venerdì 3 giugno 2011

un senso del dovere

di lo Scorfano
 
Poi, a fine maggio o inizio giugno, quando mancano dieci giorni alla fine di tutto, in una qualsiasi classe delle tue classi (in genere nella migliore delle tue classi, quella piena di ragazzi che hanno studiato molto, per tutto l’anno), a un certo punto esplode la tensione, la stanchezza, lo sfinimento. E un ragazzo, quello più coraggioso o semplicemente quello più sfacciato, alza la mano per dirti che però, insomma, quella verifica del 4 giugno si potrebbe anche non fare. Tu sorridi, ti guardi intorno, cerchi di capire in pochi istanti se lui parla per sé o se la sua è la voce di tutti.

Ma tutti guardano te, in silenzio, sperano, aspettano di sapere se sarei fermo e irremovibile su quel punto, tutti sperano che la verifica si possa anche non fare, anche quelli che non ne hanno mai parlato, che nemmeno ci hanno mai pensato. E tu dici loro la verità: che la verifica del 4 giugno è stata programmata molto tempo fa, che abbiamo fatto un lavoro per arrivare fino a qui, che è giusto capire come sia andato quel lavoro; dici anche che sai che loro lo hanno fatto bene, quel lavoro, che non devono preoccuparsi; si tratta solo di raccoglierne i frutti.

Ma loro sono stanchi, hanno studiato per nove mesi, fa caldo, sono sudati, sono stati interrogati per tutto maggio in tutte le materie. Ti dicono che sì, va bene, però… Ti dicono: non potremmo riposarci, ogni tanto? Non potremmo parlare d’altro?          
                 Ti chiedono: e perché continuiamo a fare lezione di italiano, per esempio, se tanto sulle cose che adesso stiamo leggendo lei non avrà mai il tempo di interrogare nessuno? Tu rispondi loro che sono letture che serviranno l’anno prossimo: ripartiremo proprio da queste letture, l’anno prossimo, a settembre. Dici così, sai che è vero.

Ma loro si attaccano a tutto, non ne possono più, c’è quella verifica del 4 giugno, fa caldo, sono sudati e stanchi, insistono, ti pregano, ti dicono che la scuola è praticamente finita. E tu, quasi quasi, hai la tentazione di dire che d’accordo, va bene: cancelliamola pure quest’ultima verifica, se vi pesa così tanto: facciamo finta che avete capito tutto tutti e non parliamone più…

Ma è una tentazione che ti dura pochi secondi, in realtà. Non è nemmeno una tentazione, solo un barlume di pensiero che ti si affaccia davanti senza darti il tempo di pensarlo davvero. Perché sei lì in piedi davanti a loro, sei stanco e sudato, non ne puoi più dei pacchi di temi da correggere che ti aspettano tutti i pomeriggi nel tuo studio dall’inizio di maggio (beati gli insegnanti di educazione fisica, beati per sempre), non ce la fai quasi più a preparare e correggere verifiche; perché, mentre sei lì davanti a loro sfinito e sudato, pensi che c’è un lavoro da finire, che devi insegnare loro che i lavori da finire si finiscono, e che questo forse è l’insegnamento più importante che devi lasciare loro, il senso del dovere, la responsabilità nei confronti del proprio compito, l’etica del lavoro come rispetto di se stessi.

E quindi dici loro che la verifica del 4 giugno si farà, punto. Che devono prenderla come un’opportunità, non come una tortura. Sei sorridente davanti a venticinque facce giovani e cupe, ti sforzi comunque di sorridere, di essere gentile, pensi che anche questo sia un tuo dovere: sorridere. Anche se loro non lo fanno, anche se qualcuno sbuffa un po’ troppo platealmente, anche se quasi tutti guardano il banco come se li avessi mandati per sempre al confino. Tu sorridi e cerchi di essere gentile, è il tuo mestiere.

Poi, mentre torni a casa, mentre pranzi davanti al telegiornale, ti chiedi quanto sia vero quello che hai pensato. Forse non è vero, forse non stai insegnando un bel niente, altro che rispetto di sé e del proprio lavoro: forse è solo il tuo senso del dovere che ti impone di fare quella verifica, di imporla a loro, di sapere che dovrai correggerla affannato. Non è questione di insegnare qualcosa, ma è più che altro il tuo obbedire a qualcosa. È il tuo senso del dovere che ti morde da dentro e ti dice che questo è quello che si deve fare. È giusto? È sbagliato? Sei troppo stanco per saperlo, sei sudato, hai lavorato tutto l’anno, tutto il mese di maggio così pesante.

