di lo Scorfano
Non per vantarmi, ma la vista che c’è dal mio terrazzo è proprio bella (giudicate voi, insomma: questa è la foto).
Non per vantarmi, ma tutti quelli che vengono qui a trovarmi, me lo dicono: «Che bella vista che c’è da qui, che vista meravigliosa!» E io rispondo: «Eh sì, è bella. Vuoi qualcosa da bere?» Ma è solo finta indifferenza, non crediate: che in realtà sono tutto contento che me lo dicano e gòngolo e se per caso qualcuno non mi dice niente, ci rimango molto male. Non per vantarmi, quindi, ma è una figata questo mio terrazzo a strapiombo sul lago.
Infatti, ve lo racconto, quando stavo cercando casa, quattro anni fa, e il mio amico agente immobiliare, dopo avermi fatto vedere tante altre case, mi disse che c’era anche questa, la quale costava tot ed era grande tot, io gli dissi: «Non la voglio nemmeno vedere, dai…» Perché il tot che costava era molto di più di tutte le altre; e il tot che misurava era invece nettamente di meno di tutte le altre. Ma lui insisteva: «Vieni prima a vedere dov’è».
Per cui io venni qui, a vedere dov’era questa piccola casa così cara e poi la comprai, anche se costava più di tot ed era grande meno di tot. La comprai perché c’era un terrazzo con una vista pazzesca e pensai che sarei stato molto felice, su quel terrazzo.
La prima sera infatti fui felicissimo, quattro anni fa. Anche la seconda e la terza sera: sempre molto felice. Poi le settimane cominciarono a passare, la gente cominciò a venire qui da me e a dirmi: «Cazzo, che vista meravigliosa che c’è da qui»; e io cominciai a dire la frase in cui chiedevo se volevano qualcosa da bere e a fingere indifferenza, gongolando. Ma nel frattempo qualcosa cambiava, piano piano, giorno dopo giorno, lentamente, qualcosa cambiava ed era sempre più chiaro che cambiava e non ci potevo fare niente.
E oggi, dopo questo lento mutamento che è avvenuto ed è durato quattro anni, posso dire serenamente che la vista che si ha dal mio terrazzo è proprio bella, lo so, ma che io non me ne accorgo più: non la guardo quasi mai. Nemmeno stamattina, che era una di quelle mattine lombarde così belle quando sono belle, nemmeno stamattina mi sono fermato a guardare la vista sul lago, nemmeno un secondo. Mi sono invece preparato di corsa, imprecando perché ero stanco e avevo dormito male, e sono uscito, che avevo un sacco di cose noiose da fare. E non ho guardato la vista, non sono andato sul terrazzo, niente.
E ultimamente, se mi metto sul terrazzo a leggere qualcosa e guardo il lago, mi prende addirittura una strana inquietudine, una malinconia. Mi tornano in mente i giorni in cui comprai la casa e pensavo che sarebbe stato impossibile non sentirsi felici con una vista così. Mi tornano in mente i giorni in cui aspettavo di entrare in casa e di fumarmi beato una sigaretta sul terrazzo. Mi torna in mente quel periodo e adesso so che invece era possibile: che si può guardare il lago da qui e non sentirsi felici. E questo mi dispiace. Anzi di più: questo mi fa sentire del tutto e assolutamente infelice.
Ecco, l’ho detto: infelice. Guardo il lago, penso che c’è una gran bella vista da qui e penso anche che questa vista mi fa sentire infelice. Non per qualcosa di particolare: solo perché non mi sento felice a guardarla. E mi ricordo che pensavo che lo sarei stato sempre, invece. È il ricordo che mi fa stare male. Non è la vista, lo so: è il ricordo, la consapevolezza delle illusioni che non ci sono più, la consapevolezza che sono state soltanto illusioni. E pazienza, direte voi, è normale; e pazienza, direte voi, non è importante.
E invece sì, è importante: perché non si può sentirsi infelici con davanti una vista così… È tanto importante che da qualche settimana ho elaborato una specie di nuova strategia e mi pare che funzioni: perché il terrazzo ha la sua bella vista, ormai lo sapete, ma ha anche un muro, ovviamente, a cui pensavo che avrei appoggiato la schiena per guardare la vista. Il muro non è niente di che, potete immaginarlo: anzi è di uno strano colore che a me non è mai piaciuto tanto. Troppo rosa, per i miei gusti. Un muro intonacato male.
E allora, ecco cosa faccio: mi metto a leggere un libro sul terrazzo, come avevo previsto quattro anni fa quando ero pieno di illusioni, prendo la sedia a sdraio appositamente acquistata e la sistemo bene: e mi metto spalle al lago, come un demente, dritto di fronte al muro intonacato male.
Sì, proprio così: messo al contrario di come farebbe chiunque invitassi a casa mia per farmi dire che c’è una vista meravigliosa, da qui. E messo così, con le spalle rivolte al lago, comincio a leggere il mio libro; e quando alzo gli occhi, vedo solo il muro rosa, brutto. E lo guardo fisso. E in quel momento penso: «Ecco, se ora mi girassi, potrei vedere una vista meravigliosa, con il lago, l’isola, le barche a vela, la scia dei battelli….» Ma non mi giro. È proprio questa la strategia: non girarsi mai. Perché è solo pensandoci, voi non ci crederete, che mi sento molto, molto felice.
dalle mie parti dicono "se no i ze mati no i voémo"... non so se Goldoni approverebbe la trascrizione
RispondiEliminaEh, prof... Come si vede che ami Leopardi! (La vita è così. Non penso sia diverso per chi vive alle Bermuda o alle Maldive).
