lunedì 31 gennaio 2011

il segnapagine del 31.I.2011

Linkiesta.it: è nato in Italia un nuovo giornale digitale.
In coma è meglio, Il gusto di far morire Carlo: «La stupidità non si divide e non si somma, è sempre tutta intera. Questo significa non solo che prendere uno stupido o prenderne cento è la stessa cosa, ma significa anche che basta una sola persona stupida per avere una società di stupidi».
Rafeli, Dice il saggio: «Dice il saggio: vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo. Dico io: ma come si fa? Vivessi questo giorno come fosse l’ultimo, secondo te sarei qui a leggere pdf sul monitor sorseggiando caffè tiepido e sciapo?»
Terminologia etc., Bullismo, mobbing e bullying: «Un’insegnante mi diceva che il bullismo nelle scuole è sempre più diffuso. Riflettevamo sulla parola, che non deriva direttamente da bullo ma è un calco dell’inglese bullying…».
La nuova eresia, Sopprimere le rivolte: «Così come Mubarak ha potuto spegnere internet così può fare qualsiasi governo, dal più dittatoriale a quello più democratico, se si dovesse trovare in pericolo. Anche i governi democratici possono prendere il controllo di internet e della telefonia mobile in qualsiasi momento».
Disma, Sono donna e dico basta: «Trovo che la gallery/iniziativa di Repubblica “Sono donna e dico basta”, sia una delle cose più imbarazzanti che mi sono capitate sotto gli occhi negli ultimi mesi».

la ministra del web

di lo Scorfano

Ma esiste un motivo? O almeno qualcuno che me lo sappia spiegare?
Intendo: perché bisogna annunciare le materie dell’esame di Stato su YouTube? A che scopo? Per sembrare moderna e tecnologica? Per apparire vicina ai giovani? Per far sentire ai medesimi giovani che i loro insegnanti (i quali invece si presentano in classe in carne ossa e libri sottobraccio, poveri vecchi) sono sorpassati e non-tecnologici?
Ma soprattutto, perché tutti gli organi di stampa (tv, radio, internet) devono anche sottolinearla questa faccenda di YouTube, tutti quanti? È importante? E perché sarebbe importante? Cosa cambia nell’esame di Stato? Cosa cambia nelle materie prescelte? Cosa cambia in genere?
(Non cambia niente. E, in aggiunta, il video fa pure pena.)

domenica 30 gennaio 2011

il segnapagine del 30.I.2011

Chamberlain, Ah, la rivoluzione: «A guardarla da fuori la rivoluzione manca della sua caratteristica fondamentale: non ha il nostro sangue, solo quello degli altri».
Haramlik, Scrivi che sono orgogliosa…: «Chissà quante volte l’ho raccontato, su questo blog, cosa sono gli egiziani, e quanto questo popolo riesca ad essere assurdo, disarmante, commovente e, soprattutto e prima di tutto, perbene. Profondamente, irrimediabilmente, immensamente perbene».
Fabristol, Un’altra rivoluzione: «Non è vero che l’Egitto è nel caos. Non è vero che ci sono violenze incontrollate contro negozi e saccheggi. Non è vero che si sono gli islamisti in piazza. Non è vero che il museo nazionale è in pericolo».
Invisiblearabs: un bel blog in italiano per capire qualcosa di quel che sta accadendo in Egitto (sempre grazie a Lia).
Heart Attack, Paura: «Vorrei poter dire che quando quel momento giusto arriva, nel profondo lo sai che è il momento da afferrare, ma sarebbe una patetica menzogna. Invece, non sai proprio un diamine di niente e accetti il rischio di rovinare tutto solo perché stai soffocando e l’unica cosa che sai é proprio che non sai niente e soprattutto che non sai quanto tempo ti rimane da vivere in questa ipossia».
Nonunacosaseria, Ecco perché deve dimettersi: «Ora sostituite la parola "zoccole" con la parola "viado", la parola "Berlusconi" con la parola "Marrazzo", la parola "presidente del Consiglio" con la parola "governatore del Lazio", la parola "PdL" con la parola "PD" e avrete…»

Berlusconiani

di Sempre un po' a disagio

Le vicende di questi giorni che coinvolgono Berlusconi cominciano a far sussurrare anche quelli che prima insistevano a perpetrare un silenzio lungo un secolo e una reticenza sulla politica blindata forse da disinteresse o forse da noia. Ma ora il vicino di casa esprime un disappunto simile al mio e poi la collega che dice che è uno scandalo e poi il genitore che non ne può più e poi i giornali e la televisione e i blog e il fruttivendolo e, insomma, così tanta altra umanità. Inoltre si aggiunge la memoria che tende d’istinto a cadere all’indietro e allora riassumo le facce di quelli che frequentavano la mia università e nell’amarcord non riesco a scovarene uno, dico uno, che abbia dedicato una parola comprensiva, (anche nel passato remoto che si fa sentire) o un atto di solidarietà verso Berlusconi.

sabato 29 gennaio 2011

parlare di patrimoniale

di lo Scorfano

Queste le parole pronunciate ieri dal premier Berlusconi, nel videomessaggio mandato in onda dalla Rai, da tutti i tg Mediaset e da quello di Sky in prima serata, e quindi ascoltate dal 60% almeno degli italiani (i quali non hanno altri canali informativi):
Un'opposizione debole, divisa e frammentata, senza leader, senza idee, senza programmi, che sa solo proporre nuove tasse, come, ad esempio, la patrimoniale che penalizzerebbe tutte le famiglie italiane, che deprimerebbe gli investimenti, metterebbe in fuga i capitali e riaprirebbe la corsa alla spesa improduttiva.
Finché ci sarò io, proposte come queste non passeranno mai: gli italiani lo sanno e possono stare tranquilli: la patrimoniale non passerà mai!
Queste invece le parole che ho trovato sul sito del Pd, nella pagina chiamata “Le nostre idee” (altre pronunciate in tv o ai tg non ne ho trovate, purtroppo; le avessi trovate ne sarei stato molto felice):   

l'infelicità

di lo Scorfano

In terza, inizio finalmente a leggere il canto V dell’Inferno. Sono contento, perché c’è Francesca da Rimini, perché c’è il discorso sull’amore, nucleo incandescente del poema, perché è questo il momento in cui posso far cogliere loro il senso di quello che sta avvenendo nella storia dantesca, il punto decisivo, l’attimo in cui tutto cambia.

Ma il canto V inizia lentamente, non c’è subito Francesca. Prima c’è altro, c’è Minosse che ringhia, la bufera infernale e anche un piccolo elenco di altri dannati, tutti morti per amore. Io leggo. Poi mi fermo e provo a spiegare qualcosa. Ci sono due terzine che potrei anche saltare; parlano di un’antica regina assira, Semiramide, e dicono che era famosa per la sua lussuria.  

venerdì 28 gennaio 2011

il segnapagine del 28.I.2011

D-Avanti, Spiegatemi: «E arriviamo al vero punto del problema, gente. Il punto è che ha vinto Cozzolino, che è l’uomo di Bassolino. E guarda caso improvvisamente abbiamo scoperto che il Partito in Campania non esiste, e che la rete di contatti e di voti la tengono in mano ancora i bassoliniani».
La Stampa.it, 2011, fuga dall’università: «C'è una cultura diversa da parte delle famiglie. Una volta si cercava nella laurea la promozione sociale, ora ci si è resi conto che proseguire gli studi nella maggior parte dei casi non permette di fare alcun salto di classe sociale».
Dis.amb.iguando, Perché ripetono sempre le stesse cose: «Che ripetere un argomento serva ad aumentarne la credibilità può sembrare banale, ma è qualcosa che molti studi psicologici dicono da anni: le persone credono di più a ciò che hanno già sentito ripetere più volte».
Varie non eventuali, Ora labora et dispera: «La gggente crede che le prof entrino in classe, spieghino, interroghino, facciano le verifiche, diano i voti, calcolino la media , la scrivano sulla pagella e bon. Invece no».
Il Post, Il gran casino delle primarie a Napoli: «chi parlava di aver visto votare dei noti esponenti del PdL locale, chi faceva riferimento a folti gruppi di cinesi, chi parlava di infiltrazioni della camorra, chi addirittura sosteneva che molte di quelle schede non fossero state fisicamente votate da alcun elettore».
Jonkind, Ha telefonato il rag. Spinelli…: «Ma lasciatemi sperare, ora che emerge sempre più, giorno dopo giorno, il carattere sanguigno e battagliero delle Minetti, delle Polanco, delle Faggioli e di tutta la truppa puttanesca del bunga bunga, che a un certo punto…»
Wittgenstein, Su Saint Lucia non la raccontate giusta: «in assenza di prove altrettanto forti, non è ammissibile dire ulteriori balle, come stanno facendo i finiani togliendo credibilità alle loro ragioni, se ne avessero».

