sabato 26 febbraio 2011

Esultare

di Sempre un po' a disagio

Ho sempre evitato di trarre soddisfazioni dal mio lavoro, che poi è quello del vendere libri. Ho evitato, per non soffrire, commozioni, sentimenti, passione e tutto ciò che va a toccare certe sfere che è meglio tenere distanti dal negozio. Certo, poi ci sarebbe anche da chiedersi quali soddisfazioni un libraio possa ricavare dalla vendita di un libro o quali sentimenti decida di scegliere di gettare lì in mezzo, tra le pile di libri e gli scaffali polverosi. Ben poca cosa, vi assicuro. Questo è commercio e il commercio, anche se di oggetti nobili come i libri, richiede forme ridotte e bastarde della passione, cioè puntualità, professionalità (?), pazienza, serietà, memoria e pazienza. E poi, dimenticavo, la pazienza.

Rimane che ci sono dei colleghi e gli stropicciamenti emotivi, le tensioni e tutti i mal di bile che chi lavora conosce bene, non sono per niente esclusi. Già, perché ci sono le risposte malvagie della collega non proprio in giornata, gli ordini secchi della responsabile, mancate pacche sulla spalla, i silenzi lunghi sette ore con conseguenti atroci sensi di colpa, sgambetti emotivi di vario genere e, insomma, a un certo punto io, come sicuramente anche i miei amati colleghi, comincio a considerare il mio stipendio come prolungamento di questo saper stare con loro, oltre che con i clienti. Niente emozioni o coinvolgimenti, quindi, sennò si finisce che i tremori ce li si porta a casa o al bar. E ci si ammala. 


Bene, per me (e per voi, lo so) il post di oggi potrebbe anche finire qui. Il libraio sempre un po’ a disagio ha rivelato che delle emozioni lavorative non gliene importa un accidente. A lui, mascalzone latino, interessano solo i soldi, le donne e la gloria. Bene, tutti a casa. A più tardi con un post dello Scorfano. 

Mi dispiace per voi, ma le cose non stanno proprio così. Un poco le costole s’inclinano quando manca il saluto della collega, perché il saluto della collega un poco fa giornata. Fa giornata anche il gesto mancato, la gentilezza latitante, la pacchetta sulla spalla e l’occhio che guarda l’occhio. Fanno giornata cose insensate, sottili e labili. Io ci ho provato a costruirmi una bella capanna in riva al mare, fuori da questa maledetta libreria, ma a fare giornata sono le cose che capitano lì dentro, tra un Follet e un Ariosto e anche a sforzarmi proprio non riesco a rinunciare al mio studio quotidiano di balistica, per capire quali traiettorie e sponde hanno coinvolto gli umori e i gesti di noi librai stanchi e fedeli. Sarà che fuori ho da impugnare solo acqua, sarà che il bicchiere oltre che mezzo vuoto è pure sporco, sarà che a dare combustibile a questo blog è anche la libreria.

Sarà quello che volete voi, ma io l’altro giorno ho alzato le braccia al cielo quando è arrivato in libreria “La storia dell’arte” di Gombrich. Quel libro, mi diceva un cliente disperato, è già tre volte che provo ad ordinarlo sul sito "Internet bookshop" ma nulla, non vuole saperne di arrivare. Loro, mannaggia, mi dicono che è disponibile, ma poi non arriva. Figurati se potete recuperarlo voi. A me quel "voi" mi ha scombussolato, mi ha fatto vedere che sulla mappa delle cose cominciamo a stare in periferia, di lato, piccoli e provinciali. Ma “La storia dell’arte" di Gombrich è arrivato, dopo un mio tentativo di prenotazione, e io ho alzato le braccia al cielo, ho esultato come un pivello e ho fatto qualche gestaccio verso la homepage di Internet bookshop, con commozione, sentimento e passione.

10 commenti:

  1. Sulle emozioni: sicuramente conoscerai (tra mille altre cose) anche il racconto breve di Thomas Mann "Il piccolo signor Friedemann"... Il tuo caso non è il suo naturalmente; ma meno male non siamo ancora insensibili al gesto gentile, altrui e nostro...! Monica

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  2. Gentile sei tu che mi sopravvaluti. No, non conosco il racconto ma vedo di provvedere alla mancanza. Grazie (ancora).

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  3. Ti ho pensato leggendo questo:

    http://shelfcheck.blogspot.com/2011/02/judgmental-bookseller-ostrich.html

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  4. Credo si riferisca a questo:

    http://it.wikipedia.org/wiki/The_Secret_%28libro%29

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  5. E' quello che avevo capito io. Inchiodavo alla parete quella domanda, che mi sento ripetere mille volte al giorno.

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  6. LOl, scusa non avevo capito. ahahah ma allora la gente lo vuole sul serio?

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  7. "Sul serio", non potevi dire cosa più giusta.

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  8. Il gesto dell'ombrello davanti allo schermo di un pc è a mio parere uno dei più liberatori e sovversivi atti di esultanza che la moderna civiltà ci concede oggi. Io lo faccio spesso, per motivi disparati (virus combattuti, licenze bypassate, ecc ecc), e ti capisco benissimo!!

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  9. Brava e grazie. A me serve sempre un poco di comprensione ;)

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)