di lo Scorfano
Gentile Ministro Gelmini,
mi rivolgo a Lei, perché, nonostante tutto, una cosa del genere non ricordo che Lei l'abbia mai detta:
Educare i figli liberamente vuol dire di non esser costretto a mandarli a scuola in una scuola di stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli.
Mi rivolgo a Lei perché mi sono sentito offeso, gentile signor Ministro. Offeso nella mia fatica quotidiana, offeso nella mia professione, offeso nella mia dignità di lavoratore, offeso nel mio fare errori e però cercare sempre di capirli e non ripeterli, offeso anche per i miei ragazzi, che mi ascoltano fidandosi di me, della mia onestà intellettuale e della mia competenza, per quanto labile essa possa essere. Offeso anche per i loro genitori che, pur nelle inevitabili contraddizioni, continuano a venire da me e a chiedermi come cresce il loro ragazzo, come sta, cosa ne penso io.
E quindi io, lo dico sinceramente, non credo di meritare l’insulto del mio presidente del Consiglio (perché di un insulto si tratta, nient’altro). Lei, signor Ministro, che lo conosce, glielo dica; se lo conoscessi di persona, glielo direi io. Gli dica che non c’è propaganda politica che tenga, non c’è uditorio che giustifichi tutto questo, non c’è categoria che se lo meriti.
Gli dica che io non inculco nessun principio e nessuna idea, signor Ministro; che non ho nemmeno mai pensato di doverlo o poterlo fare.
Io provo a insegnare un po’ di letteratura italiana e latina, un po’ di storia antica, provo a far nascere il gusto della bellezza nei ragazzi che voi mi avete affidato, provo a insegnare loro come si legge un testo, come si interpretano le parole, quante cose dietro quelle parole si possono nascondere. E poi faccio anche dell’altro, gentile Ministro. Lo faccio con fatica sempre maggiore, perché la scuola pubblica nel frattempo peggiora, perché i “tagli” di questo governo sono appunto tagli, e quindi lasciano ferite e fanno male.
Per esempio: ha sentito la storia di quel ragazzino disabile di Catanzaro? Si è un po’ scandalizzata anche lei? Immagino di sì, come molti altri. Ecco, sappia che i disabili lasciati a loro stessi, in questi ultimi due anni, sono stati tanti. Perché le ore di sostegno sono sempre meno, perché ci sono i “tagli”, perché gli insegnanti di sostegno appaiono e scompaiono, e noi facciamo troppo spesso da soli, senza aiuto (senza il Suo aiuto, signor Ministro).
Provi a immaginarselo, gentile Ministro: una classe di trenta quattodicenni (avete anche aumentato il numero di alunni per classe, in questi due anni), a cui si deve nel frattempo spiegare cosa fu la democrazia ateniese, e tra di loro un ragazzino incontrollabile, che gira urlando e spogliandosi tra i banchi. E nessun insegnante di sostegno presente, perché non c’è denaro (solo tagli). Provi a immaginarsi quell’insegnante che abbraccia per un’ora intera il ragazzo disabile, tenendoselo stretto e accarezzandogli la testa, perché quello è l’unico modo per non farlo urlare, e intento cerca di spiegare agli altri trenta che cosa fu la democrazia ateniese. È successo, signor Ministro, è successo qualche giorno fa in una scuola della Sua provincia, nel paese che Lei e il Presidente del Consiglio governate. È successo.
Ecco, gentile Ministro, per questa e per tantissime altre cose come questa, io non credo di meritarmi le parole del nostro Presidente e mi rivolgo a Lei, perché mi difenda; perché difenda la sua squadra di insegnanti, le donne e gli uomini che Lei paga perché facciano il lavoro che nessun altro può fare. E lo so, lo so bene che commettiamo tanti errori: anche il giardiniere del mio condominio ha commesso tanti errori; tutti gli elettricisti che sono venuti a casa mia hanno commesso tanti errori; il mio medico curante ha commesso quasi solo errori, visitandomi. Tutti commettono errori, anche noi. E glielo assicuro, ne facciamo molti meno degli elettricisti che sono stati a casa mia.