RispondiElimina"...il non potere essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, dalla terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole maravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga della natura umana. Perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento, e pochissimo o nulla agli altri animali."(Leopardi, pensiero LXVIII).
Non vorrei rovinare la tua strategia per la felicità, ma lo sai che quel tuo muro lo trovo bellissimo?
RispondiEliminaVolevo dirvi: vi va di bere qualcosa?
RispondiEliminaPrima o poi, di sicuro! Davanti al tuo lago, però (no muro rosa!)
RispondiEliminaA volte sono molto preoccupata per te...
RispondiEliminaA me un mojito. E un posacenere, grazie.
Sì, vado a fumare sul terrazzo.
Ecco chi è il tipo di spalle che vedo dalla barca!
RispondiEliminaIl muro è in realtà uno sfondo di Windows?
RispondiEliminaHey Prof, io spero che tu riesca ad apprezzare di nuovo la vista di casa tua. Perché voltarle le spalle è come isolarsi dal mondo, dagli amici, dagli affetti più cari *solo* perché non ci si sente bene. Ed è sempre la cosa peggiore da fare.
Se guardi solo il muro, non fai un dispetto a Dio o qualsiasi surrogato psichico tu abbia nella testa, ma solo a te stesso perché ti abbrutisci.
Mi rendo conto che non sto nelle tue scarpe, ma mi auguro che tu dica "Ma sticazzi!" e torni a guardare il lago.
Ecco una ragione per cui una casa così non la comprerei mai, oltre che perchè non me la potrei permettere, anche perchè la vera felicità - tu me lo confermi - è potersi sedere a leggerere un libro senza altre preoccupazioni.
RispondiEliminaLa felicità - o per meglio dire la srenità - viene da dentro non da ciò che c'è fuori.
Forse da questo ragionamento traspare tutto il mio background di filosofia orientale, zen, arti marziali ma tant'è...
Ogni tanto, magari, così, per provare, potrebbe mettere uno specchio, sopra il muro rosa. Vedrebbe il lago, ma sarebbe diverso.
RispondiEliminaBuona serata :-)
Verrò a trovarti.
RispondiEliminaScatterò foto e ti chiederò di versarmi del buon whiskey in un bicchiere.
Ci fumeremo una sigaretta e penseremo al tempo che passa. Le parole verranno da sole.
"...mi appoggerò alla tavola, guarderò il muro, aspettando che mi faccia un fischio".
RispondiEliminaDa Finale di partita.
Ah, questi genialotti...
"Ecco, se ora mi girassi, potrei vedere una vista meravigliosa, con il lago, l’isola, le barche a vela, la scia dei battelli….» Ma non mi giro. È proprio questa la strategia: non girarsi mai. " Come Gozzano "socchiusi gli occhi sto supino nel trifoglio e vedo un quadrifoglio che non raccoglierò"
RispondiEliminala bellezza stanca. annoia , ho vissuto in luoghi in cui la gente pagava fior di quattrini solo per poter venire e scattare qualche foto. tramonti africani. fiumi enormi pieni di fiori nella corrente. etc etc etc..
RispondiEliminati capisco.
dice di più un quartiere popolare di un museo pieno di bellezza a tonnellate.
bye
cippalippa
Dopo aver apprezzato tutti i vostri commenti, vi confesso che non ho cambiato idea. E' proprio come il quadrifoglio di Gozzano, ha ragione Mitì: ci sono bellezze che non bisogna raccogliere, o almeno non sempre.
RispondiEliminaMa naturalmente, questo vale per tutti, se vi va di bere qualcosa fatemelo sapere... ;)
RispondiEliminaBellissimo post (che scopro dal blog di Lia). Ed è geniale la tua soluzione al "problema" di metterti a guardare il muro.
RispondiEliminaLa verità è che nessuna cosa materiale, che sia un paesaggio incantevole o un dipinto del Quattrocento o un libro che amiamo o quant'altro, può renderci felice. Solo le persone (e gli animali) possono farlo!
Marco
@Marco
RispondiEliminaInfatti: è quello che volevo dire io, infatti. Ci rendono felici solo le persone e, a volte, certe illusioni. La strategia è quella: ricreare l'illusione della felicità.
mi fa un effetto strano dire una cosa del genere a un prof. di lettere, ma forse bastava una siepe su un ermo colle... però... cazzo che bella vista che c'è da li.
RispondiEliminaSì, Frank, tutto molto leopardiano, lo so (lo ha già notato Monica, anche, con una splendida citazione). E a proposito: vuoi qualcosa da bere?
RispondiEliminaGran bel post. E splendida vista, s'intende. Per me un martini bianco, grazie.
RispondiEliminaGrazie. Corro a procurarmi il Martini...
RispondiEliminaGrande post.Ho sempre sperato in una casa con vista sull'acqua ( ma preferisco quella di mare) e non l'avrò mai. Amo pure treni e ferrovie e per un po' di tempo ho avuto una casa con vista su binari e risuonante del ciuf ciuf delle vecchie littorine.Sembrava tutto perfetto, intanto digitavo di notte sui vecchi grandi forum di kataweb e trovavo amici che ancora oggi esistono. Ecco, di quella casa a poca distanzi dai binari e dai treni che mi ispiravano libertà mi sono rimaste le persone conosciute attraverso una tastiera. Un Campari, grazie.
RispondiEliminaCredo che il tuo senso di perdita o di spreco abbia a che fare con quello che intendeva T. S. Eliot quando scriveva che aprile è il più crudele dei mesi
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