I voti, in una scuola, sono importanti; i voti in pagella lo sono naturalmente ancora di più, perché paiono a molti un traguardo. I voti sono importanti soprattutto per i ragazzi e le famiglie, che ci tengono molto e vogliono avidamente saperli. Per un insegnante lo sarebbero un po’ meno, ma visto che sono così rilevanti per i ragazzi, alla fine diventano importanti anche per un insegnante. Ecco perché quando si arriva a giugno, in prossimità degli scrutinii finali e quindi dei voti decisivi, tutta la scuola va in fibrillazione, i ragazzi sono nervosi, i prof sono stressati, i corridoi trasudano ansia e preoccupazione. Ed ecco perché qualunque operazione ministeriale compiuta sui voti è operazione delicata, che incide nella carne della scuola, che cambia le carte in tavola anche in modo doloroso. E il ministro dovrebbe (sottolineo: dovrebbe) saperlo.
Perché i voti, ovviamente, non sono realtà immutabilmente platoniche, codificati una volta per sempre dal dio della scuola: sono semplici strumenti di misurazione, obbediscono a criteri che variano con il passare degli anni, sono approssimazioni che qualcuno cerca di rendere sempre meno imperfette. E questo qualcuno deve essere capace a renderli sempre meno imperfetti, i benedetti voti, altrimenti sono guai. E infatti, da qualche anno a questa parte, sono soprattutto guai.
Nelle scuole superiori, per esempio, il ministro in carica è intervenuto sui voti di fine anno con un paio di provvedimenti, uno molto noto, l’altro quasi ignoto a chi non lavora dentro le mura di una scuola.
Il primo intervento, quello molto noto, ha riguardato il voto in condotta: avvenne due anni fa e fu pubblicizzato come il rimedio a tutti i mali che affliggono l’istruzione pubblica (ed ebbe una storia lunga e tragicomica). Il voto in condotta, si disse, avrebbe stroncato il bullismo; il voto in condotta avrebbe garantito l’ordine; il voto in condotta (che avrebbe fatto media nella pagella finale) sarebbe stata la spinta decisiva per un’autentica meritocrazia scolastica. Ne parlavano tutti i giornali, due anni fa. E invece, a conti fatti, il voto in condotta ha ottenuto un solo effetto: ha alzato tutte le medie di tutti gli studenti. Cioè, non proprio di tutti: ha alzato le medie finali degli studenti meno bravi, quelli promossi con tanti 6 (e quindi anche con alcuni 5 modificati in 6), che però si ritrovavano in pagella anche un 8 o un 9 di condotta: il quale 8 o 9 faceva media.
E perché le medie sono importanti? Le medie sono importanti perché contribuiscono alla formazione del cosiddetto credito scolastico; e quindi in sostanza sono decisive per stabilire il voto finale che ciascun ragazzo otterrà all’esame di Stato (il voto di maturità, per intenderci). Perché, appunto, le cose sono parecchio cambiate dalla fine degli anni Novanta in poi.
[Cos’è cambiato? (breve nota per coloro che non sanno cosa sia il credito scolastico; inutile per gli altri) Dall’esame di Stato si esce ormai con un voto in centesimi. Esso è determinato in gran parte dagli esiti delle prove d’esame, ma per una parte minore (25 punti) esso si costruisce con i punteggi che uno studente ha accumulato nel corso degli ultimi tre anni di scuola (8 in terza, 8 in quarta, 9 in quinta). E questi punteggi dipendono pressoché esclusivamente dalla media dei voti finali che quello studente ha avuto negli ultimi tre anni. È a questo punto ovvio che il voto in condotta alza la media di tutti gli studenti, e quindi alza il loro voto finale all’esame di Stato: o meglio, è ovvio che il voto in condotta alza sensibilmente la media di chi ha tutti 6; mentre non incide quasi per niente su chi ha già tutti 8 e 9.