Ma non è questo il punto, signor Ministro. Il punto è che noi siamo un paese, che anch’io, che insegno in una scuola pubblica, sono questo paese, anche se non voto per voi. E quando lavoro lo faccio per i miei ragazzi, che sono anche loro il nostro paese. E non è accettabile, nemmeno per propaganda, che la persona che governa il mio paese mi tratti così. O, almeno, io non lo accetto.
Proprio lui, proprio lui che pochi anni fa aveva detto che sognava una scuola in cui i ragazzi si alzano in piedi quando entra l’insegnante, in segno di rispetto. Come pensa che si possano alzare in piedi dopo che lui ci tratta così? Come immagina che mi potranno guardare lunedì mattina? Come crede che le sue parole potranno aumentare il rispetto degli studenti nei miei confronti? E lui? Dove sta il suo rispetto per me, dove sta?
Guardi, la smetto, gentile Ministro Gelmini, perché immagino e so che Lei ha già capito. E spero quindi che riferisca al nostro Presidente che la prossima volta dovrà scegliere parole molto diverse per parlare della nostra scuola pubblica e delle persone che ci lavorano dentro. Che tante altre cose si possono dire, tante critiche si possono avanzare, senza offendere nessuno. Ma quel che ha detto lui ieri, quello non si può dire.
Glielo inculchi Lei, ministro Gelmini. Gli inculchi questa banale verità. Gli spieghi che lui è anche il mio Presidente del Consiglio e che questo paese è tanto il mio quanto il suo. Se Lei non vorrà farlo, gentile ministro Gelmini, se riterrà di non dover nemmeno intervenire, domani sarà stata anche colpa Sua. E se ne assumerà la responsabilità davanti a me e a quelli come me.
(la lettera, firmata, è stata inviata all'indirizzo di posta elettronica del Miur.)
(la lettera, firmata, è stata inviata all'indirizzo di posta elettronica del Miur.)
Io non credo che non valga più nemmeno la pena di cominciare una discussione...si fa solo il suo gioco.
RispondiEliminaCmq i prof. in Italia sono circa un milione. Con parenti e affini dalle idee simili, insegnanti e famiglie sono un botto di gente. Secondo Berlusconi che valori avrà 'sto bel pezzo di Italia?
Berlusconi ha pensato di replicare gli attacchi alla magistratura sul fronte scuola. Balordi in entrambi i casi, ma senza neanche rendersi conto che i prof. sono molti di più dei giudici...
Non dirmi che ti aspetti una risposta, vero?
RispondiEliminaGianni
Applausi. Comunque io non mi sento offesa, per niente. Come ho scritto nel mio post, secondo me a Berlusconi rode il fatto che esistiamo ancora, con la nostra libertà e il nostro impegno. E' lui ad essere antropologicamente diverso, ma non ce l'ha fatta a colonizzare del tutto le coscienze. Quindi le sue sparate da clown mi fanno tristezza. E mi ispirano anche una certa dose di compassione. Deve essere faticoso restare all'altezza (o bassezza?) del pessimo personaggio che si è costruito.
RispondiEliminaIo mi aspetterei una dichiarazione del ministro, una almeno parziale presa di distanza dalle parole del premier, in difesa della sua e nostra scuola.
RispondiEliminaPer quanto riguarda le discussioni da aprire o non aprire, non riesco a essere così ottimista. Oggi, mia madre, al telefono, mi diceva, nonostante le mie proteste, che secondo lei "sì, ha ragione Berlusconi".
@lorenza
RispondiEliminaPuò darsi che abbia ragione tu a non offenderti. Però davvero io non credo che un Primo ministro possa permettersi certe parole senza che non si alzi qualche grido di protesta. Alla fine anche il tuo post, che ho apprezzato molto, lo è.
