sabato 12 febbraio 2011

piccole battaglie, nessuna risposta

di lo Scorfano

Proprio l’altro giorno, a pranzo, raccontavo a due amici che la mia scuola quest’anno non effettua nessuna gita scolastica: tutto bloccato, per tutto l'anno, senza eccezioni. 

Perché le classi sono sempre più affollate, perché i precari che in tre anni sono rimasti senza lavoro sono quarantamila e gli altri passano da regione a regione come trottole, perché chi ha meno di trent’anni non è nemmeno precario ed è condannato a rimanere fuori della scuola anche se l’insegnamento è la sua vocazione professionale, perché la continuità didattica è diventata una specie di marziana utopia quasi dovunque, perché chi è dentro la scuola vede quotidianamente il suo mestiere svilito da tutti i punti di vista… Insomma, per una serie di motivi così lunga che nemmeno un elenco fazio-savianesco potrebbe bastare.

Ai miei due amici dicevo l’altro giorno: «Noi facciamo questo blocco delle gite, mi pare che siamo anche in tanti, ma nessuno ne parla… Altri scioperi non li facciamo nemmeno più, che tanto gli studenti sono contenti e nessuno ci ascolta comunque. È così, c’è poco da fare, siamo una categoria che non fa notizia, non abbiamo appeal mediatico, mannaggiannoi». Loro annuivano.       

Ieri, invece, ho letto questo articolo e ho capito che forse qualche risultato lo otteniamo davvero, solo che sembra più facile e comodo non parlarne, non so perché. È un articolo di Repubblica, che epicamente chiama la nostra forma di protesta «la battaglia delle gite scolastiche», e dice:
In queste ore i "prof" registrano un clamoroso successo dell'ultima forma di protesta: 246 scuole, segnala il censimento del sito controriformadocentiarrabbiati, hanno firmato delibere che annullano l'impegno degli insegnanti per le gite scolastiche. E senza "prof" non si va da nessuna parte… I "viaggi scolastici" muovono un milione e 300 mila studenti ogni anno e valgono 370 milioni di euro. Il calo dei fatturati, nel 2011, è valutabile attorno al 35%: centotrenta milioni, un disastro in appendice alla crisi strutturale. Agenzie di viaggio di Milano e Rimini si sono offerte di pagare la diaria ai "prof": non è bastato. Ezio Moretti, amministratore di Caravantours, racconta: "Oggi contiamo duecento gruppi di studenti in meno e a fine maggio saranno ottocento. Una perdita di 5 milioni di euro, un quinto del nostro fatturato. Abbiamo provato a far capire ai sindacati che così si mette a rischio un settore, niente. Abbiamo chiesto un intervento al ministro Brambilla, neppure ci ha risposto. Lavoro da trent'anni con professori e studenti, così male non è mai andata".
Io non so se e quanto le cifre siano attendibili (non posso saperlo). Però so che l’anno scorso dalla mia scuola partivano uno o due o tre pullman al giorno, carichi di ragazzi, tutte le mattine; mentre quest’anno non parte mai nessuno. E non so se 130 milioni di euro valgano un giorno di Pil in meno per l’economia nazionale (un giorno a caso: il 17 marzo), ma mi sembrano comunque un pacco di soldi, davvero tanti.

E quindi, se davvero sono così tanti, mi immagino che si dovrà parlarne prima o poi. E chiedersi perché avvenga. E se non sia il caso di rifletterci per bene sopra, visto che a scuola ci vanno tutti. Perché se in tanti, così tanti, bloccano le gite scolastiche e stanno in classe a fare lezione, tra le proteste di genitori e studenti, facendo anche la parte degli insegnanti “egoisti e insensibili” (cit.), be’, è anche probabile che qualcosa su cui riflettere ci sia davvero.

7 commenti:

  1. Secondo me la vostra, e quella di tutte le altre scuole che vi aderiscono, è una scelta lodevolissima. Perché un insegnante dovrebbe essere "egoista e insensibile" se non porta i ragazzi in gita, e non dovrebbero invece essere tali la società, e il governo, e la politica, e i genitori, che non vedono che i tagli alla scuola non solo mettono in crisi le vite dei precari, ma mandano lentamente - e nemmeno più tanto - a quel paese la qualità dell'istruzione?

    IpaziaS

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  2. Piccola precisazione probabilmente inutile: l'espressione "egoista e insensibile" rivolta, in tono brusco, a un collega che illustrava le ragioni della protesta non è di uno studente.

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  3. Non posso fare a meno di compiacermi per i dispiaceri delle agenzie di viaggio: non solo perché le nostre proteste sembrano passare attraverso il loro portafogli, ma anche perché, per quel che è la mia esperienza (non amplissima, vero), le agenzie con le scuole si comportano da sanguisughe.

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  4. il PIL annuo italiano è circa 1600 miliardi, quindi 5 miliardi al giorno. 130 milioni non sono da buttare via, anche se non smuovono le statistiche.

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  5. Pensavo meglio. E' dunque vero che non contiamo niente, anche quando ci sembra.

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  6. scusa, ma secondo te quanto vale in PIL lo sciopero chessò dei metalmeccanici? Il problema è che noi siamo 60 milioni di italiani, la singola categoria conta poco... a meno che non abbia molti agganci tra i media.

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  7. E' che se metti insieme un danno procurato che non arriva nemmeno allo 0,5 percento del Pil quotidiano con l'inesistente (o comunque solo localissima) copertura mediatica, quello che ottieni è minore, molto minore, della fatica che hai fatto per spiegare le tue scelte ai ragazzi e alle loro famiglie che si sono sentiti "traditi". E che magari l'anno prossimo manderanno i figli minori in un'altra scuola, dove si fanno le gite e le visite ai musei. Con il che hai ottenuto soltanto la beffa.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)