domenica 15 maggio 2011

il sorriso di Ayrton Senna

di lo Scorfano

L’altra sera ho guardato un recente, bellissimo docufilm su Ayrton Senna. Ho rivisto immagini lontane, che non sapevo di ricordare: la sua rimonta furiosa a Montecarlo sulla Toleman, sotto il diluvio, in una gara interrotta mentre Senna, che ancora non era nessuno, la stava andando a vincere; il duello feroce con Alain Prost, in un Gran Premio in cui Senna fu poi squalificato e perse il mondiale; la vittoria quasi indescrivibile del 1993 in Brasile, con quegli urli furiosi dentro il casco, a traguardo tagliato, che sembravano gli urli di un indemoniato.

Io, che non amo per niente le auto e l’automobilismo, ho ritrovato di nuovo in quelle immagini la bellezza che per poche stagioni mi aveva fatto guardare le gare di macchine in televisione: la bellezza di Ayrton Senna, l’incantesimo di quel suo essere triste e insieme feroce, pazzo e insieme malinconico, velocissimo e visionario e sempre al limite dell’uscita di strada. Non c’è stato nessun altro sportivo che io abbia amato come Senna, nemmeno Baggio; e onestamente non credo che ce ne potrà essere un altro nemmeno in futuro. E non riesco a spiegarmi questo amore (lo devo chiamare così, non ho altre parole) nemmeno oggi, 17 anni e qualche giorno dopo la sua morte a Imola, non riesco a trovare le ragioni di un attaccamento che mi fece vivere quel suo ultimo incidente come se davvero fosse un lutto mio, con il funerale brasiliano a cui partecipavano milioni di persone e a cui avrei tanto voluto partecipare anch’io. Non so perché.        

Ma a un certo punto del film, quasi alla fine, un intervistatore invisibile chiede a Senna, pochi giorni prima che muoia, quale sia stato il rivale più bravo che abbia mai incontrato su una pista. Lui sta zitto per qualche secondo; io ho il tempo di pensare qualche nome (Prost è il primo che mi viene in mente, oppure il giovanissmo Schumacher). Poi Senna pronuncia un nome inglese, mai sentito: «Correva le gare di kart contro di me» dice Senna, «quando ero un ragazzo, prima che iniziassi la mia carriera in Formula 1. Era bravissimo: un mix perfetto di passione, coraggio e competenza». Io resto allibito, e Senna aggiunge: «Quelle erano solo gare, gare perfette. Non c’era politica lì, non c’erano soldi né sponsor. Era solo il gusto dell’andare veloce, più veloce di tutti gli altri, di arrivare prima. Nient’altro». E poi sorride, con quel suo sorriso malinconico che mi aveva fatto innamorare (un po’) di lui. E forse qualcosa di lui (e di me) io l’ho capito in quel momento esatto: mentre, per l’ennesima volta, fissavo il sorriso triste di Ayrton Senna.

7 commenti:

  1. grazie per questo meraviglioso post... :')

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  2. Love it. Tu scrivi molto bene. Arrivi dritto al cuore tuo e quello di chi legge. Augh.

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  3. È incredibile ma penso esattamente tutto quello che hai scritto e trasmesso.
    Grazie

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  4. È incredibile ma penso esattamente tutto quello che hai scritto e trasmesso.
    Grazie

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  5. Solo Ayrton, e non l'ho vissuto..ho 24 anni.
    Un mito.

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  6. Ayrton è entrato nel cuore non solo delle persone che come all'epoca seguivano la formula uno e dunque le sue gesta ineguagliabili ma incredibilmente anche quelli che non conoscevano quasi nulla di lui dopo la sua morte molte persone si sono trovate coinvolte in un dolore inspiegabile, un lutto cosi prepotente....e hanno cominciato a documentarsi su questo ragazzo dagli occhi malinconici venuto dal Brasile con un solo grande amore per le corse...ma amore vero.....grazie per averci riportato da lui....anche se io avendolo conosciuto di persona non potro' mai dimenticarlo....resta e rimane un lascito indimenticabile per noi tutti!
    Danyela

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)