Certo, è stato anche detto che i voti in condotta prevedevano una nuova scala, che andasse da 6 a 10 (non più da 8 a 10, come un po’ di anni fa). E però questa nuova scala è passata molto sotto silenzio: tanto che se io assegno 7 in condotta a cinque miei alunni alla fine del primo quadrimestre (che è un bel voto, stanti così le regole), pochi giorni dopo ho cinque genitori fuori dalla porta che vengono animosamente a chiedermi le ragioni di tale affronto, perché il ragazzo è educato, perché è una clamorosa ingiustizia, eccetera (a volte arrivano a protestare anche quelli che hanno preso 8, figuriamoci). Insomma, si dà 8 o 9 a quasi tutti, nella sostanza. E il ministero non dice niente, e i provveditori nemmeno: e a tutti va bene così. (fine della breve nota)]
Dunque il ministro, due anni fa, ha deciso di usare il voto in condotta per innestare il principio meritocratico a scuola: ha ottenuto un effetto parzialmente contrario, ma non se ne è curato, o forse sapeva già fin troppo bene quel che avrebbe ottenuto ed è stato contento così. Forse, nonostante le dichiarazioni a lettere di fuoco, gli interessavano i promossi e non la meritocrazia, non lo sapremo mai. Ma comunque non è finita qui.
L’altro provvedimento decisivo del ministero (quello meno noto) ha riguardato proprio le medie finali degli alunni alla fine di ogni anno scolastico. C’erano delle tabelle che parlavano chiaro: chi aveva una media finale superiore all’8, poteva ottenere il punteggio massimo, ogni anno. Al ministro questo non bastava: e ha deciso che per ottenere il punteggio massimo era necessario avere una media superiore al 9; cioè avere 9 o 10 in tutte le materie, indistintamente. Ora, capite bene, questo riduce clamorosamente gli spazi di manovra: perché sono molti, moltissimi, i ragazzi bravi (e bravissimi) che arrivano allo scrutinio finale con una media compresa tra 8 e 9; e sono ragazzi studiosi, capaci, meritevoli (sottolineo; meritevoli, da “merito”, come meritocrazia). Sono bravi, appunto, perché hanno tanti 8 e 9, che in una pagella finale sono voti bellissimi: ma non avranno mai il massimo dei punti, e quindi non avranno il massimo dei voti all’esame di maturità. Nemmeno possono sperare di averlo.
È grave? Sì, secondo me è un po’ grave. Perché i due provvedimenti del ministro a proposito di voti, incrociandosi, hanno determinato questa situazione: che si alza il voto di quelli che raggiungono il 6 con fatica e calci nel sedere (grazie al voto di condotta), mentre si impedisce fin dalla terza a ragazzi bravi e studiosi di poter uscire con il massimo dei voti alla maturità. E perché lo si è fatto? I più maligni dicono che il ministro proprio questo voleva: che sempre più ragazzi uscissero comunque con un diploma (non importa se preparati o no) e sempre meno ragazzi prendessero 100 centesimi all’esame: perché per coloro che lo prendono c’è una borsa di studio (già ridotta da 1000 a 650 euro, negli ultimi due anni) e le borse di studio costano, e il ministro non vuole pagarle.
Io non sono così maligno… O forse lo sono di più. Io credo fermamente che il ministro sia solo sommamente incompetente. Che ci sia una schizofrenia di fondo nei suoi provvedimenti, i quali rispondono a una logica solo propagandistica dietro la quale non si cela alcun progetto, niente di niente: solo qualche slogan sull’annientamento dei bulli e le «magnifiche sorti e progressive» di una meritocrazia che è puro flatus vocis. Un vuoto cosmico rivestito di parole senza senso.
E però, e torno al punto, i voti sono importanti: i ragazzi e le famiglie ci tengono e vengono (giustamente) a chiedercene ragione. I voti non sono un traguardo (non dovrebbero affatto esserlo), ma agli occhi di un sedicenne possono assomigliargli molto. Spostare la linea del traguardo schizofrenicamente, a volte avvicinandola (per chi non studia), altre volte allontanandola (per chi invece studia), è una specie di follia burocratica che poi paghiamo noi, sul campo. E la pagano anche i ragazzi: ma soprattutto la pagano i ragazzi in gamba, quelli che hanno voglia di studiare. Mentre il ministero non paga quasi niente, nemmeno più le borse di studio per i «meritevoli». Che non si meritano nulla, in effetti.
io voto per l'incompetenza :-)
RispondiEliminaSicuramente è scandaloso, però avrei una domanda: ma non c'erano anche i famosi 5 punti finali a discrezione per far raggiungere il 100 alla maturità anche a chi non ci arrivava matematicamente? Perché in quel caso anche i poveri meritevoli con la media dell'8,5 possono comunque aspirare al voto pieno finale...
RispondiElimina(ciò, ripeto, non toglie che soprattutto quest'ultimo provvedimento sia una CIOFECA pazzesca)
Tristezza.
RispondiEliminaMa soprattutto: al tredicenne questa cosa è meglio che non la racconto, vero?
