All'inizio scopri che ne ha bisogno la tua casa, naturalmente. Una piastrella che si alza di qualche millimetro, un rubinetto che perde, un infisso che mostra segni di cedimento, il marmo del lavandino che si scheggia, l'intonaco che si sbiadisce. Provi a rimediare, con le tue forze e con quel poco di tua capacità manuale; chiedi consigli, ti compri piccoli attrezzi, scopri come si posa il silicone e quale colla funzioni bene con la plastica o con il legno.
Ma non è solo la casa. La macchina, anche la macchina ha bisogno delle tue attenzioni, di uno sguardo e di un orecchio che sappiano coglierne i mormorii, le incrinature, le piccole incertezze del motore. Devi rabboccare l'olio, ogni tanto; controllare la pressione degli pneumatici oppure l'impianto di condizionamento, che ha bisogno del suo liquido, una volta ogni tot anni. Cominci a spendere dei soldi, ti scoccia, ne faresti volentieri a meno, pensi che forse meccanici e carrozzieri ti stanno fregando: ma sai anche di non avere alternativa. C'è bisogno, ti dice tuo padre, che è anziano; non puoi lasciare che se ne vada in malora così presto. La manutenzione è fondamentale, ti dice lui.
E poi ci sarebbero altri oggetti, decine di altri oggetti:
il computer con le sue cose misteriose da deframmentare, disinstallare, ripristinare, aggiornare; e pure i libri, anche se sembra paradossale: da spolverare, riordinare, affiancare l'uno all'altro con la cura che meritano (ma se la meritano davvero?); e poi la borsa con cui vai a scuola, le scarpe, il telecomando della televisione... Niente funziona da solo, lo impari con il tempo: tutto ha bisogno di una mano che lo aiuti, lo sistemi, lo rimetta in sesto o in carreggiata, che ne sappia oliare i meccanismi prima che si inceppino. Ben prima che si inceppino, questo è il segreto della manutenzione.
E infatti, a un certo punto, c'è il tuo corpo. Impari anche questo, prima o poi: che il tuo corpo è una macchina migliore della tua auto o del tuo computer, ma è pur sempre una macchina, e ha bisogno anche lui della tua manutenzione. Ti dici che andrai a correre, prima o poi; cominci ad andare in piscina, la prima volta fai solo venti vasche, poi quaranta, alla fine arrivi anche a farne ottanta. Senti i muscoli e i tendini che stanno meglio, senti la manutenzione che funziona, ti senti bene.
Vai dal medico: le analisi del sangue, il colesterolo, quel po' di attenzione alla dieta, quel po' di pancia che sarebbe meglio controllare. Vai anche dal dentista: spendi dei soldi, ti scoccia, supponi che anche il dentista, come il meccanico, ti stia fregando. Ma alla fine paghi, perché è manutenzione necessaria, non c'è niente da fare, è importante, fondamentale. Cominci a controllarti la vista, l'udito, la prontezza dei riflessi: non sarai mai più come a vent'anni, lo sai, però vorresti un declino lento, poco visibile, ti illudi che per te sarà diverso. Sei felice quando ti dicono che sembri più giovane: probabilmente non è vero, ma non importa. E comunque ormai lo sai: non devi bere più di tanto, devi stare attento a quel che mangi, devi fare un po' di moto, devi smettere di fumare. È la manutenzione del tuo corpo, quello che sei, la più importante delle cose che ti appartengono.
O quasi. Non è la più importante, in effetti: c'è dell'altro. La manutenzione dell'amore. Lo hai imparato, a un certo punto (anche dai libri lo hai imparato, che a qualcosa servono); hai dovuto impararlo prima che i fallimenti si ripetessero sempre uguali a causa della tua superficiale e cattiva manutenzione: l'amore è anche una questione di disciplina e di manutenzione. E forse, a quarant'anni, hai davvero imparato anche questa disciplina, questa attenzione, la manutenzione. O almeno lo speri.
