Leggendo il disegno di legge sulla “Nuova disciplina del prezzo dei libri” è difficilissimo, quasi impossibile direi, non avere un’angolazione tutta intima e personale, che mette di conseguenza in disaccordo e fa dire questa cosa: mettetevi nei miei panni. Ecco, mettetevi nei miei panni di dipendente di una libreria e poi ditemi. E voi allora risponderete rossi in viso: no, mettiti tu nei miei panni di cliente, e poi dimmi. Lo sono stato cliente, per tanti anni, e continuo ad esserlo. Ma voi siete stati librai? Avete da pagarvi un affitto, l’assicurazione, il cibo, la birra, i vestiti, le bollette, i libri (già, i libri) grazie al vostro lavoro di libraio? No. Quindi mettetevi nei miei panni e poi mi direte. La legge in questione stabilisce che (dal Post):
non si possano applicare ai libri sconti superiori al 15 per cento del loro prezzo. Soltanto in occasioni di speciali “campagne promozionali”, da effettuarsi per un periodo non superiore a un mese e comunque mai a dicembre, gli sconti possono arrivare al 20 per cento: ma in quelle occasioni, se vogliono, i librai possono sottrarsi all’applicazione degli sconti. I libri venduti “per corrispondenza”, cioè su Internet, non possono essere scontati per più del 20 per cento. La legge arriverà alla Camera nelle prossime settimane, dove anche quest’ultimo tetto dovrebbe essere portato al 15 per cento.
Vi dirò delle cose che sapete già, pazienza, ma siccome siete nei miei panni queste cose vi devono riguardare. La mia libreria (mia si fa per dire, visto che ho un padrone) sta all’interno di un centro commerciale. Il signor Bianchi, che è entrato nel centro commerciale, ha deciso di comprare l’ultimo libro di Nick Hornby che, facciamo, costa 10€.
Ha due possibilità per averlo: comprarlo da voi, in libreria, sborsando il suo prezzo di copertina di 10€, oppure acquistarlo al supermercato Auchan al prezzo di 7€, visto che il supermercato applica su tutti i libri il 30% di sconto. Cosa farà secondo voi il signor Bianchi? Esatto, andrà al supermercato Auchan per poi passare davanti al vostro negozio facendovi tiè. E voi cosa penserete? Penserete quello che penso io tutti i giorni, e cioè che le cose si stanno mettendo male e che se continua così il negozio chiude. Il 30% di sconto elimina qualsiasi concorrenza perchè qua, di concorrenza, non ce n’è. Noi non possiamo permetterci di fare sconti, mentre l’Auchan sì, visto che ha un grande potere di contrattazione. A voi, o al vostro titolare, toccherà puntare sui libri che un supermercato non tiene, quelli non popolari, non venduti alla massa.
Ma il signor Bianchi scopre che c’è una terza possibilità e cioè comprare il libro su librerieuniversitariepuntoit. Già, comprandolo online, il libro di Nick Hornby, non avrà il 30% di sconto ma il 35% di sconto. Cosa farà il signor Bianchi? Lo sappiamo tutti cosa farà, che al signor Bianchi dell’odore d'inchiostro delle librerie non gliene importa proprio nulla. Ecco, a questo punto se anche il signor Rossi e il signor Verdi decidono di comprare online, per la vostra libreria sono cazzi e scusate l’espressione. Perché ora anche i libri che un supermercato non tiene, quelli che erano il vostro cavallo di battaglia, la vostra esclusiva, non li vendete più. O ne vendete di meno. Sempre di meno, giorno dopo giorno. E qui, voi pensate, mi sa che se le cose vanno avanti così il negozio chiude. Allora la vostra libreria decide di vendere, per fare cassa, anche videogiochi, mutande, occhiali, pere e magari a minor prezzo rispetto agli altri negozi del centro commerciale e finisce che si litiga, che ci si chiede come mai e, insomma, diventerete quello che l’Auchan era per voi. Con la differenza che di cassa ne farete comunque poca per il fatto che l’Auchan rimane un pescecane rispetto a voi indifesi pescetti.
