Il giorno in cui le torri gemelle si sgretolavano sotto gli occhi di milioni di persone io, come obiettore di coscienza, mi trovavo in una comunità per persone colpite dalla sindrome da Immunodeficienza Acquisita, a distribuire sigarette nel breve vialetto del giardino della struttura. Le nostre giornate consistevano in pochi esercizi quotidiani, tra i quali, appunto, andare dalla porta d’ingresso al cancello d’uscita, a braccetto con due o tre pazienti della comunità, su e giù, su e giù per il viale, e ogni tre giri di boa una sigaretta e poi ancora dalla porta al cancello e dalla porta al cancello. Una vita di merda la mia, figuratevi quella dei pazienti, che per ordine delle suore dovevano temporeggiare per fumarsi una sigaretta in santa pace. Quel giorno io e miei compagni di camminata sentimmo uno strano silenzio all’interno della struttura e allora entrammo per capire dove mai si fossero rifugiate le suore, le parole, gli schiamazzi, le risate isteriche e il rumore delle pedine degli scacchi.
Se ne stavano tutti davanti al televisore a vedere circa tremila persone morire in una maniera assurda. “Muiono come nei fumetti”, disse Maurizio mentre gli elicotteri non riuscivano ad avvicinarsi alle torri e mi ricordo che mossi la testa come per dire “hai ragione, muoiono come nei fumetti”, qualsiasi cosa significasse quell’espressione. Poi c’era Rosa che piangeva perché su quella torre c’era stata, c’era Vincenzo che rubava mozziconi di sigaretta dai posacenere e poi chi se ne stava a bocca aperta, impalato, con gli occhi increduli.
Le suore più tardi cominciarono a parlare del bene contro il male, dei terroristi come il diavolo e delle vittime come angioletti, un po’ come Frattini in queste ore. Un manicheismo che però non attecchì abbastanza, visto che qualcuno dei pazienti cercò di intrufolarsi nel discorso con pensieri più lunghi e elaborati. Insomma, ognuno aveva una propria spiegazione a questo “muiono come nei fumetti”. “E cosa succederà ora?”, chiese Michela sulla sua sedia a rotelle. E allora giù con supposizioni, stravaganze apocalittiche e battaglie del bene contro il male. Fino a quando sempre Maurizio se ne uscì con un “saremo tutti più poveri” creando una cosa molto simile all’imbarazzo. Una delle suore quasi si alzò per menarlo, come per opporsi a questa sparata in un momento di tragedia, quasi per sottolineare a suon di ceffoni che pensare ai soldi, all’economia e ai movimenti bancari mentre il male trionfava sul bene era come dire una bestemmia durante la messa. Così Maurizio se ne stette zitto e continuò a magiare la sua zupppa di cipolle.
Oggi, leggendo della morte di Osama Bin Laden, ho incontrato questa cosa:
la notizia della morte di Osama ha avuto molto eco nei mercati finanziari asiatici. L’indice di Tokyo ha brindato facendo registrare una sensibile ripresa, prossima all’1,50 per cento. Anche i futures sull’indice americano S&P 500 sono stati colpiti positivamente dall’annuncio, dato che finora sono a quota +0,5 per cento. Forte la risposta del dollaro statunitense, che ha guadagnato terreno contro tutte le divise mondiali. Nel cross contro lo yen giapponese il biglietto verde passa di mano a 81,48, contro gli 81,15 di venerdì scorso. In declino euro e sterlina, rispettivamente a quota 1,479 e 1,666. La morte di Osama ha fatto inoltre crollare le quotazioni di argento, meno 13%, e petrolio, quasi un punto percentuale.
E allora ho ripensato a Maurizio e alla sua sparata nel momento in cui il male trionfava sul bene e alla suora che voleva alzarsi per mollargli un ceffone e alle leggi che governano la nostra vita, al prezzo della benzina, ai mercati finanziari asiatici e ai futures. Ma, ripeto, ho ripensato più che altro a Maurizio e alla sua zuppa di cipolle condita di silenzio.
Mi piacerebbe sentire Maurizio con la sua saggia zuppa di cipole...
RispondiEliminaVa bene la licenza letteraria, ma la zuppa di cipolle...!
RispondiEliminaSte, ti cipolle se ne mangiavano tante in quella casa di cura. Lo consigliava il dottore.
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