di lo Scorfano
«Salve, prof.»
«Ciao, Giorgio.»
«Come va?»
«Come al solito. Otto di mattina, prima sigaretta, pronti a cominciare la lezione.»
«Spiega Leopardi anche oggi?»
«Sì, anche oggi.»
«Ah. Però, ogni tanto, potremmo fare qualcosa di diverso, no?»
«E che cosa?»
«Mah, non lo so, leggere qualcos’altro, di più attuale.»
«Guarda Giorgio, ti perdono solo perché siamo in corridoio e non in classe… Attuale in che senso, scusami? Non c’è niente di più attuale di Leopardi, guarda.»
«Sì, lo so che lei pensa così. Però, voglio dire, qualcosa di più vicino a noi, che tutti, anche gli altri miei compagni, possano sentire più immediato.»
«Parli per te o per i tuoi compagni?»
«Parlo per tutti, anche per loro.»
«Ma loro lo sanno?»
«No.»
«Ah ecco: quindi parli per te. Comunque, no. Non possiamo leggere qualcosa di più attuale. Perché non c’è niente di più attuale di Leopardi. Andiamo in classe, dai.»
«De André è più attuale.»
«Ciao, Giorgio.»
«Come va?»
«Come al solito. Otto di mattina, prima sigaretta, pronti a cominciare la lezione.»
«Spiega Leopardi anche oggi?»
«Sì, anche oggi.»
«Ah. Però, ogni tanto, potremmo fare qualcosa di diverso, no?»
«E che cosa?»
«Mah, non lo so, leggere qualcos’altro, di più attuale.»
«Guarda Giorgio, ti perdono solo perché siamo in corridoio e non in classe… Attuale in che senso, scusami? Non c’è niente di più attuale di Leopardi, guarda.»
«Sì, lo so che lei pensa così. Però, voglio dire, qualcosa di più vicino a noi, che tutti, anche gli altri miei compagni, possano sentire più immediato.»
«Parli per te o per i tuoi compagni?»
«Parlo per tutti, anche per loro.»
«Ma loro lo sanno?»
«No.»
«Ah ecco: quindi parli per te. Comunque, no. Non possiamo leggere qualcosa di più attuale. Perché non c’è niente di più attuale di Leopardi. Andiamo in classe, dai.»
«De André è più attuale.»
«De André non è letteratura.»
«Tutti ormai sanno che lo è, tutti lo dicono. E anch’io lo penso.»
«Tutti lo dicono perché fanno finta di non sapere cos’è la letteratura e perché è comodo dirlo. E anche per te è comodo pensarlo. Resta il fatto che non è letteratura.»
«Conta solo quello che dice lei?»
«Nelle mie lezioni, sì. Conta quello che dico io. Quando farà lezione qualcun altro conterà quello che dice qualcun altro… Insomma, Giorgio, entriamo in classe che la campanella è già suonata da un bel po’. Non ho proprio intenzione di passare il tempo della lezione a discutere con te nel corridoio. Se vorrete, un giorno, ne discuteremo tutti insieme, ma in classe, non nel corridoio.»
«Secondo me, lei non ha capito le canzoni di De André; e allora dice che non sono letteratura. Lei non ha capito la poetica degli esclusi e degli emarginati, e non ha capito le metafore che usa De André, quando parla delle puttane, e il suo anticonformismo. Altrimenti le piacerebbe molto.»
«Guarda Giorgio, io non so se le ho capite… E soprattutto a me De André piace già moltissimo. Però so che è troppo facile dire di averle capite, dire che è poesia o letteratura, e poi fare finta di niente; parlare di esclusi e poi continuare serenamente a escludere; parlare di porto e di puttane e di anarchia, e poi vivere come se tutte queste cose nemmeno esistessero. Se quelli che le hanno capite sono questi, be’, sono meglio io che non le ho capite. Perché poi non vedo nessun anticonformista, in giro per le strade. Anzi, tutti belli conformi a dire le stesse idiotissime cose.»
«Lei esagera, come al solito.»
«Può darsi, ma ti faccio un esempio, e poi andiamo in classe. Prendi uno dei versi più famosi di De André: in direzione ostinata e contraria, ce l’hai presente?»
