Gli ultimi libri di Andrea Camilleri, quelli che hanno come protagonista il commissario Montalbano, li trovo fiacchi e artificiosi se paragonati a quelli che lessi anni fa. Ma ultimamente c’è una cosa che nelle storie di Camilleri trovo un po’ fastidiosa ed è che il mondo del Commissario è nettamente diviso tra buoni e cattivi, puri e corrotti, sinceri e bugiardi. Magari nella realtà la via di mezzo non è visibile a occhio nudo, ma in un romanzo sarebbe bene averla, perché la via di mezzo è quel posto in cui il lettore, magari stanco e poco lucido, ha la possibilità di capire come si arriva alla cattiveria, alla corruzione e alla bugia. I romanzi dovrebbero servire anche a questo, penso.
Insomma, Camilleri, per noia o per chissà cosa, ha tolto quelle sfumature dove il cattivo era sì cattivo ma per un motivo che Montalbano era capace di farci vedere. Gli esponenti dei partiti di maggioranza (PdL e Lega), e i criminali, nei suoi romanzi sono sempre uomini biechi e un po’ stronzi e su questo io ero e sono pienamente d’accordo. Però la trama, i personaggi, il mare, la cucina, le donne, gli spacciatori, i mafiosi erano lì per dirci come mai il mondo è fatto anche, o soprattutto, da uomini un po’ stronzi. Insomma, davano delle spiegazioni.
Ieri mattina ho cominciato a leggere Il gioco degli Specchi, arrivato in libreria un paio di settimane fa. A un certo punto del romanzo Montalbano entra in ufficio e notando sulla sua scrivania una pila di documenti da firmare si chiede come sia possibile che lo Stato abbia i soldi per tutta quelle scartoffie e non invece per la benzina da mettere nelle macchine della polizia. Allora ho provato il fastidio che vi dicevo prima: i soldi per la benzina no, i soldi per le carte da firmare sì; lo stato incompetente; poliziotti vittime di un Governo gestito male. Ecco, appunto, il buono e il cattivo. Allora ho abbandonato il romanzo sul comodino, magari per riprenderlo più tardi, sono andato al computer e una volta aperta la pagina del Corriere ho letto questa cosa:
E ora saltano anche i processi con i detenuti perché manca la benzina per tradurre gli imputati dal carcere al tribunale. Succede a Vibo Valentia e la stessa scena sta per ripetersi a Santa Maria Capua Vetere. Ma l’intero circuito delle traduzioni affidato alla polizia penitenziaria è ad alto rischio perché i tagli lineari imposti al ministero della Giustizia hanno raggiunto pure i serbatoi dei blindati blu. I distributori che di solito accettano le «tessere carburanti» del ministero, infatti, iniziano a chiedere i contanti visto che i ritardi nei pagamenti (già posticipati a 60-90 giorni) sono iniziati già a gennaio.
E mentre per lo stupore avevo la bocca a forma di culo di gallina, ho pensato a una vendetta personale del Comissario Montalbano e non a una coincidenza. E allora per cinque secondi (cinque secondi non consecutivi, ma che verranno sparpagliati lungo il resto della mia esistenza), ho anche pensato che è vero: il mondo è diviso in stronzi e non stronzi. Ma anche in bugiardi e sinceri, in corrotti e puri e in Bravi governanti e Cattivi governanti. E senza nessuna via di mezzo o sfumatura.
Diciamo che, nella fattispecie, gli epiteti conclusivi, come tu rilevi, ci stan proprio tutti, nel senso che quando si tratta di mancanze negli aspetti logistici o negli strumenti necessari allo Stato per funzionare, a poco vale filosofar sulle sfumature psicologiche dei responsabili.
RispondiEliminaE noi, se non permetteremo che questo benedetto vento di cambiamento diventi bonaccia, li dobbiamo licenziare tutti. Ma proprio tutti.
Si vede che anche Camilleri ha imparato che con gli alibi delle contraddizioni, in politica come ovunque, a pagare sono sempre e soltanto i soliti noti, i quali, combinazione, coincidono anche con gli ultimi...
e, comunque, Brunetta ci insegna che la colpa è del cancelliere del tribunale che lavora poco.
RispondiEliminaDiciamo che se vuoi la benzina devi firmare qualche carta, perché giusto a Montalbano la si può dare sulla fiducia.
RispondiElimina@Sirio
RispondiEliminaRimango dell'idea che per Camilleri è più facile perchè la finzione si presta all'interpretazione dei fatti e alle sfumature (e poi la smetto di utilizzare questa parola). La realtà è più complicata, forse.
@nonunacosaseria
Per Brunetta è sempre colpa degli altri. Fa come fanno i tennisti italiani, non è mai colpa loro.
Certo che a immaginarsi Brunetta tennista si fa fatica. Secondo me lo usavano al posto delle due racchette per misurare l'altezza giusta della rete.
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