di lo Scorfano
Solitamente si entra in classe, si saluta, si segnano gli assenti sul registro, si chiede «avete qualche domanda da fare?» e poi si comincia, qualunque sia il lavoro che s’ha da cominciare. Ma ogni tanto è bello cambiare. E così oggi sono entrato in classe, ho salutato, ho segnato gli assenti sul registro e poi… E poi niente: li ho guardati in silenzio, aspettando che fossero loro a cominciare.
È una cosa che ogni tanto faccio: due o tre volte all’anno, diciamo. Non è meditata, è più che altro un gesto spontaneo, che nasce quando sembra che ci sia qualcosa di non detto che aleggia nell’aula. E ieri mi pareva che ci fosse un pensiero che turbava l’aria stagnante delle classi, non so perché. E quindi ho taciuto, come già altre volte negli ultimi mesi. E di solito, le altre volte, il tutto si risolveva in una domanda banale da parte di qualcuno di loro, o in una piccola rimostranza collettiva. Cose da poco, insomma, subito risolte.
Ieri invece no. Ieri invece, sia in prima sia in terza sia in quinta (la diffusione verticale del fenomeno è il dato più interessante, non lasciatevelo sfuggire), seppure in termini diversi dovuti all’età e alla proprietà lessicale diverse, mi è stata rivolta, dopo pochi secondi di mio silenzio, più o meno la stessa domanda: «Lei pensa che ci sia qualcosa di sbagliato ad andare con le prostitute?»
Come al solito, non è la risposta che conta (e nemmeno la mini-discussione che ne è seguita), ma è la domanda in sé. O meglio quello che la domanda implica.
Non mi era mai successo. Nessun ragazzo mi aveva mai chiesto qualcosa sul processo Mills, per esempio; o sulla crisi economica o sullo scontro istituzionale tra politica e magistratura; e nemmeno, badate bene, sulla riforma della scuola targata Gelmini. Niente, mai, come se per loro non fossero argomenti interessanti. Oggi, invece, che si parla di sesso e di prostituzione, hanno posto la questione. E poi hanno discusso, con argomenti a tratti banali e scontati, riportando evidentemente frasi sentite in famiglia, ma ne hanno discusso. Come se, finalmente, qualcosa li avesse scossi e colpiti davvero.
Mi ripeto, perdonatemi: non era mai successo. Forse perchè quando in famiglia si discuteva di crisi economica, i ragazzi non ascoltavano, andavano in camera loro. O forse perché non se ne discuteva proprio, in certe case. Mentre il sesso fa pensare i ragazzi e li agita: e la distinzione tra sesso e sesso a pagamento è ancora, per loro e per fortuna, una distinzione che deve avere senso. Come se fosse stata varcata una soglia: e dunque se ne deve parlare, se ne sente l’urgenza, si chiede un’idea al professore, che magari lui, chissà.
Ho dovuto notarla questa novità: perché negli ultimi dieci anni non mi era mai accaduto, non in questa direzione. Mi era invece successo che fosse diventato normale sentir dire ai ragazzi che “L’unica cosa che conta nella vita sono i soldi”; o che “Gli immigrati bisognerebbe cacciarli via a calci nel culo”. Affermazioni che nessuno contrastava e che io, da ragazzo, non avrei mai potuto pronunciare, perché erano esse stesse oltre la soglia dell’accettabile; e che invece i ragazzi miei alunni pronunciano tuttora con disarmante serenità.
Ma il sesso a pagamento, quello evidentemente no. Il sesso resta ancora un argomento su cui vale la pena di discutere, è importante, non lo si può ridurre a un semplice mercanteggiare: i miei studenti, nella loro stragrande maggioranza, rifiutano di farlo. E quindi: «Sara Tommasi è una pazza ammalata», «No, è lui che è ammalato», «Non sarà un reato ma è una cosa schifosa», eccetera. Ripeto per l’ultima volta: mai sentito, dai miei alunni, così tanto sdegno collettivo, così tanta urgenza di esprimerlo.
