettivamente difficile)? Alcuni miei amici non hanno minimamente preso sul serio il mio proponimento: troppo strano -nonostante il mio vegetarianesimo sia assai lasco: nelle grandi occasioni la carne la mangio...
Un meridionale (ma forse un italiano in genere) non tollera di vedere piercing, pizzetti strani, capelli rosa (tendenzialmente): semplicemente non e' questo il modo avito di acconciarsi, e si vede con fastidio chi vuole "far da se".
Ho degli amici che vivono da anni in Veneto. L'altro giorno, tornati qui giu', non hanno fatto che lamentarsi del fatto che se l'appuntamento a cena da amici e' alle 7.00, arrivare alle 7.30 e' considerato maleducazione. Loro fanno le cose in un modo (per cui l'orario e' indicativo, un "non prima delle ore x), e non ne concepiscono un altro.
Sono esempi un po' stupidi, non me ne vengono in mente altri. Il senso e' questo: il meridionale ti considera subito parte del suo mondo, ma il suo mondo e' fatto solo in un modo (e questo e' vero in tutte le societa' tradizionali: calde nel loro alveo ma monodirezionali). Mi diverto facendo un po' macello, alzando la voce? E perche' mi devi rovinare la giornata con la tua esigenza di silenzio?
Questo e' il limite del Meridione, e forse, anche se in misura diversa, dell'Italia in genere: ci manca l'individualismo.
Scusa la lunghezza, pero' ho voluto cogliere il destro per una riflessione che ho nel gozzo ormai da un po'.
uqbal
(PS: la frittura riscaldata e' triste)
RispondiElimina@ucqbal
RispondiEliminaLe contraddizioni che mi racconti tu sono le stesse che mi raccontano alcuni amici che abitano più o meno vicino a me. Rimane che il sud continua ad affascinarmi per le cose che ho percepito con l'occhio da turista e basta: il mare, il sole, la cucina e, non mi dispiace del tutto, le palestre e i negozi chiusi di domenica, che ogni tanto stare fermi non guasta.
Poi, come racconti tu, viverci è un'altra cosa. Anche Brescia, rispetto a una cittadina del sud, è sicuramente più organizzata ma potrei raccontarti il costo interiore e non solo interiore di questa organizzazione territoriale.
Questo "ogni tanto stare fermi non guasta" e' esattamente la risposta che mi darebbe un meridionale, e che a me da' fastidio (magari non e' solo sull'asse Nord-Sud che va fatta sta discussione).
RispondiEliminaIn linea di principio e di fatto puoi avere mostruosamente ragione, ma per me prevale un altro principio trascendentale ed ineliminabile: "sono fatti miei quando voglio andare in palestra!".
Non e' per prendermela con te, ma solo perche' adesso sono riuscito ad esprimere compiutamente quel che volevo dire...
uqbal
È un post molto onesto, questo. Dire che hai pensato "i terroni" è una roba che il 90% dei blogger non avrebbe avuto il coraggio di scrivere. ;)
RispondiEliminaIo sono blogger di spirito oltre che grandissimo e affermatissimo intellettuale ;)
RispondiEliminadov'è quella che piace a te?
RispondiElimina(che la voglio fermare anche io, da semi-terrone)
variabile
Negozio Oro Fino, un cinquantina di metri dalla libreria. Appena vieni facciamo che tu la vai conoscere così poi me la presenti. Che io sono timido ;)
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RispondiElimina@Preferireidino
RispondiEliminaIo mi considero meridionale, di base: i miei vent'anni a Bari vanno considerati su 33 totali...è la città dove ho vissuto più a lungo e sono diventato adulto.
La mia idea è che l'opposto dell'individualismo sia proprio il clan: come nelle società tradizionali, ovunque nel mondo.
Lo Stato moderno, e con esso il senso civico, non nasce dal solidarismo del gruppo, dal "noi", quanto piuttosto dalla composizione dei conflitti tra i singoli. Davanti allo Stato ci si presenta per la persona che si è, non come figlio, nipote, fratello o sorella di qualcun altro. Io, come individuo, so di avere dei diritti e rispetto quelli degli altri per salvaguardare i miei, non perché "gli voglio bene", che invece è la molla, più o meno sincera, del clan ("E' sangue del nostro sangue", per dirla in maniera retorica).