«Sì, è quello della canzone Smisurata preghiera, in Anime salve.»
«Ecco, benissimo. Il testo dice: ’Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria, col suo marchio speciale di speciale disperazione’ eccetera. Te lo ricordi?»
«Sì.»
«È o non è un emblema dell’anticonformismo di De André?»
«Sì che lo è!»
«Appunto. Ora, fai conto che tutti, proprio tutti, quelli che lo ascoltano si identificano in questi versi. Quanti milioni di persone? Cinque, dieci, venti milioni? Bene, dove sono questi milioni di persone anticonformiste? Dove si nascondono? Perché io non li incontro mai? Se ci fossero, se fossero davvero così, se il loro viaggio fosse davvero in una direzione ostinata e contraria, be’, li dovremmo vedere, no? Ce ne accorgeremmo, in qualche modo? Il loro anticonformismo starebbe cambiando il mondo, no? Invece niente. Il mondo è conforme come prima, peggio di prima, nessuno viaggia al contrario, tutti sereni nella stessa direzione, nessuno speciale in niente. Ecco, a me basta questo, Giorgio. Mi basta vedere che le canzoni di De André sono pura consolazione, che ci fa sentire bene, ostinati e contrari e anticonformisti per i tre minuti che sono necessari a sentirsi bene, e poi stupidi e normali come prima, altro che speciali. Siccome è bello essere consolati, allora tutti dicono che De André è letteratura. E ascoltano le sue canzoni invece di leggere le Operette morali di Leopardi. Ma è solo perché le Operette morali non consolano, Giorgio. Non è perché De André è più attuale.»
«Vabbè, ma quello è solo un verso di una canzone!»
«Vale tutti gli altri, Giorgio. Io non nego che De André sia bravo, non nego di ascoltarlo con piacere, non nego nemmeno di aver imparato delle cose dalle sue canzoni. Dico solo che non è letteratura. Che è musica pop, e che siamo già costantemente circondati dal pop e dalla cultura pop. E che non c’è niente di più conformista della cultura pop, per definizione. E che almeno a scuola ne possiamo fare a meno, dobbiamo farne a meno. Poi, quando usciremo di qui, ci faremo i clisteri di cultura pop otto volte al giorno e saremo tutti beati e felici e anticonformisti. Qui, per ora, no. Qui proviamo a studiare Leopardi, non a consolarci con le ricette della cultura pop, a fare le cose sul serio.»
«De André non è mica tanto pop.»
«Lo è, invece, sempre di più.»
«Be’, però a lei piace Ligabue che è molto più pop di De André.»
«No, guarda: a me piace Ligabue esattamente come mi piace De André: pensando che sia musica pop e non letteratura. E quindi non leggo i testi né dell’uno né dell’altro, a scuola.»
«Comunque non hanno molto in comune Ligabue e De André…»
«Guarda, Giorgio: hanno proprio questo in comune, il loro essere consolatori. E De André anche un po’ di più: per come viene incensato e beatificato e annullato da tutto questo incenso. Però, insomma, a parte le preferenze personali, hai mai visto un concerto di Ligabue?»
«Sì, più di uno.»
«Ecco, anch’io, più di uno. Hai notato che, a un certo punto, quando Ligabue canta Non è tempo per noi tutto il pubblico si emoziona, accende accendini e candele, si identifica. Lo hai notato?»
«Sì, l’ho notato.»
«Ecco, appunto. La canzone dice: Non è tempo per noi, che non ci adeguiamo mai. Abbiam sogni però troppo grandi e belli sai… eccetera. Tu li hai visti quelli che sono accanto a te al concerto? Sono persone che non si adeguano mai? O piuttosto non ti pare che si siano già tutte molto adeguate? E che non abbiano sogni se non sogni banali, come i tuoi e i miei? Non ti sembra? Credi di essere tu l’unico per cui Ligabue ha scritto la canzone? Non ti viene il dubbio che il tuo vicino sta pensando esattamente la stessa cosa? Che anche lui si sente l’unico a non essersi adeguato e ad avere sogni troppo grandi? Ecco, è tutto qui. È proprio esattamente in quel momento, nel momento in cui canti che non ti adeguerai mai che ti sei perfettamente adeguato. In quel secondo preciso. Ed è come la direzione ostinata e contraria: nel momento in cui la affidi a un altro, a milioni di altri, non è più contraria, per niente, e quindi nemmeno ostinata. Sono solo consolazioni, Giorgio. Sono utili, non lo nego, ma almeno qui, a scuola, proviamo a fare altro, a essere altro, a non accontentarci di essere consolati. Proviamo a essere ostinati con Leopardi, almeno noi.»
