giovedì 26 maggio 2011

io non farò mai l'insegnante

di lo Scorfano

Qualche giorno fa, in prima liceo, ho dato per il tema in classe una traccia che chiedeva ai ragazzi se avessero mai pensato di fare l’insegnante, e quali fossero i motivi per cui ci pensavano o non ci pensavano affatto. Lo hanno svolto in parecchi e ne è uscito un ritratto abbastanza interessante delle mattine di scuola e di come i ragazzi vedono gli adulti che lavorano davanti a loro, e per loro, e con loro. Ma non solo, secondo me.

È venuto fuori anche qualcosa d’altro, che mi ha piuttosto divertito. Allora ho deciso di trarne fuori qualche stralcio e di riportarli qui, cambiando ovviamente tutti i nomi e tutti i connotati, per ovvia e doverosa discrezione: e quindi vi lascio questo florilegio di adolescenziali punti di vista sul lavoro dell’insegnamento, interessante per alcune considerazioni e anche per la passione che i ragazzi nutrono per le “d” eufoniche, come noterete. Eccolo.      

Tratto dal tema di Giulia, quindici anni, una personalità dirompente:
L’insegnante ha la responsabilità di tutti i suoi alunni, una cosa che non vorrei mai avere dato che sarei a contatto con teenager immaturi, adolescenti che fanno ciò che vogliono senza pensarci bene prima. Inoltre al giorno d’oggi la maggior parte dei ragazzi non è educata e quindi dovrei sorbirmi ogni giorno persone che non rispettano altre persone. Poi non farei l’insegnante perché lo stipendio è basso rispetto alle numerose quantità di mansioni che si svolgono. Io non studierei all’università molti anni per poter esercitare la professione di professore ed essere sottopagati.
Diego, quindici anni, piuttosto bravo a scuola, uno che parla solo quando quello che ha dire è secondo lui davvero importante:
Fare l’insegnante è uno tra i lavori più difficoltosi (soprattuto [sic] per ciò che riguarda la pazienza) e meno considerati della nostra società ed è per questo che io non diventerò mai un professore. […] Penso che il compito più arduo sia trasmettere le proprie conoscenze ad una classe svogliata. È raro che tutti gli alunni siano interessati alla materia ed è quindi impegnativo convincerli che sia importante studiare. […] Alcuni sostengono che sia un lavoro facile e con molteplici opportunità. Dicono che è un lavoro più mentale e meno fisico e che non è difficile controllare dei ragazzi. Forse è perché non hanno mai fatto una supplenza.
Antonio, quattordici anni, timido e silenzioso:
Io ho tanta voglia di fare l’insegnante quanta ne ho di rischiare l’osso del collo montando un toro inferocito.
Renata, quattordici anni, dolcissima e timidissima:
Non deve essere facile per un uomo o per una donna sedersi dietro una cattedra e parlare di fronte a un gruppo di persone che probabilmente neanche ascolta le cose che si dicono, perché distratto da chissà quali altri pensieri. […] L’educazione, secondo me, è un aspetto importante e centrale in questo lavoro: trovarsi davanti una persona che ad ogni richiamo, ad ogni richiesta di spiegazioni, ad ogni domanda risponde in modo incivile, quasi come un animale, non deve essere affatto piacevole. Ci vuole tanta pazienza per intraprendere la carriera dell’iinsegnante: in questo lavoro si richiede questa “dote” che bisogna saper utilizzare. In questo lavoro non bisogna farsi prendere dalle emozioni, non bisogna lasciar libero sfogo alla rabbia o a qualsiasi altra emozione, si rischia soltanto di creare un’immagine negativa: quella del professore debole ed insicuro, furioso, permaloso o suscettibile. Ci si rende vulnerabili agli occhi degli alunni, che danno libero sfogo alla loro fantasia per trovare dei modi per schernirlo.
Davide, quindici anni:
Nella vita di tutti noi studenti c’è una figura che ci perseguita per sei giorni alla settimana: l’insegnante. Lo si può considerare quasi come un datore di lavoro. […] Ma non penso che sia il lavoro in classe quello più impegnativo, ma quello a casa e nei consigli di classe. A casa si programmano le lezioni, in modo da arrivare alla fine dell’anno in linea con il programma e si preparano le verifiche, che devono poi essere corrette. Secondo me, correggere le verifiche è la parte più odiosa: ore e ore passate a fare croci su fogli tutti guguali… io non ce la farei. […] Ho l’impressione che quello dell’insegnante sia un lavoro che occupa tutta la giornata, lasciando pochissimo tempo libero per stare sul divano a non far niente. E a me piace stare sul divano a non far niente.
Claudio, quindici anni, molto bravo:
Quando ero alle scuole elementari sognavo di fare l’insegnante: circondato da bambini che mi ascoltano, che prendono tutti bei voti, che mi vogliono bene ed io sono felice. Invece, adesso, so che non esiste una classe di questo tipo: ci sono dei ragazzi bravi che non disturbano e prendono sempre voti alti, ma altri, la maggior parte, rompono tutto il giorno, con domande intuili, lamentele sul lavoro da eseguire e continue chiacchiere. […] Quando si correggono le verifiche, si capisce che tutte le spiegazioni fatte sono state inutili, così la lezione successiva bisogna rispiegare tutto, tra le lamentele di chi ha preso un bel voto e gli insufficienti che non ascoltano un’altra volta.
Vittorio, quattordici anni, molte  virgole sbagliate, ma anche tanta brillantezza e tanto savoir faire:
Una qualità di pochi professori di questa scuola, è quella di competere [sic] con dei ragazzi e ragazze che vedono la scuola, come cinque ore di divertimento e l’occasione giusta per far baldoria con gli amici. Purtroppo, di professori che riescono a controllare gli alunni, ce ne sono pochi, e proprio come la maggior parte di loro, io non riuscirei a farli restare tranquilli. […] Altra motivazione [per non fare l’insegnante] è il rispetto da parte degli alunni. Se alle medie vi erano tre o quattro ragazzi difficili da controllare, in molte classi delle superiori, tutti i ragazzi disturbano l’andamento delle lezioni e i professori non possono continuare con il programma. […] Io non riesco proprio a capire, come i professori, in particolare quelli delle superiori, riescono a sopportare giornate di questo tipo.
Un po’ scontati? Sì, avete ragione, forse un po’ lo sono. Ma a quindici anni è anche normale che si sia scontati. Però, non so se avete notato, mentre pensavano di parlare di un lavoro che non faranno (nessuno ha scritto che vorrebbe farlo), i ragazzi hanno parlato, come sempre, molto di se stessi e non sono stati per niente teneri: molto meno teneri di come siamo noi con loro. Pensavano di raccontarmi il mio mestiere e invece, in gran parte, mi hanno consegnato una specie di feroce auoritratto: ed è per questo che ho voluto fare la piccola fatica di riportarli qui.

