domenica 29 maggio 2011

metafisica del mio terrazzo

di lo Scorfano


Non per vantarmi, ma la vista che c’è dal mio terrazzo è proprio bella (giudicate voi, insomma: questa è la foto). 

Non per vantarmi, ma tutti quelli che vengono qui a trovarmi, me lo dicono: «Che bella vista che c’è da qui, che vista meravigliosa!» E io rispondo: «Eh sì, è bella. Vuoi qualcosa da bere?» Ma è solo finta indifferenza, non crediate: che in realtà sono tutto contento che me lo dicano e gòngolo e se per caso qualcuno non mi dice niente, ci rimango molto male. Non per vantarmi, quindi, ma è una figata questo mio terrazzo a strapiombo sul lago.

Infatti, ve lo racconto, quando stavo cercando casa, quattro anni fa, e il mio amico agente immobiliare, dopo avermi fatto vedere tante altre case, mi disse che c’era anche questa, la quale costava tot ed era grande tot, io gli dissi: «Non la voglio nemmeno vedere, dai…» Perché il tot che costava era molto di più di tutte le altre; e il tot che misurava era invece nettamente di meno di tutte le altre. Ma lui insisteva: «Vieni prima a vedere dov’è».     
         Per cui io venni qui, a vedere dov’era questa piccola casa così cara e poi la comprai, anche se costava più di tot ed era grande meno di tot. La comprai perché c’era un terrazzo con una vista pazzesca e pensai che sarei stato molto felice, su quel terrazzo.

La prima sera infatti fui felicissimo, quattro anni fa. Anche la seconda e la terza sera: sempre molto felice. Poi le settimane cominciarono a passare, la gente cominciò a venire qui da me e a dirmi: «Cazzo, che vista meravigliosa che c’è da qui»; e io cominciai a dire la frase in cui chiedevo se volevano qualcosa da bere e a fingere indifferenza, gongolando. Ma nel frattempo qualcosa cambiava, piano piano, giorno dopo giorno, lentamente, qualcosa cambiava ed era sempre più chiaro che cambiava e non ci potevo fare niente.

E oggi, dopo questo lento mutamento che è avvenuto ed è durato quattro anni, posso dire serenamente che la vista che si ha dal mio terrazzo è proprio bella, lo so, ma che io non me ne accorgo più: non la guardo quasi mai. Nemmeno stamattina, che era una di quelle mattine lombarde così belle quando sono belle, nemmeno stamattina mi sono fermato a guardare la vista sul lago, nemmeno un secondo. Mi sono invece preparato di corsa, imprecando perché ero stanco e avevo dormito male, e sono uscito, che avevo un sacco di cose noiose da fare. E non ho guardato la vista, non sono andato sul terrazzo, niente.

E ultimamente, se mi metto sul terrazzo a leggere qualcosa e guardo il lago, mi prende addirittura una strana inquietudine, una malinconia. Mi tornano in mente i giorni in cui comprai la casa e pensavo che sarebbe stato impossibile non sentirsi felici con una vista così. Mi tornano in mente i giorni in cui aspettavo di entrare in casa e di fumarmi beato una sigaretta sul terrazzo. Mi torna in mente quel periodo e adesso so che invece era possibile: che si può guardare il lago da qui e non sentirsi felici. E questo mi dispiace. Anzi di più: questo mi fa sentire del tutto e assolutamente infelice.

Ecco, l’ho detto: infelice. Guardo il lago, penso che c’è una gran bella vista da qui e penso anche che questa vista mi fa sentire infelice. Non per qualcosa di particolare: solo perché non mi sento felice a guardarla. E mi ricordo che pensavo che lo sarei stato sempre, invece. È il ricordo che mi fa stare male. Non è la vista, lo so: è il ricordo, la consapevolezza delle illusioni che non ci sono più, la consapevolezza che sono state soltanto illusioni. E pazienza, direte voi, è normale; e pazienza, direte voi, non è importante.

E invece sì, è importante: perché non si può sentirsi infelici con davanti una vista così… È tanto importante che da qualche settimana ho elaborato una specie di nuova strategia e mi pare che funzioni: perché il terrazzo ha la sua bella vista, ormai lo sapete, ma ha anche un muro, ovviamente, a cui pensavo che avrei appoggiato la schiena per guardare la vista. Il muro non è niente di che, potete immaginarlo: anzi è di uno strano colore che a me non è mai piaciuto tanto. Troppo rosa, per i miei gusti. Un muro intonacato male.

E allora, ecco cosa faccio: mi metto a leggere un libro sul terrazzo, come avevo previsto quattro anni fa quando ero pieno di illusioni, prendo la sedia a sdraio appositamente acquistata e la sistemo bene: e mi metto spalle al lago, come un demente, dritto di fronte al muro intonacato male.

Sì, proprio così: messo al contrario di come farebbe chiunque invitassi a casa mia per farmi dire che c’è una vista meravigliosa, da qui. E messo così, con le spalle rivolte al lago, comincio a leggere il mio libro; e quando alzo gli occhi, vedo solo il muro rosa, brutto. E lo guardo fisso. E in quel momento penso: «Ecco, se ora mi girassi, potrei vedere una vista meravigliosa, con il lago, l’isola, le barche a vela, la scia dei battelli….» Ma non mi giro. È proprio questa la strategia: non girarsi mai. Perché è solo pensandoci, voi non ci crederete, che mi sento molto, molto felice.

