lunedì 11 luglio 2011

saper raccontare

di lo Scorfano

Un’interessante lamentazione di un genitore, oggi, in una lettera al Sole24Ore. Non ci si lamenta della scuola pubblica e nemmeno degli insegnanti o del preside; ci si lamenta però del fatto che il figlio, iscritto alla scuola media, non sappia più (sottolineo: non più) scrivere e parlare. E si scrive:
Le interrogazioni nelle materie letterarie sono state quasi abolite, sostituite da quella che io chiamo «la repubblica delle crocette», cioè i test. Però in questo modo viene tolto ai ragazzi lo stimolo, così necessario in questa età, a una sintesi di pensiero e un’espressività proprie.
Insomma, io lo so per diretta esperienza: le interrogazioni orali costano, all’insegnante, molto tempo e molta fatica. Non c’è periodo in cui io torni a casa distrutto come i giorni in cui concentro, soprattutto nel triennio del liceo, le interrogazioni di letteratura: è fatica psicologica ed emotiva, che nessuno dei ragazzi ovviamente comprende, ma che io sento tutta nel mio fisico. E anch’io preparo e propongo test, intendiamoci. Ma non faccio soltanto quelli, però. Perché resto persuaso che saper raccontare e spiegare quello che si è capito e imparato resti ancora una delle qualità più importanti di uno studente e uno degli obiettivi più formativi tra quelli che mi si chiede nel mio mestiere.

Nella convinzione che, poi, si passa quasi tutta la propria vita a cercare di spiegare e raccontare agli altri quello che si è visto e, forse, capito.

16 commenti:

  1. "La gente non ha la minima idea di quello che pensa veramente. Soltanto usando il linguaggio, per comunicarlo, se ne rende veramente conto"

    Noam Chomsky, più o meno.

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  2. In realtà Lettera Firmata se la prende con diversi aspetti dell'organizzazione scolastica, e sembra prendersela più con i tagli che con la scelta didattica di fondo delle "crocette", che pure non le piacciono.

    Io odio profondamente le interrogazioni orali. Servono soltanto a promuovere uno studio nozionistico, nel quale è chiesto di ripetere a pappagallo quel che ha detto il prof. (e sarai considerato "critico" se ripeterai le osservazioni critiche fatte dal docente).

    Quando si interroga qualcuno il resto della classe dorme, a meno di non spianare il fucile, facendo diventare l'interrogazione la punizione di chi è distratto. Vengono fatte a casaccio e in maniera intimidatoria (a meno di non programmarle e allora diventano una parodia).

    Ci sono molti modi di insegnare ad esprimersi bene (dibattiti, esposizioni, lavori di gruppo), ma l'interrogazione orale è, secondo me, il peggiore.

    Sicuramente ha ragione Lettera Firmata a denunciare il calo della qualità della scuola (se la scorci a colpi di machete difficilmente migliora...), ma probabilmente non ha la competenza per sapere cosa serva davvero e cosa no per la scuola di presente o futura.

    uqbal

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  3. @Speaker Muto: citazione bellissima, che vale anche per chi si mette lì e scrive un blog...

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  4. @uqbal
    Io considero le interrogazioniu orali il cuore del mio lavoro. Le faccio bene, le soffro tantissimo, mi prende una fatica disumana, non le sostituirei mai con niente. Credo non ci sia niente di più formativo.

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  5. Ma com'è che hai sempre ragione?
    E soprattutto: come cavolo è successo che io sta cosa non l'abbia mai imparata???

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  6. @soulexplosion
    Il trucco per avere sempre ragione (che non ho, peraltro) è pensare uno stronzata e poi dire il contrario. A me questo riesce bene... ;)
    (e qual è la cosa che non hai mai imparato?)

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  7. @uqbal

    Caro uqbal, io credo che tu ti stia profondamente sbagliando. Io sono uno studente liceale (anche se ancora per poco), e ti posso assicurare che le interrogazioni orali sono le più temute. Esposizioni e lavori di gruppo non sono a mio avviso così stimolanti e adrenalinici.

    La problematicità è data anzitutto dal fatto che bisogna esporre oralmente con la maggior concisione possibile concetti conosciuti. Saper parlare è essenziale, ed è così che si impara. Sfido poi un alunno a provare a ripetere a pappagallo 40 pag di filosofia. Le interrogazioni orali, essendo più dinamiche di quelle scritte, permettono inoltre di chiedere molti più collegamenti e interpretazioni. Sono più imprevedibili. Se poi l'interrogato ripete solo le cose dette dal prof il voto si abbassa.

    Sul fatto che sia difficile coinvolgere tutta la classe sono d'accordo. Da quel che ho vissuto io, le interrogazioni più seguite dalla classe sono quelle in cui i candidati vengono estratti a sorte. Si è sicuri che tutti studino. Bisogna poi cercare di introdurre concetti nuovi alla classe. Ad esempio si possono correggere o affrontare esercizi particolari oppure si può procede col programma.

