Mi dispiaceva, per esempio, che i miei alunni quattordicenni pensassero che Ravenna fosse in Veneto. Poi mi dispiaceva che non sapessero cos’è quella costruzione che è raffigurata sulla moneta da un centesimo di euro. Mi dispiaceva molto che solo pochissimi sapessero che l’Arno è il fiume che attraversa Firenze; e che proprio nessuno sapesse che è anche il fiume che attraversa Pisa. Mi dispiaceva che non sapessero cos’è il Cilento. E che non avessero la più pallida idea di dove si trovi l’Aspromonte («A Sud» era stata la risposta più precisa, di uno solo). Mi dispiaceva molto che non sapessero dove sono le isole Egadi. E mi dispiacevano tante, tantissime cose tutte di questo genere.
E allora, dopo pochissime lezioni, ho silenziosamente pensato vaffanculo, ho metaforicamente buttato nel cesso il libro di testo di geografia, che parla di ecologia, di approvigionamento idrico, di risorse energetiche, di ecosistemi e di nicchie ecologiche e mi sono mentalmente attrezzato.
Ci sarà tempo per quelle cose, ho pensato; quest’anno impareremo com’è fatta casa nostra, ho pensato. E allora ho prenotato l’aula di informatica per un’ora alla settimana e per un anno li ho messi davanti a un pc, ho insegnato loro a usare Google maps e Street view (su 28 solo un paio aveva l’idea che esistessero…) e ho cominciato un lungo giro turistico della penisola, provincia per provincia, fiume per fiume, castello dopo castello.
Ho fatto vedere loro il Lungarno di Pisa e i mosaici di Ravenna, ho spiegato dov’è Maranello e perché è importante, ho detto loro che a Sassuolo si fanno le piastrelle e a Prato c’era il tessile che ora però non c’è quasi più. Ho fatto vedere loro dall’alto le risaie del Vercellese ma anche le bonifiche fasciste dell’Agro pontino e la conca del Fucino; e forse domani potrò finalmente far ammirare (anche se solo in fotografia) la bellezza sfacciata e commovente di Castel del Monte, l’ottogonale e per loro misteriosa (ancora per poco) costruzione che sta dietro la moneta italiana da un centesimo di euro.
Sono stato ampiamente criticato per questa scelta; ho fatto finta di non capire che le domande e le puntualizzazioni erano critiche, e sono andato avanti, pazienza. Ho pensato che la geografia è importante e che, al mondo, ci sono solo gli italiani che si vantano di non sapere la geografia, chissà perché. Ho pensato che i nomi dei fiumi, dei laghi, delle pianure e delle montagne non hanno mai fatto male a nessuno.
Voi dite che, per questo, saranno meno ecologisti di chi invece ha regolarmente studiato i capitoli sull’approvigionamento idrico e le energie rinnovabili? Voi dite che non faranno altrettanto bene la raccolta differenziata? Io dico di no. Io dico che una volta che conosci bene casa tua, ti girano le scatole a vedere che te la stanno rovinando e facendo a pezzi. Io lo spero tanto. Perché entro giugno avremo fatto anche il tour delle province siciliane e quindi (oltre a finalmente sapere dove stanno le Egadi) i miei studenti di prima conosceranno bene quanto sia interamente bella la terra in cui sono nati e avranno, spero, voglia di andarsela a vedere di persona, viaggiando, respirandola. E io mi dico che, conoscendola e sapendo quanto è bella, sapranno anche e di conseguenza quanto siano stronzi quelli che, mentre loro sono ancora piccoli, già gliela stanno rovinando, casa loro. E questa, secondo me, è la geografia.
Comincio a pensare che se mi trasferissero a Brescia forse forse per Nichita non sarebbe un male.
RispondiEliminaehm... ma alle medie e alle elementari che cosa hanno studiato?
RispondiEliminaHo scoperto da poco questo blog, grazie a Tinni, e me ne sono già innamorata. Quanto alla geografia, è del tutto inutile parlare di ecosistemi e di sviluppo sostenibile, quando non si conosce nemmeno la ricchezza di ciò che si cerca di proteggere.
RispondiEliminaah ecco, inculchi la geografia eh!?
RispondiElimina@plus1
RispondiEliminaAlle elementari e alle medie hanno sudiato la geografia per "problemi", anche lì.
@Campanellino
RispondiEliminaGrazie (anche a nome del sodale disagiato). E sula geografia hai già detto bene tu.
@frank
RispondiEliminaSì, quella, obiettivamente, cerco di inculcarla...
Finalmente qualcuno che ragiona come me, ma è più ardito! Io mi arrabatto a far geografia come fai tu durante le ore di spiegazione di storia, (il laboratorio di informatica ce l'abbiamo, ma non nella succursale dove sono io, sigh...!). E poi,quanto è vero che si può difendere solo ciò che si conosce e che si apprezza. Grazie prof.
RispondiEliminaGrazie a te, Monica. Il post nasce naturalmente anche dall'inconfessabile esigenza di trovare sollievo alle critiche e di non sentirmi troppo isolato.
RispondiEliminaIo credo che si possa trovare un compromesso: Se insegni loro dove sono e cosa sono certe località, ti dai in automatico degli ottimi spunti per la problematizzazione.
RispondiEliminaParlare del Lambro è tutt'uno col parlare dell'inquinamento delle acque...
FR
...Che propaganda che vi faccio, eh?!? Datemi ancora un po' di tempo e vi arriva a casa la nominescion per il Nobel per la Pace (in coppia, ovviamente).
