mercoledì 9 febbraio 2011

Emergere

di Sempre un po' a disagio

L’anno scorso, in libreria, abbiamo presentato il libro di una giovane scrittrice bresciana. Per ovvi motivi non vi svelerò né il nome dell’autrice né il titolo del libro ma posso dirvi che a portarla alla pubblicazione era una grande e famosa (per quel che significa questa parola) casa editrice. Sta di fatto che prima della presentazione dovetti leggermi il romanzo e sin dalle prime pagine il dovere si trasformò in costrizione. E’ inevitabile che tra queste righe sia diluita una cosa che somiglia alla presunzione ma vi garantisco che di presunzione non si tratta (ma questo potete giudicarlo anche voi).

Insomma, dicevo che il libro era poco meno che orrendo. Per come era scritto? La cosa richiederebbe una breve disquisizione sull’arte dello scrivere ma mi affretto a dirvi che il libro era, e rimane, orrendo per come era scritto. Ma anche per come era disposto, per il contenuto, per il ritmo e per tutto quanto va ad organizzare e a dare un equilibrio a un romanzo. Lei era molto carina e gentile ma niente mi impediva allora, come adesso, di pormi la più istintiva delle domande: come ha potuto una casa editrice pubblicare un romanzo così brutto? Dal momento del suo arrivo sugli scaffali il libro ha conosciuto un discreto successo in termini di vendite, poi i mesi sono passati e la situazione è andata sempre più assottigliandosi, come capita con centinaia di libri ogni anno. 


La giovane scrittrice è venuta in negozio qualche giorno fa e una volta che le ho rivolto la parola si è lanciata in amareggiate confidenze: mi ha confidato con occhi umidi che il suo romanzo è entrato tra i libri fuori catalogo (per uno scrittore equivale più o meno ad una pallottola in fronte), che la casa editrice non ritiene opportuno trattare altri suoi libri nonostante certe promesse, che è riuscita ad ottenere una delibera (il permesso di pubblicare con un’altra casa editrice) solo il giorno prima, che ha visto pochissimi soldi e che quelli là, insomma, sono dei veri bastardi. Il pulcino bagnato è diventato poi meno tenero quando ha considerato l’Italia come un paese dove è difficile emergere.

A questo punto la mia comprensione per la ragazza carina e vittima del sistema è venuta meno a quella parola: emergere. E sempre a quel punto sono risalite a galla considerazioni simili di un paio di amici che non riescono a emergere come musicisti, visto che nessuno si prende la briga di lanciarli, pubblicarli, seguirli, curarli, venderli e, ecco il punto, renderli esseri umani di successo. Utile dirvi che in discorsi come questi sbuca, quasi sempre, anche un'altra parola: Londra. Perché a Londra è più facile, la realtà è diversa. Un musicista, là, ha più opportunità.

La mia impressione, ecco cosa volevo dirvi, è che i romanzieri davvero bravi o che funzionano (anche gli scrittori devono funzionare) rimangano sugli scaffali delle librerie e che i musicisti, sempre quelli davvero bravi, conoscano in Italia come a Londra il successo. Penso a quelli italiani che riempiono gli stadi o che semplicemente pubblicano dischi. Non sono di certo raccomandati ma sanno suonare e hanno lavorato duramente per farlo. Il successo planetario e la ricchezza richiedono anche delle coincidenze, sicuro, ma in Italia (come a Londra o New York) se sei capace a scrivere il tuo libro rimarrà a lungo in una libreria e se sei capace a suonare la batteria come pochi sarai tra i pochi a emergere. Per il resto, per come la vedo io, è non accettazione dei propri limiti. O qualcosa di simile.

27 commenti:

  1. (si è perso il mio commento)
    A me quello che preoccupa è tutta questa "necessità di emergere". Mi ricorda tanto quando tutti si alzano in piedi per vedere meglio...

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  2. A mio avviso è una richiesta di affetto o di amore. Psicologia spicciola, la mia.

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  3. Al paesello dove sono nato, ci sono sempre i "personaggi". Due di questi da bambini erano stati mandati dai genitori a "studiare da vescovo".

    Perché tutti "studiavano da prete", invece loro erano a più alti destini destinati. Inutile dire che non hanno nemmeno preso i voti.

    Questo per dire che ci sono sempre stati quelli che non vogliono suonare di mestiere, ma diventare famosi suonando; quelli che non vogliono scrivere di mestiere, ma diventare celebri scrivendo.

    (con tutto però che effettivamente l'industria culturale e dell'intrattenimento anglosassone è molto diversa dalla nostra) (che significa però che non ti pubblicano solo perché sei una giovane autrice bresciana)

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  4. C'è anche da dire che poi un conto è pubblicare un libro e un conto è entrare a far parte di quello che all'università mi avevano insegnato a chiamare "sistema letterario" (che magari è una brutta espressione ma esiste). In una libreria, se ci stai tanto tempo o ci lavori, ti accorgi per via della permanenza chi è davvero uno scrittore o semplicemente chi è capace ad intrattenere. A me Dan Brown, che è bersaglio dei delusi, potrà anche non piacere però fa funzionare certi meccanismi.

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  5. Be', di bravi che hanno il loro libro fuori catalogo ne ho alcuni, ma non voglio essere noioso.

    Quello che non capisco è questo: cosa impedisce questa bravissima scrittrice a mettere la sua opera in rete e farla leggere al mondo intero? Certo, per emergere le prime grandiose opere dovranno essere distribuite gratuitamente, ma, una volta consacrato il successo in Rete, potrà avere la fila di case editrici alla porta.