    Rimane il fatto che siano sfide importantissime per potenziare la capacità di rielaborazione e d'esposizione degli studenti.

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  8. A raccontare. Dalle mie parti parte il panico quando mi si chiede di raccontare la trama del libro che sto leggendo, come funzionano certe cose, etc. Balbetto cose senza senso... :S

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  9. Magari ci succede a tutti, solo che non lo sappiamo e nessuno ce lo dice ;)

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  10. Io non le so fare. In genere in ogni classe c'è un terzo dei ragazzi le cui prove orali per gli altri sono difficili da seguire, ragazzi che hanno bisogno di più tempo, che vanno sostenuti e aiutati mentre gli altri si annoiano e finiscono per non seguire. Con classi da trenta persone, in media, questo comincia ad essere un problema serio. Di sicuro lo è per me. Anche se continuo a pensare che per il mio lavoro siano fondamentali.

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  11. Sì, sì, e ancora grazie per questo al mio prof di italiano al liceo (classico).

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  12. io le faccio sempre. lunghe. in un'ora interrogo massimo tre persone, in piedi alla cattedra. e questo fin dalla prima media.
    agl ialtri chiedo di segnarsi le domande o assegno degli esercizi, altrimenti diventa un delirio. e do esercitazioni di produzione scritta almeno ogni 15 giorni.

    ma quello che era fattibile con classi di 18/20 alunni diventa praticamente impossibile con classi di 30, perché non ce la faccio fisicamente a fare un doppio "giro" (2 ore di storia a settimana, una spiego, l'altra interrogo; in quadrimestre - tolte vacanze e ponti e imprevisti - ci sono circa 15 settimane di lezione...il conto è presto fatto).

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  13. Alessandro

    A me non piace proprio l'idea che una prova di valutazione debba essere temuta. E' vero, c'è un margine di ansia o di "adrenalina", come dici tu, ma è un effetto collaterale di un giusto senso di responsabilità, non il fine. E non deve eccedere, altrimenti si finisce in una situazione come quella descritta da soulexplosion.

    La più alta attenzione che tu descrivi in occasione del sorteggio deriva infatti dalla paura, non dall'interesse.

    I collegamenti si possono fare meglio e più ponderatamente per iscritto: in una ricerca o un compito. Oppure non durante l'interrogazione ma durante la spiegazione vera e propria, con "interventi". Incidentalmente, non sopporto neanche la lezione frontale (cui pure ricorro) di cui l'interrogazione è il completamento.

    Sono d'accordo che saper parlare sia importante. Sono anche sicuro che le interrogazioni dello Scorfano siano momenti di veri dialogo didattico e umano. Ma secondo me questo si ottiene "nonostante" si tratti di un'interrogazione, piuttosto che "grazie" ad essa.

    uqbal

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  14. @uqbal

    Riguardo alla preoccupazione ricordo con te. Deve essere l'indizio di una particolare motivazione altrimenti rischia di diventare controproducente.

    Io invece ritengo che sia grazie all'interrogazione orale che si migliori l'esposizione. La discussione in classe è altrettanto efficace, ma è difficile da "innescare" e spesso non tutta la classe partecipa, almeno dalla mia esperienza scolastica. Le interrogazioni costringono invece ogni studente a improvvisare un discorso ben organizzato su cose che hanno studiato,o almeno dovrebbero. Le esposizioni di lavori di gruppo non sono così stimolanti. Si sa qual è l'argomento su cui si verrà provati e ci si prepara il discorsetto.

    Poi certo, il tutto dipende anche dalla qualità degli orali che si fanno :)

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  15. Le interrogazioni orali sono faticosissime, sì, e forse più per me che per i ragazzi.
    Quest'anno sono stata orgogliosissima di aver fatte 3 interrogazioni orali a testa, sia in storia che in geografia. Certo, avevo una classe da 26, meno tre disabilità varie che non potevo interrogare, e non avevo 30 alunni che i saltavano in testa. Ma, come dice Noisette, si trova il modo di impegnare tutti (se lascio facoltà ai compagni di far loro le domande, stanno attentissimi e sono cattivissimi).
    Poi, io sono d'accordo con LoScorfano: le interrogazioni orali servono. Perché un conto è partecipare a una discussione, o ragionare con calma per iscritto; un altro conto è sapersi destreggiare su contenuti che non sono personali, o che non sono personalmente interessanti, ma sui quali, pure, si è chiamati a esprimersi, a parlare, a decidere sul momento, quali sono le parole migliori per dirlo. Che, in fondo, è quello che succede anche ogni giorno, di essere *interrogati* su qualcosa che non si è scelto, che non ci interessa particolarmente, e così via.

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  16. @Annalisa
    Io (come mi pare anche tu) sono convintissimo che le interrogazioni orali, fatte con scrupolo e attenzione e evitando qualsiasi ripetizione a "pappagallo", siamo molto più faticose per noi insegnsnti che per loro studenti. O almeno, per me è così.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)