RispondiEliminaQuanto alla geografia: bravo. Bravo anche perché se si continua ad abbassare l'asticella delle cose-nomi-capitali-fiumi-etc da sapere, con la favoletta del "non contano le nozioni, conta il discorso", davvero fra un po' nessuno (e io -figlia del 3più2, mi inserisco con dolore nella categoria) saprà davvero più nulla.
Che tu sia una blogger generosa, Tinni, non si avevano dubbi. Peraltro anch'io seguo le tue segnalazioni (grazie per il blog dal Burkina Faso, a proposito) e sulla pagina della tua amica già ci ero andato ieri. Si resiste un po' anche facendo gruppo, diciamo. ;)
RispondiEliminafai benissimo.
RispondiEliminaio sono senza una decente aula di informatica, ma dalle mie sgrinfie non si scappa: carta muta con catene montuose, pianure, fiumi, laghi, capitali e via andare.
PS: trovare dei libri di geografia decenti è una specie di missione impossibile, vero?
Ai libri di geografia ho da tempo rinunciato. Faccio usare wikipedia e risolvo gordianamente i problemi.
RispondiElimina(E grazie: fosti tu la prima ad aiutarmi, tanto tempo fa, in geografia; mi ricordo.)
applausi. Finalmente un Professore. Anzi, un Docente.
RispondiEliminaTroppo buono. Ci si prova e basta. (Ma i complimenti incoraggiano, ci mancherebbe.)
RispondiEliminaAlle elementari nei primi tre anni la geografia è orientamento nello spazio, lettura e interpretazione delle cartine geografiche e studio della tipologia degli spazi. In quarta si studia ancora il territorio e la penisola in generale. In quinta si dovrebbero fare tutte le regioni italiane, vi lascio immaginare come. In un anno occorre mandare a memoria una mole immensa di dati. Nei libri oltre le immagini si trova ben poco altro da ricordare.
RispondiEliminaEppure è stato così bello viaggiando ritrovare ciò che si studiava alle elementari e le medie. Ma rientra tutto in un progetto di "riforma epocale" e me lo devo ricordare ogni volta.
Detto che mi pare ovvio e naturale che alle elementari si studino le basi per la lettura delle carte geografiche e della tipologia degli spazi, mi chiedo perché non si possa fare alle medie il lavoro di conoscenza un po' più specifica del territorio italiano (e europeo). Avremmo almeno studenti che sanno dov'è il Tevere e adulti che non si vantano di non saperlo.
RispondiEliminaLa geografia è in via di abolizione dalle scuole italiane come ben si sa (tra poco si abolira anche la scuola italiana, quindi nel più ci sta il meno). Così non dovrò più stupirmi se seduti vicino a me in aereo una gentile signora, continuava a ripetere piccata alla vicina, "ma noi andiamo a Djerba, mica in Africa" . Quanto a me e mia moglie (ex insegnante di geografia), continueremo a dare il 5x000 all'AIIG.
RispondiEliminaComunque ad ogni quiz televisivo, quando arriva la temibile domanda di geografia (dov'è il mar Rosso, nell'oceano Pacifico?) gli occhi si fanno sbarrati e ci vuole l'aiuto da casa.
Complimenti per il blog.
Grazie per i complimenti.
RispondiEliminaE continuo a non spiegarmi questa irrazionale avversione degli italiani per la geografia, davvero.
Ero appassionata di storia, tempo fa. ( ora insegno altro e la memoria, unita alla mancanza di allenamento, fa brutti scherzi!Poi, per il concorso, ho ripreso geografia e da allora in poi, insegnandola, ne ho riscoperto e apprezzato l'indispensabilità formativa.Ce la faccio entrare sempre nelle mie lezioni,mi attacco alle cartine presenti in aula ma anche a quelle che, per disorganizzazione, non ci sono.La geografia antropica va benissimo, ma presuppone la geografia antica dei nomi dei fiumi, delle pianure, delle caratteristiche climatiche e morfologiche.
RispondiEliminaTi capisco. Anch'io, quando tre anni fa mi sono trovato alle prese con le geografia, mi sono sentito male. E invece, poi, è stato colpo di fulmine...
RispondiEliminaGrande! Scorfano, la prima volta che ci incontriamo parliamo di Carobbi e Dell'Oglio. Ma la seconda, facciamo la sfida delle capitali!
RispondiEliminaAccetto volentieri la sfida sulle capitali. Su certi nomi, invece, preferirei sorvolare, per via della mia salute mentale... ;)
RispondiElimina...a volte pur di raggiungere il "fine" (riuscire a parlare di geografia) bisogna utilizzare strumenti "creativi". Alla fine importa solo che adesso sappiano qualcosa in più di prima!!!
RispondiEliminada Postilleblu (oggi G non mi fa accedere diversamente...)
RispondiEliminaRiconoscenza.
Oggi, in una mia prima (siamo proprio agli sgoccioli!) sono riuscita a prenotare l'aula di informatica. Abbiamo cercato così tutte le componenti della dodecapoli, le città della Magna Grecia in Italia (col nome originale), che aspetto hanno il Trebbia, il Ticino e il Trasimeno... senza dare per scontate le provincie lombarde e tutti i capoluoghi di regione. I miei alunni all'inizio sorridevano imbarazzati per la loro ignoranza. Ma quando si son lanciati in rete, erano CONTENTI di aver saputo di più.
Grazie a te, quindi!
Sono contento di essere stato un po' utile. E che i ragazzi siano contenti, soprattutto.
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