venerdì 9 settembre 2011

"Sostegno della creatività letteraria"

del Disagiato

Ieri mattina una bella e sorridente ragazza è entrata in libreria, si è messa a guardare un po’ di libri, si è avvicinata alla cassa dove stavo io e, senza salutare, mi ha detto: “Ah, come è possibile che questa libreria non sia piena?”. “Sai, è anche l’orario”, le ho risposto, “solitamente di pomeriggio c’è più gente”. A questa risposta un po’ bugiarda (avrei dovuto parlarle della crisi culturale ed economica?) lei ha aperto, e lo dico con parecchio rancore, la fiera delle sciocchezze: “Io adoro le librerie, anzi, ti consiglio di legarmi altrimenti te la svaligio. Però quanto costano i libri, santo iddio. E poi il nostro governo ha avuta la geniale idea di fare questa legge sugli sconti che è una schifezza per tutti”. I toni erano questi, giuro, e io non ho potuto fare altro che ribattere così: “Vedrai che un modo per abbassare i prezzi lo troveranno”.

Non so se un modo per fare sconti superiori al 15% si troverà e non so neanche se questa legge serva davvero a “contribuire allo sviluppo del settore librario, al sostegno della creatività letteraria, alla promozione del libro e della lettura” però so, da venditore e lettore di libri, che gli italiani non leggono per il semplice motivo che non hanno voglia di leggere. O, per essere meno superficiali, non sono stati educati alla lettura. Una legge può contribuire a un qualche sviluppo o a un qualsiasi progresso culturale? Forse aiuta. Forse. La mia impressione è che ci siano tanti modi per avere libri a basso prezzo o addirittura gratis. Attraverso le biblioteche, ad esempio. Oppure acquistando là dove circolano libri usati o remainder. Da me, e lo dico con vanto, ci sono classici a tre euro. Non sono edizioni Garzanti con splendide introduzioni, però, insomma, se uno ci tiene così tanto a “farsi una cultura”, beh, se la può cavare con pochi spiccioli. Poi è vero che questa legge limita gli sconti, però si tratta solo di pagare un paio di euro in più e io penso che questo euro in più…non sia poi una tragedia. Vero è che se spalmati nell’arco dei mesi questi due euro diventano soldi e sacrifici. Si può comunque sempre attendere una versione tascabile o si può sempre attendere una promozione che alzi lo sconto dal 15 al 20%. 



Insomma, la mia sensazione (continuo a sottolineare che è solo una sensazione) è che a lamentarsi della Legge Levi siano più le associazioni che difendono i diritti dei cittadini che i cittadini. La mia sensazione è che alla maggior parte dei cittadini non interessi molto il costo dei libri e che la maggior parte degli italiani neppure sappia cosa sia la Legge Levi. Sapete perché la maggior parte degli italiani non conosce il contenuto della Legge Levi? Per il semplice motivo che la maggior parte degli italiani non va mai in una libreria. Sapete perché la maggior parte degli italiani non va mai in una libreria? Perché non ha tempo da dedicare alla lettura (sic), perché tornati dal lavoro è bene riposarsi un po’ guardando un poco di televisione e perché leggere non serve a niente.

Quindi l’Italia ha bisogno di una legge che contribuisca allo sviluppo del settore libraio? Il nostro paese, il mio vicino di casa, vostro suocero, ha bisogno di creatività letteraria e di promozione del libro e della lettura? No, secondo me. Un paese abitato da cittadini non interessati alla cultura ha bisogno di cittadini interessati alla cultura. Se vogliamo che i nostri figli (e non solo il mio vicino di casa o vostro suocero) sappiano vivere non solo una dimensione insidiata come lo è il presente ma anche il passato e il futuro, bene, allora c’è bisogno di un paese che sappia dare importanza alla letteratura classica e moderna e cioè, in parole povere ai libri.

Perché è evidente che la maggior parte degli italiani non è interessata ai libri e, più che altro, a quello che sta dentro i libri. Agli italiani intressa molto di più la fica di Giorgia Palmas o la battutina divertente di Maurizio Crozza. Insomma, per promuovere i libri, c’è bisogno di lettori e per avere lettori (lettori sensibili e intelligenti) c'è bisogno che qualcuno gli dica che è importante, fondamentale, il tempo speso per la lettura. Questa la mia sensazione.

