giovedì 30 giugno 2011

il segnapagine del 30.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Alberto Cane, A proposito delle petizioni online: Ogni giorno il web è inondato di petizioni, tutte giuste e condivisibili, per cause sacrosante: contro la censura, per le dimissioni del premier italico, per la pace, contro la fame nel mondo. Personalmente non ne ho mai firmata una, perché le trovo di una inutilità deprimente.
Leonardo, Al di là del Principio di Realtà: Abbiamo parlato per anni di sinistra e di destra in Italia, ma per la verità è più o meno dalla discesa in campo del '94 che sarebbe più opportuno parlare di principio di realtà e principio del piacere.
Lameduck, Il condominio di Montecarlo: C'era una volta una ricca coppia: un francese e una tedesca che andarono ad abitare a Montecarlo in un lussuoso condominio. Avevano enormi disponibilità di denaro ma il loro passatempo preferito era giocare al Casino.
Tempo reale, E gira gira l'elica: Per il suo 75esimo compleanno in settembre, gli italiani, naturalmente senza saperlo, regaleranno a Silvio due nuovi elicotteri Augusta Westland AW 139, molto più comodi, lussuosi e confortevoli di quelli attualmente a sua disposizione.

questione di tempo

di lo Scorfano

Fa piacere vedere che anche sul Giornale di famiglia l'hanno presa bene, la questione dei poeti crepuscolari e del crepuscolo delle ministre. Diciamo: abbastanza bene. Non così bene infatti da astenersi dall'evidenziare il tempo a disposizione degli insegnanti come condicio sine qua non per accorgersi delle sviste culturali altrui. Li facessero lavorare di più, anche ad agosto, vedi che questi nullafacenti di professori non starebbero mica lì a pensare a Fogazzaro tutto il tempo...

grattarsi

di lo Scorfano

Non so come vadano le cose in città, ma so benissimo come vanno qui, in un piccolo paese: da quello che io vedo, su tre clienti che entrano in una tabaccheria, due acquistano un Gratta e Vinci o una giocata al Superenalotto o al Lotto istantaneo, e uno soltanto compra le sigarette (inutile dire che, in genere, quest’ultimo pirla sono io).

Io rimango tutte le volte impressionato. Ma oggi, in particolare oggi, sono rimasto proprio senza respiro. Perché, mentre io buttavo via i miei cinque euro di sigarette (e insisto: non sto facendo una classifica di intelligenza tabacchinesca: che in quella io arrivo sempre ultimo, lo so), proprio mentre pagavo, una signora anziana del paese ha “grattato” un biglietto che valeva 100 euro. Ne aveva giocati 5 e ne ha vinti 100. Io ho pensato che era stata fortunata e che se ne sarebbe andata via con quella piccola sommetta che, a seconda della pensione che uno ha, potrebbe non essere nemmeno tanto piccola. E invece no.     

si sta come

di lo Scorfano


Visto che siamo nei giorni in cui iniziano gli orali di maturità, e visto che Ungaretti quest’anno va piuttosto di moda, e visto anche che, in un modo o nell’altro, questo è un testo che tutti vanno citando e che sarà senz’altro oggetto di qualche domanda all’esame di Stato, rivolta a qualche povero studente ansioso e tremante, mi permetto una breve nota sulla poesia Soldati, di Giuseppe Ungaretti. Che magari, chissà, alla fine della giornata avrò aiutato qualche studente sconosciuto e spaventato.

La conoscono tutti, questa poesia. È quella che dice che i soldati sono come foglie in attesa di cadere dall’albero, d’autunno. È una poesia (bella, questa è una poesia senz’altro bella) sulla caducità dell’essere umano e sul carattere effimero e transitorio della vita. Ma proprio perché la conoscono tutti, a volte succede che la poesia diventi altro da sé, si trasformi, perda senso.

mercoledì 29 giugno 2011

il segnapagine del 29.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

D-Avanti, Scola a Milano: Con Scola a Milano niente e nessuno potrà più fermare Comunione e Liberazione nel capoluogo lombardo: la scelta è dunque netta, quella di promuovere e di assecondare la spinta di un movimento che, nonostante la sua influenza, a Milano è ancora marginalizzato dai progressisti martiniani
Francesco Costa, Le comiche finali: La nota irresponsabile cialtronaggine di questo Governo ha trovato la sua perfetta rappresentazione in questa storia della Finanziaria. 
Galatea, Pornosegretarie: Ora a me di tutta questa vicenda sfugge una cosa: nello statuto del PD, da qualche parte, c’è scritto che gli iscritti o i dirigenti possono per mestiere fare qualsiasi tipo di lavoro tranne l’attore porno?
Guido Scorza, Agcom, la chiamavano trinità: L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sembra aver deciso: il prossimo 6 luglio adotterà la nuova disciplina sull’enforcement dei diritti d’autore online, dando piena attuazione ai lineamenti allora pubblicati...
MenteCritica, Manovra Finanziaria 2011 - Faq: Ieri sulle principali testate nazionali è stata pubblicata una bozza che fornisce un’idea di quali siano le risorse che l’attuale governo metterà in atto per ottenere il suo obiettivo. Vediamole un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di capire assieme il contesto.

inciampi

di lo Scorfano

Breve nota per i più distratti: in questo momento il nostro blog è sulla homepage del Corriere.it (e pure su Leggo). Ve lo segnalo, mentre decido se devo cominciare a vantarmi o, più facilmente, a preoccuparmi.

(piccolo update: i più bravi a raccontarlo sono stati però quelli di SkyTg24)

la scia

di lo Scorfano


Vado ad assistere agli orali dei miei alunni di quinta, in questi giorni; ci vado tutte le mattine, dalle 8 alle 13, ed è un po’ come lavorare, anche se nessuno lo sa e soprattutto nessuno me lo chiede. La mia ragazza mi dice: «Ci vai perché ti sei affezionato ai ragazzi, perché è stata una gran bella quinta, perché loro sono molto bravi, ci vai perché avete passato del bel tempo insieme…» Io la ascolto ma so che non è vero, non è per quello che ci vado.

«Ci vado per senso del dovere, piuttosto», le dico. E lei mi guarda perplessa e forse anche un po’ scocciata: «Senso del dovere nei confronti di chi, scusa? del ministero, che ti taglia l’orario e lo stipendio? Del preside, dei ragazzi, delle loro famiglie, di chi?»

Ma non è questo senso del dovere, quello che intendo io.      

martedì 28 giugno 2011

il segnapagine del 28.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Andrea Sarubbi, Toh, i poveri!: Calcolando le persone che non hanno avuto da mangiare a sufficienza per almeno due giorni di seguito nel corso dell’ultimo anno, e bilanciandole con una serie di parametri che lasciamo volentieri agli statistici, risulta che nella capitale d’Italia ci siano circa 100 mila poveri.  
Malvino, Penseremo che non c'era altra soluzione: Con una densità del 153% rispetto alla capacità ufficialmente dichiarata e in condizioni igienico-sanitarie che non è esagerato definire disumane, le carceri italiane sono affollate da 68.795 detenuti, 29.992 dei quali sono in attesa di giudizio.
La vita è sogno, E se Seneca avesse avuto un blog?: Ecco, Seneca: io penso che Seneca sia stato il primo blogger della storia. E senza nemmeno avere un blog! Lui scrive a Lucilio; o almeno, così pare.
Rangle, Il caso Wired: La vicenda di Wired è interessante per molti motivi, uno su tutti la sfida dichiarata al sonnacchioso microcosmo delle riviste del settore tecnologico/informatico italiano (se ne contano solo 4, Wired compresa, che certificano le copie vendute tramite ADS). 

gelminiani ricordi

di lo Scorfano

Intendiamoci, le colpe della ministra Gelmini, in questi ultimi tre anni, sono ben più gravi di questa. E però a me fa molto ridere questa letterina che oggi si trova in prima pagina sul quotidiano «Il Giorno», edizione milanese (visto che vi lamentate che i link al Miur non funzionano, ho preparato anche la cliccabilissima immagine questa volta). Una letterina dolce dolce, quasi zuccherina, scritta dal ministro ai maturandi, per «la tappa fondamentale e cruciale» che stanno in questi giorni affrontando e che ricorderanno per tutta la vita.