Sono un'insegnante della scuola dell'infanzia statale di Voghera, da due anni in pensione. Io mi sento delusa e demoralizzata, insieme a me anche tutti i colleghi e le colleghe. Quante volte abbiamo "pensato" prima di parlare ai nostri bambini-alunni e alle loro famiglie! Quante volte ci siamo trovati "soli" ad accarezzare la testa ad un bambino perché senza il sostegno! Quante volte abbiamo gestito situazioni difficili solo con l'aiuto del nostro buon senso e delle famiglie che da sempre ci hanno sostenuto e ci sostengono perché credono in noi! Quante volte abbiamo aperto il borsellino se a scuola mancava qualche cosa!... e il concetto di quante volte potrebbe essere infinito. Una mia collega di Torino mi scrive:"Ho sentito Berlusconi attaccare la scuola pubblica...ma lo sa che la scuola pubblica è vissuta fin'ora, e di qualità per quel che riguarda la materna ed elementare (i casi disgraziati ci sono sempre!), perché noi dipendenti ci siamo rimboccate le maniche e sgobbato e fatto aggiornamenti a nostre spese? Ora mi dicono le colleghe che devono fare le pulizie perché lo stato non copre il costo delle imprese di pulizia e queste fanno solo una parte del lavoro!!!"
RispondiEliminaLa mia risposta al Presidente del Consiglio è: "il mio cuore sta piangendo di dolore per quello che ha sentito, meno male che i miei ex alunni e le loro famiglie hanno creduto e credono ancora nella scuola pubblica e nell'Italia!"
Grazie infinite, Claudia, per il tuo splendido (e purtroppo amarissimo) contributo.
RispondiEliminaE per fortuna con la scuola non si fa cassa, come nella sanità. Altrimenti gli attacchi sarebbero quotidiani. Abbiamo abdicato alla difesa del nostro corpo, bisognerebbe scendere in piazza, spontaneamente, per la difesa della mente.
RispondiEliminaProprio perché la scuola non fa cassa, non c'è nemmeno il bisogno di attaccarla. La si lascia allo sbando, serenamente, salvo criticarla quando conviene perché la platea è quella dei "cristiano-riformisti".
RispondiEliminaE domani, invece, noi si va a scuola.
La mancanza di cassa fa sì che la scuola non si riempia dei tanti minuscoli vassalli del lider minimo. La scuola, così, regge ancora, grazie alle persone oneste, che in piazza non vanno, ma in classe sì. Per le coronarie, invece, il destino è segnato. Profit.
RispondiEliminaSecondo me quella lì risponde a te tanto quanto Fisichella (non il pilota) ha risposto a Tiziana Ragni.
RispondiEliminaMa se dovesse farlo, ti prego, non mancare di farcelo sapere.
Ah, dovesse farlo io pubblico subito ;)
RispondiEliminaha già risposto, Scorfano:
RispondiElimina''Il presidente Berlusconi, intervenendo ieri al Congresso dei Cristiano Riformisti, ha ribadito la posizione contraria del governo alle adozioni da parte dei single e delle coppie gay, ha confermato l'impegno della maggioranza ad approvare quanto prima la legge sul testamento biologico e si e' speso in difesa di un principio sacrosanto: la liberta' di scelta educativa delle famiglie''. Cosi' il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. (Adnkronos 27 febbraio, ore 13:51)
li avessi sottomano, sai come li inculcherei? oh, come li inculcherei...
"si e' speso in difesa di un principio sacrosanto: la liberta' di scelta educativa delle famiglie"
RispondiEliminaNon è andata così, signor ministro.
Certo è la scuola che rovina i giovani, invece le rasmissioni delle sue tv ( rai compresa) sono molto educative e le sue azioni mostrano quale strada i giovani possano intraprendere per crearsi un futuro. Ci sono varie opzioni: sposare uno ricco come suo figlio, o andare ad Arcore da lui. I maschietti sono un po' penalizzati, ma possono sempre cercarsi una di quelle che sono state ad Arcore.
RispondiEliminaperle alle porche
RispondiEliminaCome dice Luttazzi, con certa gente non bisogna abbassarsi a discutere. Bisogna limitarsi a guardarli sbigottiti.
