martedì 10 maggio 2011

Mussolini era diverso

del Disagiato

Solo qualche considerazione su quanto detto ieri da Gianfranco Fini su Silvio Berlusconi. Fini dice che il berlusconismo “è in fase di superamento”. Prima di tutto bisognerebbe capire cosa intenda Fini per berlusconismo, se sia una dimensione legata alla persona stessa del Premier o se intenda, invece, una realtà dai confini più ampi e con degli aspetti culturali e sociali. Nel primo caso, si può dire che morto fisicamente o politicamente Berlusconi allora si può dare per morto anche il berlusconismo. Nel secondo invece possiamo stabilire che il berlusconismo è cosa assai difficile da erodere. Bisognerebbe avvelenare i pozzi. A mio parere Gianfranco Fini fa riferimento alla prima definizione e a dimostrare ciò è l’espressione “in fase di superamento”. Cosa significa questa espressione? Non si sa di preciso. Posso supporre che Fini intenda dire che Silvio Berlusconi non è più gradito, è scaduto, è antipatico, ha perso, nessuno lo vuole più, è vecchio.

A questo punto ne risulta che non ha capito che il berlusconismo ( e poi magari la smetto con questa parola tremenda) è un modo facile e snob per definire la civiltà dei consumi che caratterizza l’Italia e che spinge la maggioranza degli italiani a votare per i partiti più attenti a difendere il mercato e l’uomo bianco consumatore. Gli italiani non sono razzisti perché vogliono difendere una tradizione e una cultura italiana, no, sono razzisti perché vogliono sentirsi tranquilli nell’andare al centro commerciale ; vogliono poter comprare in santa pace. Di Dante, di Burchiello e di Pompei all’italiano che vota Berlusconi o al leghista non gliene importa nulla. 

 Vogliono solo poter guadagnare e spendere senza alcun pericolo La loro paura è, per citare Michel Houellebecq, la conseguenza dell’estensione del dominio della lotta che oramai è il tratto distintivo di tutte le nazioni europee. Anche le cosiddette nazioni scandinave (“dovremmo fare come in Svezia”, dicono certi personaggi) stanno conoscendo il fascismo per aver dato troppo spazio agli extracomunitari o per colpa di una crisi economica che minaccia il loro essere consumatori. Se qualcuno pensa che in Norvegia la leggera avanzata dei partiti di destra o conservatori avviene perché la popolazione vuole difendere dagli zulù “L’anitra selvatica” di Ibsen, allora significa che abbiamo parecchia confusione in testa.

Fini poi dice un po’ stizzito che Silvio Berlusconi non è come Mussolini e che il paragone è solo una sciocchezza. Mussolini, a mio parere, era un criminale. Se non la pensavamo come lui erano botte. Mussolini era un pazzo e forse, in questo caso, via Benito Mussolini via il fascismo. Il fascismo infatti non aveva un piano culturale per il semplice fatto che era la conseguenza di un popolo uscito dalla guerra, povero e, detto banalmente, in preda alla cattiveria. Mussolini era visionario e mistificatore, basti pensare che negò l’esistenza del dialetto che significava negare l’esistenza di chi il dialetto lo parlava e che a sua volta significava negare l’esistenza dell’80% della popolazione. Dove c’erano contadini e operai. Dove c’erano socialisti e anarchici. Mussolini negò l’esistenza, quindi.

Silvio Berlusconi continua ad affermare l’esistenza dei comunisti, invece, e ha bisogno continuamente di rappresentare ceti e fasce storicamente non in sintonia tra loro e cioè contadini, operai, imprenditori, disoccupati e casalinghe. Lo fa perché ha bisogno di utenti, di gente che guardi la sua televisione e che per mezzo della sua televisione consumi ogni prodotto possibile. Questa, a mio parere, è la cultura berlusconiana che però è una cultura presente in tutte le nazioni europee. Anche con l’assenza di Berlusconi il cittadino vorrà sentirsi libero di consumare. La cultura nobile, inerte, e, come dice Primo Levi nel suo Sistema periodico, “la speculazione disinteressata, il discorso arguto, la discussione elegante, sofisticata e gratuita” (come facciamo ogni giorno nei nostri blog) e cioè la cultura umanistica, è stata devastata dalla civiltà dei consumi. Tale civiltà è ben difesa in Italia dai partiti di destra senza vedere alcuna opposizione o forma di ribellione da parte dei partiti di sinistra che sempre più stanno scivolando fuori dai bordi della storia e della realtà.