Mi fa ridere perché la letterina insiste ossessivamente sulle memorie personali del ministro: «Un ricordo ancora molto vivo e puntuale in me»; «Un momento che non è possibile, di certo, dimenticare mai»; «Di quei giorni di prove e di studio conservo ancora oggi un ricordo assai positivo». Per giungere in conclusione al finale sognante, in cui il ministro rivela di essere ancora oggi preda, come tanti suoi coetanei, di sogni che riguardano il suo vecchio esame di maturità (tanto che il titolo della lettera, ma non credo scelto da lei, è proprio: «Un bel sogno»).

Ecco, può darsi che sia stato il titolista a essere spiritoso, non lo so (ma ne dubito: pochissima la mia stima dei titolisti dei quotidiani). Perché, obiettivamente l’unico ricordo concreto citato dalla ministra in questa miscela zuccherosissima di ricerche del suo tempo perduto (parecchio perduto) è un ricordo sbagliato.

il gelo che è sceso

di lo Scorfano

 
Vorrei che qualcuno, tra quelli che passano per caso di qui, leggesse bene questa lettera firmata «signora Elena». Vorrei che per favore la leggesse con attenzione, cogliendone i toni e le sfumature, riuscendo a penetrare anche solo leggermente in tutto il “non detto” che sta sotto queste righe. Le quali sono all’apparenza molto normali e sensate, in parte anche condivisibili; ed è proprio per questo che sono invece utili e singolarissime. Perché è la proprio loro presunta e sensata “normalità” a farne un preciso documento della tensione irrisolta che c’è tra chi lavora a scuola e chi a scuola invece manda i figli, con amore allevati.

La signora Elena è infatti una mamma. Una mamma che si prende la briga di scrivere a un quotidiano, perché ritiene quello che ha da dire importante. La signora Elena, possiamo dedurlo da ciò che scrive, è la mamma di un figlio maleducato (o comunque molto molto scalmanato).

lunedì 27 giugno 2011

il segnapagine del 27.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Notiziole di .mau., Monnezza: Oggi raccontano come a Napoli la spazzatura che si stima trovarsi per strada sia scesa a sole 1720 tonnellate, dalle quasi 2000 dei giorni scorsi. Un calo di più del 10%. Ma io a dire il vero vorrei fare dei conti (spannometrici, come sempre) un po' diversi.
Gli studenti di oggi, I greci non erano normali: Ai greci non bastava sapere che il quadrato costruito sull'ipotenusa di un triangolo rettangolo era equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti: no, loro volevano anche dimostrarlo. È stato quando qualcuno si è chiesto il perché la geometria funzioni in un certo modo che è iniziata la rovina degli studenti.
Un radiologo, Un caffè con il blogger: Perchè si tratta di una rete di conoscenze, quella dei vari blogger in giro per la Rete, che in qualche modo riesce a colmare la carenza affettiva degli amici veri sparsi per la penisola e sovente per il mondo
In coma è meglio, La maschera della Pergola: Normalmente si pensa che strappare i biglietti sia una cosa che può fare chiunque, che ci vuole? Buonasera, strappo, grazie. Ma non è così. La maschera è l’ospite che ti invita a entrare in casa, se non ti accoglie come si deve ti fa sentire un intruso.
Personalità confusa, La macchina per lavare i piedi: L'inventore osservò che i piedi si trovano troppo lontano dalle mani (come dargli torto) per cui è molto più facile lavarsi la faccia rispetto a un piede. Per pulire i piedi occorre piegare il corpo in posizione scomode, pensò, oppure sedersi in modo da poter allungare le braccia arrivino fin laggiù.

essere di destra

di lo Scorfano

Sono al telefono con mia madre, solida donna di origine austroungarica, atavicamente e inossidabilmente di destra, nemica acerrima di qualunque “comunismo”, silente sostenitrice di un dispotismo non eccessivamente illuminato. Parliamo di politica, perché ogni tanto lo facciamo, nonostante le divergenze. Lei, che fin da tempi non sospetti (i tempi non sospetti sono gli anni prima del 1994, per intenderci) ha sempre votato a destra, passando poi da An al PdL con qualche piccola difficoltà, mi dice: «Certo che ormai è proprio rintronato, quello lì».

«Quello lì, chi?» le chiedo io, con il cuore gonfio di speranza. E lei non mi delude: «Come chi? Berlusconi! Tutte queste storie di giudici e di donne, non capisco perché non si ritira in una delle sue ville e non ci lascia in pace, guarda. Non ha mantenuto niente di quello che aveva promesso vent’anni fa, niente. Ed è talmente invecchiato che continua a ripetere le stesse cose come se niente fosse, come se nemmeno sapesse più quello che sta dicendo e a chi lo sta dicendo…»

Io la fermo. E le chiedo, sinceramente disorientato: «E quindi, se si andasse a votare l’anno prossimo, tu cosa faresti?»   

Cosa conviene

del Disagiato

Mi ha chiamato Chiara per dirmi che si sposa. “Vediamoci”, mi dice, “vediamoci così ti do una cosa”. E io so che quella cosa sarà il biglietto di partecipazione al suo matrimonio, un biglietto sobrio ed elegante, con un “Chiara e Marco hanno il piacere di” e so anche che mi consegnerà quel biglietto con uno strano sorriso e toccandosi i capelli come fa lei quando è emozionata e insicura. “Quando vuoi”, le dico e per telefono sono minuti nei quali ci diciamo che è tanto che non ci si vede, sei stato tu a non farti più sentire, no sei stata tu, dai, facciamo che ci si vede venerdì sera?, propongo ristorante cinese, ciao, a venerdì allora. Baci. E anche se ho pochissimo da raccontare e anche se so che è colpa mia se non ci vediamo da mesi, ho voglia di vederla, Chiara, di abbracciarla e di sapere che al mondo c’è qualcuno che basta uno sguardo per capirsi. Anzi, ho voglia di vederla per raccontarmi che il palo al quale mi sono appoggiato per anni c’è ancora, che nulla è andato perso e che alcune cose, pochissime, nella vita non cambiano.

E allora io e Chiara ci vediamo sotto casa mia, lei scende dalla sua macchina toccandosi i capelli ed è bellissima nel suo vestito azzurro e ci abbracciamo e, insomma, basta uno sguardo per capirsi, per ridurre con una forbiciata repentina le distanze allungate dai mesi e dalle stagioni. “Finalmente”, mi dice e in quel finalmente so che c’è un mezzo rimprovero per la latitanza ingiustificata ma poi, dopo un altro sguardo in un parcheggio di paese, il rimprovero evapora. E si sale in macchina e dopo qualche minuto siamo ad un tavolo vicino al lago. Lei tira fuori dalla borsetta il biglietto, lo leggo e le do un bacio sulla guancia sbiascicando un grazie. “E tu? Cosa mi racconti? Ce l’hai la ragazza?”, mi chiede lei.

domenica 26 giugno 2011

il segnapagine del 26.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Wu Ming, Napoli è la Grecia che già siamo: E’ la premonizione cupa che attende dietro l’angolo più vicino. La prova del collasso e dei colpi di coda possibili. E’ molto chiaro ciò che avviene. Chi ha perso nelle urne muove le pedine in direzione della guerra civile e del caos che precede le militarizzazioni. 
Wittgenstein, La foto di Bisignani: È interessante perché mostra come appunto tutte le altre foto siano datate, e Bisignani sia diventato nel frattempo molto diverso e invecchiato rispetto a quello che vediamo ogni giorno sui giornali.
Linkiesta, 26 giugno 1991, quando la guerra tornò in Europa: Tutto è cominciato quel mercoledì 26 giugno 1991. Il decennio di guerre che hanno dilaniato la ex Jugoslavia, provocando oltre centomila morti e che si sono chiuse con il conflitto di Macedonia nel 2001, ha formalmente avuto inizio quando le truppe della Jna (Armata popolare jugoslava) sono uscite dalle caserme di Fiume (Rijeka) per andarsi a schierare lungo il confine con l’Austria e l’Italia.

non saperne abbastanza

di lo Scorfano

Due soli esempi, che dopo mi è venuta la nausea, anche se il web e i giornali ne sono pieni. Primo esempio, un articolo tratto da Il sussidiario.net (titolo: Maturità: lunedì il quizzone; sezione speciale sulla scuola):
E' anche vero che, per quel che riguarda gli scritti, il peggio, cioè le prove più impegnative, è passato. La terza prova infatti si caratterizza per una sorta di super test scelto dai professori interni della scuola che il candidato ha frequentato in questi cinque anni. Professori cioè che conoscono bene il percorso fatto e le caratteristiche dei propri ragazzi.
A parte la discutibilissima sintassi, non è vero che il «super test» sia scelto dai professori che conoscono il percorso scolastico dei ragazzi. Le commissioni sono miste e la «terza prova» (così si chiama) viene elaborata sia da chi conosce i ragazzi sia da chi non li conosce affatto. Il che la rende spesso la più complessa tra le prove da affrontare all'esame.