Questa legge, ecco il punto, riparerà la vostra situazione? Assolutamente no e vorrei tanto gridarlo. Non cambierà nulla perché voi continuerete a non poter applicare alcun sconto ai libri (non avete potere di contrattare il prezzo con le vostre 100 copie in magazzino dell’ultimo libro di Nick Hornby) mentre il supermercato Auchan sì (che di copie ne ha comprate 3000). L’Auchan, poi, aggiungerà a quel 15% imposto per legge, se passerà, il 15% di sconto per chi è titolare della carta fedeltà Auchan. 15+15= 30. Siamo allo stesso punto di prima. Dovesse passare la legge ci sarà un non vistosissimo aumento dei prezzi nella grande distribuzione e nei canali online. Ma, come ho già detto, si troveranno altri espedienti per aumentare gli sconti. Il piccolo negozio invece continuerà a non poterli applicare. Voi, che però librai non siete, avete a cuore la sorte dei librai? A voi interessa ancora la sopravvivenza dei negozietti genuini con il commesso occhialuto molto umano e sensibile? Conosco la risposta. No.
Ora il pescetto in basso sa cos'è una rivoluzione liberale |
Due cose:
RispondiElimina1) non credo sia ragionevole preservare in modo artificiale il mestiere di libraio (nulla di personale, anzi sì, qualcosa di personale c'è: lavorare in mezzo ai libri di carta mi piacerebbe molto).
2) limitare sconti e prezzi non preserverà né librerie né librai.
Il motivo è scritto nei numerosi commenti alla notizia riportata fra vari blog: la grande catena commerciale non solo vende più libri, ma spesso è anche editore e distributore. Questo si chiama monopolio e non credo si combatta limitando i prezzi. Basterebbe semplicemente che la feltrinelli, per dire, non avesse librerie e non si occupasse di distribuzione. Se si limitano gli sconti la grande distribuzione semplicemente avrebbe maggiori margini sulle vendite e sarebbe incoraggiata ad aprire anchora più librerie. Con buona pace dei librai.
mi piacerebbe un compromesso che vietasse gli sconti (diretti o indiretti), o meglio che imponesse un prezzo fisso di vendita, sui libri usciti nell'anno in corso. È chiaro che così ci perde Auchan ma non Amazon, però inizia ad essere un qualcosa.
RispondiEliminaSe avete notato, io non ho difeso nessuno ma ho solo avuto, come è normale, un punto di vista. La mia sensazione è che il mestiere di libario è destinato a scomparire, così come sta gradualmente scomparendo quello del venditore di dischi e cd. Vietare gli sconti sarebbe già un qualcosa ma sarebbe solo un tamponare la ferita. Però, insisto, tirare in ballo la cultura mi fa girare i cosiddetti.
RispondiEliminaepperò il disco lo puoi ascoltare facilmente in anteprima; col libro la cosa diventa un po' difficile anche ammettendo la possibilità di scaricare un capitolo a caso...
RispondiElimina@disagiato
RispondiEliminaScusami, davo talmente per scontato che a nessuno degli attori (politici, editori, GD, eccetera) interessasse la cultura che neanche avevo preso in considerazione l'argomento.
Ma forse una piccola considerazione bisognerebbe farla: mentre la GD giustamente se ne infischia della cultura, all'editore la cosa dovrebbe stare a cuore. Meno gente acculturata, meno lettori, meno vendite di libri; non ci sono alternative. Abbassare i prezzi non fa aumentare i lettori, se non di pochissimo. Chi non legge continuerà a non leggere. Se uno non sa andare in bicicletta, non la compra solo perché costa di meno, no?
@.mau.
RispondiEliminaSì, hai ragione, ma quello che mi fa paura sono i canali alternativi per acqusitare un libro (Amazon da te citato).
@il Comizietto
All'editore, secondo me, interessa guadagnare. Chi è contro questo disegno di legge dovrebbe sottolineare il fatto che per un libro che costa 20€ la spesa dell'editore è di un euro o poco più. Vadano a dire qualcosa anche all'editore, quindi.
Su feissbuc ho avuto una utile discussione sull'articolo del Post (capita). Una lettura superficiale mi aveva convinto della bontà delle critiche al disegno di legge. Ho letto poi i commenti, in particolare quello di marco cassini di minimum fax (che mi hanno segnalato) ed ho cambiato opinione. Così ne consiglio la lettura anche a voi.