8 commenti:

  1. Credo di non aver capito: secondo te i partiti di destra hanno in mente di difendere il consumismo, mentre i partiti di sinistra sono, o ci si aspetterebbe che fossero, i partiti della speculazione disinteressata, del discorso arguto e insomma, i rappresentanti della cultura umanistica?

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  2. Tommy, ho capito bene cosa intendi. Storicamente le cose sarebbero come faccio apparire in questo post, o meglio la sinistra sensibile e umanistica e la destra poco attenta ai diritti dei lavoratori e vicina agli imprenditori. Non è più così (è questo che volevi dire?), nel senso che pure la sinistra se ne sbatte le palle dei contratti e dei diritti. Altriment avrebbe già fatto qualcosa o porlomeno punterebbe la sua campagna elettorale totalmente su questioni contrattuali. Oppure dimmi cosa pensi tu (che il mio scrivere è sempre una richiesta di aiuto e di chiarimenti).

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  3. Cultura e informazione sono sempre la spina nel fianco (per non dire il dito nel culo) dei regimi, quindi vanno scardinate. Questo lo si ottiene in primis impossessandosi dei mezzi di informazione.

    Berlusconi è riuscito a importare la cultura americana in Italia. Praticamente viviamo dentro "Drive in": donne scollacciate, discorsi demenziali, personaggi caricature (di loro stessi). Mi sento in uno degli spot di Robocop.

    D'altra parte se glielo abbiamo lasciato fare, qualche colpa ce l'abbiamo pure noi. Ci annoiavamo? Eravamo stanchi dei documentari e volevamo un po' di tette? E però adesso ci troviamo qui.

    D'altra parte non è che prima ci trovassimo chissà dove. A conti fatti, Berlusca è la *naturale* prosecuzione di decenni di DC e P2, Gelli, Sindona, Andreotti, Craxi. Il che non è molto incoraggiante.

    Insomma sembra che noi italiani si sia un po' masochisti.

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  4. Abbiamo creduto e ancora crediamo di stare meglio consumando. Berlusconi rappresenta gli utenti, i consumatori. Ma anche la Lega, secondo me.

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  5. Sì, Berlusconi rappresenta i consumatori che lui stesso ha creato se non incentivato.

    La Lega. Mmm non è semplice parlarne per me. E' un fenomeno complesso. Poi una cosa era l'idea iniziale, un'altra è lo status quo.

    Io potrei anche essere d'accordo sul principio "Le tasse che pago in Veneto (per dire) devono rimanere in Veneto". Il problema è che l'osso non viene mollato dal meccanismo statale di cui fa parte la stessa Lega (non mi risulta che i parlamentari col fazzoletto verde abbiano rinunciato a stipendi e privilegi in favore delle loro regioni), per cui se il Veneto di cui sopra vuole altri soldi, li deve trovare da solo, ovvero con nuove tasse. Come dire: "Non ti molliamo l'osso, ma visto che insisti ti diamo libertà di cercarne uno tuo". E naturalmente chi se la prende in quel posto sono i cittadini.

    Poi il discorso sull'intolleranza, gli immigrati ecc. mi ricorda quello contro i dipendenti statali di Brunetta: è importante creare un "nemico" al quale addossare le colpe, in modo da sviare l'attenzione del popolo da tematiche più serie.

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  6. Non ti seguo, disagiato. Perché mescoli la cultura e la sensibilità con le posizioni in materia di diritto del lavoro?

    Cioè, il fatto di essere "di destra" non preclude di essere una persona di cultura, una persona "sensibile" eccetera. E questo non preclude l'essere vicino agli imprenditori (o ai lavoratori).

    Storicamente in Italia la destra da Mussolini in poi, passando per la DC (ché più a destra della DC non c'era niente di numericamente rilevante) e arrivando al PdL, ha costituito il blocco Stato-Chiesa-industria che tiene le mani sull'Italia e non la molla più.

    (quindi il primo imprenditore che mi parla di eccessivo statalismo o il primo compagno che mi parla di deriva neoliberista si becca telematici schiaffoni sul coppino)

    La sinistra italiana ha sempre avuto il problema di costruirsi un'identità in contrasto con un elemento esterno (il capitalista, gli Usa ecc) e sempre in ritardo sui tempi rispetto al resto dell'Europa. In più, avendo danzato un po' troppo guancia a guancia con l'Urss, che non era il posto dove sorgeva il sol dell'avvenire, ha dovuto scrollarsi di dosso un bel po' di radici.

