Ieri le aule del mio istituto erano un autentico inferno: caldo asfissiante, umidità incalcolabile, puzza di sudore, atmosfera da malebolge dantesche. Fare lezione, soprattutto dopo le 11, era difficile, quasi impossibile. Quando a mezzogiorno ho varcato la soglia della seconda (28 adolescenti tutti sudati, più me, tutto sudato anch'io, aula esposta al sole tutta la mattina) ho pensato che sarei svenuto lì, ai piedi della cattedra. E, anche se sapevo bene che non avrei dovuto (perché bisogna chiedere il permesso tramite modulo scritto), ho pensato che li avrei portati giù in cortile, nell'unico angolo ombreggiato e avrei fatto lezione lì. E così ho fatto.
Ho raccomandato loro di fare in silenzio e siamo scesi fino al pianoterra, poi siamo usciti all'aperto dove c'era quel po' di vento settembrino (anche se pareva agosto), li ho fatti sedere sugli scalini di cemento che stanno appena fuori dalle porte di vetro e ho cominciato a spiegare la storia delle origini di Roma. Loro stavano bravi, la lezione procedeva bene, io non rischiavo più di svenire per il caldo, le ascelle e le narici di tutti ne traevano un minimo giovamento. Tutto bene, insomma.
O almeno: tutto bene fino alle 12 e mezza, più o meno. Perché, provo a descriverlo, gli scalini su cui i ragazzi erano seduti stanno a tre o quattro metri dal cancello dell'istituto, oltre il quale c'è un grande parcheggio (il più grande del paese) che serve a noi insegnanti, agli studenti maggiorenni automuniti e ai genitori che vengono all'una a prendere i loro figli a scuola con l'automobile. Un parcheggio ampio e soleggiato. Più ci si avvicinava all'una più il parcheggio era trafficato, maggiore il rumore delle auto, sempre più approssimativa la concentrazione dei ragazzi già stanchi. Ma non è stato questo il punto.
Il punto, quello che ci ha un po' rovinato la lezione di storia, è stata una signora munita di auto di grossa cilindrata che è arrivata molto in anticipo, alle 12.35, a prendere il figlio. La signora ha parcheggiato, poi è uscita dall'auto, ma ha lasciato la sua vettura con il motore acceso e il tubo di scappamento rivolto verso di noi, 29 esseri umani (più o meno) a quattro metri di distanza: perché faceva caldo, lo so, faceva caldissimo, e lei voleva che il climatizzatore dell'auto non smettesse di funzionare. Poi la stessa giovane signora si è messa a parlare al telefono, a voce molto alta, mentre il tubo di scappamento andava tranquillo e noi facevamo lezione di storia.
Ora, chiarisco subito: noi non abbiamo il diritto divinamente garantito di fare lezione lì, sui gradini di cemento; la signora ha invece tutto il diritto di parcheggiare dove vuole e di lasciare l'auto accesa, è ovvio; così come ha tutto il diritto di parlare forte al telefono, essendo per strada, in un parcheggio, e di prolungare la conversazione per più di un quarto d'ora. Nessuna regola è stata, da parte sua, infranta; tutto sommato ho fatto peggio io, che ho portato i ragazzi fuori dall'aula. Benissimo.
E però non proprio benissimo, secondo me. Voglio dire: la giovane signora ha ovviamente visto che stavamo facendo lezione; la giovane signora è mamma di uno studente di quella scuola, naturalmente; la giovane signora avrebbe potuto facilmente immaginare che ci stava impedendo (tra motore e urla al telefono) di fare quello che stavamo serenamente facendo prima che lei arrivasse. Ma non lo ha immaginato, invece; forse non le è venuto naturale immaginarlo. Perché? mi sono chiesto, mentre riportavo i ragazzi nell'aula con quaranta gradi di temperatura. Perché non è stata gentile, ecco perché. Non perché sia maleducata o non abbia rispetto delle regole o sia una delinquente: nessuna regola è stata infranta, non certamente da lei. Però, mi dico io, avrebbe potuto essere più gentile. E non lo è stata: e non ha pensato che farci respirare per 25 minuti (non ha mai spento l'auto, fino alle 13) il suo tubo di scappamento non fosse un problema che la riguardava. Riguardava noi, chissenefrega.