E allora ti alzi da tavola e vai subito nello studio e prepari la verifica per il 4 giugno: che prima la finisci prima sarai contento. E poi dovrai correggerle tutte, ma ci penserai il giorno 5, che è domenica.

16 commenti:

  1. Nel Meridione, o quantomeno in Puglia, la soluzione gli studenti l'hanno trovata da soli.

    Dopo il 31/05, se sanno di avere tutti i voti, semplicemente non vengono più a scuola: si ritirano. Alcuni presidi riescono con minacce ad arginare il fenomeno, molti professori sono corrivi.

    E' una cosa che ho scoperto trasferendomi, quando ero ragazzino, da Genova a Bari e a vent'anni di distanza non smette di scandalizzarmi.

    Perché è il classico abuso da meridionali piagnoni che sembra fatto apposta per dare ragione alla Lega.

    FR

    RispondiElimina
  2. E' esattamente così.
    E siccome anch'io sono come loro (i ragazzi), li capisco e vorrei proprio dire: massì, massì, chi se ne importa, dai, non facciamola più quella verifica che tanto fa caldo, ci vediamo a settembre, vi tormenterò allora, vi capisco, vi capisco...
    E poi dico le parole lassù, e la verifica si farà e io rimarrò in casa domenica a correggerla. Ma è così, e va bene, dai.

    RispondiElimina
  3. Sì, è così e va bene così, lo so. E vorremmo dire anche noi che in fondo è giugno e poi non lo diciamo: meglio così, appunto. ;)

    RispondiElimina
  4. idem con patate: io finisco di interrogare tutti tra lunedì e mercoledì e sono alle prese con l'ultima verifica di italiano.

    @FR: da quanto ne so, l'usanza è diffusa un po' in tutto il meridione, parola di ex fidanzato (casertano), ex preside (napoletana), ex collega (calabrese).
    io vorrei capire chi controlla, però, diamine.

    RispondiElimina
  5. Premetto che mia madre - insegnante per 40 anni - mi ha trasmesso la sacralità del calendario scolastico: le date devono essere rispettate, sia per l'inizio che per la fine delle lezioni; considero una mancanza di rispetto nei confronti degli insegnanti e dei compagni di classe andarsene in vacanza durante l'anno quando ci sono le lezioni.
    Purtroppo, per come è strutturato il calendario scolastico italiano, è realistico che i ragazzi e i professori (e anche i genitori ...) a giugno possano essere stanchi.
    Nella mia ormai lontana esperienza personale ho avuto però professori che riuscivano tutti gli anni a svolgere il programma, effettuare le verifiche scritte e le interrogazioni entro la fine di maggio, così da organizzare a giugno attività e lezioni particolari, e altri insegnanti che si riducevano ad interrogare tutta la classe all'ultimo momento.
    SilviaC
    P.S.Oggi mio figlio è stato interrogato in 3 materie; in due di queste, causa suono della campanella, l'interrogazione continuerà fra una settimana.

    RispondiElimina
  6. In effetti capita spesso che nelle scuole romane a giugno non ci sia più quasi nessuno.
    Oggi nelle tre classi in cui sono stata gli assenti erano nella norma - eppure in molte scuole c'è il ponte e in città si vede. E lunedì verifica finale (ma io non l'avevo programmata per lunedì scorso, se non fosse che la mia collega potente ha pensato bene di portarmi via la classe per non si sa quale progetto: capita anche questo).

    RispondiElimina
  7. @Lanoisette

    Chi controlla cosa? Mica fanno x (ovvero marinano la scuola): i genitori giustificano tutto e fine. E i prof. di certo non si sperticano. Una volta proposi che un ciclo di lezioni autogestite che era stato promesso, e che non si sapeva dove schiaffare, venisse fatto a giugno, a voti dati e interrogazioni fatte. Si sono incazzati tutti.

    L'unica scuola in cui ho visto il fenomeno arginato era un liceo in cui i crediti erano ben calibrati sul numero delle assenze.

    Poi, anche io la vedo come SilviaC: giugno è il momento in cui la scimmia della burocrazia lascia un po' la presa.

    FR

    RispondiElimina
  8. @SilviaC
    Naturalmente ci si prova sempre ad arrivare a giugno senza dover interrogare nessuno. Io in genere ci riesco, e anche quest'anno non ci sono andato lontano. Ma, complice la Pasqua così (alta? bassa? non lo so mai...), mi è rimasta una verifica fuori: quella di domani, appunto: che faremo e speriamo bene.
    Poi, tre interrogazioni in un solo giorno sono impedite dal nostro Pof, per esempio.