Secondo esempio, tratto da La Stampa.it 

Un saluto

del Disagiato

Verso le sei di questa sera io e un amico prenderemo un aereo per la Spagna del Nord e più precisamente per Santander. Poi non si sa, forse metteremo la faccia verso ovest, Torrelavega e Oviedo o, più probabilmente, andremo spediti verso est, Bilbao, Pamplona e San Sebastian. Faremo come in questi ultimi mesi hanno fatto i giocatori di fascia del Brescia e cioè andremo con i piedi mossi dalla confusione e dall’umore del momento. Insomma, visto che non sono mai stato capace a programmare e ad attuare atti di resistenza, farò quello che mi riesce meglio e cioè compirò atti di residenza. In più città e bar possibili. Vi saluto, quindi. Ciao a tutti.

metafisica del gatto rosso

di lo Scorfano

 
Dunque, il gatto rosso è morto. Ne ho avuto la certezza qualche ora fa, dall’anziana vicina di casa che sa tutto e che non mente mai (o quasi mai). Il gatto rosso, che era sparito dalla circolazione da qualche giorno e per cui cominciavo a stare in ansia, è morto. Peccato. Era bello il gatto rosso: era bello e, se mi permettete il bisticcio, era soprattutto bullo. Il bullo del quartiere, a tutti gli effetti: non solo gli altri gatti gli giravano al largo con mille cautele; persino i cani lo guardavano da lontano e poi, se potevano, cambiavano strada. Il gatto rosso invece no: lui non cambiava strada mai.

Perché il gatto rosso, oltre che bello e bullo, era anche grosso, se mi permettete il secondo bisticcio di parole. Grosso come i gatti che vivono all’aperto, che cacciano topi e lucertole, che dormono al freddo; grosso come i gatti cui il patrimonio genetico ha regalato il privilegio di essere più belli e forti degli altri.  

sabato 25 giugno 2011

il segnapagine del 25.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Intransparente, Trashing our home (un emblematico disegno)
Tamas, 236: La recente giornata del semaforo patriottico, proclamata nel quadro dei festeggiamenti per il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, ha messo, come si suol dire, tutti d’accordo.
Gramellini, Il secondo comma: Se ogni legge italiana avesse soltanto il primo comma, saremmo la nazione più civile della Terra. In esso riposa il principio universale, la regola chiara, il termine inderogabile.
Carmilla on line, Una scuola da rifare: Un'altra parola oggi di moda è meritocrazia. I politici la consumano a dosi massicce. È così abusata che non è più neppure una parola, è una trappola.

dare ragione ad angelino

di lo Scorfano

Proprio ieri parlavo al telefono con un mio collega di scuola, che si chiama Daniele. Lui mi raccontava alcune cose che succedono nella sua commissione d’esame, in una scuola qui vicino. A un certo punto mi ha parlato di un terzo collega, un comune amico che si chiama Giovanni, e di una sciocchezza che questi ha detto durante una riunione preliminare. Io l’ho ascoltato e poi ho detto: «Cazzo, ma che cretino che è Giovanni… Ha bisogno di una vacanza lunga, te lo dico io; e anche di qualcuno che gli dica di tacere, in certe occasioni…» E il mio collega ha aggiunto: «Anche di una donna ha bisogno… E pure alla svelta!»; abbiamo riso un po’, entrambi scuotendo la testa (o almeno io la scuotevo, lui non lo so, perché eravamo al telefono) e poi ci siamo salutati.

Ma la verità è anche un po’ diversa, naturalmente. La verità è che il collega Giovanni è stanco, come lo siamo tutti, e ogni tanto dice qualche «belinata», come la diciamo tutti, e adesso che è stanco ne dice anche qualcuna di più, come capita a tutti; e soprattutto la verità è che io e il mio collega Daniele vogliamo molto bene a Giovanni e abbiamo grande stima di lui, sia come persona sia come insegnante.   

Non ci si incrocia mai

del Disagiato

Fuziona più o meno così in questo centro commerciale e, visto che questo non è speciale, in tutti i centri commerciali. Succede che la commessa di Orofino (oreficeria) chiede alle colleghe di riportare lei le tazze del caffè al bar. Vuole andarci perché così può dare, passandoci davanti, una sbirciata dentro Foot Locker (abbigliamento sportivo) e vedere se c’è l’alto, scuro e simpatico ragazzo che ci lavora e che al lei piace tanto. Parte dritta come un bastone, bella come una attrice bella, il vassoio tra le mani e le colleghe che si danno di gomito. Dalla libreria la vedo farsi strada tra la folla, guardare dentro Foot Locker e proseguire verso il bar. Il commesso alto, scuro e simpatico, che ogni tanto viene da me in libreria per fare qualche fotocopia, sta però frequentando la commessa di Zara (abbigliamento uomo donna bambino) che, anche lei, ogni tanto viene qua in negozio per qualche fotocopia.

Succede che una delle bariste che fa mille caffè e tartine è follemente innamorata del commesso del Marcopolo (elettrodomestici e telefonia) che però non è minimamente a conoscenza di questo profondo sentimento e allora si gioca le sue carte con una collega della commessa di Zara che sta uscendo in questi afosi giorni di giugno con il commesso di Foot Locker. Alla ragazza di Calzedonia (calze), che viene spesso qua a fare fotocopie, piace il ragazzo del supermercato ma a quest’ultimo va a genio la bellissima commessa della Levis che però è invaghita di una delle guardie del centro commerciale, un ragazzo di due metri, rasato e con una richiamo nazista tatuato sul gomito. 

venerdì 24 giugno 2011

il segnapagine del 24.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Vibrisse, L'esame di maturità di Google: Da Seneca, traduzione di Google: "Chi impostato per essere benedetti, si dovrebbe pensare che è un onore essere buono, perché se ogni altra considera il primo malato nella provvidenza di giudici, perché gli uomini solo le cose accadono per inconvenienti molti..."
Doppiozero, Primo Levi, alle origini della zona grigia: Quando saranno raccolte e pubblicate le lettere di Primo Levi, si scoprirà che i suoi libri sono sempre accompagnati da una continua messa a fuoco di temi e problemi, approfondimenti e cambiamenti progressivi, di cui l’epistolario è senza dubbio il documento più vivo.
Malvino, Tonino: Se paragoni Berlusconi a Nerone, a Hitler, a Mussolini, a Ceausescu, a Noriega e a Saddam, puoi certamente intrattenerti a chiacchierare insieme a lui, ma devi renderne ragione a quanti condividono il tuo giudizio sulla sua persona, anche in minima parte, soprattutto se si tratta dei tuoi sostenitori.
Mentz, "Quanti anni hai?" "Dipende": Ho 5 anni quando mi dai una bella notizia e io mi metto a saltellare in giro. Ho 10 anni quando sono spensierata e preparo la valigia per la partenza. Ho 15 anni quando...
Attualizzando la foschìa, Intelligenti pauca: Nei primi due secoli dell'Impero romano lo sviluppo dell'economia si era basato essenzialmente sulle conquiste militari, che avevano procurato terre da distribuire ai legionari o ai ricchi senatori, merci da commerciare e schiavi da sfruttare in lavori a costo zero. Per questo motivo l'economia appariva prospera.

il comprensibile antonio

di lo Scorfano

Lucidissima mi è sembrata l'analisi di Suzukimaruti, a proposito dei recentissimi (e all'apparenza poco comprensibili) movimenti e rivolgimenti politici di Antonio Di Pietro, dal fitto colloquio con Berlusconi nell'aula della Camera, alle dichiarazione di impazienza nei confronti del Pd, fino alle tre (tre!) interviste rilasciate oggi al Corriere, alla Stampa e al Fatto Quotidiano. Lucidissima, dicevo, la sua analisi, e anche parecchio istruttiva:
Questa improvvisa inversione di marcia dipietresca mi ha confuso un po’ più del solito. Ho provato a chiedere lumi in giro, giacché qui non si rinuncia a parlare di politica, ma mi sono reso conto che ai miei “non capisco Di Pietro” fanno sempre seguito ragionevolissimi discorsi off-topic sulla sua inadeguatezza grammaticale. (...)
Secondo me Di Pietro si è fatto incuriosire dall’analisi dei dati di partecipazione ai referendum: su 27 milioni di votanti, quasi 10 milioni sono elettori di PdL e Lega. Si tratta di voti in sostanziale libera uscita: votanti che non si sentono di “appartenere” al blocco Bossi-Berlusconi, dispostissimi a votare altro se opportunamente coinvolti e interessati.
Non è una notizia che ci sia disaffezione nei confronti di Berlusconi e dei suoi alleati, di recente. Il problema è tradurla in risultati elettorali positivi per il centrosinistra.