è stato bellissimo, prof

di lo Scorfano

L’altra sera ho guardato Ausmerzen di Marco Paolini. Mi è sembrato un momento (due ore, in realtà) di grande televisione, quel tipo di televisione che mi piacerebbe vedere qualche volta di più: un monologo ben congegnato, ben recitato, intenso, informato e argomentato, con un finale incisivo che mi ha lasciato quasi stordito. Poi c’era il dibattito, ma io non ho retto e dopo pochi minuti sono andato a dormire.

Ieri mattina, giovedì, sono entrato in classe e avevo molta voglia di sentire quale opinione se ne fossero fatti i miei studenti. Li avevo avvertiti, martedì: avevo consigliato ai ragazzi di quinta liceo di guardarlo (anche solo per ragioni disciplinari: è pur sempre storia del Novecento…), avevo spiegato loro chi è Marco Paolini e cosa significa, in tedesco, la parola Ausmerzen, sopprimere. Mi pareva che fossero interessati. Avevo anche notato, lo ammetto, che, nonostante la pubblicità degli ultimi giorni, nessuno sapeva che il programma ci sarebbe stato; ma non ci ho badato molto, lì per lì. E ieri mattina, quindi, sono entrato in classe e ho chiesto.  

giovedì 27 gennaio 2011

il segnapagine del 27.I.2011

Haramlik, Cairo: una cronaca da chi non c’era: «E, da quel momento, diventa evidente che la folla che occupa le strade è sola, che il democratico Occidente spera solo che sbaracchi al più presto e che nessuno muoverà un dito per difenderla, quando la polizia la attaccherà. Quindi, diventa evidente che la polizia attaccherà».
Squonk, Stupidità distribuita: «acciocchè cinesi e igieniste dentali trovino adeguata rappresentanza».
Left Wing, Vedi le primarie e poi muori: «Il fatto è invece che le primarie si iscrivono in un’altra logica, che è quella non del supplemento, ma della supplenza. Suppliscono a quello che il partito non riesce più a fare. Così, se non riesce a scegliere un candidato, ci si illude che possano riuscirci le primarie».
ScuolaOggi, Non c’è trippa per cani: «Andare a cercare all'interno di un consiglio di classe chi sia e se ci sia un docente più bravo di un altro significa innescare competitività (e non competenze!) proprio in un gruppo di lavoro in cui, invece, occorre costruire il massimo della coesione e della corresponsabilità».
Terzo livello, È ora di finirla: «Ogni giorno, già da qualche tempo, faccio il riepilogo di come stanno i miei amici, come fosse un bollettino di guerra. Alcuni di loro cercano disperatamente un lavoro e trovano offerte come 1 mese di contratto non rinnovabile.»

La memoria

di Sempre un po’ a disagio

Gennaio è il momento dei libri di giardinaggio e della loro colorata esposizione vicino all’ingresso del negozio. Così la primavera arriva due mesi prima, da noi, e viene voglia di mettersi già in maniche corte se non fosse che tutti indossano maglioni di lana, berretti e cappotti pesanti. Allora ci si sente ridicoli solo per averla pensata, quella cosa. Ma i libri di giardinaggio spuntano dagli scatoloni, pronti ad essere messi in bella mostra per i signori che si preparano al declino curando orti, giardini, piante, fiori e bonsai. In questo momento dal corridoio del centro commerciale potete vedere dentro la libreria una chiazza verde, una specie di giardino dentro un negozio. Ecco, quella è la bella esposizione fatta da me o da una delle mie quattro colleghe. Non che abbiamo fatto un’immane fatica, però la maggior parte delle volte ne andiamo fieri di quella colorata esposizione. Per cinque mesi nessuno ci chiederà più dove si trovano i libri sulle magnolie o sugli orti per il semplice fatto che saranno lì a chiamarvi, quei libri, nuovi e freschi di stampa.

mercoledì 26 gennaio 2011

il segnapagine del 26.I.2011

La Privata Repubblica, Il grande corruttore: «Uno dei grandi, imperdonabili luoghi comuni che affliggono il dibattito pubblico italiano (o ciò che ne resta) è la qualifica affibbiata a Silvio Berlusconi di cattivo esempio, data la sua condotta sicuramente censurabile, e di corruttore delle giovani generazioni».
Nonunacosaseria, Il muratore, la mancanza di umiltà…: «Oggi, per motivi professionali, mi sono incontrato con il direttore di una scuola di formazione per lavoratori del settore edile. Mi ha detto che dalle nostre parti tra coloro che si avvicinano ai mestieri di muratore, carpentiere e posatore un buon 70% è extracomunitario».
Francesco Sylos Labini, Come ti divento uno scienziato “citato”: «Ma cosa significa valutare l’attività di uno scienziato? Come classificare la qualità della ricerca? Come scegliere i progetti a cui dare dei finanziamenti? Intorno a queste domande c’è nel mondo un grande dibattito, di cui in Italia non si sente una grande eco se non per schemi iper-semplificati e dunque sbagliati».
Il sub, Ve la do io la Tunisia: «In queste vivaci descrizioni dell’Italia come una specie di dittatura machista, sfugge sempre il particolare che qui si vota e si elegge un governo. Cosa che per larga parte del mondo non è proprio un particolare trascurabile, e porta gente a morire, a finire in galera, a subite torture e umiliazioni».
Layos, Una domanda ingenua: «Il postulato dominante: “non si fanno i processi in televisione” ma chi diavolo l’ha stabilito? E perchè poi?»

regalo di laurea

di lo Scorfano

Così i ministri Gelmini e Sacconi appena ieri:
I genitori la smettano di regalare auto ai figli laureati, e ai neodottori offrano piuttosto il riscatto dei contributi relativi agli anni dell'università.
A me, per la laurea, i miei genitori non regalarono niente. Essi sostenevano di avermi appunto regalato la laurea.

pifferi

di lo Scorfano

Leggo, in quinta, una notissima lettera aperta di Elio Vittorini a Palmiro Togliatti. Siamo dentro la settimana del “recupero” e quindi dovremmo fermarci a recuperare (poi nessuno recupererebbe niente, va da sé, ma fermarsi è obbligatorio): però, in quinta, non ho nessuna insufficienza e quindi , obbligatorio o meno, non ho niente da recuperare; studiano tutti, non ci posso fare niente.

Perciò ho pensato di fare un mini-percorso di approfondimento sul neorealismo, che a maggio si fa sempre fatica: ho parlato dei sogni post-resistenziali, della cultura dell’«impegno» e della letteratura militante, di Sartre e della rivista il «Politecnico». Abbiamo visto un film di De Sica; e ho provato a spiegare cosa possa essere un clima culturale diffuso, come quello che appunto chiamiamo «neorealista»; a loro, poveri ragazzi del terzo millennio, che vivono un clima che è soltanto sottoculturale e che fanno fatica a comprendere persino le parole che uso.