Ecco, tutto qui quello che volevo dire altro. Solo ripetere che mi pare che, prima ancora del rispetto delle regole e delle leggi, manchi la gentilezza. E intendiamoci, lo so che le regole sono importanti: proprio perché sono le regole che garantiscono il rispetto di chi ci sta intorno. Rispettando il parcheggio riservato ai disabili rispettiamo il disabile, lo so anch'io. Ma la gentilezza, volendo, potrebbe anche venire prima: rendersi conto che si sta dando fastidio a qualcun altro e che si può anche non farlo, sarebbe bello; rendersi conto che si vive meglio a essere tutti semplicemente un po' più gentili, perché gli altri sono persone, che soffrono il caldo anche loro.
Forse mi sbaglio, forse è solo che sto invecchiando: ma mi pare, se mi ricordo bene, che l'Italia non sia mai stata un paese in cui la gente rispettava le regole, in cui faceva la fila in modo molto ordinato, in cui tutti parcheggiavano solo dove era consentito. Però, ed è qui che posso sbagliarmi, mi ricordo un paese in cui le persone erano molto più gentili di ora, semplicemente più attente alla presenza altrui, semplicemente un po' meno stronze di come sono ora.
Ma magari mi sbaglio, l'ho già detto: è l'età, si invecchia. In ogni caso non ho detto niente, ieri mattina. Ero stanco e non avevo proprio voglia di rischiare di litigare con qualcuno davanti ai miei ragazzi. Ho fatto finta di niente per un po', poi quando mancavano dieci minuti alla fine dell'ora li ho riportati su, anche se faceva caldo. Poi è finita l'ora e sono sceso di corsa: volevo vedere chi fosse il figlio di quella giovane (e pure bella) signora in Mercedes. Era un ragazzo piccolo, senz'altro un primino, di una classe che non conosco. Un ragazzo che ha visto sua madre, nemmeno l'ha salutata, nemmeno le ha detto «crepa», ma semplicemente si è buttato sul sedile dell'auto, ha preso il cellulare e si è messo a giocare con il cellulare, come se la madre nemmeno esistesse. E mentre partivano e si allontanavano, io (abbiate pazienza: lo so bene che non si fa) ho pensato, andando verso la mia auto: «Te lo meriti, signora, un figlio così. Te lo meriti tutto. Goditelo».
Tu dici che manca la gentilezza. Vero, verissimo.
RispondiEliminaPer me, però, è anche questione di buon senso. Elementare buon senso. E manca anche quello.
Non si lascia una macchina parcheggiata con il motore acceso (tra l'altro, se non erro, c'è anche una norma) in un parcheggio. Per mille motivi (in primis di sicurezza).
E poi immagino che la signora avesse la testa concentrata sul suo personalissimo "cellulare mentale". Non sempre l'oggetto che impegna la mente è visibile.
Articolo 157 del C.d.S., che cito: "7-bis. È fatto divieto di tenere il motore acceso, durante la sosta (2) del veicolo, allo scopo di mantenere in funzione l’impianto di condizionamento d’aria nel veicolo stesso; dalla violazione consegue la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 200 a euro 400 ".
RispondiEliminaLa prossima volta chiama i vigili urbani ;)
Sono con te. Gentilezza. Pure con i vecchi.
RispondiEliminavariabile
Posso dire due cose?
RispondiElimina1. Il figlio se lo è educato lei così, esattamente maleducato come lei.
2. A prescindere dal fatto che sia vietato o meno tenere acceso il motore dell'auto, 25 minuti di scarico di auto di grossa cilindrata sono un problema per tutta la società, non solo per voi che state seduti lì accanto.
Stavolta non condivido.
RispondiEliminaPer il motore acceso, come ha già detto Anonimo, c'è l'Art.157 del C.d.S. - http://www.aci.it/?id=711
Per quanto riguarda la signora, magari bastava chiedere garbatamente e forse lo avrebbe spento, visto che la signora NON ha invece tutto il diritto di parcheggiare dove vuole e di lasciare l'auto accesa. Poi qualora ti avesse risposto in malo modo o ignorato, allora si che avresti avuto tutto il diritto di parlar male di lei e dirle «Te lo meriti, signora, un figlio così. Te lo meriti tutto. Goditelo».
Questo è il principale problema di noi italiani, che ci lamentiamo sempre ma non facciamo niente per cambiare che ci esponga in prima persona.
(Ho scritto giusto ieri un post al riguardo)
http://seiaiken.blogspot.com/2011/09/educazione-civica.html
Ci sarebbe ovviamente da chiarire e discutere meglio sull'argomento, ma il tempo è tiranno...