Prosegue sul blog Suzukimaruti, appunto.

Vedere il marcio dappertutto

Gli Amici della Domenica, che sono i giurati del Premio Strega, hanno designato i cinque finalisti:

Storia della mia gente (Bompiani) di Edoardo Nesi con voti 60
L’energia del vuoto (Guanda) di Bruno Arpaia con voti 49
Ternitti (Mondadori) di Mario Desiati con voti 49
La vita accanto (Einaudi) di Mariapia Veladiano con voti 49
La scoperta del mondo (nottetempo) di Luciana Castellina con voti 45

Attendendo che il 7 Luglio venga pronunciato il nome del vincitore, come ogni anno i vertici, i capi, i pezzi grossi che stabiliscono cosa fare e non fare in libreria ci hanno consigliato di ordinare:

5 copie del libro di Edoardo Nesi, 5 copie del libro di Mario Desiati , 5 copie del libro di Mariapia Veladiano, 5 copie del libro di Luciana Castellina e 6 copie (sei copie e non cinque) del libro di Bruno Arpaia. Ecco, il libraio quando ha letto questa cosa ha pensato che il mondo è un complotto, che ormai si fa tutto per i soldi e che le mele di una volta sì che erano buone. Cioè ha pensato che si sa già che a vincere il Premio Strega 2011 sarà Bruno Arpaia.

l'urlo (Inf. I)

di lo Scorfano

Quando, in una terza, inizio a leggere Dante, io faccio fare un urlo. Un urlo fortissimo, a tutti. Poi, in genere, arriva la bidella che dice: «Ma è successo qualcosa?» E tutti ridono. E io rispondo serio: «No, signora, stia tranquilla, non è successo niente. Grazie di essersi preoccupata». E poi lei esce con lo sguardo ancora perplesso, e allora comincio a ridere anch’io, e ridiamo tutti insieme per un buon minuto. Abbiamo fatto l’urlo: un AAAAH! collettivo, liberatorio e propiziatorio.

Lo faccio sempre, tutti gli anni. Lo faccio a dicembre, perché è in quel mese che in genere attacco con il canto I della Commedia di Dante. L’idea è che i mesi precedenti mi siano serviti a preparare la lettura, a far sapere esattamente cosa sta accadendo in quel libro, e perché. L’urlo invece mi serve a rendere indimenticabile quell’attimo e a dare coscienza della sua importanza. E poi, finito l’urlo e finito di ridere, a quel punto, posso finalmente attaccare a leggere:
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
Ecco, questo è il momento in cui capisco se è andato tutto bene, nelle lezioni tra settembre a dicembre, se davvero ci sono riuscito.      

giovedì 23 giugno 2011

il segnapagine del 23.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

La versione di Chamberlain, Il belpaese: Un detenuto nelle carceri italiane ha, molto spesso, uno spazio vitale pro capite inferiore ai tre metri quadrati. Meno di un maiale.
Crescere creativamente, Impressioni per settembre: Settembre appare lontano e invece sarà più simile ad un tuffo in mare che ad una lunga vacanza. Perchè gli insegnanti sarà vero che stanno un po' di tempo in più lontani dal luogo di lavoro, ma dalla scuola con la testa, in vacanza non ci vanno mai.  
Gli studenti di oggi, Riguardo il concetto di vero: In sei ore lo studente dovrebbe risolvere un problema tra i due proposti, e dovrebbe rispondere a cinque quesiti su dieci. Forse, facendo il problema in mezz'ora e quattro quesiti in un'altra mezz'ora, lo studente potrebbe anche farcela. 
A scopo ludico, La pinzatrice, piccola storia della follia: Capita nella giornata lavorativa più o meno di chiunque: prendi un mucchietto di fogli da fascicolare, recuperi una pinzatrice dal cassetto segreto nel quale la nascondi per preservarla dai colleghi che passando la afferrano dicendo “te la riporto tra un attimo” e inizi a pinzare.
Non leggerlo, Donne di botta e di governo: Scandalo P4, intercettazioni: ecco cosa dicono a telefono Ministre e Sottosegretarie del Governo Berlusconi, e cosa gli altri dicono di loro.

che secessione sia

di lo Scorfano

Alla richiesta di secessione avanzata urlando dai leghisti a Pontida, con la complicità colpevole dei loro dirigenti di partito, che dal palco hanno risposto: «Preparatevi» (come se non fossero vent’anni che si preparano, poveri montanari), io a questa richiesta risponderei, stando così le cose, di sì.

Voglio dire, va bene: volete la secessione? Organizzatevi. Raccogliete le firme, presentate la richiesta di referendum, chiamateci tutti al voto, mobilitate i vostri elettori, e poi facciamo il referendum. Solo nelle regioni del Nord, come volete voi. Lombardia, Piemonte, Veneto. Volete anche altre regioni? la Padania è fatta anche di altre regioni? (Io non so di cosa è fatta la Padania, perdonatemi: io non sapevo nemmeno esistesse la Padania; e ne dubito tuttora, non sono mica le vostre urla sguaiate a convincermi). Quindi volete anche Liguria, Valle d’Aosta, Trentino, Alto Adige, Friuli, Venezia Giulia, Emilia e anche la Romagna? Va bene, accomodatevi.

Facciamo questo referendum e poi vediamo. Perché la sola e incontestabile verità è che voi secessionisti siete in clamorosa minoranza dovunque, anche in Lombardia, anche in Veneto. E più regioni aggiungiamo, più siete in minoranza. E il referendum lo perdereste: secco, senza possibilità. E poi di secessione dovreste finalmente smettere di parlare, di blaterare, di urlare. E a quel punto vi avremmo definitivamente chiuso la bocca. Anche solo per questo, per chiudervi la bocca con cui pronunciate certe insensatezze, varrebbe la pena di lasciarvi fare il referendum sulla secessione. E di guardarvi, camicie verdi, mentre lo perdete. Finalmente muti.

Due parole sui carrelli della spesa

del Disagiato

Siccome la libreria si trova in un centro commerciale, è inevitabile che i clienti entrino in negozio con il carrello della spesa. Che il carrello sia pieno o vuoto conta parecchio, perché un carrello pieno puzza di salumi, pesce e verdure, mentre un carrello vuoto no. Sta di fatto che alla domanda “Posso entrare con il carrello della spesa?”, noi commessi siamo obbligati a rispondere “Sì, può entrare”. Insomma, la libreria è invasa da carrelli, impedendo molte volte un normale svolgimento del lavoro, inzuppando l’aria di aromi poco gradevoli e, qui volevo arrivare, bloccando il passaggio nostro, che dobbiamo macinare chilometri di mestiere, e degli altri clienti. Il peggio è quando il carrello viene messo quasi in maniera calcolata davanti all’ingresso, impedendo così non il passaggio, ma addirittura l’entrata dei clienti. Allora, imprecando, vado a prendere il carrello e a parcheggiarlo un po’ più distante, là dove non dà fastidio a nessuno (anche se in una libreria che non ha le corsie di un supermercato, un carrello dà sempre fastidio).

