martedì 1 febbraio 2011

Undici chilometri

di Sempre un po' a disagio


Erano le cinque del mattino, pioveva, e Eric von Lhomond, ferito davanti a Saragozza, curato a bordo d’una nave ospedale italiana, aspettava al bar della stazione di Pisa il treno che lo avrebbe riportato in Germania, comincia così un bel romanzo di una scrittrice francese e certe volte quando di mattino mi preparo per andarmene ad alzare una saracinesca di libreria vorrei tanto essere stato pure io ferito davanti a Saragozza, e la nave italiana e Pisa e il treno e la Germania e invece è solo fragilità che si somma giorno dopo giorno ed è solo una macchina da guidare e una tangenziale da imboccare, parcheggi, commesse, gente che chiede, corrieri albanesi, e tanto, tanto coraggio malpagato interrotto da un caffè lungo macchiato grazie.

Dire che a volte il momento migliore della giornata è il tragitto da casa al negozio, undici chilometri, in macchina, con un disco buono, l’attesa e l’entrata claudicante in scena, tra clienti esigenti e profumati. Vi vedo in coda, sapete? Povere stelline, soli soli in quella macchina che dovete ancora finire di pagare, a rilento, aspettando che la strada si allarghi e chi si possa procedere verso destinazione. Un ufficio? Una fabbrica? Una scuola? Dove andate? In coda fate un metro voi e poi un metro io, io sorpasso voi e voi sorpassate me.

In coda alle otto di mattino. E mi va ancora bene, visto che qualcuno di voi si immette nell’albero di trasmissione della vita molto prima. In coda aspettando di arrivare a destinazione e già si è fragili al quinto chilometro. In gennaio, con il ghiaccio che comincia a riverberare ovunque, il sesto chilometro è duro, il settimo è durissimo e già all’ottavo comincio ad essere dubbioso e a rintracciare il movente di tutto ciò, come in un pessimo romanzo giallo. Chi è stato? Anzi cosa è stato a portarmi qui, su questo pezzo di tangenziale a due corsie?

Allora si muovono passati prossimi, passati remoti fino a quando arrivo alla soluzione scontata: stanchezza. Solo stanchezza. Ma di che? Di cosa sei stanco? Sei solo all’ottavo chilometro, devi ancora entrare in libreria, devi ancora afferrare un libro. Di cosa sei stanco? Non lo so di cosa sono stanco. Allora mentre voi sorpassate me e io sorpasso voi, guardo le vostre facce. Stanche pure voi. Stanchissime. Tutti in coda stanchi e stanchissimi, soli, dentro una macchina.

Giunge sempre un rumore, all’ottavo chilometro. Come un delicato piatto di batteria, e mai che riesca ad afferrarlo, a farlo mio. Un rumore arriva dalla pancia e mai che si faccia riconoscere. Come una risacca di mare. Come un qualcosa che sta laggiù.

Al nono chilometro comincia a farsi più distinto e al decimo ancora di più e allora capisco che è suono di roba che tengo in tasca. Non che ci abbia capito tutto delle Georgiche di Virgilio, ma dentro quel libro ci sta questo rumore di mare che fa più o meno che cosa renda lieti i campi, sotto che stella rivoltare il suolo, o Mecenate, e legare agli olmi le viti, la cura dei buoi, l’allevamento delle greggi, la grande esperienza necessaria per le api frugali. Io così l’avevo letta. Io quel rumore ho rubato alla letteratura e messo in tasca per me. Sì, ma cosa esattamente? Cos’è che si fa duro come sasso all’undicesimo chilometro?

Allora freno la macchina davanti alla libreria e balbetto la parola “necessaria”, poi le due parole “esperienza necessaria”. E a questo punto non sempre riesco a chiederti, fratello, se la mia è grande esperienza necessaria. Perché ho tanta paura.



8 commenti:

  1. Stavo aspettando questo scritto, da sempre.
    Sei proprio bravo! E non arrossire.

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  2. Solo perchè patisci la mia stessa agonia.

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  3. Ho riletto tutto. Visto che la Feltrinelli economica attualmente e' in promozione, credo che comprero' quel libro. Fosse solo per l'inizio devastante. Pensa, quel povero Eric, ferito davanti a Saragozza, desiderava tanto lavorare in una libreria, a undici chilometri da casa, senza navi da prendere e duelli da superare. Una vita tranquilla.
    Ma chi la vuole?.

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  4. Vero, forse lui la voleva la vita tranquilla. Siamo noi epici per finta.

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  5. Mi dite, per favore, il titolo del libro in questione?

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  6. Davvero bel post! Complimenti!

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  7. Cosa fai?! LAVORA!!!!!!!!

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)