lunedì 4 luglio 2011

Al museo

del Disagiato


A Bilbao io e il mio amico abbiamo deciso di andare al Museo Guggenheim, anche perché Bilbao è bella però dopo un po’ non si sa cosa fare e allora si va al Guggenheim. Dopo una camminata di circa cinquanta minuti e sotto una quasi pioggia (lì, come nei Paesi Bassi, c’è una quasi pioggia, un quasi sole, un quasi vento e, voglio immaginare, una quasi neve) siamo entrati in questa struttura strana, composta da pezzi di vetro e lamiera, abbiamo acquistato il biglietto (tredici euri) e abbiamo studiato la mappa del museo sull’opuscolo ufficiale.

Tre piani e circa sei stanze per piano. Allora io e l’amico abbiamo guardato opere modernissime e significative, secchi per terra, bottiglie squarciate dentro secchi, gomitoli di lana rosa, una macchina incidentata che rimetteva dal cofano un polipo gommoso, cazzi dipinti su tela, tele dipinte su cazzi, una stanza piena di televisori che il mio amico ha tentato di fotografare ma no, gli ha detto la guardia, non puoi fotografare (il mio amico una fotografia però è riuscito a farla), un quadro di Pollock e insomma, altre cose che io e l’amico insistevamo a non capire del tutto. Non che l’arte ci fosse in quel momento nemica, ma un secchio a terra è un secchio a terra e un polipo che esce dal cofano è una cosa assai strana.

A un certo punto, per andare in bagno, ho  appoggioto la mia guida su una panca.
    Quando sono uscito dal bagno c'erano cinque o sei persone che guardavano con molta curiosità e perizia la guida sopra la panca. “Pensano sia un pezzo del museo”, ha detto il mio amico indignato.

Però ci siamo divertiti a non capire e a dirci con gli occhi di non aver capito. Dopo un due ore circa siamo uscito dal museo e mentre il cielo si riapriva abbiamo camminato verso la parte vecchia della città, abbiamo mangiato un panino gigantesco e poi siamo saliti su una collina consumando le ultime energie in corpo. Tante scale, tante scale, tante scale, tante scale fino a quando ci siamo fermati, al buio, a guardare questo (ingrandite, che è meglio): 


E questo lo abbiamo capito benissimo, in silenzio, senza guardarci. E senza pagare nessun biglietto.

3 commenti:

  1. Due moderni e ispanici Sordi e Erminia in luna di miele bis :P

    RispondiElimina
  2. Balquis De Cesare mi ha battuto sul tempo: mentre leggevo della vostra giornata al museo non potevo fare a meno di prestarvi le fattezze di Giacinto e Erminia (Disagiato, tu ti senti più Giacinto o Erminia?).
    Ho diligentemente seguito il consiglio ed ingrandito la foto e... wow.
    Non diciamolo a nessuno, ché fa tanto incolti, ma io in fatto di arte sono decisamente passatista (con pochissime eccezioni, tra cui ora mi vengono in mente Magritte e Frida Khalo).
    Saluti!

    RispondiElimina
  3. Facciamo che mi sento tutti e due.

    L'opuscolo garantiva anche una stanza di opere classicche ma per mia sfortuna non ci stavano. O non li abbiamo visti.

    RispondiElimina

(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)