RispondiEliminaGrazie mille peppe, leggo ora.
RispondiEliminaDunque: io sono proprietario di una azienda familiare nelle campagne polacche nella quale produciamo albicocche. Le produciamo, una parte le lavoriamo (marmellate, dolci, liquori), praticamente tutte le vendiamo, trasformate o non (non vendiamo quelle che consumiamo eheh). Non le vendiamo a commercianti, le vendiamo direttamente ai consumatori: siano essi di passaggio (abbiamo un bel cartello sul bordo della strada) o abitudinari (che ordinano x quantità e se le vengono a prendere in azienda). Dunque rientro nella categoria “monopolio” essendo produttore, trasformatore, venditore e consumatore. È una eccellente vita, sana e piena di soddisfazioni. Unico punto quasi drammatico è l'inverno: dura parecchio e permette solo il riposo.... e la lettura. Nel villaggio più vicino (700 abitanti, un quarto d'ora di strada) non c'è una libreria, nel villaggio successivo (2000 abitanti, tre quarti d'ora di strada) non c 'è una libreria. Devo andare al centro cittadino più vicino (due ore di strada) per trovarne una, cosa che faccio ma di cui farei volentieri a meno visto che ci vado solo per la lettura. Se se ne aprisse una a un quarto d'ora da me sarei un eccellente cliente e non credo nemmeno che sarei l'unico. PS: non è un invito a trasferirsi in Polonia, è solo per dire che, esattamente come è successo a me, che, per le vicissitudini che hanno l'abitudine di capitare ai vivi, dalla metropoli mi sono trasferito in una strana campagna, succederà anche ad altri. Dunque stai tranquillo che il mestiere di libraio non scomparirà.
RispondiEliminaLo spero tanto che non scomparirà e poi l'idea di una libreria in Polonia, o da quelle parti, comincia a solleticarmi :)
RispondiElimina@sempreunpo’, sul fatto che per un libro che costa 20 € l’editore ne spenda solo 1: che?
RispondiEliminafacciamo un conto economico a spanne per una prima edizione (se sbaglio mi corregga chi mastica i numeri più di me).
– iva: 4%
– sconto libreria: 30%-35%
si va dallo sconto minimo per le piccole librerie agli sconti maggiori per le catene, che in totale comprano più copie. (è importante sapere che la libreria può rendere all’editore tutto quello che ha “comprato” ma non ha venduto o pensa che non venderà.)
– promozione/distribuzione: 20%-25%
per promozione si intende la presentazione delle novità al libraio e la raccolta delle prenotazioni; per distribuzione si intendono tutti i movimenti fisici del libro su e giù per la penisola (e considerato il meccanismo delle rese, i libri, si sa, sono viaggiatori). alcuni editori hanno questa divisione in casa, noi no.
– diritto d’autore: 6%-12%
si va dalle royalties più basse, per esempio per libri illustrati, e tipiche degli esordienti che sono più rischiosi e onerosi da editare, a quelle stellari di pochi autori fortunati.
– stampa: 10%
in generale cerchiamo di contenere i costi di stampa entro un 10% del prezzo di copertina.
se ci fermiamo qui, all’editore resta qualcosa più del 20% del prezzo di copertina. qui dentro, prima di cominciare a parlare di margine (l’utile è ancora un’altra storia), bisogna ancora levare i costi di redazione, ufficio stampa e marketing.
ma le cose non sono così semplici: se, in base al prenotato, io ho stampato 2.000 copie, ma poi per varie ragioni ne vendo solo 1.000, nel conto economico “finale” il costo di stampa sul venduto raddoppia, e ciao margine.
se fossimo in grado di evitare questa variabilità nelle vendite, saremmo tutti ricchi e io vi starei scrivendo dal mio attico nel marais. invece possiamo solo affidarci al fiuto e alla qualità di quello che mandiamo in libreria.
martha
Guarda, io non ho fatto i conti bene come li hai fatti tu e quindi ammetto di essere stato approssimativo se non peggio. Tempo fa, però, vidi su carta le spese che un editore dovette affrontare per un libro rilegato: spese irrisorie rispetto al prezzo di copertina. Hai ragione e me ne scuso, non ho calcolato le spese di movimento e via dicendo.
