martedì 17 maggio 2011

La vita non ci chiede

del Disagiato

Nel magazzino della libreria c’è, appeso alla parete, un poster incorniciato che raffigura un deserto e nel mezzo del deserto un albero alto e verde. Sotto questa significativa immagine c’è scritto: "La vita non ci chiede di essere il più forte o il Migliore. Ci chiede soltanto di provarci”. Un poster appeso sopra la scrivania sulla quale noi commessi mangiamo durante la pausa; un poster che noi commessi guardiamo quotidianamente in faccia mentre le nostre mandibole trasformano il cibo in bolo e le nostre gambe riprendono l’energia necessaria per affrontare allunghi e frenate. Ecco, non fatevi un’idea sbagliata, perché la verità è che io non so come sia capitata lì quell’immagine e non so chi abbia avuto l’idea di proporre quell’albero capace di crescere in mezzo al deserto. Proprio non lo so. La mia responsabile non penso, il mio titolare non mi sembra il tipo e, insomma, temo che chi voleva motivarci con quella frase retorica ora non lavora più in questa libreria e soprattutto io non l’ho mai visto.

Sta di fatto che la frase non mi piace perché, appunto, la trovo retorica. Non mi piace quel “Migliore” in maiuscolo e trovo davvero patetico il punto prima del “Ci chiede”. Non mi piace l’albero rigoglioso, il deserto e, insomma, non mi piace che ci si occupi di me. Non tollero il fatto che ci sia qualcuno che mi motivi in un piccolo magazzino di un centro commerciale. Vaffanculo. Io per lavorare bene ho bisogno delle condizioni necessarie per lavorare bene e di una buona paga. Preferisco l’indifferenza alla retorica, il deserto fatto di sabbia e senza nessun albero, che gli alberi nel deserto non crescono. Anzi, invece di un albero ci vorrebbe un uomo morto, che la cosa sarebbe più significativa. Preferirei non ci fosse quella maledetta scritta. Preferirei la parete nuda.
Quel quadro non ci dice solamente quel che vuole dire; non ci esorta soltanto a provarci e a buttarci, nella vita. Quel quadro è la prova che l’indifferenza non è proprio così odiosa. Già, perché da quando i due conduttori del Festival di San Remo hanno letto commossi Odio gli indifferenti di Gramsci, ecco, da quel momento si è fatto un gran dire di quanto siano odiosi gli indifferenti. Quelle pagine di Gramsci sull’indifferenza sono state pure ristampate da poco e sono molte le persone che me le chiedono. Allora ogni volta che mi spingo verso quel libretto di Gramsci, penso anche che vorrei tanto prendere per mano il cliente e portarlo in magazzino, davanti al poster, a leggere quella stupida scritta. “Ecco”, gli direi, “se quel pirla che ha appeso questa cazzata avesse nutrito indifferenza e avesse preferito l’abulia e il parassitismo e la vigliaccheria, noi cinque sfigati commessi ce ne staremmo più tranquilli, senza frasi retoriche e senza alberi in un deserto”.

Evviva l’indifferenza, quindi. Che l’indifferenza non ci avrebbe dato quel poster appeso alla parete, che con l’indifferenza avrei una masticazione migliore e la mia sarebbe una pausa vera, lontana da qualsiasi frase patetica e motivazionale. Che l’indifferenza non è, come dice Gramsci, solo “il peso morto della storia”. Se Hitler fosse stato un politico indifferente, parassita, vigliacco non sarebbero morti milioni di ebrei, se mia madre fosse stata indifferente al carattere scontroso di mio fratello mi sarei risparmiato venticinque anni di tensioni e litigate. E io sarei un uomo più felice e meno angosciato.

Scusate, sto esagerando. Perdonatemi. Il fatto è che quel quadro non riesce a starmi indifferente, con quel suo albero in mezzo al deserto. Non riesco a girare lo sguardo da quella frase che mi dice ogni giorno di provarci. Non riesco a staccarmi totalmente dalle cose. Devo lavorarci ancora e poi ancora, per praticare bene l'indifferenza.

13 commenti:

  1. Della serie: "Se qualcosa non ti sta bene, se dentro senti la fatica di ieri e l'inerzia di oggi, non ti senti gratificato in quello che fai, il problema non è il lavoro, ma sei tu."

    Questo mi ricorda i vari termini usati in aziende informatiche (tipo Accenture): mission, vision, great opportunity; soprattutto quest'ultimo, che è quando ti mollano un lavoro che nessun altro sa/vuole fare, tu non hai la più pallida idea di come procedere e in pratica ti viene detto "arrangiati".

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  2. Ecco, la cosa strana è che la mia, e mia si fa per dire, libreria è lontana da queste filosofie aziendali.

    Ho saputo di cose peggiori e terrificanti attaccate alle pareti dei magazzini Ikea e Decatlon.