Ciao
un aneddoto personale. Ieri pomeriggio, mentre andavo a Radio Popolare, ho percorso il cavalcavia Bacula pedalando sul marciapiede. Quel marciapiede è molto stretto, e a un certo punto mi sono trovato due persone davanti che camminavano tranquillamente, al che mi sono messo dietro di loro aspettando di arrivare in un punto col marciapiede più largo. Solo che probabilmente non sono stato silenziosissimo, e dopo un po' uno dei due si è girato, mi ha visto, e ha fatto cenno all'altro di spostarsi. Io sono passato e li ho ringraziati, al che mi hanno guardato un po' stupiti.
RispondiElimina(ma devo dire che ultimamente capita non dico spesso ma nemmeno troppo di rado che mentre sto aspettando che passi il traffico in senso opposto per girare a sinistra ci sia qualche automobilista che mi faccia cenno di passare. E se questo capita persino a Milano vuol dire che qualche speranza c'è ancora)
La dicotomia tra civiltà e inciviltà: tu hai scelto di migrare a causa dell'ambiente invivibile, un esempio di evoluzione a impatto zero. Lei ha preferito non rinunciare all'abitabilità del suo, inquinando l'altrui. Una riga sulla carrozzeria, ecco quello che ci vuole :-)
RispondiEliminaConcordo con Marco (a proposito, bel nome! :) )...
RispondiEliminaAvresti potuto farle notare che eravate lì e magari si sarebbe spostata!
Ma è tutta colpa tua, che hai voluto uscire dall'aula! :D
Scherzi a parte, è solo questione di sensibilità e di civiltà; e a qualcuno, purtroppo, manca.
FARE AGLI ALTRI QUELLO CHE VORREMMO RICEVERE
RispondiEliminaQualcuno potrebbe chiamarlo senso civico, altri mutuo rispetto o mutuo soccorso, altri ancora sensibilità o civiltà. Tanti modi diversi per chiamare la stessa cosa.
Mancando questa cosa ci si crede padroni dell'attimo presente, dove camminando in mezzo alla strada e dimenticandoci di guardare a destra e sinistra ed anche in alto ci godiamo lo svolazzare della piumina bianca di Forrest Gump.
Difficilmente ci verrebbe alla mente che il nostro omettere attenzione e quindi il nostro fare in modo maldestro potrebbe arrecare danno e nocumento anche grave.
Basterebbe un piccolo marchingegno, un piccolissimo congegno mentale che ci facesse balenare il pensierino: "come mi sentirei io se fossi proprio io quella persona di fronte a me, proprio ora?"
Con questo semplicissimo accorgimento ecco che io riesco a fermarmi a spazio debito agli incroci con mio diritto di precedenza ed a far transitare il povero altro automobilista fermo chissà da quante autovetture in attesa di attraversare anche lui. A stento lui crede ai suoi occhi e ringrazia sempre con un gesto della mano ed un cenno del capo.
Con questo strumento mentale ecco che riusciremmo a renderci la vita più bella e ricca di gentilezze e soddisfazioni.
Quando riusciremo tutti a capire che il nostro "prossimo" è quello che la vita ci porta davanti e che sta a noi riconoscerlo ed aiutarlo?
Si, perchè se a qualcuno non bastasse il gesto gentile fine a sè stesso ecco che prima o poi anche noi diventeremo il "prossimo" di qualcun altro, noi fermi nella nostra autovettura in attesa di un varco offertoci dalla gentilezza dell'automobilista davanti a noi con diritto di precedenza.
Buon pomeriggio.
Marcolino
Sono d'accordo con Marcolino. Se ci pensate bene, l'unico e solo comandamento, l'unica e sola legge occorrente al mondo (SE venisse rispettata da tutti) è semplicemente "Non fare agli altri quel che non vorresti che gli altri ti facessero, e viceversa fai agli altri quel che vorresti ti facessero". Altro che millemila leggi e codicilli... Una (o se preferite scorporare, due) sola legge e il mondo scorrerebbe come su ruote oliate.
RispondiElimina(è applicabile a tutto, dal rispetto per la proprietà privata al rispetto per tutti gli individui di qualunque genere e razza, dall'ottemperare al dovere civico di pagare le tasse al non buttare immondizia per strada...)
@bruna
RispondiEliminaE' Kant, l'imperativo categorico.Una delle sue formule. Lui l'ha detto tra il Settecento e l'Ottocento e noi ne stiamo a discutere anche oggi, nel 2011.