Quel che tu chiami individualismo io lo chiamo egoismo. E quello è ampiamente diffuso ovunque nel mondo. Ma c'è modo e modo di essere egoista: posso rivendicare qualcosa per me e mettere in gioco me stesso e quel che sono, nella richiesta, oppure posso mettere in gioco la rete di interessi del clan, che è il modo tipico della relazione nel meridione: per cui lavoro se sono "parente di" e non se sono io una persona capace, che una cosa offro un'occasione ad amico piuttosto che ad un esterno, anche se più meritevole, ecc. ecc.
Ma senza voler fare l'antropologo della domenica, riprendo la tua ultima frase.
Ridere delle abitudini altrui è il segno che non le si capisce. Mi puoi accogliere a braccia aperte, ma questo non vuol dire che stai capendo la mia esigenza personale, se pensi che il mio voler andare in palestra di domenica sia un fatto ridicolo.
Io la pur sincera gentilezza di chi mi accoglie ma non capisce i miei bisogni preferisco declinarla con garbo, e amici come prima.
uqbal
Beh, caro Uqbal, da palermitano che vive a Milano e sta con una trevigiana potrei sia dissentire che concordare sulle cose che hai scritto. Ne cito solo una, che mi pare la più grossolana (ed errata): il fatto di lavorare "se sono parente di" non è una caratteristica tipicamente meridionale ma direi tipicamente italiana 100%.
RispondiEliminaPer il resto, caro disagiato, se vuoi vivere in Sicilia ricorda che gli arancini, in realtà, si chiamano arancine :-)
manfredi
Non è che io abbia capito bene il passaggio del "Disagiato" da simpatizzante ad infastidito dai casinisti terroni (io sono calabrese!), ma penso che il chiasso continuo ed il loro atteggiamento da bulletti l'abbiano stancato (come criticarlo? succederebbe a chiunque). Penso che doveva chiarire se il suo cambiamento fu dovuto al loro comportamento, o ad un suo proprio stato d'animo\situazione -- meno importante, allora, nel contesto del discorso "nord-sud".
RispondiEliminaComunque, posso assicurare che quei comportamenti sono fastidiosi per tutti; sicuramente quei tamarri si sentivano "in trasferta" e ne approfittavano, "semplice" cattiva educazione da non prendere come norma (o da prendere per generale, ormai).
Manfredi
RispondiEliminaInfatti mi chiedevo anche se l'asse Nord-Sud sia l'unico da prendere in considerazione, e non mi nascondo che l'Italia intera è assai diversa da società tipo quella inglese.
Poi, se posso, sarei curioso di sapere se dissenti o concordi.
Sono d'accordo con Vincenzo, cmq: in trasferta, e magari in reazione "difensiva" all'esser visti come "terroni", è facile che le persone citate si siano comportate in maniera esagerata.
uqbal
@Manfredi
RispondiEliminaSe non erro: arancini in Calabria e Arancine in Sicilia. Ma magari erro.
@Vincenzo
RispondiEliminaHo raccontato quanto la stanchezza fisica porti a una matematica stanchezza delle idee e dei sentimenti. Basta pochissimo per diventare cattivi.
In Sicilia è arancine ovunque tranne che a Catania, che le chiamano arancini e li fanno a punta (ahiloro :-)
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'essere visti come terroni... C'è un problema di fondo, che solo chi è nato meridionale e si è trasferito al nord può comprendere. Il fatto di essere, appunto, terroni. E' come se, per il semplice fatto di essere nati da un'altra parte, dovessimo alzare le mani e dire: "Siamo gente perbene". Un terrone viene sempre visto con sospetto. Fa qualcosa di buono? Ehi, allora questi terroni non sono come sembrano! Fa qualcosa di fastidioso? Eccoli, i soliti terroni! C'è questo sospetto continuo, questo dover giustificare qualsiasi azione compiamo che, alla lunga, diventa grottesco. Soprattutto se allarghiamo l'orizzonte di questi comportamenti cosiddetti fastidiosi.