E quindi tutti i giorni ascolti il battito lieve del tuo amore, per sapere se tutto procede bene, per riconoscerne gli intoppi, le accelerazioni, i silenzi: non ti distrai, non lasci al caso, fai attenzione. Sai che è necessario; sai che tutte le favole sulla passione e sulle ragioni del cuore sono quello che sono, favole. Quello che conta è la manutenzione. Sai, lo hai imparato con gli anni, che è lei il segreto dell'amore felice e che lei, la manutenzione, richiede attenzione, disciplina, cacciavite, chiavi inglesi e a volte anche un po' di colla, quella buona. Sei attrezzato, pronto, attento, anche felice: felice di questo continuo lavoro di risistemazione preventiva della tua piccola felicità, che ti tocca giorno dopo giorno, mese dopo mese, sperando che basti, sperando che non ci sia niente che faccia crollare tutto in un botto solo.
E l'altro giorno eri appunto lì con la tua ragazza, felice, e stavate posando il silicone nel box doccia, che aveva cominciato a perdere un po'. E discutevate di cosa era meglio fare, e ognuno aveva idee diverse su come fosse meglio fare. E di colpo, guardandola, tu hai pensato che è la manutenzione il vero senso dell'essere adulti: che da giovani non si pensa mai alla necessità della manutenzione, ed è solo quella la differenza. Poi, a un certo punto, lo si capisce e non si smette più di pensarci. E questo è probabilmente quello che chiamavano «diventare grandi», quando tu eri piccolo e non lo capivi: ed era l'età della manutenzione.
molto vero, e molto bello il modo in cui lo scrivi.
RispondiEliminaMio Dio se è vero... Ottimo, ottimo post
RispondiEliminaMi piacciono le tue considerazioni, ma che la manutenzione sia il senso dell'essere adulti mi sembra un po'esagerato. Boh, ci ripenso.
RispondiEliminavariabile
@preferireidino e sally
RispondiEliminaGrazie, troppo gentili.
@variabile
Dire che ne è il senso è forse solo un'iperbole; ma certo è uno dei tratti che la caratterizza di più, secondo me. O forse è quello che mi ha sorpreso di più.
Ottimo prof. Evviva il diventare vecchi e la fine della stagione dell'usa e getta.
RispondiElimina@plus1 Sì, c'è anche quella dimensione lì, la stanchezza dell'usa e getta (anche affettivo, naturalmente)
RispondiEliminaaffettivo soprattutto
RispondiEliminaBello bello.Purtroppo e per fortuna vero. A 20 anni la vita va a 3000 e non c'è tempo perchè le cose durino, tutto si beve a garganella, con poco discernimento e un monte di onnipotenza.Però, che fico... quest'estate guardavo trasognata i bambini fare capriole tra le onde e un pò vedevo me alla loro bella età. Mi chiedevo: " Finito il tempo di giocare tra la schiuma dei cavalloni?" Qualche giorno dopo facevo capriole anch'io, ma con un gusto diverso da un tempo. Quindi penso, manuteniamo con attenzione e consapevolezza corpo, affetti, amore che questa è la nostra età, ma ricordiamoci che questi meccanismi delicati sono ancora esigenti di creatività, fantasia, emozioni e...d'irrazionale. Giusto per non rischiare di raffreddarci troppo nella ragione e nell'opportuno. Grazie come sempre.
RispondiEliminaBel post, Scorfano.
RispondiEliminaQuando si è giovani si pensa di essere capaci di fare tutto - o lo si vuol diventare. Poi arrivi a un punto in cui è più difficile sorprendersi e ci si impegna per continuare a mantenere i risultati raggiunti: km di corsa, bpm su un pianoforte, ecc.
Per una relazione, be', io preferisco pensare che "non bisogna darsi - io e Lei - per scontati", se è questo che intendi per manutenzione.
