L’idea è stata sua e dunque anche l’eventuale merito, se ci sarà, sarà tutto suo; anche perché oltre all’idea, Peppe Liberti ci ha messo la fatica e l’entusiasmo che erano necessari, e che forse io non avrei avuto. Ora che però comincio a vedere in anteprima il risultato, lo ringrazio di avere avuto l’idea, di aver chiesto la mia collaborazione e di averci messo tanto entusiasmo, fino al punto di contagiarmi, pur se a mille chilometri di distanza: perché l’ebook sulla scuola che Peppe sta finendo di approntare in questi giorni è (mi pare che sia) una bella testimonianza di quello che accade nei corridoi e nelle aule della scuola italiana. Bella testimonianza e anche raccontata bene.
Se avrete voglia di leggerlo, quando uscirà, ci troverete i post di tanti, illustri autori di blog che insegnano in una qualsiasi scuola (più un imprevedibile “Pierino” che fa l’alunno e la cui identità resta segreta, per ora). Il libro elettronico si intitola «Voci di corridoio»: non vi dico chi partecipa perché sarebbe un lungo elenco e forse mi dimenticherei anche qualcuno e quindi sarebbe pure inelegante. Vi dico solo che merita quel po’ di attenzione, secondo me; e che sarà pronto, così dice Peppe, per la fine del mese, o al più tardi per la metà di giugno, quando la scuola sarà finita e potremo quindi portarcelo serenamente in vacanza.
Perché merita attenzione?
Perché c’è molta più scuola reale lì, in quelle pagine virtuali, che negli articoli e le polemiche che normalmente inondano i nostri quotidiani; perché è una sorta di presa diretta, ma plurale, con tante «voci» (come da titolo) e tanti differenti sguardi; perché è un modo possibile, per chi a scuola non ci mette più piede da tanti anni, per capire che nel frattempo le cose sono molto cambiate e che chi parla di scuola oggi sta spesso parlando della scuola di trenta o di quindici anni fa: quella che conobbe lui, appunto, e che ora non è più. E ogni anno che passa, io mi persuado con sempre maggiore convinzione che sta proprio in questo vizio il peccato originale di chi parla di scuola: parlare del passato (del proprio passato), invece che del presente; parlare di ricordi, magari in buonafede, ma pur sempre soltanto di ricordi.
«Voci di corridoio» quindi, senza essere né un capolavoro né un’imperdibile inchiesta, è un’interessante apertura di porte e di finestre. Non riuscirà certo a cambiare l’aria, neppure lo pretende: però forse ci renderà più capaci di guardare meglio a chi sta fuori, e renderà più acuto lo sguardo di chi sta fuori e guarda verso di noi; e non sarà stato comunque poco. E se invece non riusciremo a fare nemmeno questo, e vabbè, pazienza: sarà stato in ogni caso bello stare per qualche giorno tutti insieme su una pagina virtuale a raccontarci le nostre storie mattutine; e a raccontarle a tutti quelli che avranno voglia di sopportarci e di leggerci.
Mi piace questa iniziativa che parte dalle aule e dai corridoi, perchè sono d'accordo con te sul fatto che in questo momento, la scuola è "vista" e raccontata soltanto da chi non ne fa più parte!! Quindi forza e un grandissimo in bocca al lupo.
RispondiEliminaGrazie per l'incoraggiamento. Speriamo che siano in tanti ad apprezzare e anche solo a provare a leggere.
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