Per citare un libro drammatico come "Terroni" di Pino Aprile, "nella civile Treviso, un sindaco può proporre la rimozione delle panchine del centro per impedire che siano contaminate da terga extracomunitarie. E viene rieletto. Ma quando chiude lo stesso salotto cittadino ai cani domestici (e alle loro deiezioni), la popolazione scende in piazza e protesta. Nella scala delle dignità difendibili, Treviso pone i cani (e persino le loro feci) più in alto degli extracomunitari".
Per quanto riguarda le cose scritte da Uqbal... concordo sul fatto che ci sia una certa affettuosità di fondo che a volte può sembrare eccessiva. Dissento, o comunque resto molto perplesso, nel sentire che questo approccio possa essere fastidioso o fuori dal mondo: prova a dire a uno spagnolo, a un irlandese o a un tunisino che ceni alle 19. Poi, eh, non so chi frequenti tu ma ti assicuro che la gente che frequento io non gliene può fregare di meno dei tuoi orari di cena o palestra :-)
Il punto e' che alla gente puo' fregare veramente poco, ma la palestra rimane chiusa.
RispondiEliminaE la palestra e' una fesseria. Quando cominciamo invece a ragionare, chesso', di omosessualita', coppie di fatto, sessualita' in genere, tempo pieno a scuola (che al sud non esiste) e tante altre questioni, ti accorgi che l'approccio e' lo stesso, ma ti passa la voglia di scherzarci o scrollare le spalle.
(Eppure nelle zone urbane, come Bari, progressi ne sono stati fatti tantissimi).
uqbal
Per me la questione è molto semplice:
RispondiElimina1. A sud del Po, a est del Tagliamento e a ovest dell'Adige, siete tutti "Napoli".
2. A nord delle Dolomiti sono tutti crucchi.
Non pensiate che io pensi che 2 sia meglio di 1, anzi.
Posso farti una domanda? Qual'è il luogo più a sud d'Italia che hai visitato?
RispondiEliminaDario Scimè
Sciacca, Sicilia.
RispondiEliminaOh, poco distante da me allora. Magari vienimi a trovare, se ne hai voglia. So che in quello che hai scritto c'è una parte di letteratura, una parte di stanchezza, una parte di sottile ma comprensibile intransigenza (mai mi permetterei di darti del razzista), ma penso che neanche tu creda fino in fondo a quanto dici. Scrivi molto bene ma purtroppo ti riveli in quella ripetizione tra il commesso che mette a posto e continua a mettere a posto e u viddrano (da me si dice così) che dice sempre le stesse cose, ti sveli nel gusto di chiudere in quel modo, ti sveli nel piacere di sentirti politicamente scorretto nello scrivere sul blog quello che scrivi. Non fare letteratura, non perderti l'autenticità. Oppure, se è vero tutto, non scrivere che ti piacerebbe vivere in Sicilia per poi dichiararti innamorato di San Sebastian. Io vengo qui perché mi interessa l'epopea umana tua e dello Scorfano, mi interessa sapere come vedete il mondo, una parte d'Italia che non vivo quotidianamente. Mi interessa la vostra verità, la tua, in particolare, che ti conosco anche poco. Che c'è, quando vuoi
RispondiEliminaHo dimenticato di firmarmi: Dario Scimè
RispondiEliminaDario, quello che scrivo spesso si stacca da me nel senso che spesso parlo non di me commesso, non di me in quanto essere umano, ma cerco anche di parlare di commessi ed esseri umani in generale. E forse questo punto di vista allargato è letteratura. Bassa, bassissima letteratura, ma sempre letteratura. Come ho detto in un commento che puoi leggere sopra ho cercato di mostrare come spesso la stanchezza e il ritmo industriale del lavoro porti alla cattiveria e al razzismo. Io non sono così ma molti commessi lo sono. Se dovessi scrivere sempre di me, di come sono io commesso, rischierei di creare un blog (la parte di blog che mi compete, ovviamente)dove ci si dà in continuazione pacchette sulla spalla. Tutti di sinistra, tutti non razzisti, tutti coerenti, tutti educati e, insomma, tutta gente che si capisce. Ecco, io vorrei tanto (e vedo che non ne sono capace) di descrivere anche quella parte del centro commerciale o dei commessi che non sono come noi. E adesso mi sento tanto in colpa per aver utilizzato il NOI). Bene, queste parole ho dovuto pensarle e calibrarle.
