domenica 10 luglio 2011

metafisica delle mie guide turistiche

di  lo Scorfano

Tutto inizia a gennaio, finite le vacanze di Natale. È in quei giorni che io comincio a dedicarmi con ostinata determinazione a google maps: elaboro itinerari e percorsi, calcolo distanze, valuto spostamenti in automobile o in treno, misuro opportunità di soste e di tragitti. Penso e immagino. All’inizio gli itinerari possibili sono cinque o sei; poi diventano tre, poi ne rimangono solo due. Alla fine decido: e l’itinerario è quello: Germania, Danimarca, Olanda, Belgio, se è quest’anno; oppure qualcos’altro, se è già l’anno prossimo.

Stabilito l’itinerario, compro finalmente le guide turistiche. All’inizio ne compro soltanto una: la sfoglio, la studio, la valuto; ma non ne sono mai soddisfatto. E quindi comincio a comprarne altre, la seconda, la terza, la quarta, fino alla nona o alla decima. A questo punto, in genere, mi fermo.  
   Le guide turistiche sono impegnative, infatti, e richiedono tempo: non si leggono come un libro e nemmeno come un manuale. Le guide turistiche si compulsano rabbiosamente, partendo dai luoghi che già si è deciso essere i punti decisivi dell’intinerario, per passare poi alle informazioni generali sul paese, alle avvertenze mediche, per poi cambiare idea, del tutto: e trovare altri luoghi, altre città che forse sono meglio di quelle che si erano già stabilite come punti decisivi dell’itinerario. E voltare di nuovo pagina, e poi tornare indietro.

Le guide turistiche si leggono con un occhio alla pagina e un altro occhio a google maps o google street view: ci si deve immaginare cosa può succedere quando si arriva lì. Si deve pensare che il giorno 30 luglio saremo a Skagen, in Danimarca: a allora potremmo alzarci presto e prendere l’auto e fare un lungo giro sulla costa del Baltico, visitando piccoli paesi e godendoci quel mare nordico che non so neppure pensare quale odore possa avere. Cerco di immaginarmelo, quell’odore; cerco di vedere a occhi chiusi quella luce che dicono così diversa. Con le guide turistiche davanti a me che non vedo più, anche se sono lì, aperte e scompaginate.

A ogni guida turistica nuova che compro, il viaggio cambia, si trasforma, diventa un’altra strada: io me le immagino tutte e intanto valuto. È marzo, più o meno. Dico alla mia ragazza: «Mi sa che sarà meglio che il 3 agosto facciamo questa strada, piuttosto che quest’altra. Mi sa che è meglio perché è domenica e magari c’è traffico. Però dipende anche dal tempo che troviamo, perché se piove…». Lei mi ascolta e sopporta. Sa che deve essere paziente, sa che fa parte del gioco e non può fare nulla che non sia ascoltarmi e sopportare.

Io vado avanti: comincio a chiedere consigli in giro. Valuto le persone che mi hanno dato i consigli. Decido spesso che quelle sono persone troppo diverse da noi due, che senz’altro a loro non piacciono le stesse cose che piacciono a noi. E intanto la casa è piena di guide turistiche, dappertutto. In camera da letto, in salotto, nello studio, in bagno, sul terrazzo. Quando ne cerco una in particolare, finisce che non la trovo mai; ma ne trovo un’altra, per caso, ed è proprio l’altra a darmi l’idea giusta per quello che faremo il 23 luglio, che ancora non ero riuscito a decidere. Andremo a Schwerin, ecco cosa faremo. E andremo a mangiare qui, in questo posto che dicono valga la pena, anche se si spende un po’ di più. D’altronde non si può star sempre lì a contare i soldi. «Dunque» dico alla mia ragazza «il 23 luglio, a pranzo, mangiamo senz’altro qui; invece, la sera, pensavo che potremmo cenare in quest’altro posto, a Lubecca… Che ne dici?» Lei annuisce, e sopporta. Sa che non ci sono alternative.

Poi arrivano maggio e giugno e il viaggio è già tutto pronto. Se qualcuno mi chiedesse esattamente dove mi troverò alle 17.30 del giorno 28 di luglio, io saprei dirglielo, con precisione. Tutto è fatto, stabilito, calcolato: con precisione millimetrica. Niente deve andare storto, altrimenti salta tutto: una tessera tiene in piedi l’altra, una sosta determina la successiva. Resta solo da aspettare il giorno della partenza, quindi; restano ultimi dettagli da sistemare. Devo lavare e stirare un po’ di camicie; devo comprarmi quella e quell’altra cosa. Mi serviranno. Forse magari no, ma non si sa mai. Le comprerò. E intanto le guide turistiche cominciano a radunarsi, come prodigiosamente attratte da una loro propria forza di gravità, tutte sul tavolino del salotto.

