Gli sbagli che si fanno a scuola (anzi, meglio: gli sbagli che faccio io a scuola) sono sempre gli stessi (e non solo a scuola, evidentemente: ognuno replica il suo errore per tutta la vita, a bene vedere: sempre quello, immutabile, magari diverso nell'apparenza e nelle sfumature, ma nella sostanza sempre lo stesso errore; tanto che viene il dubbio che sia proprio quell'errore il nostro specchio, la nostra essenza. E che noi passiamo il tempo a cercare di migliorarci - più o meno -, provando a non commettere sempre lo stesso sbaglio, e invece la nostra essenza era proprio lì, in quell'errore: un'essenza a forma di sbaglio, un'anima fatta della materia del nostro errore, sempre uguale a se stesso...)
Ma insomma, l'errore che faccio io a scuola è davvero più o meno sempre quello. E se ancora abitassi nella città ligure che mi vide ragazzo potrei dire, con icastica voce dialettale, che è un errore di invexendu: vale a dire che, mentre sto facendo lezione, mi capita di cercare di coinvolgere qualche alunno distratto e di chiamarlo, farlo parlare, di cercare punti contatto tra la letteratura e la sua storia personale, la sua vita sentimentale, il suo mondo. E, a un certo punto, per troppa confidenza, mi invexendo e supero la linea, oltrepasso il confine della sua ritrosia, e dico una parola di troppo, una battuta scema, qualcosa che lui non ha piacere che io dica (di lui o della sua vita), e lo ferisco, stupidamente;
e l'alunno giustamente si adombra, perché ho invaso il suo sacrosanto privato, e a quel punto non c'è più niente da fare: anche se per tutta la lezione io cerco di rimediare e mi mostro affabilissimo, lui resta pervicacemente adombrato, non mi sorride più, rifiuta qualsiasi tentativo di avvicinamento emotivo. È uno sbaglio mio, lo so: un buon insegnante non si comporta così, lo so bene. Che sia in buonafede conta nulla: i peggiori sbagli, com'è ovvio, sono sempre in buonafede.
Succede (quando succede) (e non sempre, per fortuna), succede in genere perché sono stanco, perché è l'ultima ora o perché è sabato. E la stanchezza rende in me debole la percezione del confine, di quello che posso o non posso fare. Anzi, lo dirò meglio: succede sempre e immancabilmente di sabato, è una regola: perché al sabato sono molto stanco io e sono molto stanchi loro. Ed è importante che succeda di sabato, perché così io posso rovinarmi, ogni volta, tutto il weekend.
Infatti, al sabato, commesso il solito errore, torno a casa e comincio a tormentarmi. Mi dico che sono un cretino, mi dico che da lunedì entrerò in classe e non parlerò d'altro che non siano versi e letteratura, mi dico che sarò attentissimo e glaciale, mi dico che... E passo il sabato a dirmi cose del genere, in silenzio. Poi arriva la domenica mattina, giorno di riposo, e io comincio a fremere perché vorrei che già fosse lunedì, vorrei tornare al lavoro, parlare con l'alunno, rimediare, sistemare la questione (anche se , a tratti, ho l'improvvisa percezione che non ci sia alcuna questione da sistemare). E dunque passo anche la domenica così, tormentandomi e aspettando che finalmente (finalmente!) sia lunedì mattina.
E quando arriva il lunedì mattina, passo le prime due ore aspettando solo che arrivi la terza, perché devo rimediare e parlare e sistemare tutto. E alla fine arriva anche la terza ora, io entro nella classe dove il misfatto è stato da me compiuto, mi siedo alla cattedra con un po' di timore, con le gambe che non sono salde come io vorrei, e poi, lentamente, alzo lo sguardo verso l'alunno che ce l'ha con me e che io ho ferito.
E lui è lì che ride, mi sorride, a volte felicissimo, spesso indifferente. E quindi, quando finisce la terza ora, io lo chiamo e gli dico: «A proposito di sabato, volevo dirti, insomma, guarda che mi dispiace...» E lui mi interrompe e mi dice: «Di cosa, prof?». E io resto perplesso e gli dico: «Di averti ferito, quando ti ho detto che... Insomma, me ne sono accorto che ci sei rimasto male». E lui magari ride; e poi magari dice: «Mi sa che lei si sbaglia, prof. Io non ci sono rimasto male; solo che ero stanco, e non vedevo l'ora che suonasse la campanella... Sa, è sabato, si fa fatica...» E poi, quando io ho finalmente capito, c'è anche l'intervallo e mi tocca fumare per riprendermi.