Kant dava per scontato che la ragione potesse funzionare in tutti gli uomini allo stesso modo, perciò adottata la formula sarebbe stato facile determinare in tutti comportamenti etici conformi alla regola. Aveva torto, visto la situazione attuale? Non so, non so davvero. Penso che anche nell'uso della ragione, ammesso che ce l'abbiano tutti, conti moltissimo l'educazione ad essa e quindi i contesti familiari e sociali in cui si nasce e si vive.
Anche per Temporalia2:
RispondiEliminaQuello che tu chiami (e che anche Kant chiamava) "uso della ragione" potrebbe anche essere chiamato "saper pensare".
Ed allora a me risalta chiaramente come una larga larga fetta di esseri umani ancora non abbia imparato ad usare bene il proprio pensiero (razionale, intuitivo, o di altro tipo).
Attenuanti per una così preoccupante situazione se ne troverebbero a bizzeffe: hai provato ad assistere ad un qualsiasi programma massmediologico nazionale italiano?
Una gran pena.
Marcolino
non è che se lo merita un figlio così... è che è SUO figlio e non poteva venire in un altro modo... zap
RispondiEliminaScusatemi tutti per il prolungato silenzio: oggi scuola dalle 8 del mattino fino a 10 minuti fa. Leggerò i vostri commenti con calma domani e replicherò con calma laddove avessi da replicare. Però, ho trovato in rete questa bella citazione da Vonnegut (a proposito di questo post) e ve la riporto, perché continuo a pensare (al contrario di alcuni di voi che ho rapidamente letto) che le regole (e il codice della strada) debbano valere meno della gentilezza, tutto qui:
RispondiEliminaHello, babies. Welcome to Earth. It’s hot in the summer and cold in the winter. It’s round and wet and crowded. At the outside, babies, you’ve got about a hundred years here. There’s only one rule that I know of, babies — God damn it, you’ve got to be kind..
Ecco, io mi sarei imposta savoir faire, vista la sua non gentilezza, e qualcosa le avrei fatto notare: lezione, inquinamento... entrambi, non so. Ma penso che non avrei potuto trattenermi. Penso!:-)
RispondiEliminag
Codice della strada, Articolo 157 comma 7 bis: "È fatto divieto di tenere il motore acceso, durante la sosta del veicolo, allo scopo di mantenere in funzione l’impianto di condizionamento d’aria nel veicolo stesso; dalla violazione consegue la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 200 a euro 400". Io avrei chiamato i VV.UU. Avrei dato un cattivo esempio ai miei studenti? No. Avrei dato un forte segnale di educazione civica. Ho scoperto che all'estero un qualsiasi cittadino può chiamare la polizia se vede un automobilista commettere un'infrazione: il tizio viene fermato e multato. Dovremmo imparare a farlo anche noi. Io la penso così. (Pier Luigi, anche su FF)
RispondiEliminaGrazie, Pierluigi, ti avevo letto anche su FF e pensavo di risponderti lì. Però è meglio qui, nel complesso.
RispondiEliminaIo capisco le tue ragioni che sono validissime. Tra l'altro, a freddo, forse anch'io penserei di poterlo fare (o meglio: forse potevo fare come dice Giovanna: andare da lei e, con garbo, chiedere risolutamente di spegnere il motore). Ma mi sconcerta comunque la mancanza di gentilezza e di attenzione all'altro; è quello che mi ammutolisce. E penso che un po' di gentilezza in più, basterebbe poco, renderebbe inutili i vigili urbani.
Scorfano, non so in quale città vivi. Io la penso come sulla gentilezza ecc. ma non paga, almeno qui a Milano. Hai due strade, anzi tre: a) te ne sbatti; b) litighi e può anche essere pericoloso per la tua incolumità; c) telefoni a VV.UU., polizia, carabinieri, a chi vuoi ed esponi il problema. Io agisco a seconda di: come mi sento, e se mi toccano nel personale. Sai quel'è il problema? La signora ti avrebbe sicuramente risposto "Ma lei si faccia i ***** suoi"... Purtroppo l'ignoranza e la maleducazione vincono su tutto e il mestiere più gravoso è far capire a tuo (mio) figlio che sono gli altri ad avere torto...
RispondiEliminaIo vivo in un paese di poche centinaia di anime (e corpi annessi); la scuola è nel paese vicino, poco più grande. In Lombardia, lago di Iseo. Sono venuto via nda Milano 15 anni fa. E qui avevo trovato una dimenzione più umana e più "gentile" appunto. Ma le cose sono parecchio cambiate, in pochi anni. Capisco la tua posizione, per certi versi so che hai ragione. Io non risco a sbattermene e non riesco nemmeno a chiamare i vigili, però. Nutro ancora qualche speranza nel genere umano e negli italiani, in particolare.