«Ma guardi che tutti fanno Leopardi a scuola! Se la mette così, non c’è niente di originale nel fare Leopardi…!»
«Vero, hai ragione: non c’è niente di originale. Noi infatti ora entriamo in classe e saremo ostinati nel fare le cose normali. Viaggeremo in direzione ostinata e normale, Giorgio. È più difficile, lo so; ma ne vale la pena. È la normalità vera invece dell’originalità presunta, l’ostinazione autentica invece dell’anticonformismo di massa. Non è poco, guarda. È Leopardi e non la sottocultura pop… E ora andiamo in classe, che è tardissimo.»
«Solo un attimo. Quindi lei dice che non sarebbe originale innovativo studiare i testi di De André a lezione invece delle opere di Leopardi?»
«Dico che non sarebbe utile a te. Magari sarebbe innovativo, ma non è che l’innovazione sia per forza meglio. Non è scritto. Io sono per la normalità: anzi, io sono per la normalità ostinata, perché è l’unica verità che riesco a vedere. Il resto mi sembrano tutte balle, Giorgio, permettimi di dirtelo. Grosse, grossissime balle che aiutano a stare un po’ meglio per tre minuti. Non è poco, lo so, ma non è il mio mestiere, e nemmeno il tuo. E, alla fin fine, preferisco la normalità brutale alle balle consolatorie; e Leopardi, a leggerlo come si deve, è proprio il simbolo della normalità brutale. E noi ora entriamo in classe e, normalmente, con la nostra ostinazione, spieghiamo Leopardi. Che ne dici?»
«Che preferivo De André.»
E poi finalmente, anche stamattina, entro in quinta.
Non so come puoi andare contro a un così grande poeta dei nostri tempi. Anche la Pivano lo diceva.
RispondiEliminaInfatti.
RispondiEliminaInfatti la Pivano compariva anche in un video di Ligabue.
Letto tutto d'un fiato.
RispondiEliminaCerto non bastano dieci minuti per affrontare un discorso del genere, ma un'impronta, sicuramente, l'hai lasciata.
"Letteratura", "ostinazione", "normalità" e "direzione" meritano spazi più ampi.
Non entrerò nel merito della discussione, tuttavia.
Ti scrivo solo che mi ha colpito che un ragazzo ti abbia fermato, semplicemente per chiederti una cosa e per cercare di sostenere uno scontro assolutamente impari.
io credo che questo dialogo sia "platonico", ma magari mi sbaglio...
RispondiEliminanel merito:
1) questo elogio della normalità è molto reazionario secondo me. e il fatto che il mondo sia mediocre è la più abusata giustificazione dei reazionari
2) concordo sul fatto che de andrè sia pop (preciso che anche i neo melodici sono pop, anche giusy ferreri), ma non capisco perché la cultura pop non vada studiata a scuola. ovviamente non al posto di leopardi, ma perché no?
Secondo me è questione di limiti che determinano lo standard: se il tuo limite superiore si ferma a De André, riterrai De André letteratura, perché nel tuo range di percezione occupa il posto più altro, mentre Leopardi è al di fuori del range e quindi non rientra nella cultura.
RispondiEliminaSe il tuo limite superiore comprende Leopardi, riterrai Leopardi letteratura e De André cultura pop.
Fanno eccezione i giuovani, che per forza di cose stanno ancora ricevendo l'istruzione e me, il cui limite è molto più in basso di Leopardi, ma mi rendo conto del mio limite e non cerco di svilirlo per questo motivo :-)
Comunque è terribile che ci siano giovinastri che ritengono attuali i cantautori italiani morti mille anni fa e che vengono considerati belli dai propri inegnanti.
