Sul libro di storia compare la parola “nepotismo”: i ragazzini di prima mi chiedono in coro che cosa sia questo nepotismo. Io spiego loro che è il comportamento di chi, avendo importanti responsabilità politiche o detenendo una qualche forma di potere, favorisce i suoi parenti o amici, a prescindere dai loro effettivi meriti. Gli racconto che il termine si riferisce soprattutto ai papi e allo stato della Chiesa, non ai satrapi dell’Impero persiano che stiamo studiando.
Poi chiedo loro: «Pensate che attualmente, nel nostro paese, ci siano delle forme di nepostismo?» Risposta unanime: «Eeeeeh!» «Oooooh!» «Siiii, tantissimo!». Insomma, è un verdetto implacabile di condanna, urlato con la spensierata incosapevolezza dei quattordici anni, quasi con gioiosa noncuranza; forse anche un po’ acuita dallo sguardo troppo benevolente del prof di storia.
«E dove le vedete, queste forme di nepostismo?» domando io. «Nella politicaaaaa!», «I nostri politiciiii!»: è un altro giovanile e cinguettante coro. Poi chiedo: «E vi sembra giusto che sia così?» «Noooo!» «È orribileeee» «È un’ingiustiziaaaa!». Certe risposte sono belle perché le so già prima… Mancano solo i fischi e i «buuuu!» e qualche applauso sovreccitato e sembrerebbe di essere
Poi, in ultimo, chiedo: «E se voi foste il capo del paese o anche solo di una città, sareste nepotisti?» «Siiiii!» «Lo fanno tuttiiii!» «Se non lo facessi io lo farebbe un altroooo!»
Ecco, volevo solo raccontarvi questo. Dell’inconsapevolezza spensierata dei miei alunni di quattordici anni, già nepotisti prima ancora di poterlo essere, gioiosi nel dare avventate e istintive risposte corali, un po’ ingenui nel non pensare a quello che sta accadendo nell’ora di storia. E del sorriso del prof che lentamente si spegne.
E poi anche di un’ultima cosa, volevo raccontarvi: solo una ragazzina, la piccola Caterina, ha nel frattempo alzato la mano per dire che lei no, lei pensa che sia giusto valutare soprattutto i meriti delle persone e che, se i suoi amici non fossero capaci, lei non darebbe loro nessun incarico. Lo fa con voce sottile e fioca, come se avesse paura di sbagliare e di essere sgridata; dice che il nepotismo è una cosa brutta, secondo lei, e che non dovremmo essere nepotisti, secondo lei. E io le chiedo di dirlo più forte, di ripeterlo adesso che le risate di soddisfazione si sono placate; e lei lo ridice più convinta e io allora li guardo e dico, a voce alta: «Ha ragione Caterina».
E il prof di storia ora non sorride proprio più, anzi è serissimo. E tutti rimangono muti e immobili, con le vocali che si spengono in gola, preoccupati perché hanno dato al prof la risposta sbagliata.
A me ha sempre fatto morire questo atteggiamento tutto italiano di condannare il nepotismo e poi di praticarlo coscientemente.
RispondiEliminaCioè, io capirei se lo considerassimo giusto e agissimo di conseguenza. Ma noi siamo migliori, lo consideriamo sbagliato però contemporaneamente consideriamo giusto l'esserne beneficiari. Come fosse una cosa ovvia.
Ogni tanto penso che siamo il popolo più meraviglioso del mondo.
e quindi temono di prendere un brutto voto (l'unica possibile preoccupazione)?
RispondiEliminameno male che caterina c'è... ma... un dubbio (spero sbagliato) m'attanaglia :sono anche in grado di fare qualche esempio di nepotismo praticato dai nostri politici o hanno risposto semplicemente secondo il senso comune?
RispondiElimina@frank: sicuramente possono fare l'esempio di Ruby :-)
RispondiEliminaNon temono solo il brutto voto. In prima temono ancora la disapprovazione: poi impareranno a fregarsene, ma ci vogliono almeno un paio di anni.
RispondiElimina@frank
Non gliel'ho chiesto (e quindi non ho la controprova) ma sarei quasi sicuro che non sarebbero in grado di fare alcun esempio di nepotismo contemporaneo. Rispondono secodno quanto orecchiano in casa e in giro per la strada: "senso comune", appunto. Senso comune del profondo Nord, peraltro.
Più che altro la cosa "curiosa" e' che circoscrivano il nepotismo alla politica mentre invece ne e' marcia la società italiana anche sul lato economico a partire da Fiat e Mediaset, giù per li rami
RispondiEliminaSono troppo piccoli per il mondo imprenditoriale; fanno finanche fatica a capire cosa sia... Perlopiù sono io che gli spiego cos'è il parlamento, che cosa il governo, che cosa la Costituzione. Ma in questo credo che anch'io, alla loro età, non brillassi tanto più di loro.
RispondiElimina(Che poi la politica sia "sporca" per definizione, è in qualche modo un pensiero da mercato rionale, non sorprende che sia arrivato a loro.)