di lo Scorfano
Cinque monologhi del presidente del Consiglio (non ho mica il cuore di chiamarle interviste) su cinque delle sette reti televisive nazionali, tra cui due pubbliche e tre di sua proprietà, più un altro paio di identici monologhi su due reti regionali della Lombardia. Titoli dei quotidiani on line che parlano di «offensiva televisiva», come se tutto sommato fosse ovvio che le cose debbano andare così, in campagna elettorale. Cinque monologhi serali, insisto, in pieno prime time, senza nessuna possibilità di replica, senza nemmeno un giornalista “vero” a fare una domanda, in un paese i cui elettori si informano per il 70% attraverso le televisioni e i loro programmi.
Non mi pare che sia così difficile capire (né lo è mai stato, francamente) quale sia il principale problema della democrazia in Italia.
Neanche a me.
RispondiEliminaMa noi facciamo parte dell'altro 30%...
Bisogna che smettiamo di parlare tra noi 30 e cominciamo a cercare di parlare con gli altri 70...
RispondiEliminaTu pensa che nonostante questo martellamento non riesce ad avere "la maggioranza" degli italiani. (Vincere le elezioni non vuol dire avere a favore la maggioranza degli italiani. Fate i conti con gli aventi diritto al voto - gli italiani - e chi vota Silvio.)
RispondiEliminailcomizietto
Ah, io i conti me li faccio sempre: a votare per lui è una percentuale inferiore al 25% degli aventi diritto. Cioè nemmeno uno su quattro. Confortante, visti i mezzi che ha a disposizione.
RispondiEliminaNon possiamo parlare con gli altri 70, stanno sempre davanti alla TV.
RispondiEliminaCerto: il problema è chi dalla TV non si stacca.
RispondiEliminaMa se uno è scemo a quel livello non centra Berlusconi.
Berlusconi passa, l'idiozia resta, e chi era scemo prima lo sarà anche dopo, che guardi i monologhi di Berlusconi piuttosto che quelli di Travaglio.
Naturalmente, Travaglio, per quanto sgradevole, non possiede televisioni.
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