E allora, quando ho definitivamente capito che il mio lessico e i miei gesti non potevano bastare, ho pensato che le parole vere dei protagonisti veri di quel clima culturale sarebbero state meglio delle mie. Per forza, ho pensato. E ho scelto di leggere con loro la lettera che Vittorini scrive a Togliatti:  

martedì 25 gennaio 2011

il segnapagine del 25.I.2011


La vita è sogno, Noi abbiamo le righe: «Ecco, gli studi umanistici italiani sono le nostre righe sul maglione (...) Dico solo: noi abbiamo le righe. Perchè far finta di essere uguali agli altri?» 
Quadernino, Promemoria: «Persone dotate di simili caratteristiche al governo non ci dovrebbero stare, in nessun governo, per mancanza della benché minima attitudine alla composizione dei contrasti, alla ricerca del dialogo e del compromesso, sprovviste come sono di tutte quelle piccole doti intellettuali e umane che in democrazia risultano indispensabili a evitare che ogni scontro degeneri in guerra civile». 
Repubblica.it, Quando Moravia e Freud sparirono dagli scaffali: «Era vietato leggere Alberto Moravia. Vietato Sigmund Freud e anche Italo Svevo. Niente Thomas Mann e la Montagna incantata. In certi passaggi della Storia le parole diventano sovversive e i libri spaventano come il pensiero quando è libero». 
Polisblog, Nicole Minetti come Stakanov: «Sentendo questi elogi sperticati ad una ragazza fino ad oggi nota alle cronache per abilità e precedenti poco attinenti alle Aule consiliari, viene voglia di andare a cercare il suo curriculum e a verificare la sua grande abilità di legislatore regionale…» 
Vibrisse, Cosa disse veramente il cardinale: «Vorrei far notare come per Bagnasco le notizie, effettivamente circolate in questi giorni, secondo le quali l’attuale capo del governo è indagato per aver abusato dei propri poteri e fatto sesso a pagamento con una prostituta minorenne, siano notizie di “comportamenti contrari al pubblico decoro”.» 
Il prof bicromatico, La classe punto: «Entro, senza dire una parola disegno un punto al centro della lavagna vuota e con lentezza misurata e sguardo serio dico alla classe che ha un’ora di tempo per osservare il punto in assoluto silenzio e con maniacale attenzione».

loro

di lo Scorfano

Credo sia stato alla fine degli anni Novanta: successe che i titoli di prima pagina del Giornale di berlusconiana proprietà cominciarono a iniziare tutti con un verbo. E il soggetto, sottinteso, era sempre lo stesso: “loro” («Vogliono tassare il pane»; «Ci toglieranno la seconda casa», «Metteranno le mani nelle tasche degli italiani» ecc., tanto per dire). Loro, il soggetto sottinteso, eravamo noi, cioè quelli di sinistra o di centrosinistra o antiberlusconiani, in qualche modo; quelli che stavano con Prodi. Io rabbrividivo davanti a quei soggetti inespressi ma non capivo bene il perché. Rabbrividivo e basta, quasi senza coscienza di farlo.

Oggi, passati molti anni, so perché rabbrividivo, l’ho capito. E so che è un brivido fuori moda, il mio, ma continuo a provarlo.  

lunedì 24 gennaio 2011

il segnapagine del 24.I.2011

Primo Levi, Il galateo del Lager: «La corruzione era dominante in Lager, cosa che aveva molto stupito tutti, perché, noi per lo meno, noi ebrei italiani che avevamo avuto contatto molto tardi con i tedeschi, ci eravamo fatti l’immagine ufficiale dei tedeschi, cioè crudeli ma incorruttibili; invece erano estremamente corruttibili». 
Freddy Nietzsche, Non ci si crede: «Sono stati questi anni di martellamento. Anni in cui si è incistata nella nostra mente l’idea che la galera fosse una cosa per negri tossici o ladri, non per politici disonesti». 
Dis.amb.iguando, Che senso ha l’appello del Pd?: «Lasciamo da parte ogni pedanteria – mi sono detta – e consideriamo l’operazione complessiva: è troppo grossa per pensare che non segua nessuna strategia». 
Livefast, Un metodo come un altro: «È l’idea stessa della debolezza a rendere deboli. I forti si sentono forti ad ogni istante, senza tregua, per tutta la vita». 
In coma è meglio, L’ozio nobilita l’uomo: «Avere il tempo per fare quello che si è scelto dovrebbe essere l’aspirazione di tutti, non una disgrazia. Uno che fa solo ciò che è costretto a fare finisce col diventare identico a milioni di altre persone». 
Suzukimaruti, Un popolo esigente: «Qualcuno mi spiega cosa c’è di così onorevole nel comportamento di Cuffaro, verso cui leggo commenti quasi ammirati?»

Aman e Asterix

di Sempre un po’ a disagio

E’ successo che ho preso il televisore nuovo e da quando questo aggeggio costoso è entrato in casa guardo meno film. Non perché la passione verso i cowboys o le storie d’amore sia diminuita ma perché, semplicemente, davanti al televisore mi imbambolo come un uomo di bassa categoria. Niente da fare, non riesco a staccarmi dalle televendite e dalle sfide tra cuochi maldestri. Così io, che non ne avevo uno funzionante da un po’ di tempo, accendo il televisore con l’intenzione di guardare un film e poi mi perdo nel labirinto dei palinsesti. Mi dico sì, sì, ancora dieci minuti e schiaccio play, ma poi il tempo e i cuochi e le promozioni di panche ginniche mi divorano la sera e gli occhi si stancano e il letto chiama.

Due film (uno non è proprio un film) questa settimana sono riuscito a vederli, però.

domenica 23 gennaio 2011

il segnapagine del 23.I.2011


Ottagono irregolare, Il mio principio è più lungo del tuo: «Il motivo per cui non combatto battaglie di principio è costituito quasi interamente dai potenziali compagni di battaglia. Magari alcuni principi andrebbero anche difesi, ma tanto diventerebbero strame a causa dei loro difensori. Anzi, aggiungo: più il principio è nobile e importante, più sarà oltraggiato da chi lo sostiene». 
Letti separati, Strane forme di cecità: «Alcuni miei studenti son poveri cristi, ciechi al viso degli altri: trattano il volto umano – l’oggetto più significativo, affascinante e bello di tutta la realtà – come fosse un albero, un muro o un palo della luce». 
Il Nichilista, Sgarbi: Gomez è un «mafioso»: «Ma loro come potevano immaginare che Sgarbi si sarebbe messo a urlare e vomitare insulti senza senso? Avrebbero tanto voluto raccontare il caso Ruby per filo e per segno e commentarlo pacatamente (per quello avevano invitato Sgarbi), ma proprio non ci sono riusciti». 
Claudio Fava, Il silenzio dei padri: «I padri che amministrano le figlie, che le introducono alla corte del drago, le istruiscono, le accompagnano all’imbocco della notte». 
Alberto Cane, Indignatevi: «Non è la vergogna che fa le rivoluzioni, tuttavia la vergogna è già una rivoluzione in qualche modo. Se un'intera nazione esperimenta davvero il senso della vergogna è come un leone accovacciato pronto a balzare».

Persone che aiutano

di Sempre un po' a disagio

Da Lucia Annunziata, un’ora fa circa, Emilio Fede ha tentato di discolpare il suo padrone con la colpa e cioè sottolineando come Silvio Berlusconi sia stato magnanimo e filantropo non solo nei confronti di giovani e giovanissime donne ma anche di altri tipi di umanità. La mia impressione, sempre più concreta, è che l’errore umano e politico del premier stia in questa continua ingerenza da imperatore, da chi ha la possibilità di fare il buono e il cattivo tempo, da chi dentro di sé pronuncia un ci sono io, non preoccuparti. Non rappresenta l’istituzione in quanto l’istituzione è lui. Ripeto, è solo una mia impressione, ma il fastidio sta in questo atteggiamento, appunto, poco istituzionale.

smarrite pecorelle

di lo Scorfano

«Pdl pensa ad abbassare il limite per la maggiore età. Gaetano Pecorella: “Sono dell’idea che oggi l’età per diventare maggiorenni sia troppo alta rispetto alla maturità raggiunta dai giovani”».

Dunque, ricapitolando: il premier non ha mai avuto rapporti sessuali a pagamento con una minorenne e non ha mai telefonato a nessuno per non farlo sapere; però, se anche li avesse avuti senza saperlo e senza sapere che la stava pagando, e se per caso avesse telefonato a una qualche questura per tirare fuori dai guai la minorenne, il premier non sapeva che questa minorenne era effettivamente una minorenne; e in ogni caso, anche se avesse avuto tali rapporti sessuali sapendolo e sapendo che la minorenne in questione era minorenne e telefonando proprio perché lo sapeva, tale minorenne non è più una minorenne dal momento che verrà presto fatta una legge per cui ella minorenne non sarà mai stata una minorenne.