Ecco, mi direte voi: Come sbaglio non c'è male, no? Perché ti sembra di sbagliare ma alla fine non ti sei sbagliato e quindi non è un vero sbaglio. Ecco, vi dirò io: Vi state sbagliando voi, questa volta. Perché lo sbaglio (quello che costituisce la mia essenza, il mio specchio) non è quello del sabato mattina, no. Il mio sbaglio è il tormento del sabato pomeriggio e dell'intera domenica. Il mio sbaglio è non avere ancora capito che non vale la pena di rovinarsi il fine settimana per quel po' di sano invexendu che non ha mai fatto male a nessuno.
Ma io, se non mi rovino il weekend, evidentemente non sono felice, e mi pare di non aver lavorato. E allora insisto, anno dopo anno, a rovinarmeli quasi tutti. E quando un weekend va bene, ve lo assicuro, mi sveglio il lunedì mattina ancora più preoccupato del solito. Perché ho la sensazione, molto limpida, di aver fatto, il sabato prima, uno sbaglio così grave che non me ne sono nemmeno accorto. E adesso come farò a rimediare?
non è che lo sbaglio sia invece quello della terza ora del lunedì?
RispondiEliminaDovevi spiegarlo tu cosa vuol dire invexendu. Perché con quel link alla wikipedia ligure mi sono irrimediabilmente distratta!
RispondiEliminaE invece è davvero un bel post, come al solito :-)
è l'altra faccia della medaglia del mugugno, insomma?
RispondiElimina(lo sbaglio è pensare che un adolescente abbia uno span di attenzione per quelle frasi *dette da un professore* maggiore di un'ora)
Ehm... Ma tipo riuscire a non avere delle ore al sabato? ;)
RispondiEliminaDici che poi lo fai al venerdì? :P
Grande post!
RispondiEliminaUn'essenza a forma di sbaglio. Ecco, alle volte ci si sente proprio così.
Agota
Ma "te possino" !
RispondiEliminacopione copione copione!
giuro! :-))
g
ecco, bravo. come ex-studente (tanto tempo fa) mi sentivo umiliato dai tentativi di coinvolgimento personale dei proff. Innanzitutto perche' il proff non era mio amico, poi perche' dall'umore del proff dipendeva la mia giornata di studio e poi perche' il proff deve interagire almeno con 25-30 anime davanti a lui: con che pretesa si puo' pensare di entrare in ognuno di queste senza poi muoversi come un elefante?
RispondiEliminae c'e' comunque un rapporto di potere e l'alunno di potere ne ha di meno. poi l'alunno e' giovane e tendenzialmente da' ragione al proff. quindi l'interazione umana se c'e' deve essere consapevole dei limiti della situazione.
venendo quindi al post: secondo me l'errore e' quello del sabato e il tormento del week-end e' meritato. Non importa se poi l'alunno perdoni e neghi l'evidenza.
:-)
(bel blog, complimenti)
@frank (ma anche per .mau. e onelulu):
RispondiEliminacome vedi anche dai commenti sotto, c'è un po' di tutto: lo sbaglio del sabato (che onelulu ribadisce), quello del fine settimana (che spiega bene .mau.) e anche quello del lunedì, come sottolinei tu. Si può far molto, ma riuscire a non sbagliare, ovviamente, no.
@soulexplosion
RispondiEliminaNon sono ancora abbastanza vecchio per avere il sabato libero: i colleghi davanti a me sono ancora tantissimi...
@giovanna
RispondiEliminaDavvero ho copiato? sul tuo blog non ho visto qualcosa di simile, ma magari mi è sfuggito... In ogni caso, è stato solo uno sbaglio in buonafede, fidati ;)
Nooooo,
RispondiEliminaecco la mia avarizia di parole cosa combina!
"copione " era ironico! Voleva dire: io mi ritrovo *spiccicata* in questa descrizione!
Perciò ho aggiunto: giuro!
tutto chiaro, ora?
PS: No. sul mio blog io non scrivo, né saprei scrivere, queste cose!
un salutone, S :-)
g
Ecco, vedi, avevo frainteso e mi ero subito preoccupato... E sai perché? E'il senso di colpa che mi frega, lo stesso che mi frega durante i weekend: così ti ho dato subito una dimostrazione pratica di quello che raccontavo.
RispondiEliminama se era colpa mia!?!
RispondiElimina...così ti do una dimostrazione.... :-))
g
ahahah!!l'errore è nn godersi i week end....ce ne sono così pochi.....
RispondiEliminalo faccio sempre anch'io....
Mi ritrovo anch'io nella stessa situazione, ogni tanto, con amici... Pensare di aver detto qualcosa di sbagliato, tormentarsi pensando "lo sapevo che non dovevo dire quella cosa..." per poi scoprire che le mie erano "paure" inutili...
RispondiEliminaMi sa che, come te, non ci farò mai l'abitudine! :)