RispondiEliminaE sono sicuro che tuo figlio lo capirà; come io, che non ho figli, l'ho capito da mio padre, tanti anni fa.
Grazie per queste parole di speranza...e grazie per avuto il tempo di leggermi e rispondermi..
RispondiEliminaCiao, sono contento che la citazione di Vonnegut ti sia piaciuta. E mi fa piacere che tu l'abbia interpretata esattamente come la intendevo io.
RispondiEliminaPenso anche che mi sarei comportato come te.
In primo luogo per imbarazzo. Non so perche', ma mi imbarazza sempre far notare a chi li compie comportamenti di un certo tipo. Un po' come se mi vergognassi al posto loro.
Poi perche', di fronte a una (possibile, forse probabile) reazione negativa della signora, avrei sicuramente finito per litigare. E di fronte agli studenti non era il caso.
Ma ripensandoci la cosa migliore sarebbe stata chiedere gentilmente alla signora di spegnere il motore e magari di parlare un po' piu' piano. Senza insistere di fronte un eventuale rifiuto. O al limite facendole notare come stesse perdendo l'occasione di essere gentile. (Non so se ne sarei stato capace, intendiamoci.)
E' vero che le regole sono importanti, soprattutto in un'epoca e un paese in cui nessuno le rispetta piu'. Ma il rispetto delle regole senza gentilezza e comprensione per gli altri non credo valga granche'.
Ripensandoci, lo so che la soluzione migliore sarebbe stata quella di provare, appunto, con la gentilezza. Ma, non so perché, non è quello che mi viene spontaneo. Quello che mi viene spontaneo è di vergognarmi e rimanerci male e fare un passo indietro. Intendiamoci, ho fatto notare ai ragazzi che era un comportamento maleducato: ma non sono andato oltre. Che in fondo sono esattamente le cose che hai scritto tu.
RispondiEliminaLa citazione di Vonnegut, confermo, è bellissima: e riassume quello che cercavo di dire con il post.
(si trova qui, per chi si è perso)
Una considerazione a latere ed oziosa.
RispondiEliminaPer dei lunghissimi secondi, ho preso seriamente in considerazione la possibilita' (che ancora non mi sembra del tutto assurda), che la tua scuola imponga una richiesta scritta per uno svenimento sul luogo di lavoro...
Uqbal
Il fatto è che nessun figlio si meriterebbe una madre così!! Eppure tutte le donne possono avere figli... Quello stesso figlio da grande sarà a sua volta irrispettoso come la madre (e da piccolo immagino lo sia con i suoi compagni di classe). Credo il punto sia l'educazione, io più che di gentilezza parlerei proprio di educazione (ma va bene uguale, ad avercene!)... hai presente quella cosa Vintage? :)
RispondiEliminaSì, quella cosa molto molto vintage... ho presente ;)
RispondiEliminada eco-scossa quale sono, intervengo sempre come un poliziotto svizzero, anzi come un semplice cittadino svizzero, tanto è uguale... se vedo compiersi un abuso. son talmente fissata che mi lamento anche del fumo all'aperto facendo notare che il vento lo porta tutto dalla mia parte e sta a chi fuma e non a chi subisce, spostarsi. succede che per evitare discussioni sgradevoli, controllo un tantino la voce e la emetto flautata come di solito non ho, direi ...quasi paperina, per meglio convincere il mio interlocutore della bontà della mia tesi, e per prevenire reazioni agitate, insomma per non suscitare aggressività o risentimenti pericolosi... in ogni caso son pronta a correre... ma preferisco sempre argomentare! così ottengo qualche risultato significativamente buono (contrizione, autodiscussione, curiosità scientifica...!) e mi sento realizzata (sono anch'io una prof.)!
RispondiEliminaper inciso, le scuole che aderiscono all'iniziativa di lasciare a casa l'auto e organizzare la camminata a scuola, registrano un grande successo: i ragazzi si divertono di più, comunicano tra loro e scoprono aspetti della città che non avevano mai visto prima... inoltre sono stati osservati i ragazzi che non aderivano all'iniziativa: le loro espressioni all'arrivo a scuola, scendendo dall'auto, erano cupe e il comportamento meno reattivo e privo di slancio. naturalmente ciò si riferisce prevalentemente alla primaria e alla secondaria inferiore che hanno diffusione nella zona di residenza, ma le pessime abitudini si radicano presto...
non abbiamo altra scelta: combatterle. è una missione.