domenica 20 febbraio 2011

Il colore del sangue

di Sempre un po' a disagio

La Libia è un paese oppressore da quarantadue anni, caratterizzato da un regime militare imponente, dalla presenza di un dittatore (ovviamente), dalla mancanza di democrazia e dalla mancanza uno stato di diritto. Da quarantadue anni il popolo libico non sa cosa sia la libertà di stampa e la libertà di espressione in senso più ampio. Ma non sa neppure cosa siano le elezioni libere, visto che il figlio dell’attuale dittatore è già stato designato come suo successore. Non c’è separazione dei poteri, ovviamente. C’è la pena di morte, anche. Poi cos’altro? I diritti umani non sono garantiti costituzionalmente e i partiti politici sono vietati. Insomma, un elenco del genere lo potete trovare scritto ovunque. Come potete trovare scritto ovunque che la Libia fa parte dell’ONU. La situazione, per noi che sappiamo cosa sia la libertà di espressione, la democrazia e lo stato di diritto, è drammatica. Nonostante questo l’Italia ha dei rapporti amichevoli con questo paese da più di un decennio: accordo sul turismo nel 1998; convenzione consolare 1998; accordo sulla protezione e promozione degli investimenti 2000; accordo di cooperazione culturale 2003.
L’abbraccio definitivo tra i due paesi avviene nel 2008 con la fondazione di un vero e proprio partenariato. Quindi, quasi a disegnare un sillogismo, l’Italia ha stabilito con una dittatura un'alleanza di natura politica economica che con Silvio Berlusconi è scaduta nell'amicizia. Nel 1998 con Prodi (D'Alema) Presidente del Consiglio; nel 2000 con Giuliano Amato e nel 2003 sempre con Silvio Berlusconi. Sia destra che sinistra, quindi, complici del sodalizio.

Alla luce di questi freddi dati trovo coerenti le ultime dichiarazioni di Silvio Berlusconi e il silenzio (per ora) di Frattini.

Trovo invece fuori luogo le affermazioni di Walter Veltroni :
in pochi giorni ci sono stati quasi cento morti e non c'è stata ancora alcuna reazione ufficiale. Il grande sommovimento che, in nome del pane e della libertà, sta scuotendo l'Africa mediterranea è una cosa che riguarda direttamente l'Italia. Il silenzio delle autorità italiane su quanto sta avvenendo in Libia è terribile e assordante.

ma anche quelle di Rutelli:
se sia compatibile con i fondamenti di un paese democratico quale e' l'Italia l' acquiescenza ad una repressione tanto crudele 

e di Casini:
in Libia è in corso un silenzioso massacro di giovani intellettuali e lavoratori che protestano contro un regime liberticida. Le autorità italiane assistono in modo silenzioso e forse imbarazzato nel ricordare le indegne sceneggiate a cui ci ha costretto ad assistere il colonnello Gheddafi sul territorio italiano con la sola voce indignata di una parte dell'opposizione. Chiediamo che il governo riferisca in Parlamento al più presto su quanto sta avvenendo e che le Camere esprimano una condanna netta e ferma per atti di violenza perpetrati nei confronti di spontanee manifestazioni di protesta popolare contro un regime tirannico. Potevano pensarci prima ai sommovimenti in nome del pane e della libertà.

La domanda è delle più banali: perchè questi uomini politici non hanno contestato prima la posizione dell'Italia nei confronti della Libia? Il colore del sangue è sempre stato rosso?

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