È una soluzione labirintica ma geniale, lo devo ammettere.

sabato 22 gennaio 2011

il segnapagine del 22.I.2011

SoloDaScavare, Dalla parte giusta nella rivoluzione sbagliata: «Ora che sembra stia per morire è il caso di dirlo, c’è poco da festeggiare, a rimuovere Berlusconi non saremo noi, non sarà la democrazia, non saranno i giovani precari sui tetti, non saranno i ricercatori, né tanto meno saranno gli studenti.» 
Rangle, I costi dell’open access: «Un problema serio: da un lato un qualsiasi docente di un qualsiasi dipartimento di un'Università Italiana prende quattro-euri-quattro all'anno di finanziamento ordinario … dall'altro le Università sono costrette a subire accordi capestro con gli editori delle riviste tradizionali». 
Contaminazioni, Sto preparando il compito di geografia: «Non è che le classi numerose mi scandalizzino di per sé … Ma finché il sistema resterà, nella maggior parte dei casi, quello tradizionale (lezione frontale del singolo docente, compito, interrogazione...), è umanamente impossibile fronteggiare il problema e considerare ogni allievo per quello che è: una persona con la sua sensibilità, un individuo con problematiche specifiche, interessi da coltivare, motivazione da costruire o incentivare».

sere d'estate

di lo Scorfano

«E ai tuoi alunni di seconda, non ci pensi più?» 
«Sì, ogni tanto ci penso, mi capita.» 
«E cosa pensi?» 
«Boh, penso che non saranno più miei alunni.» 
«E non ti spiace?» 
«Sì, un po’. Ma è normale, fa parte del lavoro.» 
«Ma non ti sei affezionato?» 
«Sì, certo, un po’ ci si affeziona. Però uno sa che è normale così e non ci fa più molto caso, dopo un po’.»
«Però erano così carini. Sono anche venuti tutti a casa tua, all'inizio di luglio, ti hanno portato dei regali, si vedeva che ti volevano bene...»
«Non sto dicendo questo, non dico che non sia vero. Io me li ricordo tutti, i miei alunni. Dico solo che poi i giorni passano, l'estate anche, e quello che rimane non è l'affetto.»
«Quindi non ti mancheranno?»   

venerdì 21 gennaio 2011

il segnapagine del 21.I.2011

Il prof bicromatico, Caro prof: «Io so un po' di matematica, neanche poi tanta. Questo fa di me un insegnante. Sì, fa di me un insegnante, cari miei, un insegnante che puo' entrare la mattina in classe, far danzare il gesso sulla lavagna nera, sorridere, far battute e passare loro qualche nozione» (succede anche a me, ogni volta, sempre così, sempre come a lui).
Fabristol, La lista di proscrizione: «Il fatto che abbiano firmato per un ex-terrorista non inficia assolutamente il valore che io do a questi romanzi, al massimo la stima (poca) che ho degli autori come persone».
La versione di Chamberlain, Signori della corte: «Quando crei un sistema in cui tutti sono tuoi complici, servitori, beneficiari, è matematico: fino a quando sarai in grado di garantire a tutti qualcosa, sopravviverai».
Paolo Nori, Basta, basta, basta, per favore: «E a me è venuta in mente una rivista che si chiama L’accalappiacani e che è un settemestrale di letteratura comparata al nulla, l’unico settemestrale di letteratura comparata al nulla al mondo, ho pensato.».
Corriere.it, L’interrogatorio fantasma: «È un “giallo” l'interrogatorio-fantasma della giovane marocchina. Perché quella notte a interrogare Ruby sicuramente non furono i magistrati milanesi». 
Non ne so abbastanza, Dignità: «L'offesa viene da chi sceglie tra venti manze, ne saggia le polpe con dito esperto e seleziona alla fine la sua compagna per la notte, esattamente come il bravo massaio che al mercato scruta l'occhio dei branzini per acquistare il più fresco e sodo? O non viene forse da chi ha scientemente deciso di partecipare a quello squallido mercato, ben sapendo che alla fine comunque ne sarebbe uscita con una busta più o meno gonfia?» (è di ieri, ma penso a chi se lo è perso e mi sento in vena di buone azioni).

Il peggior democristiano della storia

di Sempre un po' a disagio

Sono stati cattivi i democristiani, ho imparato leggendo Pasolini. E me l’hanno detto anche le voci confuse dei centri sociali frequentati negli improbabili sabato sera, tra l’odore di fumo marocchino e i dibattiti sul ruolo del sottoproletariato, putrefazione passiva degli strati più bassi della società. Cattivi i democristiani perché sono stati più fascisti dei fascisti. Democristiano lo era mio padre, lavoratore tra i torinesi, carabiniere tra i savonesi e a me, che ero piccolo, diceva non bisogna mai stare con gli estremisti e solo in questi anni ho imparato che questo è tipicamente democristiano. Mai schierarsi apertamente, significava. Mai arrivare a sentire le voci che chiamano alla lotta, alla resistenza, alla rivoluzione. Tipicamente democristiano.

A lui piaceva Andreotti perché sa fare le cose silenziosamente, mi diceva. Ricordo che da piccolo mi trovò a una festa dell’Unità di paese, su una giostra. Mi separò dal calcinculo silenziosamente, come avrebbe fatto Andreotti. Solo a casa disse che quelli non erano posti per me. Voleva fare l’imprenditore, ma avviandosi sempre verso all’insuccesso. Comprava auto costose ma senza mantenerle intatte per più di un mese. Anni fa tentò una scalata sociale ma capitolando già a partire dai piani più bassi. Evita le ideologie, mi disse una volta davanti ad un documentario di Lenin (lo stava guardando mio fratello).

Però il democristiano apriva la porta ai nigeriani, pakistani, senegalesi, albanesi, indiani e alla loro richiesta di acquistare fazzoletti o accendini lui diceva no grazie. Il democristiano li faceva entrare, invece, e io tornato da scuola mi trovavo a tavolo con uno straniero. Tornato da chissà dove, di sera, trovavo il letto occupato. Dava soldi contro il volere di mia madre. Letti occupati da sconosciuti. Odore di pelle negra nella mia stanza, prima che io accendessi la luce. Allora capivo che c’era ospite.

A diciotto anni votai per la prima volta.         

giovedì 20 gennaio 2011

il segnapagine del 20.I.2011


Leonardo, La gronda: «Questa gronda, che è marcia e non cade, penso con qualche gioia che un giorno basterà che una rondine si posi un attimo, perché tutto nel vuoto precipiti irreparabilmente, quella volando via». 
Ragno velenoso, Non sono stato io: «Quindi nessuno è mai andato a puttane, nessuno è raccomandato, nessuno sbaglia sul lavoro, nessuno veniva da destra, nessuno non si è fermato allo stop, nessuno ha messo incinta nessuno. Non succede MAI niente, a nessuno». 
Livefast, Togliere: «Voglio passare quest’anno a togliere cose dalla mia vita. Una alla settimana per 52 settimane». 
Quadernino, Non ci siamo capiti: «Silvio Berlusconi è innocente fino a prova contraria, come ogni altro cittadino, e ci mancherebbe. Nessuno è più garantista di me. Il problema è soltanto che tutto questo non c’entra nulla con la richiesta di dimissioni nei confronti del presidente del Consiglio». 
D-Avanti, Questione di fiducia: «Di Silvio Berlusconi non si fidano neanche le prostitute che lui si porta a letto. L’unica cosa che ancora lo tiene in vita è la quantità di soldi che può dispensare a destra e manca per comprarsi il silenzio e il favore delle persone pronte a venderglielo».
Il Post, Paralizzati: «Così come in un paese normale un’opposizione normale non dovrebbe far nulla per trarre vantaggio da una situazione del genere, a parte esistere e prepararsi a stravincere le elezioni, in un paese all’incontrario la regola è valida all’incontrario: questa opposizione, in questo paese, non può fare nulla per trarre vantaggio da una situazione del genere».
Repubblica.it, Libri all'Indice«C'è aria di censura, nel Veneto leghista. Gli scrittori pro-Battisti, prima genericamente ostracizzati da un assessore della provincia di Venezia, ora vengono messi al bando nelle scuole».

Tentazioni

di lo Scorfano
 
Oggi, in prima, interrogo Giulia in storia. Niente di eccezionale, naturalmente, se non fosse che Giulia, da settembre a oggi, non ha mai preso nemmeno un voto sufficiente, né in italiano orale, né in italiano scritto e nemmeno, appunto, in storia. Per cui so che deve essere un’interrogazione pacata, senza fretta, attenta.

