di lo Scorfano
Proprio l’altro giorno, a pranzo, raccontavo a due amici che la mia scuola quest’anno non effettua nessuna gita scolastica: tutto bloccato, per tutto l'anno, senza eccezioni.
Perché le classi sono sempre più affollate, perché i precari che in tre anni sono rimasti senza lavoro sono quarantamila e gli altri passano da regione a regione come trottole, perché chi ha meno di trent’anni non è nemmeno precario ed è condannato a rimanere fuori della scuola anche se l’insegnamento è la sua vocazione professionale, perché la continuità didattica è diventata una specie di marziana utopia quasi dovunque, perché chi è dentro la scuola vede quotidianamente il suo mestiere svilito da tutti i punti di vista… Insomma, per una serie di motivi così lunga che nemmeno un elenco fazio-savianesco potrebbe bastare.
Ai miei due amici dicevo l’altro giorno: «Noi facciamo questo blocco delle gite, mi pare che siamo anche in tanti, ma nessuno ne parla… Altri scioperi non li facciamo nemmeno più, che tanto gli studenti sono contenti e nessuno ci ascolta comunque. È così, c’è poco da fare, siamo una categoria che non fa notizia, non abbiamo appeal mediatico, mannaggiannoi». Loro annuivano.
Ieri, invece, ho letto questo articolo e ho capito che forse qualche risultato lo otteniamo davvero, solo che sembra più facile e comodo non parlarne, non so perché. È un articolo di Repubblica, che epicamente chiama la nostra forma di protesta «la battaglia delle gite scolastiche», e dice:
In queste ore i "prof" registrano un clamoroso successo dell'ultima forma di protesta: 246 scuole, segnala il censimento del sito controriformadocentiarrabbiati, hanno firmato delibere che annullano l'impegno degli insegnanti per le gite scolastiche. E senza "prof" non si va da nessuna parte… I "viaggi scolastici" muovono un milione e 300 mila studenti ogni anno e valgono 370 milioni di euro. Il calo dei fatturati, nel 2011, è valutabile attorno al 35%: centotrenta milioni, un disastro in appendice alla crisi strutturale. Agenzie di viaggio di Milano e Rimini si sono offerte di pagare la diaria ai "prof": non è bastato. Ezio Moretti, amministratore di Caravantours, racconta: "Oggi contiamo duecento gruppi di studenti in meno e a fine maggio saranno ottocento. Una perdita di 5 milioni di euro, un quinto del nostro fatturato. Abbiamo provato a far capire ai sindacati che così si mette a rischio un settore, niente. Abbiamo chiesto un intervento al ministro Brambilla, neppure ci ha risposto. Lavoro da trent'anni con professori e studenti, così male non è mai andata".
Io non so se e quanto le cifre siano attendibili (non posso saperlo). Però so che l’anno scorso dalla mia scuola partivano uno o due o tre pullman al giorno, carichi di ragazzi, tutte le mattine; mentre quest’anno non parte mai nessuno. E non so se 130 milioni di euro valgano un giorno di Pil in meno per l’economia nazionale (un giorno a caso: il 17 marzo), ma mi sembrano comunque un pacco di soldi, davvero tanti.
E quindi, se davvero sono così tanti, mi immagino che si dovrà parlarne prima o poi. E chiedersi perché avvenga. E se non sia il caso di rifletterci per bene sopra, visto che a scuola ci vanno tutti. Perché se in tanti, così tanti, bloccano le gite scolastiche e stanno in classe a fare lezione, tra le proteste di genitori e studenti, facendo anche la parte degli insegnanti “egoisti e insensibili” (cit.), be’, è anche probabile che qualcosa su cui riflettere ci sia davvero.
Secondo me la vostra, e quella di tutte le altre scuole che vi aderiscono, è una scelta lodevolissima. Perché un insegnante dovrebbe essere "egoista e insensibile" se non porta i ragazzi in gita, e non dovrebbero invece essere tali la società, e il governo, e la politica, e i genitori, che non vedono che i tagli alla scuola non solo mettono in crisi le vite dei precari, ma mandano lentamente - e nemmeno più tanto - a quel paese la qualità dell'istruzione?
RispondiEliminaIpaziaS
Piccola precisazione probabilmente inutile: l'espressione "egoista e insensibile" rivolta, in tono brusco, a un collega che illustrava le ragioni della protesta non è di uno studente.
RispondiEliminaNon posso fare a meno di compiacermi per i dispiaceri delle agenzie di viaggio: non solo perché le nostre proteste sembrano passare attraverso il loro portafogli, ma anche perché, per quel che è la mia esperienza (non amplissima, vero), le agenzie con le scuole si comportano da sanguisughe.
RispondiEliminail PIL annuo italiano è circa 1600 miliardi, quindi 5 miliardi al giorno. 130 milioni non sono da buttare via, anche se non smuovono le statistiche.
RispondiEliminaPensavo meglio. E' dunque vero che non contiamo niente, anche quando ci sembra.
RispondiEliminascusa, ma secondo te quanto vale in PIL lo sciopero chessò dei metalmeccanici? Il problema è che noi siamo 60 milioni di italiani, la singola categoria conta poco... a meno che non abbia molti agganci tra i media.
RispondiEliminaE' che se metti insieme un danno procurato che non arriva nemmeno allo 0,5 percento del Pil quotidiano con l'inesistente (o comunque solo localissima) copertura mediatica, quello che ottieni è minore, molto minore, della fatica che hai fatto per spiegare le tue scelte ai ragazzi e alle loro famiglie che si sono sentiti "traditi". E che magari l'anno prossimo manderanno i figli minori in un'altra scuola, dove si fanno le gite e le visite ai musei. Con il che hai ottenuto soltanto la beffa.
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