Al supermercato Auchan, che sta vicinissimo alla libreria, ci vado anche se non mi serve la carne, il detersivo, le banane, le melanzane o i biscotti. Ci vado per rilassarmi, perché se esco dal negozio e salgo in macchina ed entro in casa, se faccio questi tre passaggi, io rimango nervoso tutto il pomeriggio o tutta la serata. Ho bisogno di camminare, e camminare fuori dal centro commerciale vi assicuro che non è una bella esperienza, visto che l’immensa struttura è stretta tra la tangenziale e la campagna, disciplinate entrambe da un piano regolatore che in questi anni ha educato l’umore di centinaia di commessi con contratto determinato o indeterminato. Allora vado al supermercato per fare una perlustrazione del reparto libri, per vedere gli sconti che la nostra libreria non può permettersi di fare, per misurare approssimativamente il potere d’acquisto che noi ci sogniamo di notte, per vedere quanta furbizia e mestiere impegnano i commessi per l’esposizione ma soprattutto per vedere quanti e quali libri vanno a capitare tra le mani dei clienti. Perlustrazione che faccio già che sono lì, non pensate male.
Al supermercato ci vado anche per assecondare la mia passione per i reparti di calzature, per ammirare le scarpe da ginnastica schierate come un esercito durante un giuramento, per stringere negli occhi i colori improbabili e nel naso l’odore di scarpe scadenti. Ci vado perché ho da rilassarmi un po’, è vero, però le commesse sui pattini mi piacciono tanto. Mi piacciono pure i vini divisi per regione, le confezioni dei succhi di frutta, le patatine e il banco dei pesci.
Il reparto dei latticini però non mi piace tanto e vorrei sempre evitarlo. Non tanto per la bassa temperatura che aleggia nella corsia, e neppure per il bianco imperante e l’assenza di un odore piacevole. No, è solo che in prossimità di questo reparto c’è sempre una signora che vende formaggini a uno stend. Non è sempre la stessa, sia chiaro, ma l’esposizione di formaggini richiede sempre la presenza di una qualche signora "su di età", se si può usare questa espressione. Allora, seguendo un'inspiegabile attrazione, succede che mi nascondo dietro a una pila di barattoli di olive e guardo la signora dei formaggini. Le si vede la ricrescita dei capelli, le vene varicose, gli occhi inniettati di sangue e le occhiaie di chi non conosce il sonno. Se domani ci andate, vi giuro che troverete lei, così come ve la sto descrivendo io. E magari non sarà la stessa persona.
Da dietro i barattoli, facendo finta di studiarne le etichette, guardo la signora che vende i formaggi, la sua età e la sua sintassi stanca quando dice “signori, volete assaggiare…” e non finisce mai la frase. Alla parola assaggiare le piglia uno sconforto sottolineato e un desiderio di abbandono che non si traduce mai in ribellione. I piedi, imbucati in scarpe evidentemente scomode, sono tappezzati di cerotti proprio dove ci stanno i talloni. Se domani andate lì, provate a notare questa cosa: ogni tanto manderà con un movimento macchinoso i talloni sui glutei e con un sofferto gesto delle braccia proverà a sistemarsi i cerotti che non vogliono saperne di starsene incollati.
La signora dei formaggini in volto è così stanca che non capisco se è per quello che sta facendo o per quello dovrà fare dopo, finito il suo lavoro. Magari, mi dico, è per quello che ha fatto prima. Non so, a me basta vedere come si muove la sua faccia quando arriva qualche magrebino a pigliarla per il culo, o quando lei inzia il suo “signori, volete assaggiare….” e le signore della sua età tirano dritto per la loro strada. Allora, quando vedo la sua faccia piegarsi un po’, mi verrebbe voglia di correre da lei e abbracciarla e dirle che presto arriverà qualcuno a ripararla dal mercato, dai magrebini che la prendono per il culo, dalle multinazionali dei formaggini, dai cerotti e dalla stanchezza che alla sua età probabilmente è qualcosa di più che stanchezza. Vorrei difenderla come se fosse mia madre, lì, a vendere formaggini. Vorrei pettinarla come una bambola e pensare a lei per il resto della sua vita. Vorrei soprattutto accusare qualcuno di non so precisamente cosa.
Perché se domani decidete di venire lì, dietro i barattoli, noterete questa cosa: la signora comincerà a parlare da sola, a dire parolacce, ad accusare qualcuno per quello le sta accadendo. Lo farà a bassa voce, sommessamente, quando nessuno sarà nelle sue vicinanze. Dirà queste cose amare e spigolose prima di lanciare nel vuoto il suo ennesimo “signori, volete assaggiare…”. Il formaggio.
Non so ... io ci leggo qualcosa di Simenon in questo andare "tra tangenziale e campagna" e soprattutto nella descrizione della "signora dei formaggini". Ciò che invece è solo tuo è il moto di com-passione (e di indignazione?).
RispondiEliminaMah, una cosa che sta tra la compassione e l'indignazione. Grazie per averlo capito.
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