Inizio chiedendole l’ultimo argomento che abbiamo studiato: i Fenici. Le dico: «Prova a spiegarmi chi sono e perché sono importanti». Lei comincia a parlare ma capisco subito che si confonde: forse sta parlando degli Assiri. La correggo, le chiedo di ricominciare: lei parla di nuovo degli Assiri. Le dico: «Giulia, i Fenici: quelli della porpora». Allora lei si riprende un po’: «Erano commercianti», mi dice. E io: «E dove abitavano?» E lei: «A Occidente». Io mi fermo: so che la risposta è sbagliata, perché noi siamo in provincia di Brescia, Lombardia, e i Fenici, rispetto alla Lombardia, stavano a Oriente. Ma provo a fare in modo che si corregga da sola. Le chiedo: «A Occidente rispetto a cosa?» (magari mi dice rispetto agli Assiri, penso: andrebbe anche bene). Ma lei non risponde. Allora mi ricordo che durante le due lezioni che ho fatto sui Fenici ho indicato sulla cartina che abbiamo in classe dove stavano i Fenici; e so che anche sul loro libro c’è una mappa abbastanza precisa. Le chiedo di alzarsi e di andare alla cartina e di farmi vedere dove abitavano i Fenici. Lei si alza, va alla cartina, indica una zona ampia, vagamente compresa tra l’Indocina e la Malesia. Poi torna a posto.     

mercoledì 19 gennaio 2011

il segnapagine del 19.I.2011

Non ne so abbastanza, Note sparse sulle rogne del PresConsMin: «Insomma: dal punto di vista strettamente giudiziario, tutta questa vicenda mi sembra destinata a far la fine della bolla di sapone. E sottolineo che parlo dal punto di vista squisitamente giudiziario».
Squonk, Questione di genere: «Si dice molto spesso che Silvio Berlusconi incarna quasi alla perfezione i tratti dell’italiano medio».
Mantellini, Dimettiamoci tutti: «Un contesto culturalmente poverissimo dove tutto, dal lessico, ai comportamenti, dalle piccole furberie ai toni, rimanda ad una idea di periferia sporca e degradata».
Inchiostro, Colloqui cui NON rispondere: «Quando scrive "avere motivazioni a mettersi in gioco", intende per caso "attivare una guerra con i colleghi in lista per il posto per raggiungere i nostri obiettivi (di guadagno)"?»
Iva Zanicchi, Credo al mio presidente: «Ma perche' devo credere a tutte queste troiette, puttanelle che sono in giro e non devo credere al mio Presidente? Berlusconi puo' andare a letto anche con una capra» (via Parole Sante)
Solo in superficie, Professionalità, perdio!: «Non ci si improvvisa professionisti ad alto livello, in nessun campo».

Dai, a letto che è tardi

di Sempre un po' a disagio 


Mi accusano di tutte le morti violente del mondo, mi meraviglio di come non mi addossino anche le vittime della Grande Guerra. (Al Capone)

Caro vicino di casa,
alla fine l’unico modo per sbattere in galera Al Capone fu accusarlo di ever evaso le tasse, anche se per arrivare a quell’accusa la polizia federale dovette sudare sette camicie per trovare dettagli (quasi nulla era intestato a lui), collegamenti, foglietti e altre piste che è lunga stare qui a descrivere e che magari conosci meglio di me. La polizia di allora, poi, soffriva negli Stati Uniti di una grave malattia che si chiamava Corruzione. Non fu per niente facile, quindi, dimostrare il lato criminale di un criminale.

Per togliere di mezzo il politico X, scusa il paragone balordo, si dovrebbe sottolineare il suo cattivo lavoro che sta tra le cose concrete che ha fatto e quello che ha intenzione di fare. Ma non è facile. Non è facile perché per il signor Rossi quello che ha fatto il politico X, nonostante il paese perda colorito, è cosa buona e giusta, e poi ci vuole più tempo, e poi voi ci avete messo il bastone tra le ruote e c’è stata la recessione economica e voi ci avevate lasciato un paese allo scatafascio e, insomma, il signor Rossi rischia di averci pure ragione o non completamente torto. Il paese intanto dà chiari segnali di imbarcare acqua invece che passeggeri.

martedì 18 gennaio 2011

Una grammatica del dolore

di lo Scorfano

Leggere i libri non serve a niente. Anche fare una passeggiata con un amico sul lungolago, parlando del futuro e del passato e della vita che ci sfugge di mano, non serve a niente. Studiare il latino, naturalmente, non serve a niente. Anche studiare la geografia non serve a niente. Così come non serve a niente conoscere il principio di indeterminazione di Heisenberg o le quattro equazioni differenziali alle derivate parziali di Maxwell. Mangiare un gelato, alle due del pomeriggio, con la tua donna, quando è luglio e fa caldo e il pomeriggio si preannuncia lungo e immobile come un acquario, non serve a niente. Fare a palle di neve con i bambini tuoi vicini di casa non serve obiettivamente a niente. Rileggere le poesie di Fortini, una notte che non riesci a dormire non serve a niente; e soprattutto non serve a dormire, anzi. Ballare il tango non serve a niente.

(«A me però piacerebbe molto saper ballare il tango…»

lunedì 17 gennaio 2011

Le classifiche

di Sempre un po' a disagio

E’ vero, le classifiche non significano poi molto; non dichiarano esattamente o scientificamente quale libro sia valido e quale no, chi sia lo scrittore che in un determinato momento rappresenta una corrente o lo stato d’animo di una nazione. Però le classifiche vanno guardate se non per capire i libri almeno per capire chi i libri li compra e, chissà, li legge. Perché poi, con la gente, ci usciamo a cena, condividiamo uno scompartimento del treno, ci facciamo la fila al supermercato, ci facciamo difendere in tribunale e, mi dicono, ci si fa anche all’amore.

Poi la gente a noi ci cura i denti, il cuore e ci costruisce le case e queste tre cose sono di vitale importanza (molto più del sesso). I libri, per chi li legge ovviamente, regolano il sistema nervoso del dentista e del cardiologo e danno calibro all’immaginazione e alla mano dell’architetto. E’ bene sapere, quindi, quali sono i libri che vendono e perché.

sabato 15 gennaio 2011

Igiene

di lo Scorfano

Di tutto questo francamente ributtante balletto giudiziario-politico-sessuale, che va sotto il nome di bunga-bunga (dio mio, quali parole ci stanno costringendo a usare: è dell’abitudine a questo lessico che si nutre la corruzione profonda di un popolo, secondo me); di tutto questo strisciare e sbavare di ottantenni terrorizzati dalla morte (altro non riesco a pensare), padroni di tv, conduttori della tv, ospiti fissi dei programmi tv, stimati opinionisti politici della tv, e di giovani donne disposte a qualsiasi compiacenza nei confronti di questi anziani spaventati, per ottenere un posto alla tv, un balletto alla tv, un’inquadratura alla tv; di tutto questo una sola cosa mi mortifica (più ancora del lessico infame che mi costringono a usare), una sola cosa continua a sembrarmi imperdonabile e una sola cosa soprattutto non ho intenzione di perdonare loro: il fatto che ci sia un consigliere regionale della mia regione, pagato con i pochi soldi delle mie tasse e di quelle dei miei amici e dei miei vicini di casa, che faceva l’igienista dentale e che si chiama Nicole Minetti.

Davvero, sopporterei con indifferenza (questo lo hanno ottenuto) le loro feste e le loro ragazzine rubacuori e le loro barzellette e le loro risate a comando e anche le inquadrature delle loro dentiere e dei loro culi: ma di Nicole Minetti, non chiedetemi perché, non riesco a sopportare nemmeno la faccia.

venerdì 14 gennaio 2011

Patria

di lo Scorfano

Stasera sarò a scuola, dalle 18 alle 21. Dopo una mattina di lezioni e un pomeriggio di scrutinii, mi fermerò a scuola anche dopo il tramonto. Mi sono offerto volontario (immensa sorpresa del mio dirigente, che non sospetta nulla, anche se dovrebbe; tacito stupore di tutti i colleghi), perché ci sono da presentare gli indirizzi della scuola alle famiglie dei ragazzini di terza media, che stanno per iscriversi. Si chiama “scuola aperta”: e ci saranno le mamme e qualche papà: tutti ansiosi, preoccupati per il futuro, ma anche pieni di speranza, fiduciosi, pronti a sostenere i figli nelle loro decisioni.

Quindi questa sera mi vestirò bene, mi farò la barba con cura, mi taglierò i peli nelle narici del naso, dimenticherò la mia stanchezza, mi metterò qualche goccia di profumo virile e muschiato, una bella sciarpetta da intellettuale, preparerò uno sguardo intenso e un sorriso gioviale e insospettabile (per il mio dentista, in particolare) e partirò per la mia guerra.

giovedì 13 gennaio 2011

Su due piedi

di Sempre un po' a disagio

Ho incontrato, in un negozio non tanto distante dalla libreria dove lavoro io, un amico che non rivedevo dai tempi del liceo. Con lui c’era un bambino e poco distante, alla ricerca di un cappotto scontato, la moglie. Niente di meglio per riassumere una parte dei suoi  dodici anni che ci hanno separato.

