sabato 24 settembre 2011

la fatica e la bellezza

di lo Scorfano

 
Entro in quarta e, siccome sono molto curioso, chiedo subito: «Allora, com'è stato, ieri, il DanteXperience?» Loro mi dicono: «Bello! Abbastanza bello...» Poi uno aggiunge: «Bello solo l'Inferno. Del Purgatorio e del Paradiso non ho capito niente...» E un altro dice: «Però potevano scegliere altri canti, dell'Inferno: sono stati molto banali». E un altro aggiunge: «Comunque io, al Purgatorio, mi sono proprio addormentato» Gli altri ridono, ma annuiscono.

Io rimango zitto un secondo, poi dico: «Lo capite il perché, vero? Lo capite perché l'Inferno vi è piaciuto e il resto no?» Loro non mi rispondono, anzi sembrano perplessi.   Allora io insisto: «L'Inferno vi è piaciuto perché già lo conoscete, lo avete studiato l'anno scorso, sapete cos'è, avete avuto modo di godervelo. Le altre cantiche non le avete mai studiate e quindi non riuscivate a capirle...» Loro stanno zitti, ma qualcuno (lo vedo bene) mi dà ragione con gli occhi. Altri sono sorpresi di capire che è vero.

Io vorrei forse dire qualcos'altro, ma poi decido di tacere. Devo spiegare il Principe di Machiavelli, non ho molto tempo. E allora comincio a spiegare. E mentre spiego penso che è giusto e naturale che sia così: i miei alunni si sono un po' stupiti di avere apprezzato solo quello che hanno studiato prima, ma con gli anni capiranno. E apprezzeranno anche il resto, quello che studieremo nel tempo che ancora ci rimane.

E io sarò sempre quello dello studio, della fatica, delle interrogazioni, dei versi da saper riconoscere e interpretare. Poi, dopo di me, arriverà qualcuno (quelli di DanteXperience, magari, con la loro X) e ne raccoglierà i frutti, e sarà il piacere, il gusto della poesia, la bellezza (intendiamoci: anche a me dicono che Dante è «bello»; ma se parlo d'altro preferiscono, ovviamente; come lo preferivo io, a diciassette anni). Perché io ho scelto, vent'anni fa, di essere la fatica che prepara alla bellezza. Ogni tanto mi dispiace, ma è il mio mestiere e va bene così.

E allora parlo di Machiavelli, e dico che si scrive con una "c" sola, e loro correggono il nome che già avevano scritto sbagliato sul quaderno degli appunti. E qualcuno già guarda l'orologio per vedere quanto manca alla fine dell'ora. Manca molto, vorrei dirgli. Ma non è giusto che io lo dica: sono qui per la fatica e per lo studio, il resto verrà dopo, il resto lo scopriranno da soli.

15 commenti:

  1. Molto bello, Scorfano, come al solito. Grazie per "le parole per dirlo" che riesci sempre a trovare!
    Paola

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  2. Verissimo (anche la tentazione di voler risparmiare ai nostri studenti parte della fatica).
    E comunque, se siamo colpiti noi dalla bellezza di quel che spieghiamo e rispieghiamo, penso sia impossibile che un po' non attecchisca anche in loro la possibilità che sia bello, dopo.
    In più, secondo me, c'é anche questo: l'inferno è la cantica più conosciuta in assoluto, la più comunemente apprezzata e sbandierata. Ci vuole molto di più, oggi, a capire Purgatorio e Paradiso (per me è stato chiaro vedendo insieme ad alcuni amici la triade di Testori: Cleopatras, Erodias, Mater strangoscias).
    Non so quale sia il tuo ritorno a proposito. Per me Purgatorio e Paradiso sono eccezionali, ma comunemente mi accorgo che non è così...

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  3. Io lo scrivo in aula, grande "la fatica che prepara alla bellezza". Bellissimo pezzo, davvero
    rosalba

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  4. Che coincidenza, sembra la risposta al commento che avevo fatto stanotte al vecchio post sui pantaloncini.