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  3. Beh anche io in ufficio ho un poster (e me lo sono messo io). Nel poster apparte un atleta con gambe artificiali ad esoscheletro bionico e la scritta di Gandhi "La forza non deriva dalla capacità fisica. Deriva da una volontà indomita".
    Ebbene, ritengo che questa frase, così come quella nel tuo poster non siano lì tanto per retorica ma semmai per farci guardare oltre
    Questo mi aiuta nei momenti di crisi del lavoro e della pratica del Kendo.
    Quel "soltanto provarci" onestamente non mi basta.
    Non mi basta provarci, ci devo mettere anche tutto l'impegno, l'attenzione e la passione di cui dispongo.
    Solo così posso dire di star vivendo pienamente.

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  4. La frase andrebbe anche bene in principio (dare il meglio in quello che si fa, a prescindere dal risultato finale) solo che il contesto la rende appunto retorica.

    Consiglio di rimuovere il poster in modo da non avere il fastidio. Bastapocochecevo.

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  5. Sarà un mio limite, ma con me quelle frasi non funzionano perchè, per me, sono retorica, spinte emotive molto facili da percepire e per questo labili. Insomma, io non riesco a dare un significato esaustivo "alla volontà indomita".

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  6. Sono arrivato tardi, l'ha già scritto Tommy: cava il poster e festa finita.

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  7. @Tommy
    Non posso rimuoverlo, anche perchè con gli anni il poster si è messo a sorreggere fotografie di ex commessi, cartoline da Siviglia e Sardegna e scene di matrimonio. Anzi, se mi ci fai pensare quelle buffe scene del passato sono l'unica cosa che mi fanno sopportare l'albero e il deserto.

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  8. Hai ragione da vendere, Disagiato: è uno dei tanti declami un po' demagogici che il Sistema ha confezionato con finalità, tutto sommato, banalmente consolatorie. La verità è che la "vita" non chiede nulla a nessuno, così come la Natura non s' avvede della nostra esistenza, mentre invece il Potere -esso sì (!)- ci chiede di stare buoni, di sopportare salari e stipendi da fame (tanto la nostra anima è ugualmente bella e grande) di trascenderci...
    Al danno segue la beffa.
    Senza contare, poi, che viene esclusa dalla considerazione di tali messaggi-stile-New Age-commerciale, l' ipotesi che qualcuno non aspiri proprio per niente ad essere migliore di qualcun altro od addirittura, in assoluto, Il migliore: quest'eventualità non è proprio calcolata, è aprioristicamente esclusa. Perché è così che ci vogliono: in corsa, fino alla fine del fiato.

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  9. Confesso che non mi è chiaro quello che vuoi dire.
    Intanto non comprendo il nesso tra retorica e indifferenza. Evitare la retorica significa essere indifferente o addirittura vile, parassitario, abulico?
    Non ho capito che significato dai realmente a "indifferenza" e quale valore aggiunto.
    La celebri e poi chiudi scusandoti perchè non sei in grado di restare indifferente di fronte ad un albero in mezzo ad un deserto.
    Che sarà pure banale e retorico ma è di per sè l'immagine di una possibilità altra.
    Una volta di queste potresti appiccicare la foto di un cadavere sopra l'albero. Che so:"Greetings from the hell..." ma chissà se aiuterebbe...

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  10. Quel poster, ignoralo.
    Evviva l'indifferenza!

    p.s. Ultimamente sembri particolarmente "a disagio". Secondo me poi passa.

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  11. Pensa che io ormai non ci faccio piu' caso a quel quadro. Lo considero,appunto, una bacheca su cui sono appese le cartoline, la frase saranno anni che non la leggo, leggo le cartoline. Comunque sono al corrente della storia che porta con se' quel poster,ma e' banale e ne resterai deluso.

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  12. @rigorosamenterosso
    Volevo solo dire che uno slogan che ha la pretesa di motivare un lavoratore può diventare con il tempo fastidiosa. L'indifferenza aiuta a scansare questo e altri fastidi. Tutto qua.

    @Lele
    Sì, ultimamente sono particolarmnete a disagio e spero di non tediare nessuno. Fuori dal blog, però, sono capece anche di starmene un po' tranquillo. Con il blog mi sfogo.

    @Ste
    Domani allora ti chiederò di questa storia che mi deluderà. O magari no.

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  13. L'indifferenza è una virtù. E in quanto tale difficile da ottenere. L'indifferenza che ci rende, conseguentemente, ignari (ignoranti?) di ciò che accade, del perché, come, dove, quando. In generale. Se siamo indifferenti che ce po' frega' de sape'? Beata ignoranza, dunque. Ma davvero! Noi crediamo di trovare risposte in queste frasi lapidarie (nel senso di lapide, la lapide sulla tomba dei pensieri con più di 200 caratteri). Ma crediamo anche di trovare in generale risposte sui libri. I libri acuiscono la sensibilità, che fa notoriamente a botte con l'indifferenza. L'errore dell'uomo non è stato costruire le armi, ma imparare a leggere.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)