    RispondiElimina
  9. Affermazioni riguardo ad abitudini da meridionale credo andrebbero supportate da dati statistici altrimenti si rischia di cadere nel luogo comune di cui temo non abbiamo bisogno.Mi ostino a non credere in una parte del paese più o meno virtuosa dell'altra.
    Potrei anche sbagliare visto che è questa solo un'opinione e non ho dati.
    La lega non ha bisogno di pretesti, non servono per essere imbecilli.

    RispondiElimina
  10. Sì, anch'io, come Giovanni, credo sia molto pericoloso generalizzare in questo tipo di direzioni. Non ho mai insegnato al sud e non so come funzioni. Però vedo che qui, nel profondo Nord, non sono in pochi (colleghi, ragazzi e tutti) a considerare giugno come un anticipo di vacanza. Come al solito conta la testa più che la latitudine.

    RispondiElimina
  11. un paio di cose:

    @giovanni: anch'io vorrei vedere i dati statistici sulle assenze, così come quelli sui giorni effettivi di scuola, visto che non riesco proprio a capire come facciano, le scuole del sud a iniziare dieci/quindici giorni dopo quelle del nord e a finire lo stesso giorno. poi, io avrò un sottomano un campione ridotto, ma TUTTE le persone che conosco che hanno frequantato/lavorato in scuole del sud mi hanno confermato la stessa usanza.
    poi, se vogliamo nascondere la testa sotto la sabbia per evitare di parlare di fenomeni di malcostume presenti in certe zone del paese, facciamo pure...

    @scorfano: mah, io a giugno sono sempre andata a scuola, e così i miei compagni. ricordo qualche "bigiata" in più solo l'anno della maturità, ma solo perché allora ci potevamo firmare da soli le giustificazioni.

    @silvia: io credo che giugno sia un periodo pesante per chiunque lavori e a scuola, con le classi piene e senza aria condizionata, non è cero diverso, anzi. detto questo,per me si può anche finire la scuola a maggio, poi però che la gente non si lamenti perché non sa dove piazzare i figli...

    RispondiElimina
  12. Giovanni

    Io spero vivamente che qualcuno voglia produrre dei dati su quest'abitudine, sulla stessa falsariga di Marcello Dei ("Ragazzi, si copia").

    Pero', come dice Lanoisette, quaggiu' questo fatto e' senso comune.

    Dopo aver fatto, da studente, medie e superiori preso ogni anno in giro da compagni e amici (di altre scuole) perche' andavo a scuola a giugno (soprattutto coi voti che avevo), dopo essermi girato un buon numero di scuole da insegnante e averci trovato sempre la stessa situazione, con soltanto un'eccezione che conferma la regola (dal momento che il regolamento era stato pensato APPOSITAMENTE per contrastare il fenomeno), dopo anni passati a spiegare ai genitori che la prima settimana di giugno e' SCUOLA, beh, diciamo che qualche titolo per parlare, almeno della Puglia ce l'ho.

    E ancora una volta, quoto Lanoisette: non nascondiamo la testa sotto la sabbia. Perche' e' vero che a giugno si lavora male (e chi puo' fa dibattiti, proietta film, si inventa qualcosa), ma strafregarsene delle regole e' tutt'un'altra cosa.

    FR

    RispondiElimina
  13. Io non ho dati per sostenere che a Vittorio Veneto gli alunni siano più o meno presenti a scuola di quelli di Siracusa e dire questo non è nascondere la testa sotto la sabbia e non mi sogno di fare regola della mia esperienza.

    RispondiElimina
  14. Giovanni, va bene, non c'è ragione che tu creda ad un anonimo.

    Se però vuoi contrastare argomenti leghisti o paraleghisti, sarà meglio che un'esperienza te la fai, altrimenti rischi di rimanere assai deluso.

    Non stiamo parlando di dati astratti, ma del fatto che se a Bari ti fai un giro nelle scuole a giugno non ci trovi nessuno, mentre al bar e al mare ci trovi tutti quanti.

    FR

    RispondiElimina
  15. Giovanni

    Per adesso sono riuscito a trovare soltanto un dato piuttosto vecchio sulle assenze nelle scuole italiane. Così si dimostra almeno che il fenomeno esisteva.

    Grazie per avermi costretto a parlare di dati e non di opinioni. Il merito del problema invece rimane. Purtroppo, come ha detto qualcuno, quel che in Italia è grigio, al Sud è nero.

    http://www.peduto.it/Diritti/indagine.html

    FR

    RispondiElimina
  16. anonimo: ti ringrazio per averli prodotti.
    Forse, anzi sicuramente sono io che ho il nervo scoperto sull'argomento sud.
    Che stia diventando paranoico?
    Ciao

    RispondiElimina

(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)