Questa cosa del carrello la racconto perché forse mi ha insegnato qualcosa sul comportamento degli italiani e del loro senso civico. Infatti è capitata, e capiterà ancora, questa cosa. Una signora molla il proprio carrello stracarico proprio sull’ingresso, non prima e non dopo, e poi rivolgendosi a me dice: “Posso lasciare qui il carrello?”. Io allora rispondo “No, mi dispiace. Lo lasci un po’ più avanti per favore”. “Ah, non si può”, dice delusa e allora io ribatto con un “Non è che non si può. Non si deve”. Vabbè, lo ammetto, dico questa cosa con un tono provocatorio, poco gentile, stanco e tante altre cose che fanno di me un commesso antipatico ma sta di fatto che a scuotere la cliente (dico cliente perché la maggior parte delle volte sono clienti donne) non è il fatto di dover spostare il carrello ma quel “non si può”. E qui, più di una volta, si è aperta quella che i politici chiamano “questione morale”. La cliente reagisce in questo modo: “Se non si può è un conto, ma se non si deve, beh, allora questo è da vedere”.

mercoledì 22 giugno 2011

il segnapagine del 22.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Steff's blocknote, Ballarò - Racconto di uno spettatore in studio: In studio poi quella che va in onda - questo è il punto centrale del discorso - è niente più niente meno che una recita. Una semplice recita. Al di là delle (ora finalmente mi è chiaro) fintissime schermaglie tra ospiti, appena va la pubblicità, succede l’indicibile. 
Quadernino, Come uscire dal berlusconismo: Dopo diciassette anni di esperimenti, sarebbe ora che i protagonisti delle battaglie per il maggioritario degli anni Novanta riconoscessero la semplice, laica, razionale esigenza di stilare un bilancio. Un semplicissimo calcolo dei costi e dei benefici che l’Italia ha tratto da questo ventennio, che non per niente, crediamo, passerà alla storia come il ventennio berlusconiano.
Squonk, Two Hearts: Le compagnie, i gruppi – quelli che funzionano, quelli che tengono – sono così: ognuno è bravo a fare qualcosa, ognuno fa da contorno agli altri.
Nonunacosaseria, Cambia qualcosa se non hanno commesso reati? No: Un sistema che non si regge sul merito delle persone ed entra nel merito delle cose, ma si basa sullo sputtanamento, sull’intimidazione, sulla vicinanza a un certo gruppo piuttosto che a un altro per premiare o punire.

la poesia di Ungaretti e l'esperto

di lo Scorfano

La poesia scelta per l’Analisi di testo dell’esame di maturità di oggi raggiunge, se non altro, un chiaro obiettivo: quello di mostrare a tutti quanto possano essere brutte le poesie di Ungaretti (lo sono, lo sono: sono poesie in gran parte proprio pessime).

Il testo Lucca, entrato molto tardivamente nella sua migliore raccolta, L’allegria, è un componimento prolisso, stanco e confuso; costruito su una insistita concidenza tra respiro metrico e respiro sintattico che, già al terzo o quarto verso, si rivela irrimediabilmente stucchevole e artificiosa. Inevitabile, quindi, che anche l’analisi di testo fosse assolutamente confusa e inutile. Talmente inutile da essere quasi banale, secondo me più semplice di un qualsiasi test dell’Invalsi proposto ai ragazzini di seconda; la più semplice che sia mai uscita a un esame di Stato.

Eppure, benché così facile, anche l’analisi si prestava a fraintendimenti clamorosi, soprattutto nel suo secondo quesito (quello sugli aggettivi): tanto che, a mio parere, pure Giorgio De Rienzo, l'esperto appositamente messo in campo dal Corriere, se l’è sbagliata in pieno. «Poveri studenti!» scrive lui; e «povero anche lui», dico io. Perché non rendersi conto che quasi la metà degli aggettivi del testo sono costituiti dal possessivo «mio» (i possessivi sono aggettivi, naturalmente) significa andare fuori strada fin da subito, parlare d’altro, perdere di vista il senso ultimo (e assai povero, peraltro) della poesia. È infatti sul quel «mio» così ribadito nei primi 13 versi («mia madre», «mia infanzia», «mie vene» «miei morti», «mio destino», «mia origine») che si costruisce il conclusivo (e in parte beffardo) «amore come una garanzia delle specie». Non capirlo significa non aver capito la poesia: il che, per l’«esperto», ne converrete, non è un gran bene.

Il numero dell'uovo a terra

del Disagiato

Le parole di ieri di Silvio Berlusconi e cioè che per lui le richieste di dimissione dell’opposizione sono mero esercizio di propaganda, che è convinto di completare il programma di governo per il 2013, che lui e la Lega sono gli unici in grado di governare, che al sud ha dato risposte adeguate ben oltre le emergenze, che promette l’attuazione della revisione del patto di stabilità interno e che la riforma del fisco che verrà fatta non lascerà buchi di bilancio, ecco, tutte queste parole dette in un caldo pomeriggio di giugno mi hanno riportato alla memoria uno strano prestigiatore che ogni sera si esibiva, perché esibiva in questo caso è la parola azzeccata, in piazza Djemaa el-Fna a Marrakech. 

Il numero consisteva nel mettere a terra un uovo e per diversi minuti girarci attorno, facendo versi, muovendo le mani come il Mago Oronzo, allontanandosi, avvicinandosi, bloccandosi in posa di meditazione e riprendendo poi ad agitare le mani, a fissare l’uovo e a circuirlo. Quei minuti, ovviamente, avevano il suono ingiusto e immeritato di monetine che finivano in una scatola. Non so quanto la cosa durasse, perché a un certo punto io, insieme ad altre facce stupite, me ne andavo a fare altro. Solo che ogni sera, ostinato, buttavo l’occhio qualche minuto per vedere se a quell’uovo succedeva qualcosa. Ma sempre inutilmente.

Facilissimo fare similitudini, lo so bene, però ieri la faccia del nostro Presidente era un po’ come quella del prestigiatore marocchino che vi ho detto. E ci sono quelli che stanno a guardare se all’uovo succede qualcosa e ci sono quelli che, dopo aver aspettato abbastanza, abbandonano la fiera. Per non passare come uomini un po' fessi.

un'altra fine

di lo Scorfano




Eccomi: sono qui all’esame di Stato, mentre voi leggete. Non sono nemmeno commissario d’esame, tra l’altro: sto qui, tutta la mattina (e anche domani), convocato dalla dirigenza per aumentare il controllo sulla correttezza dello svolgimento delle prove. Faccio il cane da guardia, insomma: il ruolo meno prestigioso, quello più inutile, il ruolo anche più antipatico. E intanto li guardo. Guardo i miei alunni di quinta, ex alunni di quinta, chini sui fogli della prima prova di italiano e penso che è l’ultima volta che li vedo così, tesi, chini, con la penna che scivola sulla carta, con l’attenzione a non fare errori ortografici, a scrivere qualcosa di sensato.


Tutti gli anni succede. E tutti gli anni penso al loro andarsene via, al loro uscire e percorrere nuove strade. E poi, inevitabilmente, penso alla mia strada.         

martedì 21 giugno 2011

il segnapagine del 21.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Gramellini, Il Potere secondo Ferrara: Vent’anni - in realtà molti di più, considerando il periodo comunista - che questo prete spretato del Potere, allergico alla spiritualità quanto affascinato dal carisma sgangherato dei leader, sostiene che lo scandalo non sono i maneggioni, ma il racconto dei loro maneggi.
Treccani.it, Scrivere all'esame di Stato. Qualche considerazione: Lo studioso di scrittura, per esempio, sa benissimo - perché lo desume dagli innumerevoli scritti dedicati al tema in tutti i secoli del passato e ancor più oggi - che il consiglio migliore da fornire allo studente è "sii te stesso". 
Dieci minuti di intervallo, Meno male che l'Invalsi non è una centrale nucleare: È arrivato un avviso dell'errore, ieri sera, alle otto e dodici. È arrivata una lettera di scuse, del signor Roberto Ricci, responsabile della Prova Nazionale (la Famosa Prova Invalsi), che forse non sapeva che alla fine della terza media si fanno gli esami di terza media comprensivi di Prova Invalsi, e quindi non ha provato prima se tutto funzionava.
Sono storie, Di storie fuori fuoco: E qui, interviene quello di cui vi parlavo all’inizio: il fuori fuoco come tecnica di racconto. Tecnica che nasce nell’ambito del reportage come urgenza di raccontare la realtà senza curarsi dei dettagli, o meglio ancora, concentrando lo sguardo dello spettatore su quello che (il fotografo) stabilisce sia il cuore della sua storia.
D-Avanti, La Lega è alla canna del gas: Spostare due ministeri peraltro dalla dubbia utilità in un posto diverso di Roma e pensare di rivendicarselo come vittoria politica ci da la misura del momento storico: siamo al delirio completo.

le tracce della prima prova dell'esame di maturità 2011

di lo Scorfano

Sveglia, giovanotti, che domani c’è la prova di italiano! E voi cosa state facendo? Che state a fare qui sul web? Cosa cercate? Cosa sperate di trovare? Le tracce, davvero? Ma via, su! Negli ultimi anni qualsiasi previsione si è rivelata palesemente infondata: quando vi aspettavate Leopardi è uscito Dante, quando vi aspettavate l’Unione europea sono usciti i social network. Tredici anni di scuola e ancora non avete capito che cercare le risposte sul web è un’idiozia? Ma cosa vi insegnano quegli incapaci degli insegnanti? (ehm)

Su, ragazzi, mettetevi al lavoro adesso, che domani c’è l’esame... Anzi no: niente lavoro. Uscite, fatevi una passeggiata, un giro in bicicletta, andate a fare un bagno al mare, se abitate in un luogo fortunato, non state a perdere tempo con le inutili previsioni del web. Quello che dovevate studiare ormai lo avete studiato, quello che non avete studiato è troppo perché pensiate di poter rimediare ora, che mancano poche ore. Poi domani scoprirete che era tutto più facle del previsto: un saggio breve lo si tira fuori anche da nulla, ormai lo sappiamo. E l’analisi di testo può anche essere un po’ difficile, ma nessuno è obbligato a sceglierla, no?