Tutto questo discorso dimostra la profonda capacita' di perversione che hanno i nostri voti scolastici.
RispondiEliminaTi fanno entrare in una logica burocratica da cui non esci piu'. Proprio perche' e' tutto concatenato, ai ragazzi viene di fatto chiesto di preoccuparsi anche dei centesimi (perche' se vai a fare le medie con la calcolatrice, e devi farlo, a questo ti ritrovi).
E hai voglia a dire che il voto non e' il dies irae: lo e', nei fatti.
Se avessimo un ministro competente discuteremmo di come fare per avere delle forme di valutazione valide (l'interrogazione orale e' cosi' compenetrata nelle nostre abitudini che non ne vediamo piu' l'oscena approssimazione), non di giochini algebrici.
E discuteremmo anche di come fare a tenere insieme una valutazione seria e il fatto che i nostri studenti devono poter sbagliare, sperimentare, provare e riprovare.
Molti docenti sono fondamentalmente burocrati (mi costa dirlo), per cui il problema non lo vedono, ma molti altri saprebbero benissimo trovare una sintesi di queste opposte istanze: se solo la scuola fosse veramente autonoma.
Siccome pero' la crescita intellettuale dei nostri studenti e' soltanto un obiettivo tangenziale del nostro sistema educativo, nulla si muove.
FR
@Tinni
RispondiEliminaSì, hai ragione. Non avevo tenuto conto dei 5 punti integrativi; diciamo allora che gli è preclusa la lode (e quindi la borsa di studio che si dà solo a quelli con la lode: anche qui ero stato impreciso).
@Franca
RispondiEliminaIo credo che sia assolutamente inutile dirlo al tredicenne: che quando toccherà a lui (spero) le cose saranno di nuovo cambiate.
scusa, perché la lode viene data a TUTTI quelli che arrivano senza l'ausilio dei 5 punti??? e da quando in qua??
RispondiEliminaNo, ovvio che non viene data a tutti. Ma se non arrivi a 25 crediti di partenza, non puoi certo prenderla dopo.
RispondiEliminaSi, si, scusa la domanda che va fuori tema, ma volevo saperlo perché in realtà io questa cosa della lode (e delle conseguenti agevolazioni economiche che ne possono derivare) non l'ho mai davvero capita: in alcune scuole è tutto un TRIPUDIO di lodi, in altre manco agli Einstein viene data...
RispondiEliminaAh be', questo è tutto un altro problema... Ed è reale, purtroppo. Io, in dicei anni circa di nuova maturità, ho assegnato una sola lode, da commissario. A uno che davvero la meritava. Quest'anno, da spettatore esterno, spero la diano al mio studente Carlo (quello della SNS), che se la merita.
RispondiElimina(Tanto lo so che leggi, Carlo)
(Ciao, Carlo: sei tutti noi)
RispondiEliminaAllora speriamo che almeno Carlo la prenda :-)
RispondiEliminaPoi, l'effetto collaterale è che, una volta afferrato il meccanismo, si mettano tutti a alzare i voti per permettere ai meritevoli uscire con un voto degno. Ma allora anche i voti dei meno meritevoli vengono trascinati un po' in alto, e alla fine ci guadagnano di nuovo, anche se non lo meriterebbero.
caro Scorfano, insegno in un professionale e ti giuro che noi attribuiamo i voti in condotta alla lettera. proprio per il motivo di cui parlavi. il 6 è sufficienza, quindi il 7 è già un BUON voto di condotta. per altro, data l'utenza ( bellamente ignorata dalla Maryass che si sta dando da fare per smantellare i professionali), ci siamo ritrovati ad attribuire anche un 3 in condotta.
RispondiEliminasiamo docenti di frontiera, non gliene frega niente a nessuno.
Anna che naviga a vista nella marea di casini di alunni che definire 'problematici' è ottimismo sfrenato!
Ti capisco, Anna. Ti capisco e, onestamente, non ti invidio. Ho letto un libro che parla di scuole italiane di frontiera, qualche giorno fa; appena riesco ci scrivo sopra due righe, perché le merita... E comunque bravi voi che date voti di condotta del genere: io, se propongo un 6 allo scrutinio, vengo additato come mostro per un anno. Non scherzo.
RispondiEliminaTotalmente assolutamente indiscutibilmente incompetente. Lo ha dimostrato da quel maledetto giorno in cui è stata nominata dal suo padrone.
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