Quando sono uscito da scuola, ho pensato che qualcosa si sta davvero muovendo; che i ragazzi, questa cosa del sesso così mercificato, non sono disposti ad accettarla, come se fosse un fondamento che non vogliono mettere in discussione. Ho pensato che il premier e i suoi scherani, agitati fino al parossismo nelle loro quotidiane dichiarazioni, forse si stanno accorgendo proprio di questa cosa: che il sesso, per i giovani e non solo per loro, resta qualcosa che non può essere così bellamente reificato. Perché le soglie di guardia esistono, eccome se esistono.
E quando uscito da scuola, per la prima volta, ho pensato che ci vorra ancora molto tempo ma forse un’epoca sta cominciando a finire. E che è stata un’epoca abbastanza brutta: ma questo lo sapevo già.
Il mio contributo di ottimismo per il fine settimana:
RispondiEliminai più svegli tra loro capiranno presto che il sesso per soldi è un fenomeno molto più variegato e pervadente che il mero atto di pagamento tra prostituta e cliente; che il mondo è pieno di troie, maschi e femmine, e che il rapporto sessuale a pagamento ne è la manifestazione più onesta, perché non si fa passare per quello che non è.
I meno svegli tra qualche anno diventeranno come Berlusconi: in pubblico parleranno male delle prostitute, in privato saranno assidui frequentatori.
La domanda che ti hanno fatto e' strana pero', o meglio, e' strano il fatto che l'abbiano posta a te. Ma questo dimostra il rapporto, invidiabile, che ai instaurato con i tuoi alunni. La consapevolezza che la prostituzione sia cosa sbagliata e' dovuto anche all'istruzione religiosa, per cui, oltre al divieto morale, influisce anche quello religioso.
RispondiEliminaL'amore a 16 anni ha le farfalle nello stomaco: non si puo' pagare.
"La donna che paghi subito.. è la donna che paghi meno." M.Z.
RispondiEliminaMi viene da dire una cosa banale: menomale.
RispondiEliminaMenomale che almeno questo sia un problema, da adolescenti si ha diritto di aspettarsi una vita soddisfacente, e non togliamogli anche il sesso. E menomale che se ne parli a scuola, ché in fondo vuol dire che la scuola è ancora un luogo in cui si possono ricevere risposte. O perlomeno, in cui si possono fare domande, e non è poco.
Ma per cosa si scandalizzano, i tuoi alunni, per le proiezioni di Baarìa e due sorsate di Sanbitter o di Coca-cola light? Ma che bacchettoni! :D
RispondiEliminaVabbè, seriamente, per fortuna che almeno loro sono perplessi, perché improvvisamente il mondo sembra invaso da gente che pensa che la prostituzione sia una cosa bellissima...
La risposta non conta, secondo me. L'ho scritto nel post e lo riscrivo qui. Ci cono molte risposte possbili e tutte hanno in sé qualcosa che non è fallace: la prostituzione esiste da sempre ed esiste in molte e variegate forme. Tutti ne siamo stati protagonisti, in qualche modo, e lo sappiamo anche.
RispondiEliminaIo ho riportato la domanda perché, seppur evidentemente molto adolescenziale, mi è sembrata, per il discorso che ne è seguito, un sintomo di come la questione che occupa la politica italiana di questi giorni non sia una questione che sta passando via tanto liscia come si crede.
Non si vive di soli sondaggi, insomma.
Qualcosa si sta muovendo?
RispondiEliminaMa speriamo vivaddio!!
Mi auguro che tu abbia ragione, anche se ancora non oso sperarlo, sempre perchè a pensare il peggio poi non si rimane delusi...
Aliceland
Io ho sentito un fremito, in quelle classi. Una specie di perplessità (non indignazione, sarebbe troppo) che non avevo mai sentito prima. Magari mi sbaglio, naturalmente: ma forse no, ed è un segnale.
RispondiEliminatempo fa ho scritto anche io un post sulla sensazione che ho che le cose stiano cambiando.
RispondiEliminaLì parlavo della donna, qui tu dei ragazzi. Sarà una cosa lunga e molto dolorosa per il paese, ma secondo me ci siamo.
Speriamo, guarda, sul serio.
RispondiEliminaNon so quanto potrà essere dolorosa, ma spero che non sia tanto lunga: perché ho già la mia età e vorrei vedere almeno un "pezzetto della fase di transizione". ;)
in effetti la cosa strana è che abbiano fatto la domanda, il che implica che ci abbiano pensato su...
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