sabato 30 luglio 2011

"Perché non chiediamo a lui?"

del Disagiato

La scorsa settimana una signora, accompagnata dal figlio mi ha chiesto alcuni titoli per la scuola, libri classici: “Chiedo a lei, altrimenti sto qua due ore”. Allora in mano mi ha messo un fogliettino con scritta una lista di sei o sette libri e io, con scaltrezza, sono andato a cercarli. “Mio figlio deve leggere tre di questi libri. Lei cosa mi consiglia?”, mi ha domandato una volta finita la ricerca. E allora ho guardato suo figlio un po’ più in là, a farsi i fatti suoi, totalmente disinteressato delle richieste della madre, della mia ricerca e della successiva selezione. Questo atteggiamento, questo modo distaccato di stare al mondo, è all’ordine del giorno in una libreria. Una madre chiede libri per il figlio e il libraio pensa che il figlio non sia quello lì al telefono con un’amica o quello là in fondo intento a sfogliare il dizionario dei calciatori. No, il libraio pensa che il figlio sia un altro. Però ora so che non è così.

Ora, invece, so che è la madre ad occuparsi di tutto e il figlio a disinteressarsi di quello accade e si sceglie. Perché? Boh, non saprei dirvelo il perché. Io mi limito, quando si presentano queste occasioni, a chiedere alla madre: “Scusi, ma il figlio di cui stiamo parlando è quello là che ora sta guardando il soffitto?” e lo chiedo con un mezzo sorriso, tanto per sottolineare in modo educato che il libro da scegliere dovrebbe essere scelto dall’interessato, cioè il ragazzino che è lì vicino a noi e che fa finta di niente. Anche la settimana scorsa, quindi, alla mamma dolce e ansiosa (le mamme che si occupano dei figli in questo modo sono quasi tutte dolci e ansiose) ho chiesto se il figlio fosse quello lì, e lei mi ha risposto che sì, il figlio era quello lì e allora io, da bravo ficcanaso, ho detto: “Perché non chiediamo a lui?”. Già, perché non chiediamo a lui? E allora la madre con dolcezza e con timore ha chiamato Giorgio e con dolcezza e timore gli ha detto: “Giorgio, dovresti decidere tu quali libri leggere”. 


Giorgio a questo punto ha fatto una faccia accartocciata sussurrando “ma cosa volete che ne sappia io”, “scegli tu, mamma, per me è uguale” e altri sbuffi e parole tagliate male. Io l’ho guardato e ho riso, anche se abituato a queste scenette. “Giorgio, io non posso scegliere per te. Vedi tu cosa ti va di leggere”, gli ho detto e lui mi ha guardato in faccia, sbalordito per la mia uscita. Che di solito i commessi non parlano, che di solito lui, Giorgio, non si trova in quella situazione, che di solito è la mamma a fare per lui, sono le mamme a fare per loro. “Come faccio a capire se un libro mi piace o no?” “Leggi il commento e la trama che stanno dietro” e a questo mio consiglio Giorgio ha abbozzato una lettura frettolosa e sdegnata. La madre, intanto, ci guardava con espressione preoccupata (preoccupata per Giorgio, ovviamente). “Questo dici che è bello? Parla di uno che vuole starsene sugli alberi”, mi ha chiesto lui. “Secondo me è bellissimo. L’ho letto tanto tempo fa e ricordo che mi era piaciuto tanto”, gli ho risposto.

E allora, dopo qualche minuto di mezze domande e più che mezze risposte da parte mia, Giorgio ha scelto i suoi libri, con la madre è andato in cassa e poi se ne sono usciti entrambi con un Grazie convinto della madre e uno sguardo serio di Giorgio.

Giorgio ieri pomeriggio è entrato in negozio da solo, per i fatti suoi. Quando ci siamo guardati, lui mi ha detto una cosa strana, sorridendo: “Ciao”. E poi ha dato un occhiata ai classici, ai libri sportivi e senza che io me ne accorgessi è uscito. Da solo, per i fatti suoi.

22 commenti:

  1. Questa storia è bellissima (non è un gran contributo, mi rendo conto, ma io passo le giornate a sentire al telefono mamme di adulti che telefonano per conto dei figli su roba che riguarda i figli, e in questo momento sto sperando che quando Giorgio avrà 18 anni, se avrà bisogno di informazioni per cose che riguardano lui, sarà in grado di prendere in mano il telefono e chiamarci da solo)

    RispondiElimina
  2. Dipende da che piega prenderanno gli eventi. Magari sbaglio, ma la responsabilità di un figlio ha bisogno anche di fiducia oltre che di affetto (azzardo, visto che non ho figli).