    (E per quanto riguarda Machiavelli: io sono per accettare entrambe le ortografie, anzi Macchiavelli sarebbe la più corretta in volgare fiorentino http://nakedvillainy.com/images/oldnick01.jpg)

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  5. Domandina: sarebbe possibile mai una bellezza senza fatica???

    Buon venerdì!

    Marcolino

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  6. @Giovanni
    Ecco, per esempio, la doppia C: a me spetta insegnare loro la normalità, cioè la singola C. E' giusto e credo sia il mio dovere. Poi arriverà (dopo) chi spiegherà loro anche il contrario, il fatto che però, in realtà, nel fiorentino volgare ecc. (tra l'altro, te lo confesso: non lo sapevo).
    Io so che l'eccezione è più divertente della nomralità: ma senza la seconda non ci sarebbe la prima. Io provo a costruire il terreno su cui qualcuno farà il gol, diciamo così.

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  7. @Marcolino
    Sì, parlando in generale, ovviamente sì: è una grazia, starei per dirti. Nell'arte in particolare, invece, difrei molto di meno: forse no, nel complesso.

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  8. @Monica
    Ovviamente sono giuste tutte le cose che dici tu; e ovviamente il post le trascura, anche per amore di tesi. Benchè, naturalmente, sia un tesi di cui sono profondamente convinto: se fossero andati a vedere lo spettacolo l'anno prossimo, avrebbero apprezzato anche il Purgatorio, a mio parere.

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  9. Mi associo a Paola. Trovi sempre le parole per dirlo. Grazie

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  10. A dire il vero lo dicevo nel senso del rassicurarli che il motivo per il quale, d'istinto, lo scrivono con due "c" (dato che lo pronunciano così) viene da lontano, e non è la lingua italiana che li vuole ingannare.

    Che è uno dei pochi casi in cui la grafia colta (latineggiante) – che privilegio insegnare qualcosa al più bravo insegnante in circolazione – ha sopravanzato quella volgare per dignità dell'oggetto (lo scrittore, che al tempo in volgare si scriveva Macchiavelli), come in cartografia (le mappe, materia nobile spesso scritta in latino) per Africa – che fino a Leopardi si scriveva Affrica e che, se son toscani, pronunciano così anche i tuoi ragazzi.

    Ma lo dicevo anche nel senso che, certamente, tu sai cosa e come è meglio insegnare ora, e cosa e come invece li confonderebbe, se non riservato al futuro per chi vorrà.

    [in realtà ho scritto ancora una cosa imprecisa, perché il latino sarebbe macla, ma l'ulteriore pedanteria mi forzo a trattenerla prima d'essere definitivamente insopportabile]

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  11. mah, l'Inferno è più raccontabile delle altre due cantiche, tutto qua :-)

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  12. L'Inferno è PIU' BELLO
    Leopardi, nello Zibaldone credo, scriveva Macchiavelli con 2 c.

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  13. Forse l'Inferno è più bello: ma loro non lo sanno, perché non hanno letto altro, e quindi mancano di termini di paragone. La mia opinione, per quel che vale, è che nulla di quanto Dante ha scritto è bello (ed emozionante) quanto gli ultimi canti del Purgatorio.
    Sul secondo punto: posso confermare. Ma naturalmente io insegno (se ci riesco) l'uso corrente, quello con cui si fa figura decente in ogni dove.

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  14. Spesso penso che insegniamo cose per noi lapalissiane e che spesso abbiamo davvero capito e imparato solo con il tempo e l'esperienza di vita e di pensiero, mentre loro sono digiuni. E chi ha fame non può ancora fare differenze.

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  15. Io credo che si capisca veramente solo ciò di cui si ha esperienza (in questo caso, che si è già studiato). L'ho scritto qui.

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)