mercoledì 18 maggio 2011

I miei animali

del Disagiato

Alle sei e mezza circa di mattino di qualche settimane fa sul mio letto eravamo in tre e vorrei tanto che il post finisse qua. Invece vi racconto che Micia (nome assai originale) a quell’ora mi ha svegliato partorendo una cosa minuscola a forma di gatto. Io un po’ emozionato e per nulla schifato dai liquidi e dalle bave del caso, ho preso i gatti, li ho messi nella cesta, ho accarezzato Micia facendole complimenti e ho guardato la sua lingua pulire quello che c’era da pulire. Poi, dopo un’ora, sono tornato a letto. Alle nove mi sono alzato e nella cesta erano in sette.

Alcuni amici mi avevano detto che qualche cucciolo sarebbe morto e che per un amante di gatti come me non sarebbe stata una bella scena. Qualcun altro invece mi aveva detto che uno dei gatti sarebbe stato rifiutato e che dovevo preparami alla scena di una madre che sbatte fuori di casa suo figlio, facendolo morire. Non è successo niente di tutto questo, per fortuna. Micia, per il momento, si tiene stretta i suoi gattini e devo dire che li cura tutti allo stesso modo e, se non risulta patetico, con lo stesso affetto. Solo che tra i sei cuccioli, in effetti, ce n’è uno più debole e scarso di pelo. Gli altri sono i primi a beccarsi la mammella per la poppata, gli altri sono più energici e forti e gli altri hanno un pelo lungo e variegato nel colore. Lui invece ha un pelo cortissimo e grigio che quasi lo fa assomigliare a un topo e per nutrirlo sono stato costretto a utilizzare una siringa o uno straccetto imbevuto di latte. “Non morire”, mi sono detto in questi giorni guardando i suoi fratelli più forti. 


E infatti non è morto, nonostante la sua fragilità. E infatti, nato cieco e sordo come tutti gli altri, è stato il primo ad aprire gli occhi, a rizzare le orecchie e a tentare di uscire dalla cesta. Riuscendoci. Mentre gli altri, belli ed energici, erano ancora in balia del buio, è stato il primo a toccare il freddo delle mattonelle, a tastare la consistenza del vimine di cui è fatta la cesta e ad annusare la mia pelle che sa di inchiostro di libri. Insomma, quello ora è il gattino più sveglio e curioso di tutti e io tengo per lui. “Guardali i tuoi fratellini forti e belli ancora attaccati alla tetta di mamma, guardali”, gli dico mentre lui esplora il perimetro di una stanza come un topolino che invece è un gatto. E in questi giorni, appena arrivo a casa, me lo ritrovo sempre a un metro dalla cesta, capace di camminare tremolante sulle sue zampe, in grado di scavalcare ostacoli e di farsi nuovi perimetri.

Però questi gatti devo darli a qualcuno, prima o poi, e nessuno vuole lui. Chi li ha visti dice “Vorrei questo, guarda che colore”, “Vorrei quello, guarda che forte quasta macchiolina sulla testa” e il gattino curioso e intelligente rimane fuori dalla scelta e dai canoni di bellezza. E poi, sinceramente, anch’io vorrei tenerne uno, ma non lui, che a me quel grigio chiaro che lo fa assomigliare a un topo non piace per niente. Lo so che poi il colore cambierà e che è troppo presto per giudicarlo, però non lui. Della sua curiosità e della sua intelligenza a me non me ne frega un cazzo. Io voglio un gatto bello e peloso in modo tale che chi entra in casa mia dica “Che bei gatti che hai” e poi lo vada a dire tutti che io ho gatti bellissimi e così io mi sento accettato e amato sulla faccia della terra per le mie poche qualità e per i gatti bellissimi e scemi che ho in casa. Non voglio un gatto tenero e intelligente, che la tenerezza e la spigliatezza impressionano tre secondi e poi la gente se ne accorge di questa labilità e poi gli amici non chiamano più. Smette di frequentare casa mia.

(Dedico questo post a Giuliano Pisapia)

9 commenti:

  1. Non ho capito il riferimento (perdona un povero emigrante che non legge i giornali)...

    RispondiElimina
  2. Che bellissimo post.

    Il gattino nerd mi ricorda tanto Dumbo, che fece di quelle sue orribili orecchie delle ali per volare.

    RispondiElimina
  3. Venerdì mi arriverà un micio, mai visto, sarà probabilmente quello rimasto, visto che nei racconti del donatore ha cambiato colore gia tre volte. È successo così con Nina cagnetta meticcia, bruttina e dall'andatura da mustelide ma intelligente, amorevole ed esperta di vita grazie allo stronzo che l'aveva abbandonata.
    Buona fortuna con i tuoi gattini.

    RispondiElimina
  4. io tifo per il gatto Giuliano (che a quelle come me, nate alla fine degli anni '70, ricorda tanto - polpette! polpette! - Kiss me Licia e i BeeHive), sia nella cesta che nella metropoli lombarda.

    RispondiElimina
  5. @Tommy
    Nessun riferimento. Era una dedica preziosa e criptica. Intenedevo dire che l'intelligenza con certa gente non paga.

    RispondiElimina
  6. Certo che abbiamo proprio toccato il fondo con il post sui gattini!:)

    RispondiElimina
  7. No, scusa.
    Che problemi hai col grigio.

    No, scusa.
    Che discorso è poi il colore cambia, se è grigio, è grigio. Al massimo cambia leggermente la tigratura di fondo. nel grigio a volte si vede poi scompare.

    No, scusa.
    Qui abbiamo un gatto grigio, intelligente, tenero e affettuoso, e la gente quando entra rende omaggio a quanto è bello il nostro gatto.

    No, scusa.
    Il mio gatto chiede se è possibile citarti per discriminazione.

    Bellissimo post.
    Tienilo, il gattino. E' chiaro che è tuo.

    RispondiElimina

(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)