Senza offesa eh, ma ai miei tempi non eri attuale se il tuo prof non faceva commenti sarcastici sul tuo modo di vestire e sulla musica che ascoltavi.
@marcocampione: la cultura pop non si insegna a scuola perché se non sei in grado di capire la cultura pop vuol dire che hai gravi problemi di apprendimento che necessitano di insegnanti speciali
RispondiEliminaIl dialogo è reale, anche se ovviamente non fedele parola per parola, perché non era possibile. E' avvenuto a ottobre, appena fuori da scuola (a ottobre: Leopardi a febbraio sarebbe un problema per l'esame che si avvicina).
RispondiEliminaI ragazzi, specialmente in quinta, ti fermano se pensano di poter parlare con te, tutto sommato. I miei lo fanno, fin troppo spesso. Forse è un bene, forse no, non lo so. Però, quando mi fermano, mi fermo anch'io.
La cultura pop (che non è una brutta parola, sia chiaro) non si studia a scuola per il motivo che ha, secondo me, detto bene Tommy Angelo. Ne siamo circondati, la conosciamo già, non c'è bisogno. C'è bisogno di strumenti per decodificarla, magari, ma quelli appunto sono strumenti: si imparano trasversalmente, e forse è anche più utile che sia così.
Sulla questione del reazionario, boh, è probabilmente un aggettivo come un altro. Se è collegato al pensiero che il mondo sia mediocre, allora forse sì, sono un po' reazionario (ma solo unpo', non esagerate). Ma direi, più che altro, come dice Houellebecq, che "il mondo è medio". E dentro ci sono anch'io, ça va sans dire.
Sti gran cazzi!
RispondiEliminaNon è che se si va in direzione ostinata e contraria assieme ad una minoranza e non da soli allora non vale!
Una ragazza che sceglie di non truccarsi e adeguarsi a una certa immagine, uno che vota no a mirafiori, uno che sceglie di non avere l'auto, o che sceglie di fare l'operaio pur potendo fare altro, o uno che prende un magrebino come coinquilino, eccetra eccetra va in direzione ostinata e contraria e vive la cosa sulla propria pelle ogni giorno. E questo è solo un esercizio retorico insolente, come direbbe silvietto.
Io amo il Faber, ma non lo vorrei mai nel mai nel manuale di letteratura italiana. Anche se forse i suoi testi, riconosciuti per quel che sono, potrebbero essere comunque uno strumento didattico efficace, per la forma e per il contenuto.
RispondiEliminaMi sembra che ci sia poi un altro aspetto positivo non così secondario: almeno c'è qualche liceale che ascolta buona musica!
Cara Niculet, anch'io amo De André e le sue canzoni e anch'io non lo vorrei nel manuale di letteratura italiana. Magari al biennio, ecco, magari a quell'età si potrebbe fare qualcosa e non sarebbe tempo sprecato.
RispondiEliminaPerò, mi rimane un dubbio (a parte gli altri che ho già espresso): è normale che i diciannovenni di oggi, per sentire "buona musica", come dici tu, debbano ascoltare canzoni che erano già vecchie quando avevo diciannove anni anch'io? Non è questo, alla fin fine, una delle facce più preoccupanti del problema?
@anonimo (se mai dovessi tornare)
RispondiEliminaPuò darsi che tu abbia ragione, può darsi. Però io non la vedo tutta questa gente che tu descrivi; ne vedo altra e la vedo comunque pronta a dichiararsi "ostinata e contraria". Ma non è escluso che ci veda molto male io, ovviamente.
"è normale che i diciannovenni di oggi, per sentire "buona musica", come dici tu, debbano ascoltare canzoni che erano già vecchie quando avevo diciannove anni anch'io?"
RispondiEliminaFa fine e non impegna. È anche moda. È "tsk, io ascolto De André, mentre tu ascolti quel poppante di Justin Biberon". È anche questo. È un po' come le "converse" di Kobain, o gli occhiali a farfalla... così vintage!
E comunque, cresceranno ed impareranno che nel passato ci sono altri grandi e che nel post-rock ci può essere un futuro, così come nell'alternative-metal ed in certa musica euro-colta. Impareranno a riconoscere la buona musica, anche ascoltando le opere più recenti. Non tutte, alcune.