    RispondiElimina
  3. bravo Giorgio. forse, molto semplicemente, nessuno gli aveva mai chiesto nulla prima.

    RispondiElimina
  4. Forse, come dicevo nel commento precedente, si tratta di dare fiducia.

    RispondiElimina
  5. Vorrei raccontare la mia esperienza, decidi tu se pubblicarla. Personalmente io ho sempre letto molto, e di tutto. A 12 anni ho trovato Guerra e Pace a casa di mio nonno, e l'ho letto tutto, a puntate, ogni volta che andavo a trovarlo. Diversamente mio figlio, che oggi ha 20 anni. Forse è un po' colpa delle maestre elementari, che esortavano i bambini alla lettura istintiva, senza sillabare: letta la prima sillaba, completava la parola a naso, a volte con parole che erano nel suo vocabolario, a volte con parole senza senso, rinunciando a dare un senso compiuto alla frase. Per cui spesso non capiva ciò che leggeva. Aggiungi poi che negli incontri periodici suggerivano che fossimo noi a far leggere il bambino, a infliggerli quello che a lui sembrava un compito ingrato, e non loro ad assegnare un compito. Quindi, a mia memoria ne corso dei suoi studi lui ha letto: Piccoli Brividi e Io Non Ho Paura. Brave maestre che ascoltano i suggerimenti dei cosiddetti esperti!
    Ciao falcolibero

    RispondiElimina
  6. I commenti sono liberi, non serve la mia intrcessione ;) Grazie per le tue parole.

    RispondiElimina
  7. Posso intercedere a favore delle maestre? La lettura istintiva si fa nei primi sei mesi, perchè la lettura è sempre un fatto meccanico, contestualmente sostenuta dalla richiesta del significato e di un minimo di spiegazione sul testo. I bambini si appassionano alla lettura comunque verso la terza elementare, sempre che abbiano avuto esempi tramite la scuola stessa (io per esempio leggo spesso a voce alta ed espressiva per i miei alunni) e in famiglia. Anzi la famiglia conta molto di più dell'esempio dell'insegnante.

    RispondiElimina
  8. Se Giorgio avrà fortuna nella vita, si innamorerà dei libri. E ci sarà un momento (viene per tutti, prima o poi) in cui i libri gli salveranno la vita. Lo spero per lui

    RispondiElimina
  9. Quello che a me sta a cuore, in negozio, non è che i ragazzi leggano o non leggano ma che i ragazzi si fidino di me. Ecco, forse è una cosa che serve più a me che a loro.

    RispondiElimina
  10. Il massimo dei voti al reference del Disagiato, e un plauso al commento della (alla milanese) ziavale67. Il problema dei bambini sono sempre i genitori.

    RispondiElimina
  11. I problemi dell'acquisto di libri e della lettura sono due: gli intermediari tra i lettori e i libri (ovvero proprio quei commessi che non parlano più con i clienti) e la coscienza dei lettori (che viene messa a tacere da loro stessi).
    Se un ragazzino non viene interpellato alla scelta, che speranze volete che ci siano di sviluppo della lettura? Fino a quando gli insegnanti faranno leggere cose indigeste ai ragazzi, come si fa ad appassionare questi fanciulli alla lettura?

    RispondiElimina
  12. Io difendo il ragazzino. I libri li ho sempre amati profondamente ed ancora oggi leggere è il mio passatempo preferito tuttavia ricordo con orrore le famose liste da cui si era obbligati a scegliere cosa leggere durante le vacanze. In quei momenti ero proprio come lui quei libri venivano scelti a casaccio già sapendo che non mi sarebbero piaciuti e li avrei letti a fatica, l'unico che ricordo è Il Sentiero dei nidi di ragno ma più per lo stupore di aver trovato nella lista qualcosa che mi sia piaciuto che per altro. Secondo me dovrebbero abolirle queste liste perchè leggere è un piacere che si insegna e in questo modo si rischia di far odiare i libri ai ragazzi. Il metodo migliore è far leggere alcuni libri a scelta ( magari escludendo alcune categorie come biografie di calciatori, cantanti e simili ) così da incentivare la scelta consapevole ma ognuno seguendo il proprio gusto perchè un libro non deve essere necessariamente un classico per essere bello e la parola classico nei ragazzini è malvista.