Ecco, insomma, levatevi da qui, alla svelta, via, smammare. Che questo post porta sfiga, ve lo garantisco. Anzi, vi dico di più: è fatto apposta per portarvi sfiga. Ma ormai, visto che avete letto fin qua, è anche troppo tardi per avvertirvi: ormai è fatta. sarà un esame sfigato, molto sfigato: rassegnatevi. Ciao, giovanotti.

(E ricordatevi il documento di identità, che ve lo dimenticate sempre. Piccoli sprovveduti.)

Gente che preferisce fare diversamente

del Disagiato

Poi nella mia vita è arrivato il pallonetto. Lo vidi fare al giocatore più bravo di tutti, Alan Shearer, una ventina di anni fa: lancio lunghissimo di un compagno sulla fascia destra, Alan che si prende la palla come se il suo piede fosse una calamita, metri di corsa, un passaggio, la palla che gli ritorna, un dribbling e, ho pensato in quel momento, adesso spara nell’angolino in basso a destra visto che il portiere è tutto a sinistra, adesso spiazza, adesso segna. Invece ecco un pallonetto, il piede che come una piuma va sotto il pallone, la palla che si alza, che scende e che va in rete. Alan Shearer ha segnato di pallonetto, facendo la cosa più difficile. Perché Alan era uno difficile, con la sua faccia da operaio. Perché Alan, a forza di cose difficili come i pallonetti, ha vinto pochissimo. Per due anni è stato miglior marcatore, ma sai che roba.


E allora, a un certo punto, ho cominciato a diventare un patito di questa cosa che potrebbe essere dritta e potente ma che invece si alza e inganna, e che certe volte entra in porta. Certe volte. Poi l’ho visto fare a Roberto Baggio e ad altri giocatori, il pallonetto. Ma mai così bene come quella volta, una ventina di anni fa, e vorrei tanto avere un’ immagine, un replay da farvi vedere. Alan Shearer quindi segnò così, scegliendo la via più complicata. Magari è una mia sensazione, magari sono io che voglio vederla così, ma la corsa di Alan è la corsa del giocatore che potrebbe fermarsi da un momento all’altro per stanchezza e sfiducia ma che poi invece va verso la rete. Alan è uno che invece di stoppare e tirare preferisce tirare, che chissà, magari succede qualcosa, magari va in rete e si festeggia come bambini. Ad esempio: lancio lungo di un centrocampista verso l’area, passaggio di testa del compagno e bum, tiro al volo di Alan che la butta dentro. E allora, ecco, hai visto che ho fatto bene a tirare subito e a non stoppare e a non dribblare? Hai visto?

lunedì 20 giugno 2011

il segnapagine del 20.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato


L'AntiComunitarista, Dovremmo farlo tutti: Un pensionato piemontese fa quello che, da tempo, avremmo dovuto fare tutti (e che, ancor prima, avrebbero dovuto fare, d'ufficio, le autorità competenti): denuncia il ministro Maroni per alto tradimento.    
Rangle, Le solite vuote parole: Concita de Gregorio, Direttore dell'Unità dall'agosto 2008, ora non lo è più. Ne ho lette tante, tipo questa, allora mi son detto che forse era il caso di andare a scavare in giro e cercare qualche dato. L'ho fatto, li ho trovati, li ho messi in un grafico 
ilNichilista, Altro che Pontida: La misura della farsa messa in piedi da Bossi dal palco di Pontida è data, credo, dal fatto che nel calendario delle richieste a precisa scadenza al governo non figuri alcuna menzione a un cambio della legge elettorale. 
Mantellini, Secessione, Dio Po!: Mi chiedevo quale sia il numero massimo di bugie che l’elettore padano è in grado di accettare in nome della conservazione della propria identità. Che gira tutta attorno a 4 cose 4: un localismo assoluto e folclorico, il dialetto e le tradizioni familiari, la piccola impresa, l’etica del duro lavoro, la diffidenza verso qualsiasi diversità. 
Coq Baroque, Sospetti: Quando la Germania sposto’ i ministeri da Bonn a Berlino ci mise una decina di anni (14 o 16 ministeri) e costo’ tanti di quei soldi che la meta’ del parlamento neanche tanto sotto voce si diceva “ma che cazzo c’e’ venuto in mente”.

Dieci anni

del Disagiato

Il protagonista del film che ho guardato ieri sera a un certo punto scopre che la sua carta d’identità scadeva lo stesso giorno della carta d’identità della sua ragazza, che era lì affianco a lui, che gli accarezzava i capelli e che, lo si capiva dal modo in cui lo accarezzava, si stava disinnamorando. Il film era talmente brutto che io non ho badato all’amore perduto e alle carezze fatte male ma, invece, alle scadenze. Infatti mi sono alzato dalla poltrona, ho raggiunto il mio portafogli che stava sul mobile d’entrata, l’ho aperto e ho guardato la scadenza della mia patente: 24-06-2011. “Cazzo”, ho detto. E l’ho detto seccamente, guardandomi allo specchio che sta sopra il mobile, con le ascelle un po’ sudate e sentendo lungo la colonna vertebrale una leggera scarica elettrica. Tale scarica erano i dieci anni che mi separavano da quel giorno in cui fumai la sigaretta più importante del mondo fuori dalla motorizzazione di Brescia dopo l’esame, in cui telefonai trionfante alla mia ragazza per dirle che avevo una patente e in cui tornai a casa con il mio scooter e alzai le braccia al cielo mentre mio fratello usciva in balcone per sapere come erano andate le cose.

garzoncelli scherzosi all'esame di stato

di lo Scorfano


«A me, sinceramente, non me ne frega niente dell’esame. L’unica cosa che voglio è uscire al più presto da qui.» «Anch’io, guardi: che vada affanculo l’esame, i punteggi, la tesina… Mi interessa solo di uscire, il resto, chissenefrega.» «Davvero, è così, prof. Sembra che questi cazzo di punteggi interessino solo a voi insegnanti… Ma è perché dovete fare bella figura? vi danno più soldi se noi usciamo con dei voti più alti?» «Che poi il voto della maturità non conta niente, tanto vale non studiare e fregarsene. L’importante è andare all’università, il resto non conta. Anzi, guardi, appena sarò fuori tornerò a dirò tutto quello che alcuni dei suoi colleghi si meritano, che alcuni sono stati dei veri stronzi… Lei no, eh, non fraintenda…»

Insomma, avete capito: queste sono le voci, trascritte più o meno fedelmente, dei miei alunni di quinta prima dell’esame di Stato, che comincia mercoledì. Ma non solo di quelli di quest’anno: in realtà queste sono più o meno le voci di tutti gli alunni di quinta che ho avuto, alla fine di tutte le quinte, subito prima di tutti gli esami di Stato. Dicono che non gliene importa niente; dicono che il punteggio con cui usciranno gli è proprio indifferente (ci sono anche eccezioni, naturalmente, ma sono poche). Dicono che vogliono solo scappare di qui, andarsene, dove finalmente potranno fare quello che vogliono, via da questo schifo di posto. E sapete qual è l'aspetto più curioso di tutto questo loro dire? È che non è vero.