Perché, come spesso accade anche agli adulti, si pensa di parlare d’altro e si sta invece raccontando soltanto quello che si è in quel momento, nel bene e nel male. Perché ogni scrittura, in fondo, è un’autobiografia.

14 commenti:

  1. "Quando ero alle scuole elementari sognavo di fare l’insegnante: circondato da bambini che mi ascoltano, che prendono tutti bei voti, che mi vogliono bene ed io sono felice. Invece, adesso, so che non esiste una classe di questo tipo"

    Mi ha fatto pensare a Lex Lutor di Smalville, non so perché. (E non prendermi in giro perché cito un programma per teenager, non guardo più la TV da anni.)

    "Perché, come spesso accade anche agli adulti, si pensa di parlare d’altro e si sta invece raccontando soltanto quello che si è in quel momento, nel bene e nel male. Perché ogni scrittura, in fondo, è un’autobiografia."

    Quoto al 100%.

    P.S.: mi hai fatto ripensare alla fatica di scrivere con carta e penna. Mia, perché la confronto con la video-scrittura (il controllo ortografico, la possibilità di cambiare le parole ripetute, i taglia e incolla ecc.). Degli insegnanti, perché ho sempre avuto una scrittura di meXXa.

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  2. Ma Lei è sicuro sicuro sicuro che nessuno degli studenti andrà a guglare qualche frase da lui o lei scritta? (anche senza avere il tema con sé, immagino che taluni sintagmi siano così inconfondibili da essere rimembrati)

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  3. (quoto .mau.)

    Però, io li leggo così: i tuoi alunni sanno che fai un mestiere difficile e mal pagato.
    Sono più sensibili degli alunni con i quali non vorrebbero avere a che fare; che, evidentemente, non sono loro.

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  4. Grazie per aver soddisfatto il mio voyeurismo e avermi permesso di sbirciare tra i temi dei tuoi ragazzi, la correzione dei temi è sicuramente tra gli aspetti dell'insegnamento quello che avrei apprezzato maggiormente.
    Per quanto riguarda i contenuti mi pare traspaia una visione davvero implacabile della propria categoria di adolescenti, mi sarei aspettato più clemenza verso il gruppo al quale si appartiene.

