sabato 28 maggio 2011

tecnoquasi

di lo Scorfano

Non mi sorprende molto il dato secondo il quale l’uso delle nuove tecnologie e di materiali didattici digitali è, per quasi il 75% degli insegnanti italiani, una consuetudine e non soltanto un evento sporadico. Non mi sorprende che la percentuale sia così significativamente alta e che sia ben più alta di quella relativa ad altre categorie di lavoratori, come gli impiegati, gli imprenditori e i dirigenti di vario genere. È un dato che può sorprendere solo chi non vive a scuola e non sa che ormai quasi tutto è informatizzato (o sta per esserlo) e che è normale, per esempio, che qualunque tipo di lezione o di verifica sia preparata con l’ausilio di strumenti informatici.

Bisognerebbe però aggiungere che questi strumenti informatici sono per lo più strumenti domestici e non scolastici. Che gli insegnanti, cioè, usano le nuove tecnologie, sì, ma le usano da casa propria, servendosi di strumenti che essi stessi, ovviamente, hanno acquistato. A loro spese, naturalmente. Avete mai provato a stampare una verifica in una sala insegnanti, per esempio? Ecco, nella mia scuola non si può. E, sempre nella mia scuola (1400 studenti nel ricco e profondo Nord, cinque differenti indirizzi di studi superiori, due edifici, due palestre), non si può in alcun modo stampare materiale didattico, né con la stampante della sala insegnanti né fotocopiandolo nella cosiddetta “sala stampa”.     
        Cioè, in realtà si può, ma l’insegnante deve pagare; oppure deve far pagare gli studenti. Perché la carta costa, le stampanti costano, la manutenzione costa.

Quindi, benché la notizia dell’informatizzazione degli insegnanti possa assomigliare a qualcosa di positivo, siamo in realtà alle solite: tutto dipende dalla buona volontà (e dalla curiosità tecnologica, anche) del singolo insegnante. Il sistema non aiuta, il sistema tende piuttosto a frenare. Lo stesso sistema che promette il wi-fi in tutti gli edifici scolastici entro diciotto mesi (ma non ha fatto a tempo a prometterlo che il Consiglio d’Europa ha detto che no, nun se pò fà), ma che nel frattempo non è in grado di garantire un paio di stampanti in una sala insegnanti, per stampare una verifica o un testo di Montale che non c’è sul libro ma che, per come sono andate le lezioni, diventerebbe importantissimo leggere in classe (o anche solo “bello”, leggere in classe).

La soluzione è che gli insegnanti (tecnologizzati) mandano le mail agli studenti con gli allegati da stampare; e le famiglie pagano gli inchiostri e la carta, senza saperlo o senza preoccuparsene. È letteratura, in fondo. E gli alunni il giorno dopo arrivano in classe con il loro bel foglio stampato… Ma non proprio, in realtà: perché almeno tre o quattro avevano finito la carta, oppure «non mi è mai arrivata la mail», oppure «non ho avuto il tempo di controllare la casella di posta» oppure «non funzionava niente, non so perché»  eccetera. E cosa fanno gli insegnanti tecnologizzati a quel punto? Si arrabbiano con gli studenti? Li puniscono per essersi presentati a lezione senza il necessario materiale?

No, ovviamente, perché non è colpa loro e non è affatto un loro dovere stamparsi gli allegati. Gli insegnanti tecnologizzati non fanno niente e sperano che i ragazzi stiano attenti anche senza il testo davanti, sbirciando sul foglio del loro vicino di banco. E confida, l’insegnante tecnologizzato, che la  forza della poesia di Montale agisca comunque, anche se non c’era l’inchiostro e le fotocopiatrici sono ferme senza carta e la manutenzione costa troppo e tanti altri fogli che hanno a che fare con le circolari del ministro, per esempio, vengono bellamente stampati in 1400 copie. Ma non è letteratura, in fondo.

9 commenti:

  1. Si parla tanto di dematerializzazione nella Pubblica Amministrazione, del risparmio su carta, stampanti, inchiostro ecc.

    Bene, faccio un esempio. E' stato istituito il protocollo informatico (pagato profumatamente da noi contribuenti per arricchire i soliti amici degli amici) ma ogni nota protocollata viaggia sia in digitale che in cartaceo, in quanto dirigenti e direttori lavorano solo sulla carta, fanno le correzioni a penna sul foglio (con una grafia degna di Hammurabi) e ce lo rimandano indietro. Questo andirivieni prosegue per mesi e nel frattempo le pratiche, le applicazioni, le attività restano ferme. Se gli ati papaveri lavorassero sull'equivalente digitale potrebbero apportare quelle modifiche direttamente, senza spreco di carta e di tempo.

    Però gli annunci di Brunetta non parlano di questo. Come mai?

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  2. se io fossi brunetta, farei un decreto che prevede il licenziamento immediato per chi porta anche solo un foglio di carta all'interno di un edificio scolastico. azzerare totalmente la spesa della carta e destinarla immediatamente a mettere le scuole in rete.

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  3. Professore, vieni a stamparle da noi le poesie di Montale, tanto ormai l'incasso lo fanno le fotocopie e i fax piu' che i libri.

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  4. @Speaker.
    La stessa identica cosa accadrà a scuola, l'anno prossimo. Tutto digitalizzato, ma non basterà: anche tutto cartaceo, per forza. Doppio lavoro, non si sa perché.

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  5. @Ste
    Anche i vostri incassi la dicono perciò lunga sulla direzione che abbiamo tutti preso.

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  6. ho appena inviato all'USR della mia provincia la modulistica per confermare la mia posizione nelle due graduatorie in cui non sono in ruolo. 4 fogli stampati a casa e 5€ di raccomandata R/R.
    non dovevo aggiornare né titoli né punteggi, semplicemente dire "ci sono ancora, grazie".
    non bastava un form apposito sul sito del MIUR (o dell'USR competente) e un semplice clic col mouse?

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  7. PS. intanto, appunto, preparo una verifica col pc: testo cercato in rete, copiaincolla, word, revisione dei file informatici del mio archivio per verificare se posso riutilizzare qualcosa di verifiche di anni passati...

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  8. Nella mia scuola non ci si può neanche sedere, veramente. Un centinaio di docenti hanno a disposizione una stanza con sette sedie e due pc. Senza stampante, ovvio.
    (Peròi ragazzi continuano a chiedermi se mi iscrivo al loro gruppo classe su fb. Sto meditando di accettare, con apposito account)

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  9. (Già il fatto che te lo chiedano è ottima cosa. Io accetterei. Con apposito account, savasandìr.)

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)