Ma è anche una questione di tempo e di esperienza. (Ed è per questo che ho giudicato impari il vostro scontro verbale).
Sulla direzione, mi sa che ci sarebbe da spendere qualche parola in più. Per non parlare dell'essere contrario (lasciando stare Pirandello, che a te non piace nemmeno tanto).
Ciao, neh.
Contesto il finale.
RispondiEliminaProfessore: «Col nuovo disco, De Andrè comincierà a viaggiare nella stessa direzione un cui andiamo tu, me e tutti gli altri, e principieremo a studiarne i testi. Non è vero?»
Giorgio: «Speriamo.»
Professore: «Dunque, mostrami il testo più bello di Faber.»
Giorgio: «Geordie, Professore. Ci ho il vinile originale, vale trenta euri.»
Professore: «Ecco trenta euri.»
Giorgio: «Grazie Professore! Andiamo a lezione, ché poi corro a comperare l'ultimo di Lady Gaga!»
Ti è sfuggito un particolare importante, avvocato. Quelli del finale vero erano "trenta soldi"; troppo, davvero troppo simili ai "trenta denari" per non far rabbrividire.
RispondiElimina(Però, cazzo, è vero: sarebbe stato un finale bellissimo, se solo mi fosse venuto in mente)
RispondiEliminaIl nuovo di Lady Gaga esce a maggio. Non fatemi nascere illusorie speranze.
RispondiEliminaEcco, professo': quanto sarebbe bello se, da ora in poi, tutti i commenti ruotassero intorno alla magnifica figura di Lady Gaga?
RispondiEliminaP.s.
ti scrissi
Sarebbe meraviglioso, in effetti: anche perché io ho idea vaghissima di chi costei sia, onestamente.
RispondiEliminaSiiiiiiiiiiiiiì!!!!unounouno
RispondiEliminaCerto. E Simenon scrive romanzetti, la torre Eiffel è brutta, Picasso disegna soltanto scarabocchi, per non parlare di quel balordo di Van Gogh.
RispondiEliminaIl Gattopardo non vale un granché, Emily Dickinson è una casalinga disperata, De Andrè non è letteratura in musica.
La prossima volta che vuoi fare un discorso di "conformismo si/no" ricordati dei programmi ministeriali che firmi, in perfetta consonanza con decine di migliaia di colleghi presenti, passati e futuri.
E se un tuo studente, invece di stonarsi di stronzate, ha scoperto qualcosa di bello e nobile come le canzoni di De André, forse è meglio se gli dai una pacca sulle spalle, e poi magari fai un confronto tra l'Infinito e Nuvole.
http://www.youtube.com/watch?v=GT3ne_HbVqc
RispondiEliminaProfesso', devo dire che, soprattutto adesso, sono davvero geloso delle mie stupide considerazioni.
Torno a pensare ai miei meridiani.
beh, quando posso ci vado, in direzione ostinata e contraria. e, fermo restando il mio smisurato amore per leopardi, credo che anche faber abbia i suoi meriti. ma con le tue parole tu volevi dire qualcosa di più. o sbaglio?
RispondiEliminaPonevo una questione, più che altro; come sempre, quando scrivo. Avessi verità in tasca, non verrei a scriverle qui.
RispondiElimina(Non gratis, insomma ;-) )
In prima superiore la prof. di italiano ci fece studiare alcuni testi di De'Andre'. Fotocopie sottolineate e registratore a cassette in classe. Poi ci fece fare un tema in cui si doveva analizzare una canzone a scelta. Ricordo che ne scelsi una degli Smashing Pumpkins, non ricordo quale.
RispondiEliminaComunque credo che De'Andre' sia un classico passaggio per un adolescente; prima Giorgio ascoltava i Nirvana, domani ascoltera' i Verdena e via cosi'.
Chi e' Lady Gaga?....:)
Io qualche canzone di De André al biennio la metterei. Al triennio no, perché non si arriva a studiare Luzi, o Zanzotto, al triennio, figuriamoci De André.