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  5. Bella, anzi bellissima testimonianza.

    I ragazzi parlano sempre malissimo di se', perche' e' cosi' che sono abituati ad essere descritti.

    I nostri cazziatoni sono pantomime, chiacchiere, il nostro teatrino quotidiano. Noi non ci crediamo neanche piu', o meglio, ci crediamo come si puo' credere ad un rito, ad un'abitudine. Pero' loro non lo sanno e se ne convincono.

    Per eta' e crescita hanno ancora poca consapevolezza di se' e non si rendono conto, perche' sono ancora nella caverna di Platone, che le cose non sono cosi' semplici come gliele serviamo noi.

    Viene detto loro che un bambino o e' bravo o e' cattivo, e loro sono sicuramente abbastanza intelligenti da mettersi nello stesso campo in cui li metteremmo noi.

    FR

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  6. Scorfano, la prima cosa che avrei fatto io a 15 anni, mosso dalla curiosità di leggere cosa avresti scritto su una mia produzione, sarebbe stata iniziare a googlare stralci del mio tema da un paio di giorni dalla consegna. Assumendo che è sufficiente che ti trovi soltanto uno di loro perché trovino tutti, probabilmente stanno già leggendo questo commento. Heylà ragazzi dello Scorfano!

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  7. @.mau. e chi pensa che si troveranno.
    Non credo, onestamente; ci ho molto pensato e ho deciso che non credo. Un po , secondo me, sopravvalutate la loro coscienza del mezzo informatico; un po' sopravvalutate l'importanza che loro danno ai loro stessi temi: è solo una verifica, per loro.
    Se invece avrò torto, be', ve ne accorgerete: perché passerò un brutto periodo e non scriverò più qui... ;)

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  8. @SpeakerMuto
    Due confessioni:
    1. non ho la più pallida idea di chi sia Lex Lutor si Smallville e quindi non posso prenderti in giro;
    2. la scrittura con carta e penna la odio anch'io, non sono più capace; quando compilo certi moduli scolastici infiniti, dopo solo mezz'ora ho i crampi alla mano.

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  9. @aaqui
    La correzione dei temi è l'aspetto più faticoso e spaventoso (per me) del mio lavoro; ed è anche una delle cose più difficili, davvero.

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  10. Un certo desiderio di compiacerti, una briciola di piaggeria, non la metti in conto? Io credo che a quindici anni molti siano (ed in modo allegramente comprensibile) delle simpatiche canaglie, già avvezzi in strategie psicologiche analoghe rodate nel clima familiare.
    D' altronde, la confessione di una "colpa" ("non farei mai l' insegnante per non avere studenti cialtroni come me...") ha sempre effetto liberatorio: induce sé stessi ad uno sguardo distante, giudicato implicitamente bastevole all' auto-assoluzione.
    In un giovane ciò è perfettamente lecito, e solletica una sentimento di tenerezza.

    ***
    ... quando lo fa un vecchio satrapo con alti impegni di governo, beh, allora sto giochetto è intollerabile...
    ***
    Morena

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  11. @Sirio59
    Sì, l'ho messa in conto. E ovviamente deve metterla in conto chiunque legga. Io l'ho messa in conto tagliando via da questa breve selezione proprio le parti che mi parevano più pesantemente condizionate dal mio ruolo, di correttore del tema e di valutatore. Ma so che ce n'è rimasta comunque una bella dose.
    Ciò non mi fa pensare, però, che sia tutta e soltanto piaggeria: credo che una loro validità di esempio questi brani possano comunque averla. Forse.

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  12. non avevo ancora letto la tua chiusa, ma ho pensato esattamente le stesse cose.
    forse siamo noi, che rendiamo sempre più esplicito a loro il lato negativo del nostro lavoro.

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  13. i ragazzi hanno parlato, come sempre, molto di se stessi e non sono stati per niente teneri: molto meno teneri di come siamo noi con loro

    Pensi potrebbe essere utile, per loro, essere tu meno tenero con loro?

    Verissimo, poi, che il parlare sia così spesso raccontare di sé.
    Grazie di avere scritto (anche ai tuoi ragazzi [secondo me almeno uno ti becca] che spero mantengano il riserbo). Non farci ancora lo scherzo di sparire per mesi.

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  14. Molto interessante. Uno spaccato che nessuno penserebbe di trovare.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)