Un paio di giorni fa ho visto un film di Giuseppe Piccioni, La vita che vorrei. Il film è di sette anni fa e l’ho visto quasi per caso su Rai Movie, con i piedi sul tavolo e un spremuta in mano subito dopo cena. Il film racconta dell'attore di successo Stefano che incontra sul set del suo prossimo film Laura, una donna passionale e insicura e alla sua prima esperienza davanti alla macchina da presa. I due si conoscono alle prove di un film in costume che li vedrà inpegnati per tutto il film (il nostro, quello che stiamo vedendo noi). Si conoscono, dicevo, e si avvicinano. Provano il copione anche al di fuori del set, in solitudine, a casa di lei, su un divano e bevendo caffè. Quello che risulta chiaro è che Stefano è una persona schiva e riservata, mentre lei è più espansiva e diretta. E qui sta il nocciolo della questione.
Piccioni cerca di spostare la nostra simpatia dalla parte di Laura, che non ha un soldo, che è ricattata da un amico che in cambio di soldi vuole prestazioni sessuali (lei a un certo punto dice basta) e che, per finire, è sola. Solo lo è anche Stefano, però Stefano è famoso, antipatico e freddo e quindi, per questo, verso la sua solitudine noi spettatori dovremmo essere spietati. A me è successa questa cosa e cioè è cominciato a starmi simpatico lui, Stefano, con le sua faccia di pietra e le sue poche parole. Quando ho capito questa cosa, e cioè di aver sbagliato squadra, mi sono chiesto se non era il caso di spegnere il televisore. Però per pigrizia, per non dovermi alzare dal divano, sono andato avanti.
Il film che i due stanno interpretando è spostato cronologicamente nell’ottocento e ricalca la loro reale storia d’amore: diffidenze, ricatti, parole d’amore, gelosie e tradimenti. A volte le due storie si sovrappongono molto bene. Perché? Perché Piccioni prende due storie e poi le incolla? Fa questa cosa per dirci che i sentimenti, oggi, sono uguali a quelli di una volta. Si ama come si amava una volta. Le parole magari sono diverse ma i dolori sono identici. Niente da fare, a me questa cosa delle passioni che sono uguali non mi ha convinto. Forse perché la trovavo e la trovo un po' furbetta o forse perché ero troppo concentrato su Stefano e la sua faccia di pietra. I due cominciano a frequentarsi, però succede che Laura ogni qualvolta lo accompagna da qualche parte, zac, si mette a parlare con un regista che le propone una particina in un altro film o a conoscere gente nuova e simpatica.
Stefano, che Piccioni vorrebbe fosse il cattivo del film, si arrabbia e si chiude in se stesso. E a me, quando lui ha questa reazione, piace tanto. E mi sento in difetto, fuori posto. Piccioni vorrebbe un’altra reazione da me ma io non ci riesco: Stefano per me ha ragione. Per me lei dovrebbe essere un po’ più composta, riservata e intima. Come lo è Stefano. “Sto sbagliando?”, mi sono chiesto mentre Stefano sembra voler spegnere il loro amore (che è lo stesso degli esseri umani che hanno vissuto nell’800). Allora mi sono fatto dell’autoanalisi chiedendomi se anch’io, come lui, non sono un morboso, un geloso estremo. Perché non riesco a partecipare alle emozioni e alla nuova vita di Laura? Perché non riesco a pensare che Stefano è un egoista e autoritario?
Ogni volta che Laura ingenuamente riesce ad aprirsi con un’altra persona conosciuta a una festa, vorrei andare lì e dirle che non ci si comporta così, che nella vita è bene essere schivi e riservati eche delle persone non bisogna fidarsi. Come più o meno fa Stefano nel film, vorrei dirle: “Amore mio, non sei contenta di avermi incontrata? Non ti basto? L’amore, forse, non è questa cosa di stare solo io e te?”. Ma Piccioni stravacca il film diversamente, ci impedisce (con me non ci riesce) di simpatizzare totalemente con Stefano che anche quando è felice e ride, ride con il naso, senza troppi slanci e senza eccessive emozioni. Invece Laura ha un sorriso ampio, quando ride. Laura è espansiva, rassicurante e spontanea. Lei ha avuto una vita difficile e ora che ha cominciato a fare quello che le è sempre piaciuto e ora che non una ma molte persone si stanno interessando a lei, ecco che Stefano silenziosamente la ricatta emotivamente, con il dolore trattenuto, il distacco e, a un certo punto, con gli insulti (poi le chiede scusa). E io, sul divano, con i piedi sul tavolo, sto dalla parte di Stefano.