RispondiEliminaSecondo me De André ha scritto qualcosa che si può far rientrare nella poesia (Ligabue no, Ligabue è un piacione con la chitarra in mano, a volte ha scritto belle canzoni, ma rispetto a De André gioca in un altro campionato), e magari i ragazzi fra cent'anni la studieranno pure. Io a volte penso a Pindaro, in letteratura greca, e Pindaro forse era solo un Bruce Springsteen della provincia tebana. Chissà...
Detto a margine, penso che in tanti dicono "Che bello Leopardi!" perché fa tanto Depressione Ggiovanile, senza per questo aver letto le Operette Morali, o La ginestra, o il Canto del Pastore Errante dell'Asia.
Io penso che Leopardi si studia perché non è più nostro, perché fa parte del nostro passato, fa parte della storia. De André è ancora - ma ancora per poco - nostro. Chissà se il presente o il futuro partoriranno un nuovo De André, o equivalenti, in modo da poter mettere De André, quello vero, nei libri di storia (e chissà se in questi libri ci sarà anche un posticino per "Certe Notti" o "Anima Fragile"). O se per sentirsi ostinatamente diversi, o ostinatamente normali, dovremmo ascoltare Anime Salve per sempre...
Detto a mergine (e condividendo molte delle cose che scrivi, tranne che non sarei affatto così severo con Ligabue, personalmente, il cui libro di poesie o ho trovato molto interessante), io quest'anno ho promesso a me stesso che leggeremo in classe Luzi Sereni e anche Sciascia e Meneghello.
RispondiEliminaTi farò sapere.
Sì vabbè, De André classico passaggio da adolescente anche no...
RispondiEliminaMi piacerebbe sapere di preciso cosa si spiega a scuola di una canzonetta. Cioè, cosa c'è di così difficile che un ragazzo sano non riesce a capire?
Chiedo, perché proprio non riesco a dipingere l'immagine mentale. Cioè, per dire, visto che è stato tirato in ballo, uno Pindaro da solo così in lingua originale non lo capisce, e va scuola dove glielo spiegano.Ma Bocca di Rosa?
Egregio Signor Rocchi,
RispondiEliminacredo di aver iniziato a comprenderLa dopo aver letto una certa quantità di Suoi commenti.
La mia opinione è che Lei sia un cretino, si lasci servire: lo dico senza astio, anzi!
Mi limito a constatare. Certo, ben comprendo che Lei potrà non essere della mia opinione e, addirittura, ritenere di me ciò che io penso di Lei. E' normale, non me ne preoccupo.
Ci tenevo, però, a condividere questo mio pensiero. Ora mi sento più leggero.
"C'è chi l'amore lo fa per noia,
RispondiEliminachi se lo sceglie per professione,
Bocca di Rosa né l'uno, né l'altro,
lei lo faceva per passione".
Piuttosto, bisognerebbe spiegare ai giovani che l'amore non è solo a pagamento, ma si può fare anche per passione. (visti i tempi che corrono...)
Tommy, sei un genio! Ecco a cosa serve De André in quinta liceo!
Grazie :D
"popular" nel programma di letteratura? No, grazie. Sono con voi.
Ma! Avvocato! LOL
RispondiElimina@ Tommy: ti assicuro che Pindaro al liceo si spiega in traduzione, ha una lingua troppo difficile perché un insegnante pretenda di spiegare pure quella... e con tutto ciò, c'è tanto da spiegare lo stesso.
RispondiEliminaSecondo me parti dal presupposto sbagliato: a scuola non si spiegano "le cose difficili". Anche perché, se si spiegassero solo queste, non si spiegherebbe la tabellina del due, o il famoso "odi et amo" di Catullo, o le proprietà del triangolo equilatero.