Non è vero che non gliene importa niente. 

domenica 19 giugno 2011

il segnapagine del 19.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Who is John Galt?, Sullo stato che obbliga a gettare al macero tonnellate di cibo: Le leggi inglesi sono molto restrittive quando si parla di scadenze del cibo. Il giorno stesso della data indicativa “best of” esposta nelle confezioni di cibo, i supermercati sono obbligati a buttare tutto al macero. Non possono neppure donarli ai poveri, alle charities e i dipendenti non possono portarli a casa il giorno stesso.
Due colonne taglio basso, Lo show divora tutto: È così deprimente vedere ogni giorno l’esaltazione di chi pensa che con una trasmissione, con una petizione, con la creazione di un gruppo Facebook, stiamo «ribellandoci» e creando un «nuovo Paese».
Sasaki Fujika, Io la finirei a botte, da orbi: E a Pontida manderei i Carabinieri. Portando via in manette un Ministro degli Interni che inneggia (istigando) alla secessione, reato commesso non nell'esercizio delle proprie funzioni, quindi lo si persegue facile, come dice la legge, in qualità di "privato cittadino".
Galatea, Cose che sarà difficile spiegare un giorno ai nostri nipoti: Perché un povero vecchio che ha avuto un ictus e non riesce più a pronunciare una sillaba comprensibile sia stato a farfugliare mezz’ora, su di un palco sotto il sole

tempo di pontida

di lo Scorfano
 
Lo so, siamo in una democrazia, lo so, conta il consenso popolare e il consenso segue strade non sempre immaginabili: la politica in una democrazia si fa con quello, con il consenso del popolo. Lo so, le analisi degli econimisti e dei politologi contano poco, assai di meno, vanno bene per quei pochi che comprano il giornale e non leggono solo le pagine sportive. Va bene, lo so.

E però, anche se lo so, mi agita e mi turba il pensiero che oggi, in questo momento, a Pontida, un gruppo di persone vestite da vichinghi (chissà perché poi, o in nome di quale presunta origine), esaltate per una regione che si chiama «Padania» e che però non esiste, nemmeno sulle carte geografiche,      

Cose che ci fanno sentire bene

del Disagiato

Perché per conoscere spesso ci si affida al romanzo e non al saggio? Perché un cliente che vuole sapere chi erano gli antichi greci rifiuta il saggio di Canfora o Lane Fox e preferisce un romanzo di Manfredi? Preferisce il romanzo perché il saggio storico è noioso? Non so, la risposta potrebbe essere questa ma ne ho in mente un’altra. Secondo me il romanzo, la finzione e tutto ciò che si trasforma in narrazione, dice quello che noi vogliamo sentirci dire. I dati, collocati dentro una prosa fredda, non ci danno calore, se mi passate l’espressione. Capita anche per la cronaca: imparare quello che è successo per mezzo della narrazione. Ad esempio Romanzo Criminale per conoscere la Banda della Magliana e gli anni nei quali questa esisteva. Niente di male, ci mancherebbe. Però sarebbe utile comprendere che il romanzo sacrifica la verità e che il saggio sacrifica il calore e il coinvolgimento. Ecco, ho trovato la parola: spesso noi vogliamo sentirci coinvolti, anche quando si tratta di imparare, capire o semplicemente rispolverare. Vogliamo partecipare e il romanzo, se di buona fattura s’intende, questo lo fa.

Ho letto recentemente A sud di Lampedusa di Stefano Liberti, che scrive reportage di politica internazionale, che scrive per Il manifesto e che in questo caso ha scritto sulle rotte intraprese dagli uomini africani per raggiungere l’Europa. Non solo, però. Il giornalista ha scritto anche perchè mosso da una fissa: dimostrare che parole come “sbarchi”, “esodo” e “scafisti” sono parole utilizzate dalla stampa per allarmarci e non per comprendere. La realtà, ci dice, è più complessa. Il primo capitolo, ad esempio, tenta di dirci che la tratta Senegal- Spagna non è gestita dalle reti mafiose o da scafisti senza scrupolo.

sabato 18 giugno 2011

il segnapagine del 18.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Rangle, La scuola dell'incubo: L'autorevolezza non si impara, devi averci il fisico e la giusta faccia, devi muoverti in un certo modo, sapere quando è il momento di parlare ma soprattutto qual è il momento di tacere.
La versione di Chamberlain, Amare il vintage: La nostalgia può essere un sentimento complesso e tormentato, un sentimento per cui ti ritrovi in una piazza in cui hai passato tutte le estati della tua adolescenza trovandola cambiata, bellissima, completamente ristrutturata, pedonalizzata...
E io che mi pensavo, Signor Morato: Non so cosa ho fatto. Son qui sul treno, ho vicino uno che ha scritto Antony Morato dappertutto, sulla maglia, sui pantaloni, anche sulla borsa, ha anche la sigla: AM, c’è scritto.
Gramellini, Viale del tremonti: No, questo è troppo. Anche per chi lo considera il principale responsabile del rimbecillimento televisivo di alcune generazioni di italiani, il trattamento che il vecchio attore a fine carriera Silvio Berlusconi sta riservando a se stesso è quasi straziante.

Battaglie intellettuali

del Disagiato

“Con tutti i libri che ci sono in commercio come posso” sapere, ricordarmi, individuare. Ecco, questa è la frase che noi commessi utilizziamo per difenderci dall’accusa di incompetenza. Quindi con tutti i libri che ci sono non posso ricordarmi se anche l’edizione precedente di Altai dei Wu Ming avesse questa fascetta promozionale. Sta di fatto che ieri il libro è sbucato da uno scatolone per la quasi recente collana Numeri Primi con questa fascetta promozionale. Curiosa, vero?

Riassumo. Poco prima dell’uscita del libro Manituana (2007), sempre del collettivo Wu Ming, il quotidiano Libero fece una recensione anticipata, preventiva. Nel 2009 lo stesso giornale recensì Altai ma, questa volta, "senza prevenzione, così, sine ira ac studio":
Che un romanzo sia un sequel, un prequel, o quel che si vuole, non deve recare pregiudizio al possibile piacere della lettura, e questo l’abbiamo letto senza prevenzione, così sine ira ac studio possiamo serenamente dire che trattasi di boiata proprio come Q, quindici anni dopo.
Scusatemi se la fotografia non bada al dettaglio. Sopra la Q c'è un asterisco che, in basso a sinistra, dice: "500.000 copie vendute".

pensavo peggio

di lo Scorfano
Il penultimo giorno di scuola mi sono ricordato di una cosa che volevo assolutamente chiedere alla mia alunna Paola, di terza; e allora gliel’ho chiesta. Era accaduta il primissimo giorno dell'anno, una mattina di settembre che adesso sembra così lontana: era stato il mio primo giorno in quella classe, ero entrato, avevo salutato, mi ero presentato, li avevo chiamati per nome cercando già di memorizzare le loro facce, avevo spiegato quello che avremmo fatto durante l’anno scolastico e perché. Poi era suonata la prima campanella e me ne stavo uiscendo, quando li avevo guardati ancora per un attimo e, nel secondo banco, avevo visto Paola che si rivolgeva alla sua amica Valentina (ancora non sapevo che sarebbero state le due studentesse che mi avrebbero dato maggiori soddisfazioni) e le diceva: «Pensavo peggio».

Era riferito a me, naturalmente. E io lo avevo anche ben capito: ma era il mio primo giorno in quella classe, non c’era nessuna confidenza e non me l’ero sentita di chiedere che cosa volesse dire «peggio» e perché. Poi me ne sono dimenticato, oppure ho sempre rimandato. Solo il penultimo giorno di scuola ho pensato di poter chiedere che cosa volesse dire quella frase.           

venerdì 17 giugno 2011

il segnapagine del 17.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Plus1gmt, I principii dei poveri: Perché è più facile essere poveri se non si guarda la pubblicità, in un momento in cui i parametri di scarsa agiatezza sono piuttosto flessibili, ultimamente sempre più aleatori.
Nonunacosaseria, Si torna a parlare di legge elettorale: Per tutti questi motivi, qualsiasi legge elettorale, anche la più ingarbugliata, che i nostri attuali parlamentari riusciranno a produrre, purché diversa dall’attuale, mi andrà bene. Fare peggio, anche volendo, credo sia impossibile.
Claudio Cerasa, Riuscirà Bersani a essere Bersani?: Diciamolo con chiarezza: tra i principali volti dell’opposizione Pier Luigi Bersani è senza dubbio quello che esce maggiormente rafforzato dai risultati dell’ultima tornata elettorale.
Metilparaben, Pancioni e nani: Forse prima di stracciarsi le vesti per quello che fanno gli altri sarebbe il caso di dare l'esempio: altrimenti si finisce per diventare poco credibili.

fine del racconto

di lo Scorfano

Il racconto della realtà funziona finché non si scontra fragorosamente contro la realtà, è normale. Il racconto della realtà deve essere affascinante e incisivo, deve sedurre, concedere speranze, individuare nemici, saper semplificare il presente, lasciare immaginare il futuro. La forza di Berlusconi e dei suoi uomini migliori (quei pochissimi) è stata questa, per quasi vent’anni: hanno saputo raccontare splendidamente la realtà, e avevano gli strumenti per farlo, le televisioni. Mentre gli altri (tutti gli altri) non ne erano più capaci, non avevano gli strumenti; e se li avevano, li usavano male. Per vent’anni.