                                                            



10 commenti:

  1. condivisa.si tratta comunque di stabilire una propria personale scala di valori. per esempio me ne infischio dei vestiti ma non rinuncio alle letture che mi piacciono. mediamente, la cultura (lettura, arte, teatro)nei termini di formazione e realizzazione personale,non rientra nella scala di valori degli italiani.
    e in tal senso, gli ultimi 20 anni non hanno aiutato.

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  2. Mi permetto di pubblicizzare in questa sede, solo per gli amanti della letteratura, il festival che si tiene in questi giorni a Mantova.http://www.festivaletteratura.it/

    ...Giorgia chi?

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  3. Le biblioteche, soprattutto. Mi dispiace dirlo in "casa" di uno che lavora in libreria, ma è drammaticamente vero che lì leggere non costa veramente nulla. Solo che anche quelle, specie quelle di paese, sono VUOTE. E pensare che io stavo meditando di inserirle nelle prossime dieci cose per cui vale la pena vivere...

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  4. C'è quel "fica" nel post che mi ha fatto sgranare gli occhi, rispetto al tenore del resto del post :^D

    D'accordo con rigorosamenteorosso, io vado in giro con vestiti bucherellati e macchie ataviche, ho tenuto un corso con t-shirt e scarpe sportive invece che giacca e cravatta. L'unico shopping che concepisco è nelle librerie (visto che gli strumenti musicali costano troppo, ahimè).

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  5. (speakermuto:vada lo stile grunge con abiti frusti e bucherellati però per le macchie ataviche puoi senz'altro fare di più e di meglio, dai....:))
    scusa l'intrusione Disagiato)

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  6. Ce la prendiamo con il volgo, e si fa bene. Ma io temo che dietro il distacco tra l'italiano medio e i libri si celi qualcos'altro. Dopo trent'anni di televisione commerciale, di gente che con quel genere di bombardamento controculturale c'è nata e cresciuta, forse è lecito pensare che il libro sia un nemico del potere costituito. Perché un (buon) libro se va bene ti costringe a pensare, se va male ti ha fornito un punto di vista alternativo. In ogni caso, un (buon) libro ti arrichisce: intellettualmente e forse pure spiritualmente.
    Ecco perché l'idea del complotto: un popolo reso bue anche dalle scarse letture si manovra facilmente, puoi fargli credere che la crisi non esiste, che se esiste la supereremo in scioltezza e che se falliremo non è colpa di chi governa; puoi persino fargli credere che i ministeri sono stati trasferiti a Monza, figurati.
    Ed è un complotto che, tra l'altro, fa il paio con il suo gemello: la demolizione controllata della scuola pubblica. Direi che i risultati sono ottimi.

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  7. Non so quanto credere all'idea del complotto e poi vorrei sottolineare (e lo sottolineo con molta rabbia) che me la prendo non tanto con il volgo (qualsiasi cosa significhi) ma più che altro con gli acculturati, con i borghesi, con quelli che dovrebbero tenere sveglia la cultura e direzionarla. La gente non legge per un solo motivo: è faticoso. Il popolo non è più in grado di faticare, non vuole faticare. La lettura e lo studio e l'approfondimento richiedono fatica e richiedono di starsene a margine, defilati. In questo blog ho letto in un commento che i Simpson sono un monumento tra i più alla cultura contemporanea. Ecco, io penso che I Simpson sono un cartone animato e basta. Il problema, appunto, nasce nel momento in cui la cultuta alta e la cultura bassa (scusami la suddivisione approssimativa) si mescolano.

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  8. Sì, Disagiato, sì, hai ragione. Punto.Poche chiacchiere, hai detto l'essenziale.

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  9. Oh cielo, dopo l'attacco a Vasco anche quello ai Simpson: comincio a pensare che ci abbiano separato alla nascita, caro Disagiato! ;)

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  10. Questo è il commento più intelligente che abbia letto a tutta la faccenda; e il meglio scritto, ma becnhé lo stia leggendo da soli venti minuti, già ho capito che questo è uno dei blog italiani meglio scritti.

    Grazie, ciao,

    Marco

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(Con educazione, se potete. E meglio ancora se con un nickname a vostra scelta, se non vi dispiace, visto che la dicitura Anonimo è brutta assai. Qualora a nostro parere doveste esagerare, desolati, ma saremmo costretti a cancellare. Senza rancore, naturalmente.)