Io non sono un insegnante, e quindi chiedo allo Scorfano di correggermi, ma penso che la scuola serva a far capire quali siano le "nozioni di base" che tutti dovrebbero avere, serva a sistematizzarle, ovvero ad inserirle ed organizzarle in un programma coerente e condiviso, a renderle accessibili a tutti, anche ai meno svegli (e sono sempre più di quanto non si creda, e non è un reato) e ai più ignoranti (nemmeno questo è un reato, fino a che non si è recidivi). E tale programma parte spesso dal passato, da cose che non si esperiscono più direttamente - come Dante o Leopardi - e che quindi si deve di nuovo apprendere; ma che fanno parte della nostra "cultura" di italiani, in questo caso. De André è ancora attuale, o quasi. Fa poi parte di una cultura "popolare", per definizione opposta a quella "ufficiale" che si insegna a scuola. Almeno, per il momento. Ci fu un momento in cui anche Baudelaire era un poeta maledetto. Prima di finire nelle antologie.
Non ti dico di sostituire De André nei programmi scolastici a Leopardi. Però penso che in De André ci sia comunque qualcosa da spiegare a un ragazzo di 15, 16, 17 o 18 anni. Non magari a chi lo ascolta tutti i giorni. Ma agli altri sì, e non penso siano la minoranza.
Ipazia: grazie per lo spiegone (i commentatori di questo blog si sentono sempre in dovere di prendermi per manina LOL)
RispondiEliminaPerò non mi dici cosa si deve spiegare di De Andrè: cioè tu prendi un testo di De Andrè, saranno tutti settenari in rima baciata o giù di lì e cosa dici, cosa spieghi?
Comunque è una vergogna che Lady Gaga non sia insegnata nelle scuole, veramente.
RispondiElimina@ Tommy: Già: in un poema di terzine di endecasillabi in rima alternata come La Divina Commedia, che ci sarà mai da spiegare? E' tutto lì, no? Lungi da me paragonare De André a Dante, ma la poesia non è solo una composizione rimata in versi. Potrei dilungarmi, ma penso (anzi, lo spero per te) che tu sia solo uno che si diverte a lasciare commenti un po' sciocchini. Anch'io lo faccio, vero, è divertente. Mi hai proprio fregato, stavolta, bravo!
RispondiEliminaIpazia, dire cosa non è non equivale a dire cos'è. Continuare a dire cosa non si fa, non equivale a dire cosa si fa.
RispondiEliminaProbabilmente perché nemmeno tu sai di preciso cosa ci sia da spiegare di De André, altrimenti me lo diresti, invece di darmi dello sciocchino.
"Ah ma io non ti ho dato dello sciocchino, ho detto che scrivi commenti sciocchini"
No, davvero, mi sto appassionando. Sono anche andato a comprare i pop-corn. :P
RispondiEliminacarissimo scorfano, la direzione ostinata e normale mi sembra meravigliosamente perfetta per descrivere il lavoro dell'insegnante.
RispondiEliminae, anch'io come te, sono un po' perplessa sull'inserimento di autori-non autori nei "programmi scolastici", forse perchè credo che uno dei compiti della scuola sia avvicinare i ragazzi a qualcosa che da soli difficilmente potrebbero fruire (dai logaritmi a leopardi).
non che io non usi - alle medie - anche autori moderni e più vicini ai fanciulli, ma spesso llo faccio come pretesto, come "esca" per guidarli verso qualcos'altro...
Carissima nocciola, io credo che alle medie e anche al biennio della superiore siano letture (o ascolti) che possono avere un senso; poi però, continuo a pensare che si debba puntare su qualcos'altro, qualcosa che non sostituirà la canzone nelle loro preferenze (se non per qualche sparuto minoritario) ma sarà comunque un'occasione che non avranno più.
RispondiEliminaDi De André si parla sempre e dappertutto; di altro dobbiamo giocoforza parlare noi. Secondo me.
@scorfano: che il mondo sia pieno di "alternativi" che di alternativo non hanno nulla suppongo sia ovvio anche alle medie, altro che tuoi studenti... Mai pensato però che se anche tu vedi tanta gente di un certo tipo, in altri ambienti ci sia gente che non ti aspetti? 10 anni fa avrei condiviso in pieno lo spirito del post, ora sono orgoglioso di dirti che mi fa solo girare le balle questo qualunquismo. Peraltro 10 anni fa ascoltavo de andré e ora non ascolto più nulla.
RispondiEliminaDi questi tempi è già tanto trovare uno studente che pone quelle domande.
RispondiEliminaIn effetti giorgio è uno dei miei migliori alunni, in quinta.
RispondiElimina