    RispondiElimina
  13. @Stefania Leo.
    Il problema, secondo me, è che fino a quando un ragazzino non viene intrepellato alla scelta non ci saranno buoni scrittori più che buoni lettori. E per scrittore non intendo per forza chi ha l'idea di scrivere un libro.

    RispondiElimina
  14. @Luana
    Non so che dire. Penso che obbligare alla lettura sia un ottimo modo per obbligare alla fatica. E la letteratura, penso, è anche questo.

    RispondiElimina
  15. premetto che io amo leggere fin da quando ero piccino.

    però comprendevo anche il disinteresse e l'odio che i miei compagni di classe alle superiori avevano per la lettura.

    non si possono obbligare dei ragazzi di sedici anni a leggere e a fare l'analisi del testo del libro: la lunga vita di marianna ucria della maraini. non si può nemmeno pretendere che si interessino a un testo come i promessi sposi.

    non si possono gettare in pasto a dei ragazzini che non hanno mai letto oltre qualche fumetto dei libri del genere. è ovvio che poi finiscano con l'odiare la letteratura.

    L'analisi del testo alle superiori andrebbe fatta sui romanzi di stephen king.

    RispondiElimina
  16. Sono una libro-dipendendente, non so più dove metterli, ho il portafoglio perennemento vuoto perché appena ho due soldi, là!, ci casco e compro.
    E non sono una ragazzina.
    Ho letto libri ai miei figli fin da piccoli, ho sempre un libro in mano (anche quando aspetto che bolla l'acqua per la pastasciutta, se capita). In più, insegno.
    La prima figlia si è messa a leggere dopo i diciott'anni e adesso ogni giorno o due mi chiede qualcosa da leggere in treno; la seconda legge pochissimo, anche se adesso mi ha rubato l'ultimo giallo della Vargas; l'ultimo figlio non ha mai letto, poi a dieci anni si è sciroppato tutto il Signore degli Anelli (ma tutto tutto) e lo ha eletto a suo libro della vita. Poi ha smesso (di leggere). Il primo anno di liceo lo hanno obbligato a leggere libri che lui odiava, finché non ha incontrato "Il bambino col pigiama a righe", e ha ammesso che era un grande, bel libro. Nell'ultimo anno ha letto biografie di musicisti o cantanti (di vario tipo, ma volentieri sul genere maledetto), ama James Ellroy e ha tentato con Infinite Jest.
    Questo per dire che anch'io ho sempre pensato che contasse la famiglia, l'esempio, la presenza di libri in casa, e così via, eppure, alla fine, ho in casa tre figli che più diversi lettori non potrebbero essere.
    Poi, per quanto riguarda la scuola, avrei da dire che ci sono anche altre esperienze, oltre alla semplice "costrizione". Ma credo di essere già stata troppo lunga :-)

    RispondiElimina
  17. Bellissima storia, anche io non mi sento di avere null'altro da aggiungere, perché quel "Ciao" parla da solo e, una volta tanto, ci regala, a noi tutti, un po' di gioia.

    RispondiElimina
  18. E come si fa non innamorarsi del barone rampante di Calvino?

    RispondiElimina
  19. Mmmh, non mi pare leggere o no da parte del ragazzo il problema principale (a leggere il post): è piuttosto l'iperpresenza, l'iperguida, l'iperprotezione, l'iper...tutto da parte della mamma, come sempre più spesso oggi succede.
    Tant'è che Giorgio si sbalordisce all'invito a decidere. E poi torna in libreria da solo e... io dico che fa ben sperare! :-)
    Ma si facciano crescere questi figli, si faccia loro acquistare autonomia, responsabilità!
    Per quanto riguarda lo stimolo alla lettura certo che sono importanti l'esempio in casa, la scuola, l'educazione tutta. Che poi però non è detto, lo leggiamo nei commenti...
    La signora, che evidentemente si preoccupa, avrebbe dovuto dire a Giorgio: fila in libreria per scegliere i testi!
    Perché no? Concordo con Disagiato: "obbligare alla fatica"!
    g

    RispondiElimina
  20. Quanto costa una fotocopia? E due?

    RispondiElimina

(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)