Il potere nutre e alimenta se stesso finché sa raccontarsi in modo credibile, è la storia. 
Poi, però, a un certo punto, è spuntata la realtà, prepotente: troppo lontana dalla sua narrazione, troppo in contraddizione con il futuro immaginabile, troppo violentemente diversa.          

La Bretagna e la Gran Bretagna

del Disagiato

Sentite questa: c’è una mia collega che non sa la differenza tra Bretagna e Gran Bretagna. Cioè, ora lo sa, ma fino a un paio di settimane fa no. Una commessa di libreria che non sa che la Bretagna è un posto diverso dalla Gran Bretagna. La cosa è nata dal fatto che una nostra cliente affezionata, una di quelle che non so come mai viene da noi e non alla Feltrinelli, una di quelle che comprano i libri della Pivano, leggono quello che consiglia la Pivano e che, vi giuro, assomiglia alla Pivano, ecco, questa cliente, che in quel momento teneva in mano un libro di Concita De Gregorio e una biografia di De André, mi chiede: “Mi servirebbe una guida della Bretagna. Ho provato a cercarla ma niente, non la trovo”.

Allora io vado nel reparto Guide Turistiche, guardo sotto la lettere B, cerco, sposto, tolgo e arrivo alla conclusione che una guida della Bretagna non ci sta. La mia collega, che ha assistito alla scena, mi dice che invece c’è, che la guida l’ha messa poco prima lei e che sarebbe cosa astuta guardare sotto la lettera G. “Perché lettera G?”, chiedo alla collega e allora io, la cliente e un paio di signori che erano lì a guardare guide turistiche capiamo che la mia collega non sapeva che la Bretagna è una cosa e la Gran Bretagna un’altra cosa. La mia collega arrossisce un po’, io la prendo in disparte e le spiego la differenza.

giovedì 16 giugno 2011

il segnapagine del 16.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Servizio deragliamenti Uppsala, Carissimo compaesano: che mi ricordi con aria grata e commossa -e sguardo quasi lucido- che il governo berlusconi ci ha tolto l’ici, e cinque minuti dopo ti lamenti borbottante che nella nostra ridente località balneare stanno mettendo parcheggi a pagamento...
Un tal Lucas, Impressioni di un crepuscolo: Forse siamo alla fine della parabola berlusconiana ma ancora non è affatto finita. Berlusconi è sempre al suo posto di comando circondato da un nugolo di fedeli pronti a sostenerlo fino in fondo.
Buoni presagi, Mamma li precari!: Sai cosa c’è? C’è che abbiamo una schiatta di politici allevati in provetta, che non hanno più idea di che cosa sia il confronto. Sono abituati ad avere a che fare con uffici stampa, non con giornalisti. 
La vita è sogno, Precari, ggiòfeni e l'Italia peggiore: Non nascondiamoci dietro ad un dito: il problema del precariato c'è da anni e anni. E in anni e anni sono passati sulla mia testa governi di destra e di sinistra, senza che questo problema se ne andasse.
Singloids (una vignetta)

Stronzi e no

del Disagiato

Gli ultimi libri di Andrea Camilleri, quelli che hanno come protagonista il commissario Montalbano, li trovo fiacchi e artificiosi se paragonati a quelli che lessi anni fa. Ma ultimamente c’è una cosa che nelle storie di Camilleri trovo un po’ fastidiosa ed è che il mondo del Commissario è nettamente diviso tra buoni e cattivi, puri e corrotti, sinceri e bugiardi. Magari nella realtà la via di mezzo non è visibile a occhio nudo, ma in un romanzo sarebbe bene averla, perché la via di mezzo è quel posto in cui il lettore, magari stanco e poco lucido, ha la possibilità di capire come si arriva alla cattiveria, alla corruzione e alla bugia. I romanzi dovrebbero servire anche a questo, penso. 

Insomma, Camilleri, per noia o per chissà cosa, ha tolto quelle sfumature dove il cattivo era sì cattivo ma per un motivo che Montalbano era capace di farci vedere. Gli esponenti dei partiti di maggioranza (PdL e Lega), e i criminali, nei suoi romanzi sono sempre uomini biechi e un po’ stronzi e su questo io ero e sono pienamente d’accordo. Però la trama, i personaggi, il mare, la cucina, le donne, gli spacciatori, i mafiosi erano lì per dirci come mai il mondo è fatto anche, o soprattutto, da uomini un po’ stronzi. Insomma, davano delle spiegazioni.

chi prepara il caffè

di lo Scorfano

Come tutte le coppie, io e la mia compagna (la mia splendida compagna, se è lei che sta leggendo), ogni tanto discutiamo. Discutiamo, secondo i dati statistici a mia disposizione, un po’ meno delle altre coppie: però capita anche a noi, è ovvio.

Uno dei tipici argomenti di discussione di una coppia, e quindi anche della nostra, riguarda il chi si deve occupare di cosa e il chi invece può anche non occuparsene. Per esempio, non avendo noi in dotazione domestica una macchina lavastovoglie, abbiamo ogni tanto discusso su chi dovesse quel tal giorno lavare i piatti: poi lei ha stabilito un rigidissimo (e iniquo) sistema di turnazione e da quel giorno non discutiamo più, non su chi lava i piatti (ma, sia detto una volta per sempre, io li lavo un po’ più di lei).

Non discutiamo nemmeno su che deve preparare da mangiare: perché io sono un uomo fortunato e una delle sue maggiori passioni è la cucina, e quindi fa quasi tutto lei. Però, insomma, restano molti altri argomenti di instancabile questionamento: la lavatrice da fare, i panni da stendere, il disordine che lei lascia sempre in giro, il rifare il letto, la mia leggendaria e insopportabile pigrizia (lo so), fino all’estremo confine dibattimentale del chi deve scegliere il film che guarderemo stasera (non fraintendete: entrambi vorremmo che lo scegliesse l’altro, per non sentirci in colpa di aver fatto passare una brutta serata al prossimo: se non è amore questo…).

Soltanto su una cosa io e la mia splendida (lo avevo detto, vero?) compagna non abbiamo praticamente mai discusso:          

mercoledì 15 giugno 2011

il segnapagine del 15.VI.2011

dello Scorfano e del Disagiato

Nonunacosaseria, Antipatici a destra: A destra invece sono sempre più arroccati, ma incapaci di incassare. Vedono nemici ovunque: il ministro Brunetta che se la prende con una cancelliera del tribunale o con un gruppo di precari della pubblica amministrazione non è il caso isolato di un ministro in crisi di nervi, ma l'emblema di un governo che ha perso il contatto con la realtà.
Cronache tauriniche, A gambette levate: Si avverte il rumore delle monetine che prossimamente voleranno, perché presto o tardi voleranno di nuovo. La storia, si sà, ha il vizio di ripetersi, in genere con qualche variante. La differenza stavolta sarà che questi prima di levarsi dalle balle si fermeranno a raccoglierle.
Attualizzando la foschia, La peggiore Italia: Eravamo l'Italia peggiore, un'Italia di ignavi menefreghisti che pensavano che i diritti fossero cosa acquisita. Invece i diritti se non li tieni d'occhio te li sfilano da sotto il naso. Eravamo l'Italia peggiore.
LGO, Dialogo tra sordi: Cognata:- Allora, hai finito. Prof. - Veramente no. Gli scrutini, gli esami, i corsi di recupero... Cognata: - Che bello, tre mesi di vacanza. Prof: - ... Cognata: - Domani partite? Quanto state fuori?
Totentanz, Mi scusi, credo che ci sia un errore nel conto: È una delle frasi italiane necessarie per la sopravvivenza del turista giapponese in Italia. Giuro.