Così, su due piedi, ci siamo raccontati, abbiamo fatto brevissimi riassunti e poi abbiamo lanciato in aria qualche ricordo di quando avevamo più entusiasmo e ci divertivamo. Io e lui, in realtà, non ci siamo mai divertiti e per questo eravamo amici. Ci piacevano i libri, a noi due. Nulla che escludesse il divertimento, certo, ma nella vita o leggi libri o ti diverti.

mercoledì 12 gennaio 2011

ll buttafuori

di lo Scorfano

L’indicazione della necessaria e imprescindibile attività di supplenza la si trova scritta al mattino, appena si entra nell’edificio, su un foglio appeso alla bacheca del primo piano: devo sempre ricordarmi di controllare, perché l’ora libera non è veramente un’ora libera (come erroneamente a volte finisco stoltamente per pensarla), ma un’ora a disposizione; e quindi, se qualche collega è ammalato o impegnato su altri fronti o per altri misteriosi incarichi (che io non ho mai, però, chissà perché), è possibile che tocchi a me di sostituirlo, in qualche classe di ragazzi sconosciuti.

E oggi tocca a me infatti. L’ora è la seconda, dalle 9 alle 10; la classe è una terza geometri: classe abbastanza temibile, in realtà, piuttosto nota per le sue intemperanze, ben diversa da una prima liceo in cui tutti stanno buoni e ti chiedono se possono studiare con il loro compagno di banco, durante la tua ora di supplenza, e si spaventano anche un po’ quando entri, perché sei il professore della quinta.

Ma quando arrivo nella terza geometri quello che trovo non è proprio uno sfacelo, anzi. Molti ragazzi si alzano in piedi; aspettano addirittura che io gli dica che possono sedersi, per sedersi. Altri sono un po’ più distratti ma nessuno urla o schiamazza, in realtà, nessuno si esibisce in comportamenti assurdi, nessuno riprende niente con il videofonino. E io mi tranquillizzo; e la temibile terza geometri non mi sembra poi così temibile come nei corridoi la si dipinge.

martedì 11 gennaio 2011

Smantellamento

di lo Scorfano

Lo smantellamento del sistema scolastico (e universitario) statale è in atto da tempo, ma deve procedere con prudenza, passo dopo passo, e darsi una “copertura” ideologica. La copertura ideologica è fatta di parole-slogan che ben conosciamo: modernizzazione, efficacia, efficienza, merito. Parole per tutte le stagioni, parole bifide, caricate indebitamente di un segno sempre positivo. La critica della logica meritocratica comporta un lavoro lungo di indagine e di analisi; ma, in prima battuta, tutti sono portati, nel nostro corrotto paese – un vero Paese di Bengodi per immeritevoli truffaldini di ogni colore e di ogni taglia – a tessere le lodi del “merito”. Quale scudo ideologico migliore del “merito” per occultare i processi di privatizzazione, di asservimento dei docenti, di impoverimento progressivo degli stessi? Chi può dirsi, immediatamente, contro il merito?

C’è un post a proposito di scuola e di riforme Gelmini, su questo blog, che mi sentirei di consigliare caldamente, soprattutto nella sua seconda parte. A volte scopro di non essere solo, a volte.

Stanno dalla tua parte

di Sempre un po' a disagio

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Momenti di trascurabile felicità di Francesco Piccolo. Rilassati. Raccogliti. Cerca il silenzio della casa e del cortile per cominciare il libro che ti è stato consigliato. Le ultime letture ti hanno portato a concludere che in un mese spendi troppo, per i libri. Per un momento, per una sola scheggia di tempo, ti è passato per la testa, anche, che non è tanto la spesa, il problema, ma più la qualità di quello che leggi. Questo libro, invece, faceva ridere una platea quando, in televisione, lo stesso autore ne leggeva dei brani. Applausi e tante risate.

lunedì 10 gennaio 2011

Un trascurabile gruppo di disadattati

di lo Scorfano

Solo pochi giorni fa ho scoperto che Alessandro Manzoni tartagliava (grazie a pensieri spettinati): e, lo confesso, ne ho tratto motivo di immediata e compiaciuta soddisfazione.

Non già perché, non illudetevi, io abbia in disistima il povero don Alessandro e il suo grande romanzo ottocentesco, come tanti tra quelli che ne hanno letto qualche capitolo a 14 anni, non ci hanno capito quasi nulla, ma ancora dopo trent’anni tranquillamente dicono e scrivono che è «noioso» o «superato» o altre simili amenità. No, è per il motivo opposto.

Me ne sono compiaciuto perché nutro da sempre grande ammirazione per Alessandro Manzoni e me lo sono immaginato, quarantenne autore dei Promessi sposi, invitato in tv, magari da Fabio Fazio, e incapace di parlarne senza tartagliare. Mica male, no? Uno dei quattro o cinque più grandi autori della letteratura italiana, uno dei massimi scrittori di otto secoli della nostra storia, incapace di presentare brillantemente il suo romanzo. E tanti altri invece, autori di facilmente e auspicabilmente dimenticabili libretti, brillantissimi nel parlarne e nel venderli e nel farli trattare da capolavori. Mica male, davvero.

Senza contare che anche gli altri come lui, i tre o quattro grandi della nostra letteratura, non avrebbero certo fatto miglior figura, in alcun salotto televisivo davanti a qualunque intervistatore e a qualsivoglia pubblico plaudente:      

domenica 9 gennaio 2011

Soggetti sfruttabili


"Il momento di svolta sta tutto negli occhi stupiti di un rampollo dei Bellocco, che vede la propria auto di lusso presa a bastonate dai neri, senza riguardo, democraticamente. Si rivolge ai tutori dell'ordine, forse per la prima volta nella sua vita, e non riceve soddisfazione. Decide di fare da solo aggredendo insieme neri e carabinieri. Finirà dentro, e sarà solo il primo."

sabato 8 gennaio 2011

A cosa servono le vacanze di Natale

di Lo Scorfano

A un insegnante medio, come sono io, le vacanze di Natale servono solo a stare male. E non a stare male in senso figurato, o interiore, o morale. No, le vacanze di Natale servono proprio a stare male fisicamente, ad ammalarsi.
Io, per esempio, in questi sedici giorni di vacanza, ho avuto, in bell’ordine: un’infezione ai linfonodi che mi ha bloccato la gola e mi ha impedito di partecipare al natalizio pranzo di famiglia; un mal di denti feroce e incomprensibile (anche per il dentista) che si è aggravato negli ultimi giorni dell’anno, per poi sparire tra il primo e il tre gennaio, per poi tornare forte il giorno dell’Epifania; una recrudescenza inattesa di un fastidio agli occhi che pensavo di aver curato a ottobre; e infine un costante dolore gastrico nella prima settimana dell’anno, che mi impediva di dormire.
Naturalmente me ne sono chiesto il motivo. Mi sono ingegnato e alambiccato per trovare una spiegazione: ma non l’ho trovata. Forse accade perché durante le settimane dell’anno scolastico sono tutto concentrato sui miei alunni, sulle loro attese, sulle loro necessità; tanto che dimentico le mie. E passo da un giorno all’altro come un sonnambulo, a rischio di sbattere in tutti gli spigoli, di cadere dalle scale, di ferirmi mettendo il piede su un vetro rotto. Ma non credo di essere così altruista, francamente.
Più probabilmente, invece, è come quando ci si toglie un paio di scarpe strette e, solo in quel momento, mentre le si sta togliendo, ci si accorge di quanto male ci stavano facendo. E si sente, finalmente, il dolore.
Però, mi dico, è triste pensare di vivere costantemente dentro un paio di scarpe strette. E pensare che il mio mestiere coincida perfettamente con un accessorio che, di soppiatto, mi fa stare male. Ma forse, nel gioco cosmico dei destini che si incrociano malissimo, le scarpe vengono distribuite a caso ed è praticamente impossibile che ne capiti un paio del numero giusto: sono combinazioni, non è colpa del mio mestiere, è così per tutti. Solo che gli altri hanno vacanze più corte, tutto qui.
Comunque, il risultato ovvio e naturale di questo stare male è che, da diversi giorni, sto solo aspettando che passino queste maledette vacanze nella convinzione un po’ autolesionistaica che, appena ricomincerà la scuola, i miei mali passeranno o almeno si affievoliranno. Però sarà comunque un guaio, perché a quel punto sarà ricominciata la scuola. Due palle.
Chissà, forse a quel punto, quando a scuola ci dovrò tornare, avrò capito (come capisco ogni anno, ma poi mi dimentico) a cosa mi servono realmente le vacanze di Natale: a rendermi conto che sono molto triste anche se, per mia fortuna, non lo so.

venerdì 7 gennaio 2011

Stranieri

di Sempre un po' a disagio

Non lo capisci immediatamente, se è da poco che lavori qui, in questa libreria. Devo cogliere al volo le poche sillabe pronunciate correttamente, saper dar forma al tuo labiale al sapore di aglio. No, non offenderti, l'aglio piace anche a me e, anzi, maledico il fatto che al mio paese, là in fondo, quasi sul perimetro di un lago, non abbiano ancora aperto un Doner Kebab o un ristorante indiano o pakistano o marocchino. Solo ristoranti cinesi, porcogiuda. Quindi non offenderti, che io mangierei tutto il giorno quello che mangi tu.

