Sempre in omaggio al criterio per cui i luoghi comuni non aiutano a pensare (e nemmeno a scrivere) bene, ho dato in terza, qualche giorno fa, un tema sui giovani come loro, che non coltivano più «valori collettivi» e non si interessano più di politica: ho costruito una traccia che evidenziasse quanto questo sia un «male» e un «pericolo». E poi ho chiesto loro se considerano questo atteggiamento giovanile un aspetto della cosiddetta «crisi dei valori» delle nuove generazioni. Ed era una provocazione, ovviamente.
La traccia però non ha riscosso alcun successo. Tutti hanno preferito analizzare un sonetto di Petrarca, o parlare di come hanno incontrato l’amore, se lo hanno incontrato, o altre cose ancora. Solo una ragazza, Barbara, ha deciso di svolgerla e ha scritto molte apprezzabili cose (sebbene in un italiano non sempre esemplare), tra cui una che mi ha molto colpito. Questa:
Sempre le stesse parole: i giovani sono per definizione lavativi e inconsapevoli e hanno perso ogni tipo di valore, perché non ci sono più i giovani di una volta eccetera. Grazie al cielo! Se penso che il mio futuro si sta sgretolando ancora prima di cominciare, per colpa di quei giovani pieni di valori che erano i ragazzi di trent’anni fa, non solo penso che sia meglio non averli più, questi “valori”, ma che sia meglio estirparli proprio. E non so nemmeno quale nome si possa dare a questi “valori”.
Barbara ha ragione. E le chiedo scusa.
RispondiEliminaper me è una cagata pazzesca!
RispondiEliminaIo non so se Barbara ha del tutto ragione. Però penso che indubbiamente dobbiamo in qualche modo e per qualcosa chiederle scusa.
RispondiEliminaGrande Barbara: per una volta tanto fatemi stare dietro al banco insieme a lei, incazzata! Uffa.
RispondiEliminaSei sotto i 25? La tua presa di posizione è accettabile solo se sei sotto i 25... ;)
RispondiEliminaperò deve dimostrare che lo sviluppo della società sia stato influenzato essenzialmente da quei valori dei giovani di trent'anni fa, altrimenti è ricaduta in un luogo comune
RispondiEliminaIo non sarei così severo (se lo fossi dovrei bocciare tutti). A 16 anni sarebbe stato molto consueto e normale fare il solito temino sul fatto che "non ci sono più i valori di una volta" eccetera; perché è una retorica perfetta per un "tema". Qui c'è stato invece uno sforzo di riflessione: quando ne avrà 25 dimostrerà quel che deve dimostrare, adesso è già abbastanza così. (A 16 anni sono ancora piccoli, non scordiamocelo) (Cioè, io non posso scordarmelo: perché li vedo tutti i giorni...)
RispondiEliminaLa traccia è stata evitata perché erano ancora scottati del tema alla Livefast ;^)
RispondiEliminaE se vogliamo dirla tutta, sarà che mi chiamano cinico, ma io non credo nei "valori". Sono ideali, parole vuote, e le prime persone a rinnegarli ipocritamente sono le stesse che se ne fanno scudo: i politici, gli uomini di chiesa, gli eserciti. Per cui assistiamo allo spreco di parole quali libertà, democrazia, patria, famiglia come specchietto per le allodole, nei nomi dei partiti o per giustificare aggressioni alle nazioni.
Abbiamo ministri divorziati o che tradiscono la moglie con una mignotta fatta di cocaina e poi ci fanno la morale andando alla manifestazione per la famiglia.
Io non credo nei valori. Credo nelle singole persone.
Brava Barbara che tieni fede al tuo nome, "Selvaggia".
Io sono, in questo senso, ancora più nominalista di te: non esistono i valori, che sono soltanto parole, esistono solo gli atti. Un atto giusto e non la giustizia. Eccetera. Anche per questo motivo avevo dato quella traccia.
RispondiEliminaè saggia per la sua età, barbara!
RispondiEliminaSì, ogni tanto hanno botte di imprevista saggezza ;)
RispondiEliminaSta accadendo una cosa paradossale: è la prima volta nella storia in cui le generazioni vogliono regredire anziché fare meglio delle precedenti, alla faccia del Darwinismo sociale.
RispondiElimina"Un giorno Algopedante e Pantamelo capitarono in una piazza in cui si riuniva la gioventù del paese, e videro schierati gli esponenti di due generazioni successive alle loro, che era stata fiera, combattiva, sfortunata e logorroica.
RispondiEliminaStavano, questi giovani, seduti all'interno di auto, o appoggiati a moto e motorini, quasi mancassero di equilibrio proprio e avessero bisogno di un puntello, e tutti erano elegantemente vestiti, ben nutriti e abbronzati e portavano occhiali scuri per nascondere l'innocenza dell'età. [...]
Alcuni erano riuniti attorno a una grande moto nera irta di pinne e alucce come un dragone e discutevano animatamente se questa, che chiamavasi Bivù 850 Fantomas, potesse competere con la Misiushi Tartaruga 1200 a carburazione settoriale.
Altri commentavano certami velici o ultimi modelli di scarpa, altri discutevano se in certi casi è lecito uccidere i genitori, e soprattutto se è lecito chiedere la collaborazione degli amici per uccidere i propri genitori, il rende l'operazione più semplice ma fa correre il rischio che si debba restituire il favore.
E le ragazze commentavano l'abilità dei ragazzi nel far impennare la moto e i ragazzi la resistenza delle ragazze nella danza e sui muri erano scritti scherzosi commenti quali "Matteo cornuto ebreo" e "Tatiana pompinara fai pena", e così la dolce serata calava su Gladonia, e ci si apprestava a rombare verso i luoghi del divertimento.
