di lo Scorfano
Di notte, i miei libri bisbigliano. Per questo, quando qualche anno fa mi sono trasferito qui, in questa piccola casa sul lago, il più possibile lontano dal mondo, ho voluto una stanza che fosse tutta per loro, per i libri, una stanza in cui chiuderli e lasciarli una volta che si spengono le luci.
Di notte, lo so, i miei libri parlano tra loro e si dicono cose che io non comprendo e che mi fanno paura. Per tanti, troppi anni ci ho dormito insieme, circondato dalle pagine di quei libri, e notte dopo notte ho imparato a riconoscerne gli indecifrabili sussurri, le mezze sillabe, i monconi di parole che si muovono zigzagando nel buio e che non hanno nulla di umano.
Li ho assecondati per tanto, troppo tempo, i miei libri, è purtroppo vero; sono stato troppo tenero con loro: li ho anche stupidamente disposti secondo un ordine che ne favorisse lo scambio, che li tentasse al dialogo notturno.
Ne ho studiato disposizioni e possibili collocazioni, simpatie evidenti e celate avversioni; ho cercato di favorire amori e passioni tra di loro, evitando che qualche libro (e qualche autore) sentisse troppo forte la sua solitudine dentro le mura di casa mia. Nei giorni che scorrevano mi sono dedicato a lungo a questo lavoro silenzioso e di notte, poi, li sentivo piano piano prendere coraggio, provare approcci, e infine, per sempre, bisbigliare.
Di notte i miei libri si parlano tra di loro, sussurrando. Io non li comprendo, non so, non posso capire. Parlano lingue confuse, questi libri, forse ricordano mani di donna che li hanno un tempo sfiorati, luoghi in cui sono passati, polvere, altri scaffali, una bancarella sul Naviglio in cui giacevano soli, polvere, un vento di nord che un giorno ne ha scompigliato le pagine e le parole, la stanchezza di essere aperti e mai del tutto compresi. E forse, ma è azzardo che posso soltanto scommettere, parlano di un uomo che un giorno li ha pensati e condannati a esistere, e poi lasciati nel mondo. Un uomo che ora non esiste più, polvere.
Perché i nostri libri sopravvivono all’uomo. Sono sopravvissuti a chi li ha scritti e sopravviveranno anche a noi, che ora li possediamo, li sfogliamo, crediamo di decifrarli e poi li disponiamo in un ordine che è solo in apparenza nostro. E forse, di notte, mentre dormo, chiusi nella loro stanza, i miei libri parlano anche di me, del mio lento invecchiare, mentre loro ingialliscono, del mio ingiallire labile, mentre loro rimangono fermi e saranno, anche dopo di me. È per questo che un giorno ho deciso e li ho chiusi lì dentro: per non ascoltare la loro voce di sillabe rotte, per non sapere più.
I miei libri, di notte, spezzano sillabe che dicono della loro inutilità e della mia, che più di me conoscono. Chiusi in una stanza che ho pensato per loro, i miei libri provano, nel buio, a dire, a dirmi, a dirsi tra loro, la verità. Che orecchio umano non può ascoltare né sapere. I miei libri che, come a voi i vostri, mi sopravviveranno.
Rovino prosasticamente questa bella pagina raccontando che, proprio l'altro giorno, commentando con il mio ragazzo l'ennesimo, dispendioso, agognato, acquisto librario, ho riflettuto su come, con tutta probabilità, cotale patrimonio culturale da noi accumulato con sudore della fronte sarà venduto nuovamente alle bancarelle da cui noi abbiamo acquistato dai nostri figli che avranno come primo obiettivo della vita racimolare dei soldi per, che so, aprire un negozio di moto (ovvero quanto di più lontano dal mio universo). E, secondo me, i nostri libri se la rideranno di gusto, a quel punto..!
RispondiEliminaProbabilmente se la ridono di gusto già adesso, perché sanno che andrà a finire così...
RispondiEliminatranne che nel bagno, in casa mia ci son libri dappertutto.
RispondiEliminae allora in camera da letto ho messo i libri di fantascienza e fantasy (passione giovanile che non mi ha mai lasciato), così di notte vengo cullato da lingue e parole di altri mondi, che non capisco e mi fan da ninnananna.
nelle altre stanze parlano lingue (appena un po') più comprensibili, ma normalmente sono in stato di veglia e posso resister meglio.
nick the old
@nick
RispondiEliminaAllora sarà la mescolanza di generi del mio studio a generare la babele che m'inquieta... ;)
ah, per quanto riguarda poi il futuro dei miei libri, ho raccomandato a mio figlio (per quel che può servire) che prima di venderli sulle bancarelle, i libri che non gli interessano (fortunatamente una buona parte interessa), senta tutti gli amici miei e suoi, e veda di piazzarne il più possibile.
RispondiEliminasperiamo si ricordi, quando sarà il momento.
e poi - leggermente ot ma forse non troppo - ho la convinzione che i libri figlino come conigli: non so spiegare altrimenti la proliferazione di doppie file e di pile di volumi messe per traverso su tutti i ripiani delle librerie.
dev'esserci anche la copula, tra quel che fan di notte...
nick the old
Gentile Nick, se i libri facessero l'amore il mondo sarebbe quasi perfetto. Ma visto quanto dalla perfezione sia lontano è un'ipotesi che mi sentirei, pure con rammarico, di escludere.
RispondiEliminapassa da casa mia e ti ricrederai :-)
RispondiEliminanick the old
Mia madre: "Ma compri sempre libri???"
RispondiEliminaIo: "Be', sai, a furia di leggerli finiscono"
Osservazione simile mi fa sempre la signora che mi aiuta a tenere in ordine la casa: "Ma le servono proprio tutti, questi libri?" E poi impreca, perché si riempiono di polvere.
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