domenica 13 febbraio 2011

Lo stato presente

di Sempre un po' a disagio


È un momento di grande fiacca generale, la gente è disinteressata, non ha soldi ed è preoccupata soprattutto di apparire e non di essere. (Franca Rame)

Magari sbaglio, ma che la gente sia più preoccupata di apparire che di essere, come dice Franca Rame, a me pare una cosa non vera. Oppure una cosa che andrebbe un poco calibrata o rivista. La mia sensazione è che la gente pensi più a essere. Ad essere felice, per dirne una. Oppure ad essere accettata. Se poi mi ci metto di buona lena sono anche capace di dirvi che non capisco appieno cosa significhi “preoccuparsi di apparire” o “preoccuparsi di essere”. Mi sembrano quelle frasi che fanno da collante, che mettono d’accordo una schiera di persone arrabbiate, in realtà, per tutt’altro. Penso, buttando sempre l’occhio su quanto dice Franca Rame, che se ci sono delle ragazze che si umiliano, queste lo fanno per essere. Poi potremmo sederci attorno a un tavolo e discutere su come vogliono essere queste ragazze che si umiliano.



Sarà che ho appena finito di leggere il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani (seguito da un bel saggio di Franco Cordero), ma mi sono convinto che là dove manca una società stretta e affiatata si pensi più all’essere che all’apparire e che se Berlusconi, per fare un esempio, pensasse più all’apparire che all’essere non sarebbe cattiva cosa. Anzi.

restringendoci alla sola mancanza di società, questa opera naturalmente che in Italia non havvi una maniera, un tuono italiano determinato. Quindi non havvi assolutamente buon tuono, o egli è cosa così vaga, larga e indefinita che lascia quasi interamente in arbitrio di ciascuno il suo modo di procedere in ogni cosa. Ciascuna città italiana non solo, ma ciascuno italiano fa tuono e maniera da sé.

Vero è che sto facendo il furbetto citando un testo del 1824, però la mia impressione è che la data inganni e che la distanza, come sta scritto sulla quarta di copertina, è solo una presunzione di lontananza. Leopardi ci dice anche quanto sia importante l’apparenza nei paesi stranieri

Gli uomini politi di quelle nazioni si vergognano di fare il male come di comparire in una conversazione con una macchia sul vestito o con un panno logoro o lacero; si muovono a fare il bene per la stessa causa e con niente maggiore impulso e sentimento che a studiar esattamente ed eseguir le mode, a cercar di brillare cogli abbigliamenti, cogli equipaggi, coi mobili, cogli apparati: il lusso e la virtù o la giustizia hanno tra loro lo stesso principio, non solo rimotamente parlando, il che è da per tutto e fu quasi sempre, ma parlando immediatamente e particolarmente.
Insomma, secondo me questa cattiva reputazione dell'apparire andrebbe approfondita e un buon modo, ripeto, potrebbe essere la lettura, o rilettura, del Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani (e anche del bel saggio di Franco Cordero).



1 commento:

(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)