Proprio vicino ad Algopedante un nanetto dall'età apparente di dodici anni, incapsulato in una gigantesca Lancia Nemesis Tremila, saprò a volume terrificante l'autoradio, aprì la portiera e con gesto magnanimo fece entrare tre amici.
"Stavolta" disse " ci spariamo a chiodo e siam lì in quattordici minuti, e se qualcuno ha scago smolli subito..."
L'auto partì con impressionante guaito di gomme e Algopedante disse: "Ma che generazione è mai questa che non ha altri ideali che vacanze, vestiti e carburatori? Quanto sono diversi da noi, che parlavamo di filosofia e amore, e di come cambiare il mondo".
Pantamelo non rispose. Guardava una coppia che parlava fittamente e gli sembrava di udire nelle voce una dolorosa nota conosciuta.
La ragazza salì su una vespa e si allontanò. Il ragazzo restà immobile, e nemmeno i lazzi degli amici e il frastuono del dragone nero che si metteva in moto sembrarono scuoterlo.
"Non so che dire," disse Pantamelo "se non che quello che fanno essi lo hanno imparato da qualcuno."
"Non certo da noi," disse Algopedante "i nostri sogni erano migliori dei loro".
"Forse" disse Pantamelo. "Oppure abbiamo sognato che i nostri sogni fossero migliori"
Questo l'ho scritto io nel tempo libero (sì, ciao...)
FR
Stefano Benni, La compagnia dei Celestini, p. 143 (Dal "Libro del Grande Bastardo" cap. 9) è assai in tema. Sto lasciando il rimando in questo secondo commento, così se il primo lo si ritiene troppo lungo, almeno mi posso permettere di lasciare il rif. bibl.
RispondiEliminaFR
@anonimo : d'accordo con Stefano Benni lo trovo perfetto.
RispondiEliminaHo letto e risposto al commento in cui producevi i dati che chiedevo, chapeau!
Ho visto, merci beaucoup!
RispondiEliminaFR
@Plus1gmt: io non credo che vogliano proprio regredire. Penso che si sentano costrette a farlo.
RispondiElimina@FR
RispondiEliminaSì, il passo di Benni racconta bene i due punti di vista (o forse solo quello della generazione precedente)
Non so come fosse la traccia del tema, ma penso che Barbara abbia molta ragione. E lo posso dire perché sono sotto i 30 e sono ggiovane ancora (:-P).
RispondiEliminaPiù che altro, sarei curiosa di sapere se quello che ha scritto è frutto di un pensiero originale, o se è quello che sente a casa sua dai suoi genitori che criticano la loro stessa generazione. Mi chiedo forse se la traccia, presentata attraverso il brano citato da FR, potesse essere più appetibile. Io comunque avrei parlato di Petrarca... :-P
Ah, va considerato che La Compagnia dei Celestini è del 1992...
RispondiEliminaFR
Cioè, è stato scritto prima che la mia alunna nascesse...
RispondiEliminaBeh, una volta tanto, da quarantenne socialmente semidepresso, non mi sento preso direttamente in causa. Perché quei giovani che trent'anni fa erano ragazzi, scoppiavano di "valori" e volevano cambiare il mondo a tutti i costi, sono quelli che hanno fatto tangentopoli, che si sono laureati con gli esami di gruppo e il 18 politico (dunque con il livello culturale di un bradipo, basta sentirli parlare in televisione ora che di anni ne hanno sessanta), che adesso dirigono le aziende ospedaliere, fanno i ministri, i sottosegretari, i sindaci, gli assessori al bilancio di comuni importanti. Insomma, sono ancora la classe dirigente del paese e tengono per le palle anche noi, che di Barbara siamo si e no i fratelli maggiori.
RispondiEliminaMi conforta però il fatto che un'adolescente come Barbara abbia già capito qual'è il problema e abbia usato la parola giusta per risolverlo: "estirpare" il cosiddetto valore, estirparlo in modo radicale: come se fosse un tumore maligno.
Invece quelli come me, che trent'anni fa di anni ne avevano dieci e che con quei valori non c'entrano nulla; quelli come me, cresciuti con genitori non troppo presenti e a botte di cartoni animati manichei (l'eroe è buono, il criminale è cattivo, e il bene trionfa sempre sul male, costi quel che costi), la soluzione l'hanno capita troppo tardi. Quando probabilmente non c'è più nulla da fare: perché non sempre l'eroe è buono, non sempre il criminale è cattivo e spesso il male la spunta sul bene. Ammesso di poterci mettere d'accordo su cosa è male e cosa è bene.
Amch'io, come te, mi sento non del tutto chiamato in causa. Becnché anche l'omissione sia una grave colpa (e credo sia la principale colpa di noi quarantenni, quando avevamo vent'anni). E anch'io ho trovato confortanti le parole di Barbara, nonostante tutto: perché mi piace che a sedici anni possa già aver preso atto di quello che le toccherà fare e vivere.
RispondiEliminaE' vero, abbiamo peccato in omissioni. E continuiamo a peccare perché invece di scendere nelle piazze a far casino con gli studenti (per esempio) ci limitiamo a fare il nostro dovere quotidiano sperando che prima o poi il vento cambi.
RispondiEliminaMa noi a vent'anni abbiamo assistito a tangentopoli, perdio: roba da levarti la voglia di far politica per una vita intera.
Certo, Barbara a vent'anni sta assistendo a cose anche peggiori: allora ecco forse un'altra nostra omissione, cioè quella di non essere da guida per i nostri fratelli minori nella direzione della verità, o di quello che crediamo somigliare il più possibile alla verità (tengo sempre a mente una frase di Bertrand Russel: Non vorrei mai morire per le mie idee, perché potrebbero essere sbagliate).