RispondiEliminaIl problema è che questi soggetti detengono il potere, per cui evitiamo di sprecare energie nel tentativo di dialogare con tali squallidi individui e vediamo di mandarli a casa in qualche modo.
In qualche modo, Arcureo, sono le elezioni. Altri non se ne danno. (starei per dire: per fortuna).
RispondiEliminaLa faziosità politica di questo presidente del consiglio, che fa pari con la semina dell'odio, lo spinge a dire delle bestialità ( perchè di bestialità si tratta!) da fare impallidire qualsiasi benpensante, anche di detra. E' un premier fuori di testa. E' alla ricerca disperata dell'appoggio del vaticano, che ultimamente è diventato diffidente. Promette ingenti finanziamenti alle scuole private ( CATTOLIOCHE, ovviamente!!!) in cambio di un rinnovato appoggio politico.
RispondiEliminaSanto cielo che tristezza! Sono uscita dalla scuola pubblica da molto tempo e ,pur avendola sempre criticata,l'ho sempre profondamente amata. Ho avuto insegnanti buoni e cattivi, preparati e non ma tutti ed in tutti i casi ci hanno sempre messo tutto l'impegno di cui erano capaci per insegnarci qualcosa e per gestire una baraonda di giovani con la testa tra le nuvole e poca voglia di imparare e non ricordo che nessuno di loro abbia mai cercato di inculcarci niente altro che un po di cultura in quella nostra testa.Sicuramente le loro idee le avevano ma l'unico modo per capirlo era leggere il nome del quotidiano poggiato sulla cattedra accanto al registro.Anche se,ripeto, sono uscita dalla scuola da tempo non credo che la categoria sia cambita.Vorrei però invitare il ministro ed il presidente ad una piccola riflesione...è scontato che una categoria preposta ad acculturare e formare individui abbia la mente aperta e quindi rifiuti questo governo,qualunque persona con la mente aperta lo rifiuta. Valeria
RispondiEliminaCara Valeria, io sono d'accordo con te: la scuola non è cambiata molto (e questo è anche un guaio, per alcune cose). E le parole del premier sono prive di senso e irresponsabili. Però, solo per esempio, io tengo il giornale ben chiuso in borsa, quando sono a scuola; non lo leggo mai, nemmeno durante verifiche o intervalli. Lo faccio appositamente, perché non voglio che sappiano di me quello che tutto sommato non è importante sapere. Vorrei che il premier tenesse a mente anche queste cose, quando parla.
RispondiEliminaSono un'insegnante di scuola primaria e,sì, mi sento offesa dalle parole del presidente,ma anche dal silenzio dei cittadini,compresi noi,diretti interessati,anzi,diretti offesi.A parte il fatto che già Berlusconi sbaglia il termine:inculcare non è verbo adatto alla nostra professione(alla sua evidentemente sì!!!)Io,anche se dovrei essere ormai abbastanza saggia,visto l'età (57),sono per la "lotta dura senza paura",per le maniere forti, e,attenzione,dico forti,non violente.E' da qualche anno che dico che all'apertura dell'anno scolastico dovremmo presentarci nelle rispettive scuole,ma restarne fuori,finchè non ci venga garantito di poter svolgere il nostro lavoro nel modo migliore per i ragazzi ( numero giusto dei docenti,compresi quelli di sostegno, attrezzature e possibilità finanziarie per i laboratori,orario adeguato alle richieste/esigenze delle famiglie...)Naturalmente senza essere denunciati per interruzione di pubblico servizio...Già,perchè io non ho l'immunità...!Cosa possiamo fare per difenderci da queste ingiurie? Non mi basta più dimostrare la mia professionalità eccetera con il mio impegno nel lavoro,con la stima e anche l'affetto dei miei alunni e delle loro famiglie,...è un po'come una medaglia alla memoria....io voglio gli onori da viva!!!! Grazie per avermi letto.Giuliana
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