    Il mio dubbio è che il suo problema fosse "emergere *subito*", non emergere solamente. Forse l'autrice in questione non sa quante notti in bianco bisogna passare per "emergere".

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  6. Mi rendo anche conto che il mio post è mediocre per il semplice fatto che non discute il significato di certe parole, come "bravo" o "emergere". Volevo solo sottolineare un certo umore tra i giovani e non giovani, una ricerca di felicità visibile e facile.

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  7. In questo caso hai ragione. Non credo sia sempre cosi': non ho mai visto un cartellone pubblicitario formato 100x170 cm per sponsorizzare un libro di...chesso' di De luca. Gigantografie (inquietanti) arrivano quotidianamente in libreria, ma l'autore? Ignoto. Sconosciuti con tanto di fascette e locandine. Sconosciuti con i soldi per farsi pubblicare e promuovere il proprio romanzetto. Vero e' che molti vengono poi resi dopo un paio di mesi,ma ritornano! Si, ritornano in formato economico (non escono dal catalogo), con lo sconto, e allora vendono. E allora si riordinano.
    L'autice in questione non aveva abbastanza pila per sostenere il mercato? (oltre a non avere talento per la scrittura ovviamente!)

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  8. @ilcomizietto (e @sempreunpoadisagio): a una parola come "bravo" è difficile dare un significato preciso, ma in effetti nel caso della giovane scrittrice la parola "emergere" ha come sinonimo "guadagnare tanti soldi" (possibilmente subito). Probabilmente il suo problema di base era quello.

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  9. Visto che era carina comunque e' da apprezzare lo sforzo fatto per emergere nell'editoria, piuttosto che come accompagnatrice...!

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  10. @Ste e Mau
    Non so. Io continuo a pensare che la questione non sia quella dei soldi. I soldi sono cosa importante per la casa editrice ma non per lo scrittore. Emergere per me significa visibilità e la visibilità è, sempre per me, richiesta di qualcosa che non sono i soldi. Magari sbaglio

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  11. ma carina quanto?
    visto che il romanzo è evitabile passiamo a valutare altri aspetti.

    variabile

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  12. Variabile cambia umore, ma non il vizio...!!!

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  13. Parecchio carina. A te piacerebbe di sicuro ;)

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  14. Scusa. Perdonami. Per favore.

    La giovane scrittrice è venuta in negozio qualche giorno fa e una volta che gli ho rivolto la parola
    GLI?

    capace a suonare la batterie
    CAPACE A?

    Scusa.

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  15. credo di aver capito al volo di quale autrice e di quale libro tu stia parlando (e diciamo che una breve rticerca sul web mi ha quasi confermato la mia teoria). quando vedevo, qualche mese fa, i cartelloni di quel libro, di una semisconosciuta, campeggiare nelle librerie, mi chiedevo quali ganci in alto dovesse avere per poter pubblicare, all'esordio, con un editore del genere. non ho mai letto il libro (sono diffidente, l'ho scritto qui http://varienoneventuali.splinder.com/post/23994659/mille-splendidi-punti), ma il tuo post conferma ciò che sospettavo. altro che merito,questi si chiamano "santi in paradiso".

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  16. A essere proprio tignosi (come non si dovrebbe essere) sono accettabili entrambe le forme: "capace a" come "capace di". Secondo Giorgio De Rienzo "capace a" è più letterario, mentre "capace di" più frequente nel parlato. Il Sabatini Colletti sostiene il contrario, ma li cita comunque ambedue.

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  17. @lanoisette
    Quello che in realtà più mi ha impressionato è stata la collana che ha accolto il libro di questa scrittrice. Una collana che punta più all'intrattenimento che alla letteratura vera e propria (non chiediamoci qui cosa sia la letteratura vera e propria altrimenti impazziamo). Anzi, a ben pensarci c'è un'altra cosa che mi impressiona ancora di più e cioè che anche in questa collana esistono delle gerarchie (dettate, ovviamente, dalle vendite).

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  18. Vabbè, a questo punto ci vuole almeno il titolo o il nome della collana o un "aiutino" qualsiasi.

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  19. No, e ti dico perchè. La giovane scrittrice è molto attenta a quello che si dice (diceva) su di lei in rete. Bada molto ai dettagli. Quindi ho paura che entri in negozio e mi dia un pugno in faccia. Anzi ho paura che mi dia un pugno in faccia e poi entri in negozio.

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  20. Lo capisco.
    Io, tanto tempo fa, scrissi un'impressione non positiva di un thriller di grande successo e venne sul mio ex blog la sorella dall'autore a cazziarmi. I giovani autori sono attenti a quello che si dice di loro perché sono giovani. Giusto così.

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  21. apro e posito delle collane: ma vi rendete conto che il mio libro verrà pubblicato nella stessa collana di _Benvenuti nella mia cucina_? Non ci sarà storia!

    (per l'aiutino: secondo me, se scrivi il t.i.t.o.l.o così l'autrice non lo trova)

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  22. In che reparto dovrò poi mettere il tuo libro? Sicuramente vicino a quello di Odifreddi. Anzi, a quelli di Odifreddi :)

    Ho tanta paura a svelare il titolo.

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  23. @SuPaD: Amazon l'ha catalogato come "Hobby e tempo libero", se mai ti arriverà potresti metterlo nella sezione giardinaggio :-P

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  24. Io lo so, ma non lo dico!!!!

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  25. google: "libro giovane scrittrice bresciana"
    sono un ragazzino banale.

    variabile

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  26. Ma io non sono fesso. Ho depistato i ragazzini banali.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)