24 commenti:

  1. dalle mie parti dicono "se no i ze mati no i voémo"... non so se Goldoni approverebbe la trascrizione

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  2. Eh, prof... Come si vede che ami Leopardi! (La vita è così. Non penso sia diverso per chi vive alle Bermuda o alle Maldive).
    "...il non potere essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, dalla terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole maravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga della natura umana. Perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento, e pochissimo o nulla agli altri animali."(Leopardi, pensiero LXVIII).

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  3. Non vorrei rovinare la tua strategia per la felicità, ma lo sai che quel tuo muro lo trovo bellissimo?

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  4. Volevo dirvi: vi va di bere qualcosa?

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  5. Prima o poi, di sicuro! Davanti al tuo lago, però (no muro rosa!)

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  6. A volte sono molto preoccupata per te...

    A me un mojito. E un posacenere, grazie.
    Sì, vado a fumare sul terrazzo.

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  7. Ecco chi è il tipo di spalle che vedo dalla barca!

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  8. Il muro è in realtà uno sfondo di Windows?

    Hey Prof, io spero che tu riesca ad apprezzare di nuovo la vista di casa tua. Perché voltarle le spalle è come isolarsi dal mondo, dagli amici, dagli affetti più cari *solo* perché non ci si sente bene. Ed è sempre la cosa peggiore da fare.

    Se guardi solo il muro, non fai un dispetto a Dio o qualsiasi surrogato psichico tu abbia nella testa, ma solo a te stesso perché ti abbrutisci.

    Mi rendo conto che non sto nelle tue scarpe, ma mi auguro che tu dica "Ma sticazzi!" e torni a guardare il lago.

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  9. Ecco una ragione per cui una casa così non la comprerei mai, oltre che perchè non me la potrei permettere, anche perchè la vera felicità - tu me lo confermi - è potersi sedere a leggerere un libro senza altre preoccupazioni.
    La felicità - o per meglio dire la srenità - viene da dentro non da ciò che c'è fuori.
    Forse da questo ragionamento traspare tutto il mio background di filosofia orientale, zen, arti marziali ma tant'è...

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  10. Ogni tanto, magari, così, per provare, potrebbe mettere uno specchio, sopra il muro rosa. Vedrebbe il lago, ma sarebbe diverso.
    Buona serata :-)

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  11. Verrò a trovarti.
    Scatterò foto e ti chiederò di versarmi del buon whiskey in un bicchiere.
    Ci fumeremo una sigaretta e penseremo al tempo che passa. Le parole verranno da sole.

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  12. "...mi appoggerò alla tavola, guarderò il muro, aspettando che mi faccia un fischio".

    Da Finale di partita.

    Ah, questi genialotti...

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  13. "Ecco, se ora mi girassi, potrei vedere una vista meravigliosa, con il lago, l’isola, le barche a vela, la scia dei battelli….» Ma non mi giro. È proprio questa la strategia: non girarsi mai. " Come Gozzano "socchiusi gli occhi sto supino nel trifoglio e vedo un quadrifoglio che non raccoglierò"

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  14. la bellezza stanca. annoia , ho vissuto in luoghi in cui la gente pagava fior di quattrini solo per poter venire e scattare qualche foto. tramonti africani. fiumi enormi pieni di fiori nella corrente. etc etc etc..
    ti capisco.
    dice di più un quartiere popolare di un museo pieno di bellezza a tonnellate.
    bye

    cippalippa

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  15. Dopo aver apprezzato tutti i vostri commenti, vi confesso che non ho cambiato idea. E' proprio come il quadrifoglio di Gozzano, ha ragione Mitì: ci sono bellezze che non bisogna raccogliere, o almeno non sempre.

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  16. Ma naturalmente, questo vale per tutti, se vi va di bere qualcosa fatemelo sapere... ;)

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  17. Bellissimo post (che scopro dal blog di Lia). Ed è geniale la tua soluzione al "problema" di metterti a guardare il muro.
    La verità è che nessuna cosa materiale, che sia un paesaggio incantevole o un dipinto del Quattrocento o un libro che amiamo o quant'altro, può renderci felice. Solo le persone (e gli animali) possono farlo!
    Marco

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  18. @Marco
    Infatti: è quello che volevo dire io, infatti. Ci rendono felici solo le persone e, a volte, certe illusioni. La strategia è quella: ricreare l'illusione della felicità.

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  19. mi fa un effetto strano dire una cosa del genere a un prof. di lettere, ma forse bastava una siepe su un ermo colle... però... cazzo che bella vista che c'è da li.

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  20. Sì, Frank, tutto molto leopardiano, lo so (lo ha già notato Monica, anche, con una splendida citazione). E a proposito: vuoi qualcosa da bere?

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  21. Gran bel post. E splendida vista, s'intende. Per me un martini bianco, grazie.

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  22. Grazie. Corro a procurarmi il Martini...

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  23. Grande post.Ho sempre sperato in una casa con vista sull'acqua ( ma preferisco quella di mare) e non l'avrò mai. Amo pure treni e ferrovie e per un po' di tempo ho avuto una casa con vista su binari e risuonante del ciuf ciuf delle vecchie littorine.Sembrava tutto perfetto, intanto digitavo di notte sui vecchi grandi forum di kataweb e trovavo amici che ancora oggi esistono. Ecco, di quella casa a poca distanzi dai binari e dai treni che mi ispiravano libertà mi sono rimaste le persone conosciute attraverso una tastiera. Un Campari, grazie.

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  24. Credo che il tuo senso di perdita o di spreco abbia a che fare con quello che intendeva T. S. Eliot quando scriveva che aprile è il più crudele dei mesi

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)