Quasi all’inizio del film lui va a casa di lei per provare una parte del copione che presto dovranno recitare. Anche loro sono seduti sul divano, e mente lei tutta presa dal sentimento sta recitando la sua parte, Stefano la ferma e le dice scocciato: “Per favore, mentre reciti potresti fingere di fare qualcosa? Fingi di versare del caffè. Non essere così diretta”. Quasi mi alzavo per abbracciare il televisore, da quanto mi è piaciuta quella reazione. Allora, qual è il problema per Stefano e per me? Il problema è che Laura sa concentrarsi sull’amore solo recitando, solo nella finzione, solo davanti a un copione. Cosa che io e Stefano siamo capaci a fare solo nella realtà. Non siamo capaci ad essere rilassati, a versare caffè mentre amiamo. O versiamo il caffè o amiamo. E finisce che ridiamo con il naso. Laura, invece, nella realtà è felice solo quando è rilassata. Chi è che sbaglia? Chi è che sta amando nel peggiore dei modi. Io e Stefano o Laura? Per il regista a sbagliare è Stefano con la sua possessività e rigidità e dal suo pubblico vorrebbe lo stesso grado di giudizio.
Finisce, nel film, che Stefano promette a Laura di cambiare. E allora io, con il telecomando in mano e i piedi sul tavolo, mi sento solo e innamorato. Di Laura e del suo sorriso.
I film italiani sono tutti a tesi. Generalmente tesi molto superficiali ma espresse con molto intellettualismo.
RispondiEliminaQuindi non ti tormentare e non ti fare pippe mentali. Il sorriso di Laura e' fatto apposta per confondere, fa parte della produzione.
uqbal
A questo non ci avevo pensato.
RispondiEliminaMa soprattutto: com'era questa Laura? :)
RispondiEliminavariabile
La puoi vedere nella foto qua sopra. Carina, no?
RispondiEliminaciao,
RispondiEliminaho preso a leggervi da qualche tempo... ehm, post dello Scorfano sulla scuola, diventati famosi ...:-)
Ma "sempre un po' a disagio" mi piace proprio eh?
Volevo dirti che anch'io sto dalla parte tua e di Stefano!
Che ci posso fare, forse vorrei essere "Laura" ma sono più "Stefano" :-)
g
Benvenuta Giovanna e grazie per stare con me nella squadra sbagliata.
RispondiEliminaNon è il primo caso di attori che, nella finzione cinematografica, pienamente nella parte, fingono appunto di essere attori. Anzi, è piuttosto comune nel cinema italiano. Lo so, è un commento un po' così. Ma bevi la spremuta dopo cena?
RispondiEliminaDai, ammettilo, la tua considerazione sul cinema e gli attori era per chidermi come diavolo si fa a bere una spremuta dopo cena. Ebbene sì, a me le spremute piacciono tanto (quelle costose dell'Esselunga).
RispondiEliminaIn generale, disagiato, alle nostre latitudini si apprezzano di piu` certi atteggiamenti Laureschi. Non so se sia cosi` ovunque.
RispondiEliminaIo, per giustificare la mia asocialita`, ho la scusa dell`infanzia/adolescenza maremmana.
(carina, si`, ma per me potrebbe tranquillamente accamparsi a casa del regista)
variabile
@disagiato
RispondiEliminaPerdonami ma per favore (fallo per me, ché mi vengono i brividi), errata corrige, quarto capoverso:
"All’ora mi sono fatto dell’autoanalisi..."
Grazie e scusa.
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