Poi arriva la mattina attesa e si parte. All’alba, perché dobbiamo assolutamente fermarci in quel tale posto, prima di arrivare in quel tal altro posto, altrimenti arriveremmo troppo tardi nel terzo posto, che è comunque il più importante. La mia ragazza sorride. È contenta che partiamo, anche se è sono le sei del mattino e ha sonno. Sa quello che succederà.

Allora prendiamo l’autostrada e improvvisamente, in genere dopo nemmeno cento chilometri, a me viene in mente che… Un attimo! però… quella cittadina che c’è tra pochi chilometri… insomma , è un peccato… quella non l’abbiamo mai vista! La mia ragazza aspetta. Io rallento, il piede non è più così saldo sull’acceleratore, la testa sa che ci sono scelte che in un solo istante cambiano tutto per sempre.

E poi, improvvisamente, mi fermo. Le dico: «Fanculo all’itinerario, ci fermiamo!» E tutto salta, da subito, in un attimo, dopo mesi di preparazione e di studio, come ogni volta, come tutti gli anni. E improvvisamente non so più dove sarò il 3 agosto né domani e nemmeno dove sarò tra due ore e nemmeno mi interessa più saperlo. È cominciato il nostro viaggio, la mia ragazza sorride, io mi sento improvvisamente rilassato.

Sono contento, siamo partiti, spenderemo un po’ di soldi, ma chissenefrega. E, tra l’altro, io di viaggi ne ho già fatti almeno cinque o sei, tra gennaio e maggio, grazie alle guide turistiche, grazie a google maps e grazie alle idee che mi sono passate nella testa e ai luoghi e agli odori che ho immaginato. Cinque o sei viaggi con soltanto i soldi che spenderemo per questo, più un centinaio di euro di varie e inutili guide turistiche, già dimenticate in macchina, nel portabagagli.

E mentre mi fermo dove non era previsto, so anche che il viaggio è questo, che sto facendo, ma il viaggio sono stati anche quegli altri, quelli che non ho fatto e non farò mai. Con la sola differenza che questo viaggio che sto facendo è bello e invece gli altri, quelli che ho solo immaginato e non farò mai, sono stati bellissimi.

11 commenti:

  1. Divertiti.
    E scrivi, che sennò sto in pensiero.

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  2. Buon viaggio! E scegliete le stradine in mezzo alla natura e che seguono il tracciato della terra. Le autostrade sono comode e veloci, ma alla fine del viaggio non donano ricordi particolari!

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  3. No affrettatevi a salutarmi, manca ancora un po' di tempo... ;)

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  4. Capita anche a me ed è un po' la stessa cosa col navigatore GPS che in famiglia chiamiamo amichevolmente 'la Gertrude'. Non c'è più il piacere della scoperta, dell'imprevisto, il piacere di perdersi.
    Nella socetà in cui viviamo (soprattutto qui al nord italico) frenetica e affannosa, per andare dove poi non l'ho ancora capito... (o forse si, nel posto dove andremo tutti prima o poi).
    Per cui la tengo lì, ignorando i suoi continui rimproveri e le patetiche richieste di improbabili inversioni a 'U'. Mi dà comunque la sicurezza che se voglio posso ritornare ad omologarmi in qualunque istante, ma di solito è il più tardi possibile.

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  5. Noi il navigatore lo chiamiamo il "vice". Nel senso che il "capo" è la mia ragazza, che sta seduta al posto di comando e decide tutto; poi viene lui, il gps "vice", e poi, naturalmente, io: l'autista.

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  6. Zio Podger di Tre uomini a zonzo e Tre uomini in barca ti dice niente? Ti offende l'accostamento?

    uqbal

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  7. Sono abituato ad accostamenti anche peggiori... ;)

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  8. ihihih!!! siete proprio tutti uguali!
    io decido le tappe di massima, poi, sul posto, vado di guide (RoughGuides o Touring, ma quelle rosse per le città d'arte) e di ispirazione del momento. il Benza,invece, sono giorni che legge e vede su YouTube qualunque cosa su qualunque rudere irlandese.

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  9. Gli altri viaggi sono bellissimi e questo sarà bello. E' lì che sta il post, secondo me. Ed ancora devo capire compiutamente perché, anche e soprattutto per quanto mi riguarda

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  10. @Dario
    Eh già... Leopardianamente, non c'è piacere se non nell'immaginazione o nel ricordo. Il resto passa troppo rapidamente, come una Silvia qualsiasi.

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  11. Questo racconto è in realtà un saggio! Bella riflessione.. Buon viaggio!

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)