Sono anche geografie, le storie. Le persone sono i luoghi da cui provengono, da cui vanno e vengono, in cui abitano o passano, da cui partono e ritornano, e in certi casi, più di quanto non si sia disposti a riconoscere, sono i luoghi in cui non ritornano.Ci sono libri la cui lettura non è un bicchiere d'acqua: sono libri che pretendono di essere ascoltati, le cui parole vogliono pesare più di quelle che siamo normalmente abituati a leggere o ascoltare, sono libri che si nutrono, per questo, anche di lunghi silenzi e di pause.
È questione di tempo, oltre che di spazio, che ci portiamo dentro come sangue. L'albero genealogico è una clessidra – come una clessidra, non ha principio e fine. Lo puoi girare. La parte di sotto può ritrovarsi di sopra. Sono speculari: le radici come i rami, come le fronde, i tuoi avi come la tua progenie. In mezzo il tronco, il luogo dove s'incontrano i due coni, la strettoia che dice il tempo.
Ci sono libri che non raccontano una storia ma provano a raccontarle tutte, costringendole dentro una metafora che sappia contenerle. L'ultimo libro di Gian Luca Favetto ha questa ambizione e questo passo (il passo di una fuga dolomitica da lontano, direi, se sapessi che a Favetto piace il ciclismo): ed è quindi un libro da leggersi con disciplina e attenzione, pagina dopo pagina come se le pagine fossero piccoli sorsi di vino buono. Che sa di radici, appunto: perché, come il vino che prende i sapori della terra, anche le storie di Favetto, infatti, sanno delle terre che le hanno nutrite.
Ci sono libri la cui lettura non è un bicchiere d'acqua: ma, appunto, un bicchiere di vino buono.
Mi hai fatto venir voglia di correre ad acquistarlo...grazie.
RispondiEliminaDavvero! Sembra un buon rosso corposo e profumato. Sapro' dirti, grazie per il momento.
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