Allora, dicevo, a te serve un libro con le parole per tuo figlio. Quindi ti serve un vocabolario, giusto? Ecco, hai visto che ho capito? Hai visto l'esperienza cosa mi combina? Tu vieni qui, mi chiedi un libro con le parole e io so che vuoi un vocabolario. La mia collega, quella là in fondo con i capelli del miele, si sarebbe innervosita. Ti avrebbe detto cosa desidera?, anzi, cosa vuoi? Un libro con le parole? Che razza di richiesta è questa? Qui tutti i libri hanno le parole. Ma non perchè è stupida, ci mancherebbe. E' solo che non ci sa fare con gli stranieri, perde facilmente la pazienza. Dai, vieni con me che ti faccio vedere i vocabolari. A proposito, scusa, ma che vocabolario ti serve? Urdu, hai detto? Vocabolario urdu italiano, certo. Grande o piccolo? Piccolo. Allora, vediamo, sono in ordine alfabetico, portoghese, rumeno, spagnolo e...urdu, eccolo qua, hai trovato l'ultimo che ci è rimasto. Quanto costa? Guarda, il prezzo è qua dietro: costa dieci euro e cinquanta. No, davvero, lo sconto non posso fartelo. Tu non lo parli malissimo l'italiano. Da quant'è che vivi in Italia? Cinque mesi soltanto? Hai imparato velocemente. Sì, lo so che sei stato costretto a impararlo velocemente. Tuo figlio, invece? Da due mesi sono arrivati i tuoi tre figli e tua moglie? Chissa la nostalgia. Io invece abito a Provaglio d'Iseo. Conosci Provaglio d'Iseo? Ah, ci stanno i tuoi cugini. Io abito da solo. Con un gatto. Perchè ridi? Perchè abito da solo o perchè ho un gatto? Dai, dimmi perchè ridi. No, davvero, lo sconto non posso fartelo. Se la libreria fosse la mia te lo fare volentieri. Ma quella là fuori che aspetta è tua moglie? Devi portarla a lavorare? Che lavoro fa? Le pulizie, capisco. Lo so, lo so che uno stipendio non basta...a chi lo dici...hai ragione....guarda, non dirle a me queste cose che se potessi..certo, certo. Beh, vivere in cinque in un monolocale a cinquecento euro al mese non è facile. Io? Vivo da solo. Con un gatto. E' un bilocale. Troppo grande, dici? No, dai, non ti dico quanto pago. Di più o di meno, mi chiedi? Va bene, ti dico solo che pago meno di te. Sì, te l'ho già detto, vivo da solo. Sì, con un contratto d'affitto. Tu in nero? Dovresti dire al tuo proprietario di casa di farti un contr...Ah, altrimenti vi sbattono fuori. Guarda, vedrai che poi le cose si sistemeranno, è solo un momento di transizione. Cosa vuol dire momento di transizione? Vuol dire un momento che poi passa, un momento di passaggio. Guadagni settecento euro, hai detto? Quante ore al giorno di lavoro? Dieci?! Cazzo, ma questo è sfruttamento. Capisco...certo. La politica può risolvere le cose, invece, vedrai. E' solo che al governo, ora, ci sta della gente che ti raccomando...Lo sconto? Non, non posso, davvero. Vai pure alla cassa che la mia collega ti fa lo scontrino. Ciao e in bocca al lupo. Cosa? Quale parola? Ah, quella di prima: transizione. Transizione. Ciao. Mi dica signora. No, mi dispiace, Benvenuti nella mi cucina della Parodi l'abbiamo terminato. Sì, è andato a ruba. Di niente, salve.

giovedì 6 gennaio 2011

un po'

di lo Scorfano

Oggi mi prende uno strano desiderio e mi esibisco, in prima, in una delle mie antipedagogiche e immotivate uscite di strada. Racconto una breve storia, che ho letto non mi ricordo più quando né dove: la storia dice che ci troviamo in cima a una torre molto alta di una grande città lontana e sconosciuta (diciamo pure in Cina, che funziona bene). Viste dall’alto, le persone che passano per la strada sembrano piccoli insetti, indistinti, senza identità: punti che si muovono impazziti in mille direzioni. Noi guardiamo giù e pensiamo. E mentre siamo lì arriva un angelo (o un diavolo, non importa) e ci dice: «Tu puoi far morire tutte le persone che vedi passare. Ti basta pensarlo. Non le conosci e non le conoscerai mai. Nessuno saprà mai che le hai fatte morire. Nessuno dei loro amici o parenti verrà mai in contatto con te e nessuno ti accuserà mai di niente.» Noi lo guardiamo perplessi e non capiamo cosa ci stia dicendo. Lui aggiunge: «Per ogni persona che farai morire io ti darò 10.000 euro». La storia finisce così. Io guardo i miei quattordicenni e chiedo loro a bruciapelo: «Voi cosa fareste?».

La prima voce è femminile. È Carolina che mi dice: «Io li faccio morire tutti». Gli altri tacciono. Ma dopo qualche secondo interviene il suo compagno di banco, Giovanni: «No, non tutti, non ce n’è bisogno. Ne bastano un po’…». Gli altri ridono (lui no, lui era serio); alcuni sono d’accordo. Un po’ sembra a molti la dose giusta. Carolina sente il bisogno di precisare: «Ma dipende! Dipende da quanti soldi uno ha bisogno, da quanto è povero…». Agli sguardi di molti credo che sembri una precisazione ragionevole. Un po’ è terribile, secondo me, ma forse non secondo loro. 

Poi dal fondo si alza una voce sottile. È quella di Greta, che dice: «Ma io non posso far morire nessuno! Nessuno può farlo!... Perché poi il rimorso lo tormenterebbe e non potrebbe mai più essere felice». È una bella risposta, ma nessuno dice niente, nessuno conferma nessuno nemmeno ribatte. Tutti tacciono. Da destra interviene una voce maschile, Diego: «Io faccio morire solo i marocchini e gli albanesi». Poi si guarda intorno abbastanza soddisfatto e fiero (è il profondo Nord, baby). E alcuni ridono. 

Poi, dal fondo della classe, un’altra voce maschile, quella di Damiano: «Io farrei morire solo i vecchi». Tutti alzano lo sguardo verso di me: la risposta sembra geniale, perfetta. Salva i cavoli e le capre (almeno quelle giovani e di mezza età. Le vecchie capre, pazienza). Ma io, perfidamente, chiedo: «Quanto vecchi?». E Diego: «Quelli di settant’anni». Sembra una cifra accettabile. Io dico: «Settant’anni è l’età che ha mio padre». «Allora ottanta» si affretta a correggere Damiano. 

