Protestano, i miei ragazzi di quinta. Protestano perché gli ho detto che metterò nel programma tutta la Germania di Tacito (che abbiamo effettivamente letto e commentato in classe, per tutto l’anno) e loro dicono che è troppo, che non possono studiare anche tutta quella roba lì, che poi all’orale non ci sarò io ma la mia collega che chissà cosa chiede, che non posso farlo, che per favore è meglio se non lo faccio. Protestano con l’aria distrutta, i miei bravi ragazzi di quinta. E mentre loro protestano e io li ascolto, io che la Germania l’ho davvero letta tutta in classe con loro, quest’anno, sapete io che cosa penso? Penso che, tutto sommato, hanno ragione loro.
Perché li conosco bene questi ragazzi: li ho ascoltati e valutati per tre anni. In questi tre anni li ho interrogati circa venticinque volte ciascuno; e ho dato loro almeno trenta verifiche scritte, che loro hanno svolto e su cui sono stati valutati, uno per uno, per trenta volte. E adesso arriveranno all’esame di Stato: faranno due prove scritte ministeriali (una di italiano, l’altra di matematica), più la terza prova che coinvolgerà quattro materie del loro curriculum e che consiste in quattro domande aperte sul programma del triennio, a cui devono rispondere in circa 20-25 righe; le discipline coinvolte in questa terza prova saranno senz’altro l’inglese, una fra storia e filosofia, un’altra fra scienze e fisica, un’altra fra storia dell’arte e latino (appunto).
Poi prepareranno la tesina (la mitica tesina) che dovranno esporre per una quindicina minuti, durante l’orale. Il quale orale consisterà nel fatto che i sei professori commissari d’esame rivolgeranno loro una domanda ciascuno (una, di più è impossibile), per una risposta che durerà tre o quattro minuti, perché poi bisogna anche passare alla correzione degli scritti e un colloquio orale dell’esame di Stato non può certo durare più di sessanta minuti, visto che ci sono cinque studenti per ogni mattina.
E insomma: perché il loro voto di maturità deve dipendere (anche) da quella singola domanda dell’esame? C’è una ragione? Io non la vedo. Io so che, se sono commissario interno (cioè se conosco i ragazzi perché sono stai miei alunni per tre anni, e per tre anni li ho valutati), me ne frego di come rispondono a quella mia singola domanda di uel giorno; me ne frego perché li conosco e so come hanno lavorato e cosa si meritano. E se invece sono commissario esterno, sto bene attento, perché non mi va di considerare impreparato un ragazzo che non mi risponde a una singola domanda (magari solo perché è nervoso) e invece ha studiato per cinque anni.
Per questo i ragazzi della mia quinta hanno sostanzialmente ragione: non vogliono rischiare che l’orale vada male perché il programma era ingestibile. Ma non è tanto sul fatto specifico che hanno ragione loro, in realtà. In realtà la loro ragione sta soprattutto nel merito dell’esame orale in sé: a cosa serve tutta questa menata dell’orale all’esame di Stato? A niente. Dopo due scritti ministeriali (in genere impegnativi), dopo una terza prova che coinvolge quattro discpline che loro non sanno quali siano fino al giorno stesso della prova, dopo la tesina, che a volte è anche fatta bene, dopo cinque anni di verifiche e interrogazioni, a cosa serve un esame orale fatto in questo modo? Che cosa valuta? Che cosa dice di uno studente che già le altre prove non abbiano detto o che il suo percorso scolastico di cinque anni non abbia ben evidenziato? Non serve a niente, non dice niente, non aggiunge niente. Per cui: aboliamo questo esame orale, per favore; oppure cambiamolo radicalmente, facciamolo diventare un’altra cosa. Teniamoci magari la tesina, diamole un bel po’ di spazio, se possibile, valutiamo come hanno eseguito la loro prima «ricerca» seria, e poi chiudiamola lì. Che è tutto tempo perso e sono soltanto energie sprecate.
