Ci sono quelli che tornati da un viaggio raccontano che il cielo era bello come non mai. Un amico appena tornato da Madrid mi dice che sembrava di toccarlo con un dito, il cielo. Anche Campanellino scrive in un bel post di aver visto a Parigi un cielo “infinitamente più alto e più azzurro.” Allora succede che quando leggo dei cieli stranieri alti o bassi mi viene in mente di quando io e Francesca (che ora non so dove sia) andammo a Siviglia e di quanto il cielo andaluso mi sembrasse unico al mondo, il più bello, il più basso, il più alto e il più azzurro. Scusate se vi racconto un po’ i fatti miei, ma quelli erano giorni in cui comprammo anche un fiore giallo da mettere in un vaso nella nostra camera d’albergo (e raccontarlo è patetico, lo so) e erano i giorni di Spagna in cui si faceva l’amore e si mangiavano le patatine a letto e si fumava e si guardava in silenzio la pala del ventilatore fare il suo mestiere. Poi si usciva per le strade di Siviglia come due ladri e di giorno e di sera il cielo sembrava lì lì per cascare sulle nostre bocche umide di baci. Era un cielo che sembrava di toccarlo con un dito, “infinitamente più alto e più azzurro”.
Ma non solo il cielo di Siviglia. Anche altre città che visitai con lei pareva avessero un cielo da togliere il fiato. Il cielo basso di Lisbona, il cielo color ghisa e gonfio di pioggia di Edimburgo, il cielo di Porto, il cielo alto e vertiginoso di Londra e, a dire il vero, anche il cielo pulito di Rimini quando andammo a prendere una sua cugina scema in villeggiatura. Li ricordo tutti e accade, a volte, che vada a ripigliarli dentro una fotografia. Capita, a volte.
Ricordo che eravamo a Glasgow, città orrenda, quando seduto su una panchina di un grandissimo parco le dissi: “Questo cielo non lo dimenticherò mai”. Era davvero bello il cielo di Glasgow, quasi come tutti gli altri cieli che visitammo in preda all’amore.
Poi però finisce il periodo buono e succede che non rimane più nulla da succhiare e spolpare. E io, in Andalusia, ci sono tornato da solo e il cielo non era più così bello. Assomigliava a quello di Brescia, al cielo che guardo quando esco dalla libreria e mi dirigo verso la macchina per tornare a casa. Il cielo d’Olanda, con due amici, era bello, sì, ma per due minuti. Carino il cielo di Faro e di Lagos, ma poi non così tanto. Per niente gradevole il cielo di Mantova e di Milano. Brutto il cielo di Marrakech. Il solito cielo dappertutto. E allora dove diavolo si sono cacciati i cieli bassi, alti, infinitamente più alti e azzurri che sembra di toccarli con un dito?
Allora mi viene da pensare che è stata tutta una balla e che una balla è quella cosa detta su una panchina di Glasgow e una bugia bella e buona i versi cantati da Guccini, quelli che "il cielo dell’America son mille cieli sopra un continente, e il cielo della Florida è uno straccio che è bagnato di celeste" e finisce che non so più quale sia stato per davvero il cielo più alto o basso e finisce che non può essere che uno straccio possa essere bagnato di celeste. Magari tutta questa cosa dei cieli che si toccano con un dito hanno a che fare con il tempo libero e con l'amore, con le ore passate in una camere d’albergo e con il portafogli pieno per cenare e viaggiare. Che ora, per molti di noi, i cieli sono tutti lì, fermi e simmetrici e non importa se è un cielo di Spagna o un cielo di Francia, se è nuvoloso o terso.
Dovevo capirlo prima che non potevano esserci così tanti cieli alti o bassi che sembra di toccarli con un dito. Sì, dovevo capirlo prima.
C'è chi si sente addirittura tre metri sopra, ma a noi piace stare con i piedi per terra e il naso in aria. Magari, allo stesso modo, tenendosi per mano.
RispondiEliminaEcco, vedi, io a questa cosa dei tre metri sopra non ci avevo minimamente pensato. Per dire quanto sono disilluso.
RispondiEliminaStavo per scrivere: "No, dài, ci sono momenti che vanno goduti per quello che sono, nel tempo giusto, non bisogna rinnegare i sentimenti innocenti e puri provati in stato di grazia."
RispondiEliminaPoi però mi sono ricordato di alcune cose successe a me.
Viene voglia di prenderlo a calci, quel cielo.
Un corpo, che modella le cose, che definisce il mondo che hai intorno.
RispondiElimina"Se una certa ragazza mettesse su trenta chili smetterei di sentire la sua mancanza ma la memoria la rende sempre più bella, leviga i suoi tratti con tenerezza infinita e cancella i particolari imperfetti".
In effetti ci sono dei tempi oggettivi e esterni e dei tempi personali. Combattiamo un po' tra queste due cose, secondo me.
RispondiEliminaMr. Tambourine, tu e plus1gmt mi leggete nella mente.
RispondiEliminaCerto che il cielo grigio di questi giorni non aiuta. L'ultimo amore e' come il primo? Non si scorda mai? (fino al prossimo ultimo amore...).
RispondiEliminaPer il sottoscritto gli amori si scordano tutti. Rimangono fotografie e basta.
RispondiEliminaGiusto, rimangono i cieli.
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