Ridono di nuovo in tanti; e, ve lo confesso vergognandomi, mi scopro a ridere anch’io, ma poco, per fortuna. Poi li guardo ancora ma non succede più niente. Tutti stanno zitti, nessuno sa più cosa dire. Credo si stupiscano che non ci fosse una risposta giusta, pensavano che alla fine l’avrei rivelata io la soluzione, il numero, la quantità, la misura perfetta. È molto strano, per loro, che io non abbia la risposta. Io invece li guardo soltanto, miei piccoli quattordicenni, e so perfettamente di essere, tranne che per l’ingenuità, come loro. Un po’.

mercoledì 5 gennaio 2011

Vergognarsi in una libreria

di Sempre un po' a disagio

Lei è entrata in libreria con la sua sua divisa e cioè quella bianca e nera, quella data a chi vende scarpe sportive nei ristretti negozi di Foot Locker. Io l'ho sempre vista là dentro e basta. Mai fuori dal centro commerciale. Mai dentro il mio rettangolo di lavoro. Mai per i corridoi. Orari che non ci fanno incrociare, ci si dice tra commessi. Oggi però è entrata, con un telefono stretto nel pugno, lo sguardo rivolto ai cartelli promozionali dell'ingresso, l'ansia di chi il lavoro non l'ha terminato ma l'ha temporaneamente spezzato. L'ho vista entrare e venire verso me e la mia collega. L'ho sentita chiedere un libro sulla personalità, un qualche libro che aiuti non proprio sul posto di lavoro ma nella vita, tipo quali colori è meglio avere vicino per stare più tranquilli. Allora io, muto, mi sono allontanato con lei per mostrarle il settore adatto, per indicarle qualche nome celebre o celebrato. L'ho fatto con la noncuranza dettata dalla stanchezza postnatalizia, senza voler pronunciare la parola marketing; l'ho fatto, quel breve tragitto, per ritornare al più presto a parlare con me stesso, come faccio da ormai molti anni e sempre più educatamente. Lei però mi ha fermato con le parole e con un gesto nervoso del braccio: tu dici che questo autore è un bravo motivatore, però a me serve qualcosa che non è per me. Con un poco di dolcezza l'ho pregata di spiegarmi meglio, di dirmi esattamente cosa stesse cercando esattamente e per chi. Il mio ragazzo è da risistemare. Colpa mia che gli ho messo ansia. Io non sono capace a stare con me stessa e quando ho di questi periodi lo faccio stare male. Però se io prendo un libro che mi spieghi come fare....Ieri ho comprato un libro di Morelli, questo qui. Dici che va bene? Ho detto di sì, che poteva andare bene. Lei è rimasta un poco chiusa nel suo silenzio e poi con voce quasi rotta mi ha incolpato di confonderla: perchè prima mi hai indicato quel libro e ora mi dici che Morelli va bene? Morelli l'ho visto in televisione, l'altra sera, e mi sembrava una persona serena.

Le ho detto che secondo me nulla di tutto questo va bene. Le ho detto che Morelli e i suoi libri e quelli di Coelho e di Rhonda Byrne danno soluzioni con il fiato corto, sono libri consolatori e che molta gente si impantana con libri simili e le case editrici dalla disperazione ci ricavano parecchi soldi. Le ho detto, dentro la confidenza stesa da lei, che i libri quasi quasi servono non per non essere tristi ma per diventarlo. Poi, per essere gentile e smussare la confidenza in eccesso, ho sottolineato un per me; un secondo me le cose stanno così. Mi ha guardato, la commessa di Foot Locker, ha scosso la testa pronunciando il nome Rhonda Byrne: chi è Rhonda Byrne? Allora le ho mostrato il libro The secret con breve e urbanissima introduzione, l'ho salutata come si saluta chi è qualcosa di più di un cliente e mi sono incamminato a risistemare un fuori posto qualsiasi della libreria. Vergognandomi di aver dato un peso alla disperazione e di averle detto quelle cose. Vergognandomi di non essere stato un buon venditore.

lunedì 3 gennaio 2011

Muri, aule vuote

di Lo Scorfano
Leggo una bella lettera di una studentessa liceale, pubblicata sul quotidiano locale di Pavia. La leggo e la rileggo: avrei qualcosa da ridire sulla prosa, ogni tanto, ma lascio perdere, perché non sempre è la sintassi a fare la differenza: e la studentessa, che si chiama Irene, si merita anche un po’ di benevolenza sintattica, questa volta.
Irene ha provato, negli scorsi giorni, a occupare la scuola; pacificamente, senza tirare sassate, senza buttare giù porte. Le è stato impedito (a lei e a molti altri suoi compagni che erano con lei) dal preside e da alcuni insegnanti, troppo occupati e preoccupati dei possibili rischi di quello che stava avvenendo. E lei allora ha scritto una lettera ironica, terribile, caustica e brutale. Che comincia così:
Caro direttore, vorrei ringraziare il nostro dirigente scolastico e alcuni tra gli insegnanti del liceo classico Ugo Foscolo perché in questi giorni di occupazione, scontro tra generazioni e protesta, mi hanno impartito notevoli lezioni e valori morali. Mi è stato insegnato che non bisogna mai parlare con gli studenti, perché notoriamente il compito di un preside è quello di mandare avanti un istituto. Mandiamo avanti cosa, i muri? Il tetto che non c'è? Gli insegnanti che spiegano ad aule vuote? Credo di avere ancora qualche dubbio a proposito di cosa sia una scuola, a questo punto, se non includono le centinaia di ragazzi che la animano e ne motivano l'esistenza.
Ecco, carissima Irene, temo tu abbia ragione. Cioè temo che quel che tu dici con ironia, come se fosse la più stupida delle possibili verità, sia proprio la verità. Sono i «muri» che contano. E le aule vuote. È l’istituzione nel senso burocratico e scheletrico del termine, è questo che ormai chiamiamo «scuola». Io credo che se tu avessi letto il Pof del tuo liceo classico con un po’ di attenzione, te ne saresti già accorta. O forse sarebbe bastato uno sguardo minimamente lucido alla homepage del sito web della tua scuola; non lo hai fatto e questo è un po’ una tua colpa.
Perché, carissima Irene, già da quei minimi particolari (che non sono affatto particolari) ti saresti accorta che da anni la tua scuola, in nome dell’autoniomia, è stata trasformata in un’azienda. La quale deve farsi pubblicità, offrire benefits, promuovere un’immagine vincente sul territorio, soddisfare la sua «utenza» e produrre risultati misurabili. «Produrre», non so se hai colto; e «immagine vincente» e soprattutto «utenza», ci mancherebbe. Come quella di una compagnia telefonica. E anche «risultati misurabili», naturalmente: ecco perché tra pochi anni avremo i nostri test Invalsi, le nostre valutazioni di merito, le nostre classifiche regionali e nazionali, in cui i "singoli" risultati dei singoli istituti saranno messi in colonna, come squadre di basket.
Tu continui a ragionare come se la scuola fosse un luogo di apprendimento autentico; il tuo preside non più, lui ragiona in termini di utenza, di marketing e di produttività. E ti do una cattiva notizia, gentile Irene: ha ragione lui. La legge è dalla sua parte; anche l’opinione pubblica, nella sua confusione, lo è. La politica è dalla sua parte, la cosiddetta economia è dalla sua parte, il mondo è dalla sua parte, la schifosa società civile è dalla sua parte. Tu non conti nulla; e tra pochi anni sarai anche tu, temo, dalla sua parte. A ragionare di immagine, di produzione, di utenza e di valutazione. A ragionare di muri e di burocrazia. Contano proprio le aule vuote, rassegnati. Tra qualche anno, quando sarai diventata grande e avrai capito come funziona il mondo fuori da quei muri, leggerai la tua lettera pubblicata sul quotidiano della tua città e ti stupirai di essere stata così ingenua, cara piccola Irene.

Lo Scorfano

Lo Scorfano ha congelato il proprio blog parecchi mesi fa e questa è stata una sorta di amputazione della nostra intelligenza. Quando ci si trovava sull'argomento, lui spiegava il suo blog dicendovi: un blog sulla scuola. Vero, visto che lui è insegnate di letteratura italiana e che di scuola scrive(va). Però anche falso. Perchè le sue parole vanno anche fuori dalle aule e dalle sale insegnanti. Un po' come fa il vento.
La notizia bella è che questo blog sarà sempre meno a disagio per la sua presenza in questa zona. Fino a quando lui, lo Scorfano, ne avrà voglia e tempo.




domenica 2 gennaio 2011

Il rifugio di Ozon


A me i film dove il protagonista cambia o si riscatta in seguito ad un incontro piacciono per il fatto che queste cose capitano solo nei film. Il rifugio segue il filone che ho appena accennato e se devo essere sincero non è da applausi. Però la regia è leggera nel raccontare tossicodipendenza, gravidanza, amicizia, disperazione e omosessualità mentre è molto espressiva quando il mare o i giardini colorano lo schermo della tv. Mi piace la recitazione non teatrale, la macchina spesso vicino ai corpi senza fare primi piani, la scelta della luce naturale e mi piace tantissimo, ma davvero tanto, la scena madre sulla battigia. Il film racconta di una donna che... no, la trama la potete trovare da un'altra parte. Io mi limito a consigliarvelo.

Darsi ragione

Ho appena acceso il televisore e vedere Fazio che intervista Antonio Albanese mi fa un po' senso. Non so spiegarvi il perchè.