lunedì 28 febbraio 2011

Il cuore della crescita economica

di Sempre un po' a disagio

Mi cadono i capelli sulla tastiera al solo pensiero di scrivere un articoletto riguardante la mostra bresciana su Matisse, ma ci voglio ugualmente provare. Dovreste vedermi in questo momento: seduto alla scrivania, la neve che cade appena più in là del davanzale, la casa vuota e fredda per colpa di un gatto che ha deciso di uscire e di non tornare più e le rotelline della mia testolina che cercano di assemblare immagini e parole per raccontare una bella iniziativa della mia città. Non che non voglia, ci mancherebbe, è solo che io, invece, sono molto bravo a praticare lo sport nazionale per eccellenza e cioè il vittimismo.


Scrivere che Brescia e il Monastero Santa Giulia hanno organizzato la bella e istruttiva esposizione dal nome Matisse. La seduzione di Michelangelo, che ha il compito di dimostrare il saldo legame tra l’artista francese e il genio italiano del cinquecento, ecco, scrivere ciò mi risulta difficilissimo. Mi è faticoso mettere in una frase le parole “bella” e “istruttiva”. Sentite qua, invece: la vita fa schifo. Dire questo mi esce bene. Oppure: secondo me la dichiarazione di ieri di Nichi Vendola la scuola pubblica è il cuore della crescita economica è una dichiarazione mostruosa, una non risposta a Silvio Berlusconi. Cosa diavolo c'entra l'insegnamento con il commercio? La cultura con le aziende? Quindi, caro Vendola, pussa via. Ecco, avete visto come sono bravo a parlar male, a criticare, a digrignare i denti?


Vabbè, dicevo, a Brescia è in programma dall’11 febbraio al 12 giugno una mostra che si è presa l’impegno di sottolineare a tutti i visitatori il filo che lega Matisse a Michelangelo, i contributi del secondo all’arte del primo, le formule e le sapienti tecniche che
No, non ce la faccio, scusate. Qui o con una brusca virata mi metto a parlare di qualcos’altro oppure non so. Dai, devo stare calmo. Ci riprovo. Allora, dicevo, le formule e le sapienti tecniche di due artisti apparentemente distanti ma molto vicini. Brescia, bella città ai piedi del colle Cidneo, ha deciso di appendere

No, basta, la smetto qui, perché proprio non mi riesce di parlare positivamente (faccio fatica anche a dire "positivamente") di un’esposizone di quadri. Per cambiare argomento, però, è tardi, quindi devo trovare del marcio o qualcosa da criticare Ah, ecco. La curatrice della mostra si chiama Claudia Beltramo Ceppi Zevi. Non so voi, ma io lo trovo un nome orrendo. Come si fa a dare in mano l’organizzazione di una mostra a una con un nome così? Sì, è vero, il nome non fa una persona, il mio è solo un modo per litigare e bla bla bla. Va bene, ritiro tutto. Cosa posso dire, allora? Ah, sì, ho trovato. Adesso vi faccio il post, con questa cosa qui. Lo so che ormai sono passati già parecchi giorni, ma dal 12 al 14 febbraio tutte le coppie tradizionali potevano, grazie all’iniziativa “Brescia con amore”, godere di sconti sul biglietto per la mostra. Il fatto è che “coppie tradizionali” significa coppie eterosessuali e non omosessuali.

L’Arcigay ha quindi deciso di boicottare la mostra in segno di protesta verso questo bieco razzismo padano. Da non credere. Dove andremo a finire. I gay discriminati nella mia città. Razzisti e fascisti che non siete altro. Cosa avete detto? Poi e stato smentito tutto, dite? Cosa ha fatto il comune di Brescia? In un comunicato un assessore ha evidenziato la pubblicazione da parte del giornale cittadino di una notizia inesistente, falsa e provocatoria? Lo sconto è per tutti, quindi? Cavolo, ma questo doveva essere il sistema nervoso del post, il movente, l’indignazione. Niente da fare, rimangio anche queste righe adirate e sdegnate.

Allora, cosa cavolo scrivo io? La mostra è bella, Claudia Beltramo Ceppi Zevi coadiuvata da un efficente comitato scientifico composta dai maggiori esperti del pittore francese, Michelangelo e Matisse che si vogliono bene, Brescia città d’arte, prezzo del biglietto 14 euro, tre euro di sconto per gli studenti universitari fino ai 26 anni, 6 euro di sconto per i possessori della tessera Ikea Family. Niente da fare, qua è tutto perfetto.

12 commenti:

  1. LA TESSERA IKEA FAMILY?!? Col cavolo che tutto è pèerfetto.

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  2. Questo post, per quello che ho capito io da lettore, sta tutto nella Tessera Ikea Family... Illustrazione compresa, infatti.

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  3. E il mio commento dimostra che programmare l'uscita di un post a chiave alle 8:30 del lunedì mattina è un buon modo per dare una lezione d'umiltà facendo apparire scemo il lettore che crede di non esser tanto scemo (al più un po' distratto, questo sì)

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  4. "I possessori della tessera Ikea Family dovranno montare le opere. Gli altri potranno vederle già intere".

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  5. LA TESSERA IKEA FAMILY? Concordo con l'avv. (e concordo con lo Scorfano sull'abilità del nostro Disagiato :-) )

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  6. Per bilanciare questa atrocità il biglietto dovrebbe costare un euro alle famiglie monoparentali, gay, o "normali" ma con al massimo con un figlio. La speranza sarebbe cosi di incoraggiare queste categorie di illusi e ingenui allo studio, per esempio del marketing, materia che fa chiaramente difetto a lor signori organizzatori della mostra. Almeno l'avessero chiamata, che ne so, Contromostra. Scusate ma a quest'ora del lunedi mattina mi sveglio con una insana voglia di fare pulizie, vado a farmela passare.

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  7. Le mie perplessità, più che sulla "family", sono sull'Ikea in sé, visto che nella ridente catena di mobili svedesi una tessera "Ikea Family" non la negano a nessuno, anche a chi una "family" non ce l'ha...

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  8. @gliuommero
    Sei ben informato sulle pratiche Ikea, cosi leggo
    Kevin

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  9. @Home il problema, è che poi ai corsi di marketing in università, ti parlano solo di Ikea, sopratutto qui a Brescia. ;)

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  10. @Danilo
    prova che Ikea ha un marketing che funziona bene oppure che i professori di marketing dell'università di Brescia dovrebbero fare corsi di riqualificazione. Vedi altre possibilità ? Io vedo un post che parlava di una "mostra" (ripeto io la chiamarei Contromostra) che provoca molti commenti su Ikea.

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  11. ok ho capito male io il tuo primo commento, ora mi è chiaro il discorso.

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  12. Cripticamente e a mio modo cercavo di insinuare che la cultura c'entra con le aziende.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)