RispondiEliminaAnche se c'è da dire che le spese di resa di ritorno verso un magazzino le paga il mio titolare e c'è anche da dire che la grande distribuzione, l'Auchan nel mio esempio, ha grandissime agevolazioni per quanto riguarda le rese.
Certo, i costi di stampa variano tantissimo, in base alla qualità dell'oggetto finito (per i nostri in brossura cucita con una carta decente spendiamo sicuramente di più che per certi hardcover fresati), al numero di copie stampate e allo stampatore. Quindi non c'è dubbio che qualcuno spenda 1 € per un hardcover che ne costa 20 €. L'importante è chiarire che fare l'editore non equivale a fare il tipografo.
RispondiEliminaLa movimentazione che costa all'editore è quella tra magazzini (se ho 40 copie su Milano e 1 su Firenze) e dai magazzini alle librerie che riordinano. E siamo solo contenti, perché se un libro si muove è vivo.
Sulle agevolazioni per le rese della GD non sono informata. Mi spieghi meglio?
Significa che se il supermercato non vende un prodotto ha delle garanzie. Se tu chiedi al supermercato di poter vendere il tuo detersivo, fatto da te, il supermercato ti dice che va bene, ma che se tra un mese quel detersivo è ancora lì, allora vuole essere risarcito. Perchè? Perchè durante quel mese ha perso altre opportunità di vendere altri prodotti, ha perso l'opportunità di occupare il suolo del capannone con altri prodotti.
RispondiEliminaMetto in chiaro che io vendo libri e che quello che le sto dicendo, che sta andando oltre il nostro discorso, mi è stato riferito da chi in un supermercato ci lavora. Non ho un link da darle.
credo di aver capito il punto, ma mi sembra che funzioni in un altro modo. io la so così:
RispondiEliminain molti casi la GD chiede un affitto dello spazio. accade così per fare un esempio per i punti vendita di autogrill. se vuoi mettere i tuoi libri accanto ai salami e alle cioccolate, bisogna che tu paghi il tuo metro di scaffale perché appunto, se autogrill ci mette i libri non ci mette i peluche e in sostanza ci perde. se poi non vende rende, come tutti, ed è l'editore il primo a mollare perché o quel metro di scaffale ti rende moltissimo, o non ti conviene.
però il meccanismo delle rese che io sappia è uguale per tutti.
comunque in GD, a meno di campagne dove appunto si paga un tot, vanno essenzialmente i grandi bestseller. è vero che una volta si vendeva soprattutto catalogo mentre oggi si vendono soprattutto bestseller, però ho l'impressione che il lettore forte (non occasionale, insomma quello che fa i numeri) venga ancora in libreria a cercare quello che vuole. tanto in GD non lo troverebbe.
è internet che deve spaventare la libreria secondo me, non tanto la GD. nella sintesi del rapporto sull'editoria dell'AIE, con tutti i suoi limiti, ci si fa un'idea dell'andamento delle vendite nei vari canali: http://tinyurl.com/6eb2z9o
Magari le è scappato qualcosa, ma nel post dico esattamente quello che sta dicendo lei ora. La libreria piccola punta su libri non popolari. La minaccia rimane quella dei negozi online.
RispondiElimina@martha: interessante il rapporto!
RispondiEliminaChiedo scusa se non entro nel merito della faccenda. Il problema è che la diga per i libri è destinata a cedere come ha ceduto per i cd. Tra non molto i libri elettronici scaricati gratuitamente diventeranno consuetudine.
RispondiEliminaManfredi
Che è una considerazione vicinissima ma vera.
RispondiElimina@.mau.: qui c'è il rapporto completo, di quest'anno e dei quattro precedenti.
RispondiEliminahttp://www.giornaledellalibreria.it/topmenuen/PUBLISHINGINITALY/Publishing2010.aspx
Martha, deh, ci scriva un articolo a partire da questi rapporti. Lo sa che c'è chi, eventualmente, la può ospitare ;)
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