    Così, mentre la destra italiana ha continuato ad essere sé stessa, coerente e soprattutto conservatrice, ha saputo mantenere un consenso popolare relativamente alto. Voi potrete dire che Berlusconi fa il lavaggio del cervello con Drive-in (e rimanere seri dicendolo), ma il problema grosso con cui si deve fare i conti è che il conservatorismo in Italia è popolare, popolarissimo.

    La sinistra nel frattempo ha perso l'unico motivo per cui aveva successo (dire di voler far cadere i padroni e migliorare la vita dei lavoratori) (mentre in Europa avevano capito già pochi anni dopo Marx che il capitalismo aveva il difetto di innalzare il tenore di vita di tutti e questo rovinava un pochetto le profezie di Marx e Engels; ci hanno messo 100 anni, ma ce l'hanno fatta).

    Così la sinistra si è ridotta a mantenersi in piedi con le sacche elettorali rimaste per inerzia (anche se stanno cedendo) e ricreandosi un'identità basata su una specie di elitismo di matrice letteraria e filosofica, secondo il quale tutto il mondo è in mano ai bruti, rozzi e ignoranti, tranne quelli che sono a sinistra che sono sensibili e amanti delle arti liberali.

    Così se - per dire - sei un esperto di letteratura francese e pensi che gli operai abbiano diritto a un salario decente, devi essere per forza di sinistra. Se quando c'è uno sciopero invece pensi che gli operai sono scansafatiche, allora vuol dire che non sei di sinistra e quindi non capisci niente di letteratura francese, perché l'avrai imparata sicuramente guardando Drive-in.

    La percezione che ho è che ormai "sinistra" sia l'autorappresentazione di un ceto impiegatizio e statale medio-basso con alle spalle una cultura umanistic-letteraria: se ci fai caso, è una fascia sociale che sta affrontando un cambiamento storico: da una posizione di privilegio e relativa serenità economica, sta scivolando lentamente verso il basso. Da qui l'avversità per l'operaio (rozzo razzista leghista) e l'idraulico (evasore berlusconiano) perché li stanno superando a livello economico, in contrasto con la passione per i diseredati di questo mondo e gli immigrati poverissimi, i quali sono così poveri da rimanere sempre al loro posto più in basso di chi legge Kant prima di andare a dormire.

    Il dividere il mondo in berlusconiani ignoranti analfabeti e sinistra intelligente e sensibile è un mezzo per ristabilire l'ordine: dovrei esserci io al posto di Berlusconi, e se non ci sono è perché sono troppo intelligente e acculturato in questo mondo di zotici.

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  7. Grazie per la tua risposta, davvero.

    Il mio è un vizio, lo ammetto. Tendo a dividere il mondo in sinistra e in destra e più volte ho provato a liberarmi da questo retaggio. Il fatto è che insisto a dare un luogo politico e sociale a questa sensiblilità oramai in "fase di superamento" e lo so che è un modo schematico e puerile di ritrarre e interpretare la realtà. Per me i berlusconiani e i leghisti sono il disordine, non so vederla altrimenti. Oppure sono io in difficoltà, sono io che non riesco più a colllocarmi nella storia e nel presente. Ho bisogno di punti di riferimento, continuamente.

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  8. Tommy, mi trovo d'accordo con molte delle cose che dici.

    Drive in a parte, i problemi per me sono due:
    1. La politica si è allontanata dalla gente, ovvero è distante dalla percezione degli effettivi bisogni della gente comune (se mai è stata vicina). O meglio ancora, usando una perifrasi arzigogolata, si incula i soldi per sé e gli amici suoi (magari tramite appalti "in emergenza") dopodiché è *costretta* ad operare tagli: sull'istruzione, la sanità, l'acqua pubblica che vuol far diventare privata, ecc. (Notare che non ho scritto né "destra" né "sinistra")
    2. E' vero anche il contrario, cioè la gente si è allontanata dalla politica. E questo per vari motivi, uno dei quali è (e lo dico seriamente) la televisione (parte del sistema USA consumista che cerchiamo - noi e loro - di copiare da oltre mezzo secolo): ora come ora stai a casa per i cavoli tuoi e guardi le partite di calcio in Giappone, ma una volta andavi in piazza o al bar per parlare dei problemi che affliggevano te e la società, e se ti giravano ti accorgevi che eravate una folla e andavate a bussare alla porta dei potenti. (Di questo avevo già scritto qui, con qualche argomento in più: http://radiofreemouth.blogspot.com/2011/02/rivoluzionario-20.html)

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)