venerdì 23 settembre 2011

Un paese che sta andando a rotoli

del Disagiato

Due giorni fa Ivan Scalfarotto ci ha ricordato che questo paese non solo sta andando a rotoli "ma anche che il disastro incombente è accompagnato da una desolante sensazione di imbarbarimento collettivo”. Rossana Podestà racconta a Vanity Fair che non ha potuto, per colpa dei "camici bianchi", stare vicino al suo compagno morente Walter Bonatti e per questo motivo, non per altro, Scalfarotto le dà un abbraccio. Premettendo che non ho qui con me l’intervista a Vanity Fair, che non conosco i regolamenti ospedalieri e che non ho letto il libro di Ivan Scalfarotto (ma forse in questo caso il libro di Scalfarotto non ci interessa), mi andrebbe di sostenere questa cosa: un paese che ha ospedali che fanno rispettare i regolamenti non è un paese barbaro ma semmai un paese che pecca di eccessivo zelo.

Un paese così può essere cattivo e non barbaro. Può essere un paese che non ci piace, che ci dà disgusto, che ci fa schifo per la non sua flessibilità, per l'eccessivo rigore, però rimane un paese che fa rispettare le sue regole e le sue leggi (regole e leggi che possono farci schifo e che possono non piacerci). Se tutto il paese funzionasse come funziona quell’ospedale il nostro non sarebbe un paese che va a rotoli ma un paese che funziona (grazie all’eccessivo zelo). Sono cinico? Magari un po’ sì.

Ancora una cosa. I giornali (La Stampa in questo caso) dovrebbero raccontare quello che è successo, punto e basta. Un titolo come “Non ero la moglie di Bonatti, mi hanno cacciato dall’ospedale” è un titolo degno di Studio Aperto, un titolo ad effetto, che inevitabilmente ci porta a dire e a pensare: “Questo è un paese che va a rotoli”. Intitolare un articolo con le parole della vittima non è corretto (si chiama "punto di vista" e non cronaca) e sono sicuro che quando un titolo così lo fa un giornale o un telegiornale di Silvio Berlusconi noi, insieme a Scalfarotto, facciamo la faccia indignata e diciamo: “Questo paese sta andando a rotoli”.

Davvero la signora Rossana Podestà è stata cacciata? Boh. Può darsi. Davvero, come dice l’articolo della Stampa, gli infermieri le hanno detto “tanto lei non è la moglie” (quel “tanto” mi è incomprensibile) e “non è la moglie, non ha alcun diritto” e, questo Scalfarotto non so da dove lo ha pigliato, “io so che lei non è la moglie, quindi qui lei non entra”? Ecco, davvero “i camici bianchi” hanno detto queste cose? Probabile, visto che questo paese sta andando a rotoli e c’è una desolante sensazione di imbarbarimento collettivo.



7 commenti:

  1. Il punto non è che non sono stati flessibili.

    Il punto è che non esiste una legge che permetta ad una signora di stare con l'uomo che ama nel momento supremo anche se non è regolarmente sposata. E non si vede ancora quando sarà possibile farla. E' questa la barbarie medievale.

    Tutto lì.

    Uqbal

    RispondiElimina
  2. L'esistenza di certi regolamenti (e, a monte, di certe leggi e di certi politici) rende l'Italia un paese incivile indipendentemente dal fatto che gli ospedali siano rigidi o flessibili. Mi sembra anzi che la questione sia totalmente indifferente.

    RispondiElimina
  3. D'accordo con Uqbal. Non si tratta dei regolamenti dell'ospedale, ma di leggi dello stato. In generale poi, anche io penserei tutto il bene possibile di un paese che ha ospedali che fanno rispettare i loro regolamenti, perchè vorrebbe dire che gli ospedali funzionano. E' che questo paese purtroppo non è l'Italia. E auguro a tutti di non doverlo mai sperimentare in prima persona.

    RispondiElimina
  4. Mi duole informarvi del fatto che qui in Germania, dove abito, sono stata oggetto della stessa discriminazione, frutto di una legge identica a quella italiana. Per quanto posso testimoniare,nonostante io mi trovi benissimo qui e non abbia desiderio di tornare in Italia, ho trovato nel mio paese natale generalmente una comprensione maggiore per casi analoghi che non in Germania, paese notoriamente inflessibile. Il punto e' proprio questo, in Italia si puo' sperare di trovare una persona senziente che capisca la situazione e vi porga rimedio, in Germania e' molto piu' difficile. Resta il fatto che questa norma che punisce i conviventi fa semplicemente ribrezzo.
    schatten

    RispondiElimina
  5. Non so come siano andati esattamente i fatti, quindi non mi posso esprimere sul singolo caso; anche a me certe esternazioni a effetto dei mass media provocano l'orticaria.
    Detto ciò, secondo me vanno rispettate le leggi, ma queste dovrebbero essere fatte con buon senso, senza penalizzare nessuno. In questo Paese mi sembra che ci si arroghi il diritto di decidere per gli altri, come se tutti avessimo le stesse convinzioni o lo stesso credo. Parafrasando Voltaire, mi verrebbe da dire che chi legifera dovrebbe pensare: io non lo farei, ma darei la vita perché tu, eventualmente, possa farlo.
    ohana

    RispondiElimina
  6. A) Il sentore di strano, una sorta di puzzetta, viene già da "Vanity Fair", che non mi sembra la rivista più adatta per parlare del dolore, quale esso sia.
    B) Non esiste peraltro una legge che impedisca a qualcuno di star vicino a chi sta male in Ospedale. Esiste invece il diritto di esprimere, da parte del paziente (o dei suoi familiari se il paziente non è cosciente), il desiderio di avere o di non avere questo o quello vicini.
    C) Non esiste poi un infermiere, o un medico, che non sperimenti il sentimento di compassione per chi soffre vicino a un congiunto o a un amico che sta male. E proprio grazie a questa sensibilità, l'infermiere, o il medico, non apprezza l'alzata di scudi del far valere "i diritti", quando basta esprimere un semplice "per favore" per ottenere quanto si vuole
    D) Quanto si vuole non necessariamente può essere sempre 'tutto quanto si voglia': spesso il malato del letto vicino, che è una persona prima ancora di essere un malato, ha bisogno di silenzio, di rispetto, di rispetto anche per un dolore, quello fisico, che è difficile condividere col via vai della gente.
    E) ...e ultimo, questa chiacchiera, la chiacchiera della signora Podestà, cosa c'entra col dramma della perdita dell'uomo che si ama?

    RispondiElimina
  7. Alan, aspettavo tanto un commmento del genere. Il tuo punto uno, e cioè il fatto che si rilascino certe dichiarazioni a un giornale come Vanity Fair, è la cosa che mi ha dato più fastidio.

    RispondiElimina

(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)