Ieri sera sono stato fuori a cena con tre ottimi amici in un ottimo ristorante. Come succede solitamente negli ottimi ristoranti o, perlomeno, dove so che spenderò all’incirca cinquanta euro per riempirmi la pancia, il menù proponeva antipasti, primi e secondi assolutamente incomprensibili, e così incomprensibili che ho cominciato a sudare e a far finta di leggere. Non so cosa sia un flan, non so cosa sia il latte allo scalogno, l’anguns, il coulis, la fricassea e, insomma, non so un bel tubo. Allora, come succede in questi casi, ieri mi sono fatto consigliare una cosa innominabile. C’era della carne, questo l’ho capito. Quando il cameriere (ma in questi posti sono sicuro che non si dice “cameriere”) è arrivato al tavolo con il mio piatto in mano, mi ha detto: “Se vuole, può richiedere il codice per sapere che vitello sta mangiando”. Dopo essermi preso due secondi per elaborare la frase, ho chiesto a cosa si riferisse. E lui mi ha spiegato che quel pezzo di vitello era contrassegnato da un codice che se inserito nel sito dell’allevamento avrebbe dato le informazioni sull’animale che ho mangiato, sulla sua famiglia e su chi quella famiglia l’ha allevata. Agghiacciante. Però il codice, dopo aver speso più di cinquanta euro e dopo aver mangiato benissimo, me lo sono fatto dare e arrivato a casa sono andato a leggermi un paio di cose sulla bestia che ho mangiato allegramente nell’ottimo ristorante e con gli ottimi amici.
Oltre alla voce “azioni legali”, ho anche letto che i vitelli possono decidere liberamente quando mangiare, muoversi, alzarsi, sdraiarsi, giocare e dormire. Ho letto che tramite dei chip tutte le informazioni del vitello vengono trattenute nel computer. Ho letto dell’ottima qualità di vita di questi animali e del fatto che grazie alla loro libertà di movimento gli animali sviluppano un proprio bioritmo naturale. Per questioni molto sotterranee mi sono fatto impressionare dall’espressione “controllo di tutta la filiera”. Scusate, la voglio ripetere: controllo di tutta la filiera.
E poi, a sinistra della pagina, se schiacciate la voce PF LIVE, potete vedere in diretta per mezzo di una webcam uno dei tanti allevamenti della casa. Lo potete fare dalle 8.30 alle 17.30. Potete guardare vitelli che possono liberamente decidere quando e quanto mangiare, muoversi, alzarsi, sdraiarsi, giocare e dormire. E in effetti io per una ventina di minuti ho guardato vitelli fare tutte queste cose in totale libertà. Ho guardato, in diretta, il “controllo di tutta la filiera”. E ho pensato a tutti noi.
Non so perché, ma ciò che mi ha colpito di più sono le parole "cinquanta euro per riempirmi la pancia".
RispondiEliminaPiù che ad una filiera, il consorzio umano mi fa pensare ad un circo di assuefazione, in cui opinioni, bisogni e perfino piaceri [compreso quello -alquanto deprecabile :-) di mangiar vitelli allevati in surrogato di libertà-]passano di specchio in specchio nel mentre ogni singolo mantiene l' illusione d' essere artefice delle proprie scelte. Il bovino ha, dalla sua, il vantaggio dell' assenza del pensiero, l' uomo, invece, ne ha l' aggravante della presenza: se rimane nel mucchio la responsabilità è solo sua.
RispondiEliminaTerrificante :-/
RispondiElimina@Sirio
RispondiEliminaSono d'accordissimo con te.
io non ho avuto pensieri profondi come quelli di sirio.
RispondiEliminasemplicemente, son tornato bambino, quando mio nonno mi portava fuori con lui a pascolare le quattro vacche che allevava. e mi dispiaceva, poi, quando morivano, perché portandole al campo imparavo le abitudini di ognuna di loro, le sentivo quasi umane...
ecco, vedere i vitelli della bistecca in webcam potrebbe farmi diventar vegetariano.
Io è da qualche mese che mangio pochissima carne e che penso di diventare vegetariano. E non solo per questioni umane e di rispetto per il dolore. Solo che è assai difficile.
RispondiEliminaPero' era buona sta bisteccazza o no?!
RispondiEliminaBuonissima.
RispondiEliminaIl grande vitello. A che edizione siamo?
RispondiEliminaAppunto ;)
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