L’ho già detto domenica, scusate, ma è utile ripetersi. I giornali, i blog e i politici italiani in questi giorni sono bravissimi nell’assecondare una loro congenita atarassia o incapacità a giudicare, in tempo e con coerenza, i fatti internazionali e nazionali. Solo adesso, come stiamo vedendo, accusano il Pres.del.Cons. di essere fiero complice della dittatura e amico intimo di un leader politico che ha di fatto schiacciato in questi anni le menti migliori e non del paese libico. I giornali, i blog e i politici parlano in preda a gravi dimenticanze e distorte prospettive della realta. Sia la sinistra che la destra, dovrebbe essere più che evidente, sono alleati di quello che sta accadendo in Libia in queste ore. Il sangue è sempre stato rosso, quindi le testate nazionali avverse al governo certe fotografie (e lo scadente moralismo) potevano pubblicarle quindici anni fa.
La cosa più strana di queste ore, però, è il cattivo gioco di squadra che il governo italiano sta facendo sulla questione libica. Ieri, infatti, Silvio Berlusconi ha chiesto con un sussurro un intervento dell’Ue, mentre il nostro ministro degli esteri ha detto che no, che l’Ue non deve interferire nei processi di transizione in corso nel mondo arabo cercando di esportare il proprio modello di democrazia. Inoltre si auspica una riconciliazione pacifica arrivando a una Costituzione, come propone il figlio Gheddafi.
Tenendo conto che da questo preciso momento in cui sto scrivendo molte voci e molti fatti andranno a sovrapporsi e a mutar forma, se volessimo fare una diagnosi o capire perché i due dicono nello stesse ore cose diverse potremmo affermare questo: dicono cose diverse ma uguali. Cioè? Cioè sembra dicano cose differenti ma in realtà entrambi scongiurano una guerra civile, e adesso vedremo perchè. Quello che appare chiaro è che le dichiarazioni di ieri di Frattini sono dichiarazioni anomale per un esponenente di questo governo. O almeno sembrano anomale. “Esportare il proprio modello di democrazia”? Queste parole le usa solitamente un mio amico gran frequentatore del centro sociale di Brescia. Parole che stanno bene in bocca a un comunista, direbbe mia nonna. Di cosa ha paura Frattini? Frattini è pagato per aver la stessa paura della famiglia Gheddafi e il petrolio, qui, sta un un po’ a margine della questione. Silvio Berlusconi, invece, in queste ore sta soltanto recitando la sua parte, come noi gli abbiamo detto di fare.
In televisione, l’altro giorno, il figlio di Gheddafi ha utilizzato una parola che è la cartina al tornasole di tutta la faccenda: fitna. Fitna significa conflitto e rievoca la scissione e lo scontro che ha caratterizzato la cultura islamica ai tempi dei primissimi califfati. Fitna sta per dissenso, litigio, tribolazione e guerra civile. Saif al-Islam al-Gheddafi parlava però non del passato ma del presente. Infatti ha pronunciato questa parola evocativa sottolineando il rischio di una guerra civile (fitna) tra due fazioni che rischiano dopo anni di anestetici, di ritrovarsi faccia a faccia: Tripolitania e Cirenaica.
Le due (la terza è la sabbiosa Fezzan) sono regioni diversissime del paese libico. La prima è sempre stata Libia, per intenderci e riassumere, la seconda no. La prima fedelissima nei secoli, la seconda no. La Cirenaica era dell’Egitto, una volta. Fu anche zona di grandissima diffusione del cristianesimo copto. Ma quello che interessa ai Gheddafi e a Frattini è che la Cirenaica fu uno dei più grandi centri del movimento anticoloniale dei Senussi. Chi sono i Senussi? Troppo lungo da dire, quindi vi consiglio di andare qui come ho fatto io. Quello che importa è che la Cirenaica subisce ancora l'influenza della confraternita islamica della Senussia, che una volta sosteneva la monarchia abbattuta da Gheddafi nel 1969 con un colpo di stato.
Le antiche storie fanno ritorno e risalgono in superficie le braci che covavano sotto la cenere. Gheddafi ha paura di una guerra civile e che qualcuno possa finalmente posare udito e vista sui rivoltosi e eventuali separatisti (diamogli anche un altro nome). Teme una secessione, il riemergere di una cultura che è stata soffocata quattro decenni fa con la forza delle armi. Frattini questo lo sa e per evitare che il soffocato riesca finalmente a togliersi le mani dell’avversario dalla gola dice di non impicciarci, di lasciarli fare. Insisto, poi, a pensare che il petrolio e il gas abbiano un ruolo marginale rispetto alla recrudescenza dei movimenti separatisti o che perlomeno non siano altro che buone armi per ricattare noi e altri paesi stranieri. Se vogliamo accettare e dare un giusto peso a questa interpretazione dei fatti, possiamo allora considerare la Libia come una nazione che non si è mai liberata dal colonialismo e che si è travestita da paese del terzo mondo (paese che decideva, come guarda caso l'Egitto, di non avere legami nè con i paesi occidentali nè con i paesi comunisti) solo per mascherarsi e nascondersi agli occhi dei paesi cosiddetti democratici.
Interessante, ma non credo proprio che Frattini sappia tutte queste cose. Non me ce lo vedo chino sui libri di storia e geografia a studiare. E nemmeno a leggere su wikipedia.
RispondiEliminaQuesta mattina ho ascoltato questa intervista (link sotto) al vescovo di Tripoli e ne sono rimasto disgustato: non una mezza parola di condanna. Capisco le ragioni "di stato" (ma forse anche di sopravvivenza, lì) della Chiesa, ma mi sarei aspettato dei toni meno neutri nei confronti della violenza.
RispondiEliminahttp://www.radio24.ilsole24ore.com/popup/player.php?filename=110223-24mattino.mp3
variabile
Sono molte le cose che disgustano e tra queste una che, in realtà, mi dà una piccolissima soddisfazione per aver unito i puntini in modo esatto. Infatti Frattini ha dicharato:
RispondiElimina"A preoccupare il titolare della Farnesina è poi la nascita in Cirenaica «di un emirato islamico della Libia dell'est". (leggo dal Corriere)
http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_23/frattini-libia-vittime_6b185708-3f2e-11e0-ad3f-823f69a8e285.shtml
Frattini teme un movimento islamico che c'era già e che venne soffocato quattro decenni fa. Palle, le sue.