Stamattina si è rotta la macchina del caffè, ho rovistato nella credenza ed ho trovato una vecchia moka bialetti (in realtà è nuova perchè non l'ho quasi mai usata)e mi sono preparata un caffè fumante, nero e profumato. Oggi sono stata contenta di non aver fatto la manutenzione necessaria alla mia macchinetta per l'espresso, sono contenta che si sia rotta e probabilmente, qualche volta, è un bene che anche gli affetti si rompano, per reimpararsi, per avere un'altra angolazione, per cambiare il sapore in bocca(o anche solo per pentirsi).
RispondiEliminachissà, forse era li che voleva arrivare anche il prete del matrimonio dell'altro post, ma non l'aveva ancora capito
RispondiEliminaConcordo in pieno. Oltre alla manutenzione direi anche saper cogliere cosa e quando va manutenuto. Il mio vicino imbianca a Dicembre e trapana la domenica mattina alle 8.
RispondiEliminaGiusto per dire: questo mese ho anniversario di matrimonio, tagliandi auto, dentista e caldaia...
E l'ordine non è messo a caso...
@rigorosamenterosso
RispondiEliminaSì, penso anch'io che la creatitivà sia un aspetto importante della manutenzione dell'amore.
@frank
RispondiEliminaIo ho scritto questo post domenica, mentre il mio socio era al matrimonio. Ieri ho letto il suo post e, infatti, ho sorriso.
@Speaker muto
RispondiEliminaIntendo proprio come per il rubinetto o per la piastrella. Direi che intendo una forma di "disciplina" o di "cura". Avere cura di lei o di lui, avere cura di noi. Una cosa del genere, che comprende anche il non darsi per scontati, ma che è un po' di più.
Semplicemente spettacolare. Quoto dalla prima all'ultima riga.
RispondiEliminaComplimenti... E grazie, per avermi fatto riflettere su quello che hai scritto.
@Riccardo
RispondiEliminaBenché, senza la caldaia, molte cose durante l'anno potrebbero sul serio rovinarsi, affetti compresi... ;)
Comprendere la necessità della manutenzione significa dare un senso fisico, incarnare la verità dell'intreccio tra vita e morte.
RispondiEliminaSi fa presto, in una certa età, ad indossare la maschera dei giovani pensanti e chiaroveggenti, capaci di vedere lucidamente la capacità distruttiva e nichilista del tempo. Questi pensieri, seppure coraggiosi e lontani dalla comodità dell'ottimismo dominante, non sono ancora conoscenza. L'idea di una necessaria conservazione della vita (degli oggetti materiali, ma anche degli enti astratti) diventa solo una retorica vagamente autopersuasiva se non si trasforma in una pratica tenace e matura. La vita non è naturale, nonostante tutto ciò che ci urla nelle vene quando abbiamo vent'anni. Non è facile percorrere l'ascesa della disobbedienza alla tirannia del carpe diem, delle esperienze fugaci, da aprire e chiudere velocemente, con l'ansia di voltare pagina. Non rassegnarsi al naturale spegnimento degli enti è il primo requisito di un'etica della conservazione dei beni della vita, o della resistenza alle opere della morte.
(mi piace)
RispondiElimina@Pisacane
RispondiEliminaBe', diciamo che bene come lo hai detto tu era difficile dirlo. "Non rassegnarsi" soprattutto.
Grande post, lo faccio leggere stasera a mia moglie...
RispondiEliminaSia chiaro: io non mi assumo nessun tipo di responsabilità per le di lei reazioni...
RispondiEliminaMi raccomando: il silicone *solo* all'esterno del box doccia. Metterlo dentro è sbagliatissimo. Così mi disse l'idraulico proprio ieri.
RispondiElimina(Poi c'è anche l'età del cambiamento e della ristrutturazione. Mette a dura prova l'esistenza.)
ilcomizietto
Mettere il silicone dentro il box doccia fu l'errore che facemmo noi la prima volta: l'invasione di piccola muffa ci ha appunto costretto a questo tipo di recente manutenzione...
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