E allora, ai miei ragazzi di quinta, che hanno studiato bene negli ultimi anni e che oggi, mentre un po’ infantilmente si lamentano, hanno anche le loro buoni ragioni, io ho ridotto il programma di una bella metà. Lo so, non si dovrebbe fare; ma pazienza. Tanto, in ogni caso, loro, la Germania di Tacito, l’hanno letta bene e ne hanno ricavato quello che potevano (sugli stranieri che arrivano in massa, sapete? sull’immigrazione, anche; non proprio roba inservibile, insomma). E se a qualcuno che si merita molto (perché ha studiato e lavorato molto) capitasse all’orale la domanda sbagliata e quei tre minuti gli rovinassero poi l’estate che si è tutto sommato guadagnato, ecco, questo mi darebbe noia, molta noia. Mi farebbe arrabbiare, mi metterebbe in difficoltà, mi farebbe pensare che non è giusto. Perché non sarebbe per niente giusto, in effetti. Finché qualcuno non comincerà a prendere sul serio l’idea di abolirlo davvero, l’inutilissimo esame orale.
mah!
RispondiEliminaArgomentazione insoddisfacente e tesi discutibile. Credo faccia parte della maturità sostenere un colloquio sotto condizioni di stress.
RispondiEliminanon so, da quando in Università non si fanno più orali (che questa storia di moduli e crediti ha impoverito tutto) le cose vanno sempre peggio. Io non capisco la terza prova e manterrei la chiacchierata con gli studenti, non rigida come è ora, ma la loro voce vorrei sentirla.
RispondiElimina@Luigi: non è affatto un colloquio, questo è il punto. Sono sei domandine casuali, per rispondere alle quali la maturià non è per niente richesta.
RispondiElimina@peppe
RispondiEliminaL'eliminzaione dell'orale all'università è una iattura, anche secondo me. Ma in una scuola superiore si fanno tantissimi orali, per cinque anni. E in più l'esposizione della tesina è completamente orale.
(In ogni caso l'alternativa dell'eliminazione della terza prova non mi trova affatto dissenziente).
@Peppe
RispondiEliminaNella mia facoltà (giurisprudenza; 'mia' nel senso che ci lavoro..) gli orali si continuano a fare. Ma le cose vanno sempre peggio lo stesso.
Però, continuo a pensare che la chiacchierata con gli studenti sia utile, anche fatta da chi non li conosce. E lo penso pur avendone personalmente subìto i possibili inconvenienti. Ai miei esami di maturità (ormai lontani nel tempo...20 anni fa, meglio non pensarci!) abbiamo avuto un commissario esterno di filosofia che, in polemica con alcune scelte del nostro prof., ha creato problemi a tutti quelli che la avevano scelta come materia d’esame (come me). Ma è stata comunque un'esperienza. La vita ci mette continuamente in condizioni di dover essere valutati da sconosciuti...
Agota
@Agota si, scusami, mi riferivo soprattutto ai Corsi di Laurea della Facoltà di Scienze
RispondiEliminaSecondo me è importante un colloquio orale. Sono invidiosa del fatto che tu riesca a interrogarli così spesso :-) ma io che non ci riesco vedo che l'impegno e i risultati (e le gratificazioni) che accompagnano un lungo colloquio orale sono qualitativamente diverse da quelle di una (come la vogliamo chiamare? normale?) normale interrogazione. A volte qualcuno si offre di fare una lezione intera, e vengono fuori delle belle cose. Io se potessi farei fare un colloquio orale su un argomento a scelta dello studente - una tesina, se vogliamo. Ma solo quella, e fatta bene: un argomento qualsiasi, di qualsiasi disciplina, senza nessun vincolo di collegamenti né col programma né interdisciplinari. Un po' come si fa con la tesi di laurea, insomma.
RispondiEliminama i tuoi studenti leggono il tuo blog? perchè se lo leggessero addio segretezza sulle materie della terza prova! :P
RispondiElimina@LGO
RispondiEliminaSottoscrivo, senza se e senza ma, le ultime cinque righe del tuo commento: è quello che vorrei fare io.
@mari.
RispondiEliminaNon hanno bisogno del mio blog, per quello. I commissari di esame sono 6 e sono noti (per le discipline) già da gennaio. Altre possibilità, in effetti, non ci sono, almeno in un Liceo scientifico.
Direi che va bene tutto, tesina lunga, abolizione della terza prova, quello che volete, ma non i test. I test sono una tragedia.
RispondiEliminaGianni