RispondiEliminaInvece mi viene tanto, tantissimo spontaneo, chiederti scusa per il fatto di averti fatto un po' incazzare. Io adesso vado a fumarmi una sigaretta per questa cosa, Ecco, questo sono io. ;)
Incazzare? No, No. Anche io ho giocato un pò sporco presentandomi subito come siciliano, e quindi creando le premesse per una rivendicazione di dignità terrona ferita dal commesso suburbano. Pace fatta. Dario
RispondiEliminaChe mi serva da lezione, quindi. Pace fatta.
RispondiEliminaIl fatto, e adesso parlo sul serio, è che la tua bassissima (scherzo, eh? )ma comunque dichiarata letteratura, offre lo spunto per commenti come quelli che poi leggo sull'individualismo, sulla mancanza di rispetto, sulle palestre chiuse, i pircing, le pulpette della nonna. Lì parliamo sul serio no? Ecco lì ci sarebbe da incazzarsi. O no? Dario
RispondiEliminaSai a me cosa fa incazzare Dario? Mi fa molto incazzare il primo commento al post dello Scorfano, quello fotografico sulla Sarneghera. Mi fa incazzare perché quello è il razzismo, quello significa sabotare l'intelligenza. Chi l'ha scritto è un non leghista anonimo, uno che probabilmente vota come voto io. Io non sono leghista e non sono razzista (me lo dicono che non sono razzista, sia inteso), però spesso i nostri post vanno immeritatamente a piegarsi verso il populismo e l'aridità intellettuale. Ecco, ripeto, io vorrei tanto mille commenti come il tuo o come quelli qua sopra che, invece, i commenti anti Bossi di questo tipo. L'anonimo, e magari esagero, è come Bossi.
RispondiEliminaSì anche perché mi sentirei parecchio frustrato, fossi lo Scorfano, se dopo tanta attesa, le foto e il post, il primo che passa mi spara, consentimi, una minchiata. E' il suo essere del tutto inconferente che mette a disagio (e tu te ne intendi): non è una battuta, non è una considerazione, non è manco buona come provocazione. Mette tristezza, ecco, tanta tristezza. Come tutte le volte in cui ti sprechi. D.
RispondiEliminaIn provincia di Ragusa le arancine sono a punta. E a me risulta che:
RispondiElimina1. le arancine sono siciliane, quindi i calabresi dovrebbero chiamarle col loro nome ;)
2. anche a Catania si chiamano arancine.
Non vorrei essere banale e scontata, ma più la mentalità è chiusa e più si rischia di incorrere in questo modo di fare: come lo faccio io è giusto e basata. Lo dico da siciliana che ha un'amica che in un paesino del nord-est viene additata se mette dei collant fucsia e da cittadina europea. Adesso qui in Austria, loro la sanno sempre più lunga e le cose belle sono sempre quelle che fanno loro e come le fanno loro, la domenica i negozi sono chiusi (questa viene dal cattolicesimo, direi), la sera non si lavora dopo le 6 o le 7 (cavoli tuoi se non esci prima dall'ufficio per andare a fare la spesa), al sabato bisogna stare attenti perché spesso i negozi sono chiusi, la domenica alcune palestre sono aperte, ma mai dopo le 7.
Dimenticavo l'italiano medio: lui ha più stile degli altri, lui è sempre un gentiluomo, ci sa fare con le donne, lui è più furbo di tutti gli altri. Anche le donne la pensano così: gli uomini nostrani sono sempre i migliori (anche quando li devi accudire come i bambini).
Si chiama chiusura mentale. E tutto il mondo è paese ;)
Chiusura mentale mi pare una buonissima formula.
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